Charles e lo sceriffo si erano trovati d'accordo nel ritenere che fosse meglio tacere il fatto che Ira avesse assistito all'omicidio di Cass. Ma il ragazzo non poteva attendere in eterno.

«La morte di un mentore e un trauma pesante, ma posso tentare un altro approccio. Se non erro, Ira ha perduto il padre a neanche un anno dalla morte di Cass Shelley. Per lui dev'essere stata una vera tragedia.»

«No, non direi. Quell'ultimo anno, il padre non aveva passato molto tempo con lui. Aveva portato Ira da un dottore di New Orleans per una terapia a base di vitamine. Ma quando la cura non diede alcun risultato, rinuncio al ragazzo. Rinuncio a tutto.»

«E lei? Anche lei ha rinunciato?»

«No. Io…» Guardo le proprie mani, strette a pugno in grembo. «Dovra toccarlo, vero? Cass lo faceva. Sa che per lui e molto doloroso? Non lo sopporta, lo terrorizza.»

«Lo so. Sta a lei decidere.»

Darlene scosse il capo: piu per indecisione che in segno di diniego. «Lui e felice nel suo mondo. Non credo che il nostro gli piacerebbe granche, lei che ne pensa?»

«Se non tentiamo, potrebbe non arrivare mai alla piena consapevolezza di cosa significhi essere…»

«Un essere umano?» ringhio Darlene, improvvisamente aggressiva.

«Ira e come noi. Credo semplicemente che viva con un'intensita superiore alla norma. Non e corretto dire che ignori cio che lo circonda: e terribilmente conscio di ogni dettaglio dell'universo. Il rischio di un sovraccarico di emozioni e molto concreto. Ogni tanto deve staccare la spina, chiudere i contatti con il mondo, o non riuscirebbe a sopravvivere. E lui lo sa. Ira e un essere umano particolarmente complicato.» E bellissimo, almeno secondo Charles, che era pieno di ammirazione per le sue doti straordinarie e le sue strane visioni.

«Il programma terapeutico che Ira segue attualmente e studiato per i ritardati mentali. Sono certo che stia facendo progressi, ma quel tipo di approccio ha forti limiti.» Le porse dei moduli stampati su carta intestata del Dallheim. «Forse potrebbe riempire questi con l'anamnesi di Ira, mentre io gli parlo. Val la pena tentare, non le pare?»

Prima che giungessero alla porta della camera di Ira, il ragazzo comincio a cantare. Charles riconobbe il motivo del cimitero.

Darlene appoggio la mano alla maniglia ed esito. Sorrise mentre indugiava sulla soglia, godendosi la musica di quel suo figlio misterioso. Poi apri la porta, e Ira, improvvisamente allarmato, tacque.

La porta si chiuse e Ira fu solo con l'uomo del panino. L'imponente visitatore si sedette sul letto e parlo a voce bassa per un po', mentre Ira si dondolava avanti e indietro sui talloni, senza ascoltare, bloccando tutto, cercando un posto sicuro al centro della sua testa.

L'uomo si alzo e venne verso di lui.

No! Non farlo!

Ira indietreggio fino a trovarsi con le spalle al muro. L'uomo del panino lo afferro per le braccia e ripete le parole fino a che divennero reali, insinuandosi nella sua mente, ciascuna provvista di un significato e di un peso. Stava usando le parole della dottoressa Cass.

Ira rivide il volto di Cass a pochi centimetri dal suo, il suo sguardo acceso. «Di' qualcosa di vero, di reale, solo una cosa, fallo per me.»

Ora lui disse all'uomo del panino: «Ho paura».

L'uomo di colpo mollo la presa. Si infilo una mano in tasca e ne estrasse una foto della dottoressa Cass. «Guardala, Ira. Raccontami il giorno della sua morte. Io so che c'eri. Che cosa hai visto?»

Ira tacque. L'uomo del panino gli afferro di nuovo le braccia. La sua faccia si avvicinava… gli occhi cercavano i suoi…

«Pietre!» urlo Ira. E poi si irrigidi, in attesa che l'uomo seguisse le regole del gioco.

L'uomo del panino lo lascio andare. Un'ora passo in quel modo. L'uomo alto gli si avvicinava, e Ira si concentrava sulle parole. Se parlava, l'uomo del panino si allontanava.

