assurdi. Non dorme la notte chiedendosi che cosa possa aver tralasciato…»

Stava guardando un elenco di nomi, piu di quaranta dei quali erano stati cancellati a penna.

«Perche li hai cancellati?»

«La maggior parte non raggiunge l'altezza richiesta. E ho cancellato tutti gli uomini e le donne single. Piu il tizio sposato che ha fatto fortuna come creatore di sofisticatissimi software: lui dovrebbe sapere che recuperare un file cancellato e un gioco da ragazzi. Ho cancellato gli appartamenti di proprieta di societa occupati da inquilini di passaggio che si fermano solo per qualche giorno. Il nostro assassino vive qui. Infine ho cancellato gli appartamenti sfitti. Quelli che restano hanno caratteristiche compatibili con quelle dell'assassino».

«E questo scrittore, Eric Franz? E un single, giusto?» Sollevo il fax che riportava le statistiche degli incidenti stradali, aggiornato agli ultimi giorni di novembre. «Sua moglie e morta piu di un mese fa.»

«La relazione con la Bosch e cominciata prima. Circa un anno fa, non ti ha detto cosi la signora Farrow? E la Bosch era incinta da piu di tre mesi quando ha abortito.»

Un pastore tedesco dall'aspetto famelico avanzo di tre file in direzione di Mallory e del gatto. La proprietaria, un'anziana signora, tiro il guinzaglio e pianto i talloni nel linoleum per costringere il cane a fermarsi.

«Qualche sospetto in particolare?»

«Si. Accanto ai loro nomi ho messo degli asterischi. Quattro non hanno orari di lavoro regolari. Sarebbero stati liberi di passare dei pomeriggi con Amanda.»

Il pastore tedesco riprese l'avanzata, trascinando lentamente la sua padrona con se. Riker e Mallory si scambiarono uno sguardo.

«Se spari al cane e meglio che spari anche alla padrona. Anche se al questore Beale non piacera.»

Sembrava che il gatto non avesse mai visto un cane prima di allora.

Nose sedeva docile in grembo a Mallory, blandamente interessato al grosso animale che mostrava un gran desiderio di saltargli addosso. Riker riprese la lettura dei documenti contenuti nella cartellina. Mallory aveva messo un punto interrogativo accanto al nome di Harry Kipling. Un appunto a matita diceva: 'Legami con la Kipling Electronics?'.

Quel nome poteva procurare qualche noia a Coffey. I pezzi grossi erano i peggiori. Non restava che augurarsi che Kipling risultasse essere un mago dell'informatica, e venisse cosi automaticamente escluso dal novero dei sospetti. «Dove hai trovato il gruppo sanguigno di Kipling? Il suo nome non figura sui registri del servizio militare.»

Lo guardo per un momento, e Riker comprese che i file del sistema ospedaliero cittadino non dovevano essere piu difficili da violare di quelli dell'esercito degli Stati Uniti.

«Merda» disse Riker. Stava fissando altri due nomi di pezzi grossi nell'elenco. Uno era stato nominato di recente alla Corte Suprema, ed era in attesa della ratifica da parte del senato. L'altro nome era quello di un importante reporter televisivo titolare di un talk show pomeridiano. Oltre ai loro, altri due nomi erano contrassegnati da un asterisco.

Quando alzo di nuovo lo sguardo, il pastore tedesco impazzito era sul punto di spiccare un balzo verso il gatto. Una delle lunghe gambe di Mallory era flessa, pronta a sferrare un calcio micidiale.

Dietro la porta chiusa dell'ufficio di Charles si stava svolgendo una conversazione pacata. Mallory depose la grande borsa di tela sulla scrivania della stanza vicino all'ingresso. Il gatto usci dalla borsa e si strofino sul suo braccio mentre lei apriva il cassetto per controllare i messaggi sulla segreteria telefonica.

Charles era contrario a mescolare apparecchiature moderne con pezzi d'antiquariato, cosi lei aveva fatto in modo di nascondere le prime alla sua vista. Per lo stesso motivo Charles non sapeva nulla del sistema d'allarme che lei aveva installato.

Allontano il gatto, schiaccio il bottone e udi la voce di Coffey che diceva: «Voglio parlarti appena rientri a casa. E chiaro, Mallory?».

Ma certo.

Un urlo di donna si levo oltre la porta dell'ufficio di Charles. Il gatto, spaventato, ebbe uno scatto.

Mallory apri la porta e fece irruzione nell'ufficio del suo socio con la pistola in pugno mentre una voce maschile diceva: «Justin, non farlo!».

