L'aspirapolvere comincio a ronzare e sobbalzare lungo il tappeto del soggiorno.

«Okay, ero con la mia matrigna quando l'ha seguita l'altro giorno.»

In quell'occasione l'aveva sentito ma non visto. Aveva avvertito la presenza di un osservatore sul marciapiede di fronte, ma quando si era voltata a guardare il marciapiede era vuoto.

«Ho dato il suo nome all'addetto all'ascensore, e lui mi ha portato a questo piano. Ho incontrato la donna delle pulizie in corridoio. Stava entrando in casa. Le ho detto che lei mi aspettava.»

Sembrava quasi che si aspettasse di venire lodato. Lascio che aspettasse.

Justin ficco le mani nelle tasche della giacca a vento e si dondolo sui talloni mentre si guardava intorno nella camera da letto con il baldacchino ornato di gale, il cinz e le cianfrusaglie.

Tutta la sua sicurezza venne meno nel silenzio che segui.

Mallory ascoltava il ronzio dell'aspirapolvere di Sarah.

Il ragazzo apri la bocca per parlare. Mallory alzo un dito per farlo tacere. Justin richiuse la bocca.

Quando il rumore dell'aspirapolvere fu cessato e la porta dell'appartamento si fu chiusa alle spalle di Sarah, il ragazzo mormoro: «Ho bisogno di parlare con qualcuno, ma nessuno vuole ascoltarmi».

«Io ti ascoltero, se sarai sincero con me. La tua matrigna non trova piu qualche paio di calze di nylon, di recente?»

«Come fa a saperlo?»

«Ti ha accusato di averle prese?»

«Non ancora. Ho trovato una calza smagliata ficcata nel mio cassettone stamattina. Io non l'ho presa, e non so come sia finita la.»

Quale era la natura del legame che sentiva con il ragazzo? Qualcosa di antico. Un mezzo ricordo. C'entrava forse il fatto che lui fosse un bugiardo?

«Quando sarai pronto a dirmi la verita su quello che sta succedendo, ti aiutero.»

«Lei pensa che sia io a far volare le matite. Perche? Che cosa sa veramente di me? Niente. Solo quello che le dice mio padre.»

«Oh, so molte cose di te, Justin. So che sei abbastanza intelligente per capire come vengono messi in atto i trucchi. Ma non lo dici, vero? O sei davvero tu a inscenare i trucchi, o hai paura di tuo padre, o tutt'e due le cose. Oppure e la tua matrigna a far volare le matite? E tu non dici niente perche ti piace l'idea di mandare il tuo vecchio fuori dai gangheri?»

Osservo i vestiti del ragazzo e la sua faccia rosea intatta, le sue ginocchia senza una sbucciatura. Le scarpe da jogging non erano nuove, ma neanche sporche.

«Sei un solitario. Non hai amici, e non pratichi sport.»

Stava impettito, le spalle dritte bene aperte.

«Hai frequentato una scuola militare.» Justin assenti. «E non mi stai dicendo la verita. Se queste prodezze con gli oggetti volanti sono opera tua, lo scopriro. Capito?»

«Che motivo avrei per farlo? Lei non sa tutto. Lei non sa che il denaro di mia madre…»

«…ti e stato lasciato in eredita. E tuo padre lo amministra.»

«Controlla anche me.»

«Sai, se fossi al tuo posto il mio obiettivo sarebbe il vecchio. Quello non avrebbe resistito piu di sei secondi con me.»

«E un bastardo. Sono preoccupato per la mia matrigna.»

Mallory si limito a fissarlo in silenzio per comunicargli che sapeva che stava mentendo di nuovo.

«Okay» disse il ragazzo. «La disprezzo.»

«Com'era la tua vera madre?»

«Come la seconda, e la mia seconda madre era come la terza. Aveva paura di tutti e di tutto. Mio padre ha un modello. Ognuna e la copia della precedente.»

«La tua vera madre aveva paura anche di te?»

Le mani del ragazzo affondarono ancor piu nelle tasche della giacca a vento. Vide la frustrazione montargli negli occhi, nelle spalle irrigidite e nei denti da coniglio premuti contro il labbro inferiore.

Il gatto entro nella stanza. Si diresse verso di lei. Lo guardo una sola volta per avvertirlo che non era il momento di tampinarla. Nose si fermo a una rispettosa distanza, accoccolandosi accanto al ragazzo. Adesso su di lei c'erano due paia di occhi, entrambi bisognosi.

