terreno pericoloso. Puoi seguire la strada tortuosa o comprare un miracolo e volare». Appallottolo il volantino e lo getto sul fondo della macchina a far compagnia alle lattine di birra vuote. «Non riesco a capacitarmi. Sembra la pubblicita di Una compagnia aerea.»

20

Le pareti erano state dipinte di arancione nel tentativo di ravvivare la camera d'ospedale. Ma i fiori primaverili incorniciati erano uno scherzo di cattivo gusto per il vicesceriffo Travis morente.

Eppure si sarebbe detto che la stesse prendendo con spirito.

Aveva la bocca fissa in un'espressione di dolore che poteva passare per un bizzarro sorriso.

La pelle era giallastra e coperta da un velo di sudore. I tubi che uscivano dalle narici lo collegavano a un erogatore di ossigeno. Altri tubi da fleboclisi pendevano da sei sacchetti di plastica appesi a un sostegno in metallo. I cavetti per il pacemaker erano infilati nella pelle. Il respiro era affannoso, e il battito cardiaco era una linea irregolare sullo schermo di un monitor.

Il suo corpo emanava odore di terra e di umido. Negli ultimi trent'anni Riker era diventato un vero esperto nel riconoscere il lezzo della morte.

Sul lato opposto del letto un giovane in camice bianco parlava con voce acuta e tono arrogante, insistendo che il suo paziente non era in condizioni di essere interrogato. Lo sceriffo doveva prendere il suo amico e andarsene. Subito. Era un ordine.

Lo sceriffo si avvicino al giovane medico, che era piu basso di lui, aveva le spalle strette e non era armato. Gli spiego, con voce potente, che avrebbe fatto bene a farsi da parte. Subito. Era un suggerimento. In caso contrario avrebbero dovuto spostare Travis per far spazio al dottore su quel letto d'ospedale.

Riker vide l'espressione del medico perdere risolutezza e la confusione insinuarsi nei suoi occhi. Con un'ultima occhiata al paziente, si rifugio nell'angolo piu lontano della stanza, accasciandosi contro la parete arancione.

Riker esamino la cartella clinica di Travis per vedere se recentemente gli fossero stati somministrati analgesici che potessero invalidare la sua confessione. Controllo anche le date e gli orari delle diverse rianimazioni praticate con il defibrillatore. Sopra la firma di un medico c'era uno scarabocchio tremolante che doveva essere stato tracciato da Travis. Diceva «Basta». E una dottoressa aveva firmato dopo le parole «No code», la formula che metteva fine all'accanimento terapeutico, impedendo ulteriori rianimazioni.

Lo sceriffo si piego sul letto del vice e lesse da un foglio: «Travis, nel rilasciare questa confessione sei consapevole di essere in punto di morte?».

Travis sollevo lo sguardo, stupefatto. Chiaramente la domanda lo aveva colto di sorpresa, nonostante fosse gia morto sei volte e a dispetto della sua stessa richiesta scritta affinche la settima potesse risultare quella buona. I grandi occhi del vicesceriffo d'improvviso assunsero lo sguardo fisso e appannato di un cadavere, e Riker fu turbato alla vista delle sue lacrime.

Tom Jessop ripete la domanda e Travis mosse lento il capo per indicare che si, ora sapeva di dover morire.

Il volto dello sceriffo non mostro alcuna emozione mentre appallottolava il biglietto, rinunciando a ogni ulteriore formalita. «C'eri anche tu fra la folla impazzita? Hai assassinato Cassandra Shelley?»

«Gettai un sasso al cane. Voleva azzannarmi. Non so nemmeno dove presi quel sasso, so solo che la bestia stava per assalirmi» disse Travis con fatica.

«Tu eri la quando lei mori.»

«Non c'ero andato con l'intenzione di farle del male. Cass stava per accusarmi di…» La sua mano si levo a disegnare deboli cerchi nell'aria. «Era tutto nella lettera: i risultati delle analisi del laboratorio. Lei voleva rovinarmi a colpi di scienza. Io sapevo che era un errore e stavo per dirglielo. Non ho mai fatto del male a un bambino in vita mia. E non volevo far del male a Cass. Ma, Cristo, non appena in paese si inizia a mormorare una cosa del genere…» Sul suo volto apparve un'espressione di improvviso dolore.