L'unica donna nella stanza respirava in fretta, come se stesse facendo un esercizio di iperventilazione. Aveva gli occhi fuori dalle orbite e le scapole quasi al livello delle orecchie. Era pallida in viso e tremava violentemente, salvo le mani, aggrappate ai braccioli della poltrona come quelle del pilota di una navetta spaziale pronta al lancio.

L'uomo ululava: «Per l'amor di Dio, Sally, torna in te. E solo una maledetta matita!».

«Sembra che tu le piaccia, Sally» disse il ragazzo che sedeva nel mezzo. «Perche non le dai un nome e non la porti con te a passeggio nel parco?»

«Ora basta!» disse l'uomo al ragazzo.

Mallory guardo la matita che giaceva in grembo alla donna senza riuscire a notare niente di sinistro. Ma la donna la fissava come se fosse un serpente a sonagli.

Mallory si giro. Aveva avvertito una lieve vibrazione alle sue spalle, e in quel momento vide il vaso dondolare precariamente sul bordo della libreria. Il vaso cadde. Mallory riusci ad agguantarlo a pochi centimetri dal pavimento.

L'uomo riprese a sbraitare contro il ragazzo. «Justin, ti ho detto di piantarla!»

Il ragazzo si giro per guardare da sopra la spalla il vaso nella mano di Mallory e la pistola che rientrava nella fondina. La donna che aveva paura delle matite si stava coprendo la bocca con la mano. Solo Charles non pareva agitato. Guardava la scena con aria tranquilla.

«Non sono stato io» disse il ragazzo.

«Non ha fatto cadere lui il vaso» confermo Charles. «Sotto questo edificio passano treni della metropolitana in continuazione. A volte le vibrazioni fanno muovere gli oggetti. E quel vaso si trovava molto vicino al bordo.»

Mallory era in piedi alle spalle della famigliola e fissava il socio con manifesta incredulita. Le mani giunte dietro la nuca, Charles sedeva comodamente nella sua poltrona e le sorrideva come se settemila dollari di terraglia del V secolo non fossero stati sul punto di andare in frantumi.

«Non sono stati i treni a far volare la matita» disse l'uomo in un tono piatto che sottintendeva la scarsa intelligenza di Charles.

«Signor Riccalo, posso presentarvi la mia socia, Mallory?»

Mallory avanzo fino alla scrivania e si volto verso la famigliola. Mentre Charles procedeva con le presentazioni, lei si mise a esaminare per primo il ragazzo.

I capelli biondi di Justin Riccalo erano impomatati e pettinati all'indietro, e le labbra dischiuse mostravano due incisivi superiori sporgenti. L'effetto complessivo era quello di un coniglio bagnato con le efelidi. All'apparenza si sarebbe detto un undicenne. Uno scolaro non troppo dotato, con un astuccio di plastica nel taschino della maglietta, dentro il quale erano allineate penne e matite. Batteva i piedi sul pavimento, evidentemente ansioso di andarsene. Gli occhi blu elettrico danzavano a un ritmo frenetico, scandito da una serie di impliciti 'La cosa c'e, qua cosa c'e, sul soffitto cosa potrebbe esserci?'.

Sally Riccalo, la bruna emotiva, fu presentata come la matrigna di Justin. Mallory era quasi in grado di udire la tensione ronzare attorno al corpo sottile della donna, come se fosse collegato a una presa elettrica. La signora Riccalo adesso era appollaiata sul bordo della poltrona, gli occhi castani spalancati supplicavano 'non fatemi del male' a tutti quelli che incrociavano il suo sguardo.

Il padre, Robert Riccalo, era un pezzo d'uomo. Un ex militare, come era evidente dai capelli quasi rasati e dalle spalle quadrate. Stava sull'attenti anche da seduto.

Quando il ragazzo guardava in viso la matrigna, il collo gli si allungava e dagli occhi trapelava un'ironia tinta di cattiveria. Le labbra erano percorse da un tremito nervoso. Il padre mise una mano sulla spalla esile del ragazzo. Quando Justin guardava suo padre, la testa sembrava ritrarsi all'indietro come quella di una tartaruga. E gli occhi azzurri danzavano sui ritmi alternati del divertimento e della paura.

Il ragazzo alzo il viso verso Mallory, dando inizio a una muta cospirazione di sguardi. 'Ti conosco', diceva ciascuna delle due facce all'altra, sebbene lei e il ragazzo non si fossero mai incontrati. Gli occhi di Charles passavano dall'uno all'altra, chiedendo 'Un momento, mi sono perso qualcosa?'.

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