«Chi getto le pietre? Ti ricordi se c'era il vicesceriffo? Il vicesceriffo Travis?»

Ira comincio ad agitare le mani. L'uomo gli si avvicino. Lui si copri le orecchie e prese a dondolare freneticamente. L'uomo del panino gli stacco le mani dalle orecchie. La voce era piu alta adesso. «C'era Travis? Un uomo in divisa?»

Ira annui, ma l'uomo gli teneva ancora le mani, perche fare un cenno con il capo non era abbastanza. C'erano regole da seguire.

«Le tiro addosso le pietre?»

«Tiro pietre al cane.»

L'uomo lascio andare le mani di Ira e abbasso la voce. «Vedesti la gente che gettava pietre contro la dottoressa Shelley?»

«Lessero la lettera azzurra. Cass non disse nemmeno una parola. E poi fu tutta rossa. Il cane era giu per terra. E piangeva. Il vicesceriffo lo colpi con un'altra pietra. Non si mosse piu. Cass era tutta rossa. Loro se ne andarono. Tutto in silenzio.»

Ira era scappato, lontano dalla casa, dai corpi sanguinanti del cane e della padrona. Si era allontanato dalla strada ed era entrato nell'acqua, avanzando, scrollando gli arti, scoprendo dove finiva il suo corpo e cominciava il bayou. Continuava a cadere, con l'acqua che gli riempiva la bocca e lo faceva soffocare. Poi arrivo suo padre, si precipito nel fiume per tirarlo fuori e riportarlo a riva e poi a casa e a letto, continuando a ripetere: «Ira, cosa facevi laggiu?». Ma Ira non poteva rispondere. Vedeva ancora il sangue di Cass mescolarsi a quello del cane.

L'uomo del panino torno ad avvicinarglisi. «Ho bisogno di una risposta diretta a una domanda diretta, Ira. Sai chi getto pietre a Cass? Hai visto…»

«Papa.» Comincio a dondolare, sempre di piu, consolandosi come solo lui poteva fare. Non guardava mai fuori da se per cercare conforto. Fuori c'era solo dolore.

«Cosa?»

«Papa getto la prima pietra alla dottoressa Cass.» Ira sbatte la testa contro la parete.

L'uomo del panino lo fermo. «Tuo padre faceva parte del branco?»

«Si!» urlo il ragazzo, scivolando con le spalle lungo la parete e lasciandosi cadere per terra. «Papa! Papa tiro le pietre a Cass!»

«Adesso basta!» La porta si apri. Sulla soglia c'era Darlene, tremante, che si copriva il viso con le mani.

«Mammina, fallo andar via!»

E la sua piccola mamma caccio quell'omone. Lo spinse fuori dalla stanza e gli sbatte dietro la porta.

Poi si avvicino ad Ira, cadendo in ginocchio mentre lui raccoglieva le gambe al petto, chiudendosi a riccio. Le mani di lei gli sfiorarono il corpo senza mai toccarlo, limitandosi a fluttuare nell'aria come uccellini terrorizzati che non osassero posarsi sul ramo.

19

Quando Charles busso alla porta di Augusta, fu Henry Roth a farlo entrare, facendogli cenno di tacere.

«Augusta ha ospiti.»

Charles entro in cucina mentre Riker stava porgendo alla donna il proprio documento d'identita con annesso distintivo della polizia.

Strizzando gli occhi, lei si chino sulla tessera con la foto del detective. «Ho bisogno degli occhiali. Vado a prenderli.» Passandogli accanto, fece un brusco cenno di saluto a Charles, e scomparve frettolosa nell'atrio.

Occhiali?

Fino a quel momento non ne aveva mai avuto bisogno. In effetti, il giorno in cui si erano conosciuti, lui si era meravigliato del fatto che lei potesse leggere senza problemi i caratteri minuscoli del suo biglietto da visita.

Si rivolse a Riker, che si stava guardando intorno con grande interesse.

«Lasciami indovinare» disse Charles. «Ti sei messo a pedinare Henry.»

«Gia.» Riker si volto a guardare lo scultore. Parlava lentamente per farsi capire da quel tipo che credeva sordo e abituato a leggere le labbra. «Ma non e colpa tua, amico. Sei stato in gamba a liberarti da quella pivella della

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