«Non fare uscire il gatto quando vai via» disse, e volto le spalle a entrambi, lasciando la stanza da letto per raggiungere lo studio dove l'aspettava il computer.

Peccato che le telecamere non fossero in funzione. Forse era il caso di programmare una registrazione continua, nel caso in cui qualcun altro avesse deciso di introdursi in casa in sua assenza.

La porta d'ingresso si chiuse dolcemente.

«Charles, lascia che ti prepari qualcosa da bere. Insisto, bevi con me.»

Effrim Wilde apri gli sportelli scuri di un mobile bar cromato mettendo in mostra bicchieri scintillanti e un bar ben fornito. «Eleanor mi ha proibito di bere da solo. Dice che porta all'alcolismo.»

Volto le spalle a Charles come se fosse meglio tenere segreta la ricetta del whisky e soda.

«Eleanor e tornata?»

«Si» disse Effrim, mettendo una fetta di limone e un sorriso amorevole sull'orlo di ciascun bicchiere. «Si sentiva colpevole per avermi abbandonato alle mie sigarette, al whisky e al buon cibo. Quella donna e una santa. Lo scorso fine settimana non ho mangiato nulla che non fosse un pastone ipocalorico.»

Porse un bicchiere a Charles e porto l'altro con se mentre andava a sedersi sul lato opposto di un basso tavolino di vetro scuro.

L'ufficio era stato riverniciato di recente. I muri erano di un giallo-verde che faceva venire il mal di stomaco. Come faceva Effrim a sopportarli?

Naturalmente passava solo poche ore al giorno in questo ufficio. Il resto del tempo lo trascorreva in interminabili pranzi nel corso dei quali tentava di sedurre presidenti di comitati per l'erogazione di fondi e altre fonti di approvvigionamento. I mobili avevano linee pulite, essenziali. Ogni superficie era di freddo metallo e vetro. I dipinti appesi alle pareti, tutti eseguiti dalla stessa mano, erano astratti. Forme rosse traboccanti di energia nervosa, pesanti linee nere. Non era lo stile di Effrim. Questo ufficio parlava piu di Eleanor che di lui.

«Eleanor sa che perdi tempo con numeri di illusionismo da dilettanti?»

«Cosi il ragazzo si e rivelato un impostore?» Effrim finse di esserne sorpreso.

«Il caso non puo ancora dirsi definitivamente chiuso. Ho bisogno di alcuni dati del gruppo di ricerca.»

«Chiedi al mio assistente. Ti trovera tutto quello che ti serve.»

«Ho bisogno dei dati cinesi sugli esperimenti con i succubi.»

«Il ragazzo sta diversificando le sue attivita?»

«No, ma mi ha condotto lungo un'altra linea di ricerca.»

«Non pensavo che bizzarrie del genere potessero interessarti.»

Charles richiamo alla memoria la pagina di un periodico e mentalmente la proietto sul muro accanto alla testa di Effrim.

Scorse le righe. «So di un esperimento con un monaco cinese che ha creato un succubo in laboratorio. Ho bisogno di informazioni su quel caso. Il succubo, alla presenza di testimoni, ha ferito la carne dell'uomo.»

«Torna a lavorare per me e ti procurero tutto il materiale che vuoi.»

«Ricevi ancora la maggior parte dei fondi da gente della risma dei datori di lavoro di Riccalo? Mallory ha scoperto che oltre a partecipare ai comitati di assegnazione delle borse di studio, Riccalo e incaricato di concludere vere e proprie truffe immobiliari ai danni di anziani.»

«Riccalo non ha subito arresti, incriminazioni o condanne. Rispetto agli standard di New York questo ne fa un cittadino modello. Oh, Charles, non siamo mai d'accordo circa i canali di finanziamento dell'Istituto, vero? Sto rubando soldi alla compagnia per cui Riccalo lavora. Dovrebbero darmi una medaglia per servizi resi alla comunita. Ma ti faccio una promessa: torna a lavorare per noi, e cerchero fondi alternativi.»

«Grazie dell'offerta, ma per oggi mi limitero a prendere il materiale sul succubo e a levare le tende.»

«La tua intelligenza e sprecata la fuori, nel mondo dei comuni mortali. Torna a casa, Charles. Torna al posto al quale appartieni. Triplichero gli stanziamenti per i tuoi progetti.»

«Non ti credo.»

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