Il monitor emise un fischio e mostro una serie di picchi seghettati. Il dottore si avvicino in punta di piedi, ma lo sceriffo lo ricaccio indietro con un cenno del capo.

Al capezzale di Travis arrivo un'infermiera. Era un donnone massiccio, nera e sovrappeso. Una mano grassa e tozza impugno una siringa e spruzzo un po' di liquido in aria. Piegandosi sul paziente cerco una vena fra gli ematomi delle braccia.

«Cos'e quella roba?» chiese Jessop.

«Morfina per il dolore» fece lei guardandolo come se fosse appena strisciato fuori da una trappola per scarafaggi. Poso lo stesso sguardo schifato sul dottore.

«Non puo dargli quella roba!» urlo Jessop, facendosi avanti. «Le droghe invalidano l'…»

«Vai a farti fottere» disse l'infermiera, e infilo l'ago dove doveva.

Riker apprezzo il comportamento dello sceriffo, che riconobbe l'autorita della donna e smise di protestare. Rimase in silenzio mentre l'infermiera si accertava che la morfina facesse effetto sul paziente.

Il volto di Travis era rilassato adesso. La bocca era aperta, molle, e le parole uscivano strascicate. «Presero a volare le pietre e il cane si stava avventando contro di me.»

«Parlami della lettera.»

«Ho detto tutto quel che so della lettera.»

«Chi altro era presente?»

«Il padre di Ira. Poi mi ritrovai con un sasso in mano…»

«Chi altro? C'era Babe Laurie?»

Travis annui.

«L'hai visto tirare le pietre?»

«No, ma non significa che non l'abbia fatto. Io ero occupato con il cane.»

«Malcolm e Fred Laurie?»

«Malcolm no. Fred c'era, e l'ho visto gettar sassi. Malcolm se ne era andato prima che Jack Wooley lanciasse la prima pietra. Io ne raccolsi altre per colpire il cane. Continuava a ringhiarmi contro.»

«Lascia perdere il cane. Che mi dici di Alma Furgueson, lei c'era?»

Per un attimo Travis scivolo nel torpore. Lo sceriffo gli afferro la spalla scuotendolo per farlo tornare in se: Travis fece un cenno col capo.

Riker si chino e chiese, piano: «Babe Laurie ti ha mai minacciato? Ha avuto qualcosa a che fare con il tuo infarto? Ti sei azzuffato con lui il giorno in cui e morto?».

«Io non c'entro niente con l'omicidio. Non ho mai ucciso un essere vivente in vita mia. Ho preso a sassate il cane, ma e sopravvissuto.»

«Che cosa ti ha provocato l'infarto?» lo incalzo Riker.

«Ero a Casa Shelley per prendere Cane Buono e portarlo dal veterinario. Di solito Henry Roth mi aiuta in quelle occasioni, ma non era ancora arrivato. Ho caricato il cane nel bagagliaio. Quello era inquieto, saltava e batteva la testa contro il lunotto posteriore. Poi ho provato un dolore al petto. Stavo tornando in paese, quando ho visto lei che camminava lungo la strada.»

«Mallory?» chiese Riker.

«Kathy. Somigliava terribilmente a sua madre. A un tratto fu come se fossi stato colpito da un fulmine. Sono finito fuori strada. Kathy mi ha salvato la vita. Avrebbe dovuto lasciarmi morire.»

«Sottoscrivo» disse lo sceriffo. «Perche la folla imbestialita uccise la madre di Kathy?»

«Non lo so. Cass voleva distruggermi. Ma era tutto un errore, lo giuro su Dio. Lei piombo alla riunione e disse…» le sue mani si agitavano freneticamente.

«Quale riunione?»

«Non farei mai del male a un bambino. Non so perche lei…»

«Non credo che la folla che uccise Cass volesse solo salvarti il culo da un'accusa di violenza ai danni di un bambino. Voglio la verita, Travis!»

«Va' a chiederla al cane» e gli occhi di Travis si chiusero.

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