fibbie di metallo si chiusero con uno scatto. Fatto.

Troppo tardi.

Merda.

«Quanta fretta!» Charles Butler era appoggiato allo stipite della porta.

Riker si lascio sprofondare sul letto accanto alla valigia. Sentiva il bisogno di farsi un bicchierino. Aveva sperato di potersi sedere in una comoda sedia al bar dell'aeroporto e magari scambiare due chiacchiere con Jessop.

«A proposito della confessione di Travis.» Charles si chiuse la porta alle spalle. «Perche hai assecondato la menzogna dello sceriffo?»

«Credo che tu lo sappia.» Il detective si rese conto che sapere e credere erano cose diverse nel contesto dello strano rapporto che Charles aveva con Mallory. La lealta incondizionata di Charles nei confronti di lei l'avrebbe portato a crederla innocente, a dispetto di qualsiasi prova. Riker coltivava una forma di lealta piu pragmatica. Se Mallory avesse sparato a un'anziana suora in sedia a rotelle, lui avrebbe pensato a un caso di legittima difesa.

«Cosi credi ancora che sia stata Mallory» sospiro Charles.

«Aveva un movente, l'opportunita di commettere il delitto e nessun alibi.» Riker si stava sforzando di non apparire sarcastico. La devozione di Charles nei confronti della ragazza lo commuoveva profondamente.

«Avrebbe ucciso Babe perche faceva parte del branco che uccise sua madre? Anche Travis ne faceva parte, eppure Mallory gli ha salvato la vita. Non poteva avere la minima idea di chi fossero i componenti del gruppo. Al momento dell'omicidio lei era in casa, chiusa in un…»

«Poteva sentire tutto dalla sua camera, Charles. Ascolta gli uccelli.»

Charles si volto verso la finestra chiusa. L'albero del cortile era pieno di uccelli che cantavano. E, ora che faceva attenzione, poteva sentire Betty sul portico del bed & breakfast. Stava salutando un nuovo ospite. Riusci ad afferrare qualche parola della conversazione.

«Augusta mi ha fatto fare il giro di Casa Shelley» disse Riker. «Ho visto la camera della bambina. Hai notato la finestrella nello sgabuzzino? E molto comune nelle case costruite prima della diffusione della luce elettrica. Mallory non avrebbe potuto vedere niente, la finestra e troppo in alto per una bambina. Ma scommetto che senti qualcosa, forse non la voce di Travis, ma qualcosa, probabilmente solo poche parole. Magari non capi subito quel che stava accadendo, ma collego ogni cosa quando piu tardi sfondo la porta e vide la madre morente. Credimi, Mallory aveva piu elementi su cui lavorare di quanti ne avesse lo sceriffo.»

«Travis getto le pietre solo al cane. C'era anche Alma, ma lei il sasso se lo porto a casa. Se Mallory senti…»

«Charles, sei patetico.»

«Era Malcolm, e non Babe, il burattinaio che guidava le azioni della folla inferocita.»

«Tutti i membri della folla sono responsabili, lo dice la legge. Anche quella di Mallory!» Riker rimase per un po' in silenzio, cercando di calmarsi.

«Comunque hai ragione, Charles» prosegui. «Malcolm fece in modo di coinvolgere nell'omicidio ogni possibile testimone, chiunque avrebbe potuto parlare allo sceriffo di quella lettera, la lettera azzurra. Anche se alcuni di loro non scagliarono neppure una pietra, tutti assistettero alla morte di Cass. Non fecero nulla per aiutarla. Non dissero una parola. Nessuno di loro puo dirsi innocente.»

Riker si avvicino alla finestra e la apri. Giu in strada lo sceriffo era appoggiato alla macchina.

«Ehi Tom, due minuti, va bene?»

«Fa' con comodo.»

Riker richiuse la finestra e si giro, deciso a liquidare Charles Butler. Con garbo, raccomando a se stesso.

«Certo, credo che sia stata lei. Ecco perche ho confermato la bugia dello sceriffo. In quel momento ero cosi contento che Mallory non avesse fatto fuori tutto il paese…»

Charles si limitava a fissarlo con occhi tristi.

