romanzo traboccava di immagini legate al fumo: fiammiferi sfregati nel buio quando si svegliava da sola nel cuore della notte, portaceneri pieni, granelli di polvere che turbinavano nel fumo bluastro.
Il contributo del cugino Max era la boccetta di profumo alla rosa che Charles aveva recuperato da un baule della cantina. La Louise ricreata da Malakhai era perennemente avvolta da una fragranza di gardenia.
Evoco il viso di Amanda, proiettandolo mentalmente sul muro di fronte a se.
Qual era la ricetta di Malakhai?
Probabilmente avrebbe dovuto cominciare da un bel trauma cranico grave quanto quello che Malakhai aveva sofferto durante la guerra di Corea.
Be', in assenza di traumi fisici, poteva senz'altro fare affidamento sulle ferite del cuore e della mente. Ne aveva riportate in abbondanza, e qualcuna si poteva considerare il contributo di Mallory a quella stregonesca faccenda.
Gli anni di solitaria detenzione che il vecchio mago aveva trascorso in una cella coreana erano un secondo ingrediente difficilmente reperibile. Malakhai era riemerso dalla prigione in compagnia del fantasma di Louise.
Charles riflette sui propri anni di isolamento. Un grande campus universitario era difficilmente paragonabile a una cella di neanche sei metri quadrati. Ma poi penso ai semestri di assoluta solitudine, quando era un ragazzino precoce e 'strano' in mezzo a studenti di dieci anni piu grandi di lui. Poi era stata la volta dell'Istituto di Effrim Wilde, un grembo accogliente in grado di proteggerlo dalle insidie del mondo esterno, e infine della societa di consulenza, il suo attuale rifugio.
Per la maggior parte della sua vita Charles era stato un essere a parte, un alieno in mezzo alla gente normale. Un'esperienza per certi versi affine all'isolamento patito da Malakhai in Corea.
Ma Charles non aveva bisogno di andare tanto indietro nel tempo per percepire acutamente il peso della propria solitudine. Si sentiva disperatamente solo ogni volta che Mallory lasciava una stanza.
Se fosse accaduto qualcosa a Mallory, non sarebbe stato possibile ricostruirla come Malakhai aveva fatto con Louise, come Charles avrebbe tentato di fare con Amanda Bosch. Nessuno aveva accesso ai pensieri e ai sentimenti di Mallory.
Bene, aveva tutti gli ingredienti della follia di Malakhai. La musica, il profumo, la solitudine.
Si, poteva farcela.
Accese una delle sigarette di Riker e la poso sul posacenere. Si concentro sul volto di Amanda, ricreando l'immagine che aveva composto nell'ufficio di Mallory. Adesso gli occhi di Amanda Bosch erano fissi nei suoi. C'era mistero in quegli occhi, e un profondo senso di perdita.
Cerco le note del
Era un bambino di sette anni la prima volta che aveva udito il pezzo, in sottofondo alla messa in scena folle e magica allestita da Malakhai per Louise morta. Il cugino Max lo aveva portato allo spettacolo come regalo per il suo compleanno.
Avevano raggiunto i loro posti alla luce tremolante delle candele ai piedi del palco. La bacchetta del direttore d'orchestra si stava alzando quando si sistemarono nelle poltroncine di velluto rosso.
La musica lo aveva avvolto, potente e misteriosa, per spezzarsi a un tratto, nel modo piu inaspettato, aprendo una voragine vuota e sanguinante che aveva inghiottito gli ascoltatori improvvisamente angosciati. Era uno spazio vacante che l'orecchio si affrettava a riempire con gli echi del ritornello, udibili solo nella mente, per cancellare quel silenzio terribile, insopportabile.
Ma poi la musica era tornata a sgorgare, li aveva inondati, restituendoli a se stessi purificati dall'attraversamento del vuoto.
Il sipario si era alzato. Malakhai aveva creato Louise sul palco, una presenza tangibile, reale. Poi l'aveva mandata tra il pubblico. Per un lungo attimo il profumo di gardenia aveva aleggiato fra le poltrone.
Poi, nel vuoto, nel ricorrente silenzio che gli ascoltatori riempivano di magiche note fantasma, si era levato il grido di una donna.
Molto tempo dopo che la sala si era svuotata, il cugino Max era ancora seduto in prima fila, intento a stringere la mano di un bambino spaventato a morte.
Una volta Max gli aveva detto che la musica migliore seguiva il ritmo naturale del cuore. Come il
Accese un'altra sigaretta per sostituire la prima, di cui era rimasto solo un tizzone scuro. Charles aspiro il profumo delle rose.
Forse il profumo era stato un errore. L'aroma nella bottiglietta dorata che aveva recuperato in cantina era alterato dal passare degli anni. Sapeva di boccioli appassiti molto prima della nascita di Amanda.
Le melodie del concerto si dispiegavano nella sua mente vividamente, cammini pieni di tristezza, e poi… Amanda.
Era un'immagine a due dimensioni, come una fotografia, ma infusa dell'energia palpabile di lei. Aggiunse un po' di luce ai teneri occhi azzurri, e le dono lo splendore dei capelli dorati di Mallory.
Era pronto.
Si sporse in avanti. «Amanda?»
L'immagine chino la testa in segno di assenso. Sembrava un foglio di carta piegato arbitrariamente, un goffo tentativo di animare l'immagine piatta di una donna morta.
«Perche ti hanno uccisa, Amanda?»
Lei rispose con la voce di Mallory. Charles l'aveva creata prendendo solo la seta di Mallory, lasciando da parte il suo sarcasmo. «Lui mi ha mentito.»
C'era una ferita nel suo sguardo, come se Charles fosse stato troppo diretto, troppo precipitoso. Gli occhi azzurri si appannarono, e Amanda scomparve.
«Sono cosi spiacente» disse Charles rivolto al nulla. Il suo patetico tentativo era fallito miseramente.
Rimise il tappo alla bottiglia di profumo, ma l'olezzo di morte delle rose assassinate resto sospeso nell'aria. Quando passo nelle altre stanze, quell'odore lo segui. E quando fu nel suo letto, piu vulnerabile, con le mani e i piedi legati dal sonno, Amanda torno.
Per tutta la notte assistette all'uccisione di tenere, freschissime rose.
Capitolo Quarto
23 dicembre
Per un minuto buono, Charles Butler era rimasto accanto alla porta, ascoltando lo scalpiccio nel corridoio esterno. Dai passi leggeri che andavano e venivano, capi che si trattava di un bambino. Ed esattamente in quel momento, grazie a una combinazione di udito finissimo e sensibilita zen, distinse il suono di qualcuno che spostava il peso da una gamba all'altra. Aspetto con educazione che il visitatore superasse le sue esitazioni e suonasse il campanello.
Charles apri la porta con il sorriso pronto, un sorriso sincero, dato che i bambini gli piacevano.
«Ciao. Sei venuto in anticipo.» Un'ora prima.
«Si» disse Justin Riccalo, dondolandosi sui talloni. «Devo incontrare qui i miei genitori. La mia lezione di piano e stata annullata, e non sapevo dove andare.»
Perche non a casa sua? Forse la non si sentiva piu il benvenuto?
Come se gli avesse letto nel pensiero, il ragazzo aggiunse: «Non ho le chiavi di casa. Posso andare da qualche altra parte. Mi dispiace…».