«Be', grazie tante.»
«Tu non conosci questo posto. Non puoi…»
«Buona notte» e comincio a scendere. I pioli di metallo erano freddi sotto le sue mani. Concentro lo sguardo sul pilone e rafforzo la decisione di non guardarla piu.
«Dove stai andando?» Il suo tono adesso era risentito: aveva osato andarsene senza essere stato congedato.
Negli anni aveva imparato a subire i suoi maltrattamenti, perche l'amava, mentre Mallory non amava nessuno.
«Charles? Dove stai andando?»
«Sto andando a scoprire chi ha ucciso Babe Laurie.»
«Charles!» La sua voce gli giungeva affievolita dalla distanza crescente.
Imbocco la stradina sterrata e non si guardo indietro. Il cottage dello scultore era buio. Mallory, dall'alto del pilone del telefono, digitando sul suo palmare accese contemporaneamente tutte le luci della casa, per illuminargli il cammino.
Dopo un'indisturbata ora di violazione di domicilio, Mallory torno nel bosco con una pala che aveva preso dal capanno nel giardino di sua madre. Si chiese cosa avrebbe pensato lo sceriffo di quella incursione nella sua casa vuota, e se vi avesse dimenticato qualcosa. La cassetta degli attrezzi che si era messa a tracolla le sbatteva contro il fianco mentre procedeva fra gli alberi, guidata da un sottile fascio di luce dorata. La torcia elettrica, piccola come una stilografica, faceva risaltare ogni radice e ogni pietra sul suo cammino. Quando si scosto una felce dal viso, la luce le illumino una mano e lei si blocco.
Le lunghe unghie rosse erano spezzate, e lo smalto stava venendo via. La pelle era tutta graffiata, le nocche spellate e piene di lividi bluastri. Li studio per un momento, incredula, come se lividi e unghie spezzate non fossero concepibili nel suo universo.
Da quando aveva dieci anni era stata maniacalmente ordinata, non sopportando ne imperfezioni nel suo aspetto ne cose fuori posto intorno a se. La madre adottiva, la defunta Helen Markowitz, aveva sempre tenuto la casa pulita e in ordine. La piccola Kathy venerava Helen e il suo esempio era diventato per lei una religione che non includeva Dio, ma ogni tipo di straccio o spazzola, ogni solvente e detersivo conosciuti. Nel condominio di New York dove abitava c'era un ripostiglio in cui i barattoli, le bottiglie e i vasetti dei detergenti erano schierati come un esercito di soldatini sull'attenti.
Appoggio la pala contro un albero e si copri il volto con le mani rovinate. Si sentiva stanca, svuotata, senza piu fiato nei polmoni, ne sangue nelle vene. Oh, se avesse potuto sedersi nella fresca oscurita senza doversi alzare piu. Era stata una lunghissima giornata, dolorosa e difficile, ma a farla crollare era stata la vista dello smalto sfaldato e delle unghie spezzate.
No, non poteva fermarsi.
Aveva perduto tutto: la famiglia e persino i ricordi piu preziosi. Non era nemmeno riuscita a ricordarsi il nome del cane morente. E adesso era di nuovo sola, quella solitudine che lei aveva sempre creduto preferibile alla compagnia di persone che in seguito l'avrebbero abbandonata, morendo oppure andandosene via, come aveva fatto Charles quella sera.
Mallory spense la torcia e rimase ferma nell'oscurita, facendo profondi respiri per cercare di ritrovare la calma. Quindi raccolse la pala e riprese a muoversi. Il suo viso non esprimeva dolore ne altre emozioni.
Entro nella radura dove aveva lasciato il cane. Dopo aver rimosso i rami che lo coprivano, gli si inginocchio accanto ed estrasse da un tronco cavo la sua sacca da viaggio.
Infilo la torcia nella cavita, dove gli insetti si precipitarono gli uni sugli altri, fuggendo la luce improvvisa. Dietro la sacca aveva infilato una borsa di tela con una scorta di componenti elettronici. La tiro fuori e l'apri per infilarvi l'imbragatura di cuoio, la cassetta degli attrezzi e il computer palmare, protetto dalla custodia di metallo.
Quando tutto fu ben nascosto, riprese la pala e inizio a scavare una fossa poco profonda. Sarebbe tornata in seguito a sistemare meglio il corpo dell'animale. Adesso le importava solo di seppellirlo. Al buio era piu facile immaginarlo ancora giovane, come quando si volevano bene e stavano sempre insieme.
