— Gli uomini vivono — affermo.

— Le statue no — replicai.

Lui sbuffo. — Gli uomini si — ripete, come se questo chiudesse la questione, e ritorno al lavoro.

Confuso, mi voltai verso John e Alvaro. John pensava chiaramente che avessi scovato un altro pazzo e si stava godendo il nostro dialogo. Alvaro restava in disparte a guardare come se anche lui stesse aspettando. Deciso a non fare di nuovo la figura dello sciocco com’era accaduto con la faccenda dell’ombra, mi rivolsi ancora all’uomo. — Perche te ne stai seduto li a fare uomini? — gli chiesi educatamente.

— Dio — rispose il gigante.

— Sei Dio? Chi te l’ha detto?

Il gigante mostro un dito. — Anello.

Al medio della sinistra portava un anello con una grossa pietra di colore scialbo.

— State attento — mi avverti Alvaro, mentre John si sporgeva incuriosito per osservare la gemma piu da vicino. Diedi uno sguardo all’omino poi mi voltai verso John giusto in tempo per afferrarlo prima che cadesse a terra.

— Non guardare la pietra — disse Alvaro, venendo avanti per coprire con la mano l’enorme pugno del gigante. L’uomo sottrasse la mano, guardo l’anello senza subirne alcun effetto e ritorno a modellare il naso della statua.

John si accascio tra le mie braccia. Lo feci scivolare a terra accovacciandomi accanto a lui perche potesse appoggiare meglio la testa e il tronco.

— Che gli e successo? — domandai ad Alvaro.

— Ipnotizzato — rispose lui brevemente. Aspettai che mi spiegasse come guardare un anello potesse mandare qualcuno in trance, ma lui non aggiunse nient’altro. John si mosse e bofonchio qualcosa.

— C’e una luce… — comincio a dire afferrandomi una spalla, come se quello che stava cercando di esprimere fosse estremamente importante. — …Una luce nella pietra… che gira… Ho visto tutto il mondo… un lampo… mi ha catturato… tutto il mondo. Sono stato per il mondo… nel mondo… in tutto… il mondo era puro… giovane… mio… il cielo era azzurro… un blu… intenso, intenso… intenso… cadevo in quell’azzurro… per molto tempo… precipitavo… la vita di tutto il mondo… la mia vita… nemmeno un uomo… e c’era… i campi erano verdi… tutti verdi… e le montagne intatte… e il mare pulito e trasparente… e il vento fresco… e il sole continuava a brillare… non c’era la notte… e gli arcobaleni danzavano… le gocce di pioggia erano trasparenti, come gemme… niente strade… niente villaggi… niente chiese… niente locande… niente case… niente guglie… niente luci… niente uomini… e si muoveva come volevo che si muovesse… tutto era in movimento… e c’era una voce… una vocina… una voce dal basso… da sotto… e diceva… creami… creami… ti serviro… sono nato per servire… creami… sei Dio… crea… crea…

— Sta uscendo dalla trance — disse Alvaro mentre John cominciava a muoversi di nuovo, a dimenarsi come durante un sonno agitato. La voce debole e impersonale con cui John aveva parlato scomparve.

— Non ci credo — disse John, deciso. Lo stato d’animo di poco prima era svanito quasi istantaneamente. John era di nuovo se stesso.

— Ecco perche le statue hanno quegli strani occhi — mormorai. John tossi, ancora stordito dal violento ritorno alla realta.

Tornammo lentamente alla strada dove Darling aspettava con serafica pazienza.

All’improvviso il gigante si alzo, apparentemente per guardarci andar via. Era completamente nudo, e inarcai le sopracciglia per lo stupore. L’inguine del gigante era liscio e piatto. Esitai, e John dovette quasi sollevarmi di peso sopra la ruota per rimettermi alla guida.

— Ma guardalo — protestai.

— E allora?

Non riuscivo ancora a crederci. Istintivamente scossi le redini e Darling comincio a trainare il carro prima ancora che fossi pronto a mettermi in marcia.

— Che genere di creatura era? — domandai per cercare di capire.

— Un uomo — rispose Alvaro. — Solo un uomo.

— Un dio, finche porta quell’anello — lo corresse John. — Un creatore di uomini.

— Solo nella sua mente — dissi.