«Cosa vuoi da me?» Riker prese la valigia e la poso vicino alla porta. Niente da fare: Charles continuava a sbarrargli l'uscita.

«Non ritrattero quella dichiarazione, Charles. E inutile. Allo sceriffo non interessa chi abbia ucciso Babe Laurie. Non interessa a nessuno.» A nessuno, tranne che a lui stesso e a Charles. Ma Mallory ormai ne era fuori. Non l'avrebbero processata per omicidio.

«Non e stata Mallory» dichiaro Charles.

Dal suo tono Riker seppe che era vero.

Decise di mentire: «Sappiamo che Babe Laurie violento due bambini. Ma e probabile che le sue vittime siano state molte di piu. Quell'omicidio fu un bene per tutti».

No, un omicidio non era mai giustificabile. Era il delitto peggiore.

«A conferma della tua tesi hai solo la dichiarazione di Jimmy Simms» disse Charles. «Lui raccontava e tu scrivevi, vero? Ma Jimmy era sconvolto, piangeva, scommetto che non era del tutto coerente.»

«Stai insinuando che potrei essermi perso qualcosa?»

Charles rimase zitto.

«Charles, perche mi stai facendo questo?»

«Volevo solo essere sicuro che stavolta fossi tu a fingerti cieco. E cosi, non vuoi sapere chi ha ucciso Babe Laurie? Non ti importa? Bene.»

Charles si volto per andarsene.

«Aspetta. Chi e stato?»

«E se fosse stato lo sceriffo? E solo un'ipotesi, bada. A proposito, ti ho detto che aveva un movente e nessun alibi? Ma sono certo che saresti felice di perdonarlo, come eri disposto a fare con Mallory. E uno dei vantaggi di fare il tuo mestiere, evidentemente: i tuoi amici possono uccidere qualcuno e passarla liscia.»

«Lo sceriffo? Vuoi dire…»

«Non ti diro chi e stato. Io lo so, ma a te non importa.»

«Chi lo ha ucciso, Charles?»

«Non importa, sono le tue precise parole.» Spalanco la porta.

«Non farmi impazzire. Chi…?»

«Fai buon viaggio, Riker.»

Si richiuse la porta alle spalle.

Riker non sentiva piu gli uccelli. Rimase fermo accanto alla finestra e guardo in giu, verso l'auto dello sceriffo. I poliziotti non potevano uccidere i loro indiziati, per nessuna ragione e in nessuna circostanza: era la legge di Riker. Ma finalmente aveva ritrovato la fiducia in Mallory. I suoi sospetti sul conto dell'uomo che lo aspettava giu da basso erano il male minore: conviverci sarebbe stato infinitamente piu facile.

Grazie, Charles.

Ira dormiva in un soffice nido di bende bianche e lenzuola di lino. Sua madre era seduta di fianco al letto e stava leggendo una rivista. Darlene Wooley, oggi, non indossava il tailleur, ma una semplice gonna e una camicetta scura, che accentuava il pallore della sua pelle.

Charles si chiese se negli ultimi quattro giorni avesse visto la luce del sole.

Darlene alzo lo sguardo e gli sorrise. Ripiego una pagina della rivista per tenere il segno, poi guardo Ira come se temesse che il fruscio della carta avesse potuto disturbare il suo sonno. Con un cenno invito Charles a seguirla fuori della camera, nel corridoio.

Con precauzione accosto la porta, dicendo: «E il primo giorno che e uscito dalla terapia intensiva. Il dottore dice che sta recuperando bene».

«Mi fa piacere sentirlo. Ho buone notizie per lei. Mi permetta di offrirle un caffe.»

Mentre percorrevano il corridoio, lui noto che gli abiti le stavano larghi e che le sue unghie erano state rosicchiate fino alla carne, senza pieta.

«Sa,» disse Darlene «quando e sveglio lascia che gli tenga la mano. Sono sicura che detesta ancora essere toccato. Lo fa per farmi un regalo.»

Le sue dita salirono meccanicamente alla bocca. Ma poi, consapevole dello stato delle sue unghie, affondo tutte e due le mani nelle tasche della gonna. «Quando Ira era piccolo, mi portava regolarmente dei fiori dal

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