Ebbe appena il tempo d'infilare la pala nel terreno, quando un colpo di fucile esplose alle sue spalle.
Fu colpita, e la pala cadde a terra. Un istante dopo impugnava la 357 Magnum. Prese la mira guidata dall'istinto, per riflesso.
Il corpo di Fred Laurie cadde dall'albero con un grosso buco nel petto.
'Mallory la Macchina' era tornata.
Rimettendo la pistola nella fondina avverti l'umido del proprio sangue scivolarle sulla spalla sinistra e tasto il foro d'uscita della pallottola. Guardo il fucile del morto. Era un calibro 22.
Ideale per mandare all'altro mondo una rana. Avrebbe dovuto usare un altro calibro per andare a caccia di umani.
La ferita non le faceva ancora male, ma lei sapeva che il dolore sarebbe arrivato presto. Si tocco la scapola tutt'intorno alla ferita. Le dita incontrarono il foro d'ingresso sanguinante. Non c'era alcuna pallottola da estrarre, solo due buchi dai quali continuava a perdere sangue.
Attese domandandosi se qualcuno sarebbe venuto a indagare sullo sparo. Non vide ne senti nulla, eppure percepiva una presenza dinanzi a se, ad alcuni metri di distanza.
Infine, Mallory corse via, lontano dal cane, dalla sacca e dall'uomo morto.
Aveva perso di vista Mallory fra gli alberi, ma non era un problema.
Sapeva dove si stava dirigendo.
Lilith si fermo al limite del cimitero. L'angelo di Cass Shelley dominava tutti gli altri monumenti. Era magnifico. Giro intorno alle ali spiegate, e si imbatte nell'angelo in carne e ossa. La statua e il suo doppio. Il pallidissimo volto di Mallory emerse dalle pieghe di pietra, ma un attimo dopo era gia scomparso. Del sangue gocciolava lungo il marmo, come se la pietra fosse stata ferita.
La vicesceriffo si precipito all'inseguimento. Mallory si addentro nel bosco al di la del cimitero, i capelli d'oro rilucenti tra le foglie. Lilith urlo nella notte: «Se continuerai a correre perderai il poco sangue che ti rimane».
Per tutta risposta le giunse l'eco di una risata.
D'un tratto Mallory si accascio a terra. Lilith aveva il fiatone quando la raggiunse. Estrasse la pistola e la tenne con le due mani come le avevano insegnato.
Mallory si lamentava. Perdeva sangue da una ferita alla spalla. Lilith le s'inginocchio accanto, sollevando la canna della pistola. «Chi ti ha fatto questo?»
Sussulto alla vista dell'arma in pugno a Mallory che le ordino di indietreggiare. Lilith non si fece pregare. Ma la canna della sua pistola si stava lentamente abbassando.
«Attenta a quel che fai, pivellina.»
Lilith si irrigidi. «Ti e costato un mare di sangue correre a quel modo» disse. «Morirai prima di uscire dal bosco.»
«E che te ne frega? Neanche fossi un vero poliziotto…» Mallory sorrideva. «So che i federali ti hanno reclutata dalla polizia di Stato.»
«Tu non sai…»
«Davvero?» Mallory si trasse a sedere. «Qualsiasi idiota l'avrebbe scoperto. I federali tengono d'occhio ogni setta del paese. O gli piace credere di farlo.»
«Io non ho nessun…»
«Sei cosi inesperta. Probabilmente hai creduto a tutte quelle balle su un brillante futuro nell'FBI. E cosi? Spiacente, pivella. Ti hanno mentito. Lo fanno spesso.»
Mallory era in piedi adesso, mentre Lilith era ancora accucciata, immobile. «L'FBI non ti assumera mai, e non potrai tornare nella polizia di Stato. Ti hanno tagliata fuori. Sanno che collabori con i federali alle spalle dello sceriffo. Perche dovrebbero fidarsi di te? La tua carriera e finita, pivella. O forse no. Potresti ancora salvare qualcosa.»
Mallory piego la testa da un lato. Doveva soffrire parecchio, ma sembrava non badarci. «L'ultima cosa che ti conviene e che lo sceriffo mi rimetta in cella. Perfino tu puoi capirlo.»
Ma tutto quel che Lilith capiva era che il sangue continuava a sgorgare dalla ferita dell'evasa.