Non ci fu risposta. Dopo una breve pausa John disse, a se stesso, credo: — E Dio creo l’uomo a Sua immagine e somiglianza.

— Cosi pare — replicai, mentre passavamo accanto a un’altra di quelle statue cieche che se ne stava tranquillamente sul ciglio della strada, con il braccio destro sollevato in un ironico gesto di saluto. — Ma credevo che non ci fossero piu dei, o almeno cosi dice la Confraternita. — Inclinai leggermente la testa verso Padre Alvaro.

— La nostra Confraternita non si occupa dell’esistenza di divinita — rispose. — Tali cose non hanno nessuna importanza. Noi non neghiamo nulla, ci occupiamo solo dell’Uomo Futuro.

— Ditemi, cos’e un Uomo Futuro? — gli domandai, deciso per la prima volta a dargli credito. — Forse un essere cieco, asessuato, plasmato dall’argilla? O un costruttore di statue con un anello che gli da la certezza di essere Dio?

— Matthew — disse — non fate altro che prendervi gioco di me. So che ve ne siete rimasto in silenzio ad ascoltare le discussioni fra me e vostro fratello e so che non riuscite a capire nessuno dei due, ne il fatto che ci diamo tanta pena a discutere. Siete un uomo soddisfatto, senza ambizioni e nessun bisogno di cambiare. E per questo che non potrete mai conoscere la verita.

— No davvero — ammisi allegramente pur rimpiangendo di essermi fatto tentare a parlare per primo. — La verita non mi preoccupera mai, e nemmeno la falsita.

— L’Uomo Futuro e una verita concreta, Matthew.

— E quindi cos’e? — domandai. — Cos’e che scaturisce dalla nostra progenie e ci rende obsoleti?

— Un essere razionale — rispose Alvaro. — Un essere nato senza preconcetti in modo che la sua persona possa reagire con spontaneita di fronte alla realta. Vedete, voi e io siamo istintivamente soggetti a pregiudizi perche abbiamo appreso tutto dai nostri genitori. Gli animali sono anche piu limitati di noi dal momento che imparano molto poco e quasi tutto prima ancora di nascere.

“Penso che l’evoluzione dia i suoi frutti solo sui giovani. L’uomo nasce e ha vent’anni per svilupparsi, vent’anni per adeguarsi e accettare nuove realta, per servirsi di nuove intuizioni. Il suo cervello si torma con l’esperienza e le due cose sono unite coerentemente in un unico elemento: la mente. L’Uomo Futuro sara la tappa successiva di questa sequenza, o almeno credo. Naturalmente ricordatevi che non ci e dato sapere.

“L’Uomo Futuro non verra condizionato dai geni. L’uomo e un gradino piu in alto rispetto agli animali perche puo controllare parzialmente l’ambiente che lo forma. L’Uomo Futuro sara un gradino piu su poiche non verra minimamente influenzato dell’ambiente: sara libero.”

— E un bel sogno — ammise John. Aveva avuto l’opportunita di diventare un dio, anche se per pochi istanti, e ne sentiva ancora l’effetto. Forse, per un momento aveva sperimentato cosa significasse essere libero. L’analogia tra cio che aveva detto John durante la trance e la descrizione di Alvaro riguardo all’essere liberi dall’influenza del proprio ambiente non mi era sfuggita.

— Pero e un sogno fatto di idee e di parole — gli ricordai. — E voi dite che non vedrete, che non potrete conoscere.

— Voi non avete dei sogni vostri — mi corresse Alvaro. — Ma la vostra saggezza terrena come giudica un uomo deforme e asessuato che crea statue?

— Puo farlo — ammisi — ma non capisco dove volete arrivare. Quello che e… e. Quello che non e resta una supposizione, e per me non e importante.

— Dice a me che sono pazzo perche non sono felice, perche ho delle convinzioni e delle ambizioni, perche ho delle necessita — osservo John rivolgendosi ad Alvaro, e mi chiesi se non mi fossi reso troppo ridicolo, se non portassi quei due a trovarsi, almeno per una volta, d’accordo. — Non potra mai convincersi di nessuna verita. E morto in tutto, anche se respira.

— Sono felice — aggiunsi.

John mi guardo di storto, ma Alvaro rise.

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