«Dica alla signorina che e Kathy, sua nipote.»

Non era esattamente cosi. La sua adozione non era mai stata formalizzata. Aveva rifiutato di rispondere alle domande sul suo passato e sui suoi genitori naturali. In assenza di notizie circa la sua famiglia, la pratica era rimasta in sospeso.

Ma sebbene esistessero molti Mallory al mondo, l'unica sorella di Alice aveva una sola figlia di nome Kathy.

L'uomo riaggancio il citofono. La prego di accomodarsi nell'atrio sfoderando un largo sorriso. La zia Alice doveva essere generosa con le mance.

Mentre Mallory attraversava l'ingresso, il guardiano di notte seduto al bancone riappese a sua volta il citofono, mostrando con un discreto cenno del capo di aver compreso la sua importanza.

In quel luogo si respirava un'atmosfera non gia di estrema ricchezza, ma di agiatezza discreta. Gli arredi erano di buona qualita senza essere pezzi da museo. L'ascensore saliva col morbido ronzio tipico di una buona manutenzione.

Quando era stata da sua zia la prima volta c'era un addetto all'ascensore. Ricordo di aver alzato lo sguardo verso l'uomo dalla sua altezza di bambina di dieci anni.

Le porte dell'ascensore si aprirono su un pianerottolo coperto di spessa moquette beige. Le pareti erano rivestite di carta da parati a righe. La memoria condusse Mallory verso la porta in fondo al corridoio.

La prima volta che era venuta qui, insieme ad Helen, non era alta abbastanza da raggiungere il battente di ottone a testa di leone.

La cameriera, la stessa di allora, apri la porta. Mallory la segui lungo il corridoio che da bambina le era sembrato lungo chilometri.

Attraversarono la stanza del pianoforte ed entrarono in un vano piu ampio.

Non era l'immensa sala da ballo del suo ricordo, ma la vista di quella stanza la impressiono quasi quanto allora.

I tavoli di legno nero erano ingombri di cianfrusaglie e per tutta la lunghezza delle pareti erano ammassate fotografie di famiglia. Avrebbe scommesso una consistente quantita di denaro che negli ultimi quattordici anni non era stata spostata neanche una puntina.

Dalle finestre pendevano drappi color cremisi. Le ombre riempivano gli angoli, mentre la luce si rifletteva balenando nei piatti da dolci in argento, in alcuni ornamenti d'oro.

Le fotografie e i ritratti risalivano a diverse generazioni prima, le aveva detto Helen quattordici anni prima. Ricordava molto poco della conversazione di quel pomeriggio. Alice somigliava molto alla sorella, ed entrambe avevano preso dalla madre, una vecchia signora la cui pelle andava ingrigendosi a causa del male che la divorava, lo stesso che anni dopo avrebbe ucciso Helen.

Gli adulti l'avevano annoiata finche non avevano cominciato a parlare di Markowitz. Allora si era messa ad ascoltare, le piccole mani chiuse a pugno. Markowitz poteva anche essere un poliziotto, ma era il suo vecchio. Si era alzata dalla sedia in un'esplosione di rabbiosa energia. Gli occhi di Helen l'avevano ricacciata a sedere. Le piccole braccia erano ricadute lungo gli esili fianchi della bambina che fino a poco tempo prima si era cibata di avanzi trovati nei bidoni della spazzatura, le gambe compostamente incrociate alle caviglie come le aveva insegnato Helen.

«E cosi questo e il massimo che Louis ha saputo darti?» aveva detto Alice, la sorella di Helen, a voce troppo alta. «Non una figlia tua, ma una piccola bastarda cresciuta in chissa quali bassifondi.»

La madre di Helen, rimasta in silenzio fino a quel punto, si era alzata a fatica, appoggiandosi al bastone e congedando con un cenno della mano la cameriera che si era precipitata al suo fianco per aiutarla.

«Basta cosi, Alice» aveva detto con tono imperioso e uno sguardo minaccioso alla figlia. «Cio che e fatto e fatto.»

Alice aveva fatto per ribattere, ma con un nuovo cenno della mano la vecchia madre l'aveva zittita.

Era troppo tardi: sul viso di Helen le lacrime scorrevano copiose.

Kathy aveva affrontato la sorella di Helen con la forza propulsiva di una pallottola, piantando la faccia a meno di un centimetro di distanza da quella di Alice. Con un impeto minaccioso e un tono di voce basso che le saliva dalle viscere, disse: «Se fai piangere Helen un'altra volta, ti spezzo le gambe, puttana!».

«Non si dice puttana, cara» l'aveva rimproverata allora Helen, comparendo alle spalle della bambina per infilarle le piccole braccia nelle maniche di un cappotto nuovo di zecca. Mentre seguivano la cameriera per il lungo corridoio, Kathy aveva udito la madre di Helen prorompere in un fragoroso scoppio di risa. Aveva tentato di girarsi e di tornare indietro con l'intenzione di picchiare la vecchia sino a ridurla in poltiglia, ma Helen glielo aveva impedito.

A quattordici anni di distanza, Mallory era tornata. Helen era morta da quattro anni, ma i suoi occhi parevano fissare Mallory dal viso devastato di Alice.

«Credevo che fossi morta» disse Alice.

«Be', non lo sono» disse Mallory.

Delusa, zietta?

«Eppure l'ho sentito al notiziario della sera» disse, come se avesse colto Mallory in fallo. «Be', non fa niente. E un po' tardi per una visita, non trovi?»

«Si, e passato un po' di tempo» ammise Mallory. «L'ultima volta ti ho vista al funerale di Markowitz.»

«Ho pensato che Helen avrebbe desiderato un membro della famiglia al suo funerale» disse Alice.

Mallory annui.

«Non sei cambiata granche da quando eri una bambina, ma del resto non sei mai sembrata una bambina. Avevi gli occhi di un'adulta. Che bambina fastidiosa eri. Violenta, rozza e incivile.»

Mallory non se la prese: era tutto vero.

«So dove vivi adesso, Kathy. A qualche isolato da qui, vero? Quel palazzo e piuttosto elegante, immagino che le spese condominiali siano alte. Perche sei qui? Hai bisogno di soldi?»

«Non ho bisogno di soldi.»

«Allora cosa vuoi?» Alice si sporse in avanti, un improvviso scoppio di luce nelle acquose iridi blu. «Cosa puoi volere da me?» La sua voce era acuta e tremula, come prossima a spezzarsi. «Mi hai portato via mia sorella. Sai che da quella volta non volle piu rivolgermi la parola? Non immagini neppure quanto ho sofferto per causa tua.»

Alice si alzo dalla sedia con fatica. Sembrava sottile e stanca. Stava forse morendo dello stesso cancro che aveva ucciso sua madre e sua sorella?

La riserva di veleno di Alice si esauri in fretta. Si lascio nuovamente cadere fra i cuscini della poltrona. Piangeva. Mallory aspetto che passasse.

«Perche sei venuta? Cosa vuoi da me?»

«Ho bisogno del tuo aiuto.»

«Oggi al Coventry Arms vive ogni sorta di gentaglia. I divi del rock danno feste rumorose, e i politici non sono da meno» disse la vecchia, che doveva avere superato gli ottant'anni da un pezzo.

«Nell'edificio abitano una celebrita della televisione e un attore» disse il marito della vecchia, che era stato presentato a Mallory come Ronald Rosen.

La signora Rosen assenti. «E vero. Ai miei tempi, non avrebbero mai permesso che gente di teatro abitasse in un palazzo perbene.»

«Ai tuoi tempi, Hattie» disse il marito, «erano i gangster l'aristocrazia della West Side.» Il vecchio si rivolse a Mallory. «Quando ero bambino, traslocammo quassu da Hell's Kitchen, come i parenti di sua madre. Che tempi. Da ragazzo facevo commissioni per Owney Madden, il Duca della West Side. Ho visto due dei suoi uomini morti ammazzati nella guerra per il whisky di contrabbando.»

Mallory stava bevendo il te da una delicata tazza di porcellana, seduta di fronte ai Rosen, storici inquilini del Coventry Arms. Alice si sporse per riempire nuovamente le tazze da un'antica teiera in argento.

«Cosi sei la figlia di Helen» disse il signor Rosen. «Devi avere preso da tuo padre.» La signora Rosen gli diede un calcio e lui seppe di aver detto qualcosa di inopportuno, ma non cosa. Apparentemente non aveva troppa importanza, poiche sua moglie riacquisto prontamente il suo sorriso bonario.

«Abbiamo visto Helen crescere in questo appartamento, vero, Alice?» disse la signora Rosen. «Anche se dopo il matrimonio con Louis Markowitz spari quasi completamente. Sono stata al suo funerale. Quant'e che Helen e

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