come aveva fatto il cantore di sogni, ne con soggezione, come avrei potuto dirlo io, ma con tono neutro, come se la semplice menzione del tempo avesse perso significato. E forse era davvero cosi. Mi chiesi se sarebbe rimasto impressionato sapendo quanti anni avevamo visto scorrere io e John. Probabilmente no.

— Dove vuoi andare? — domando ancora il cantore di sogni.

— Dove solo l’arpa puo condurmi.

Il vecchio annui. Senza altre parole prese l’arpa e comincio a discendere la collina. In quel punto il mare era nascosto da un’altura, ma sapevo che eravamo a un centinaio di metri dalla spiaggia. John aveva seguito il vecchio, e sembrava ancora contento di seguirlo, anche se ormai aveva abbandonato l’idea che forse avevamo trovato l’Uomo Futuro.

L’ultimo uomo cammino accanto a me per alcuni minuti, poi raggiunse il cantore di sogni e si pose a fianco a lui.

Dinanzi a noi c’era il gigantesco occhio del sole: ma ogni volta che lo guardavamo sembrava emanare sempre meno luce. Adesso era rosso scuro. Alle nostre spalle c’erano montagne e foreste. Eravamo giunti in una terra che assomigliava a quella che avevano abbandonato, e qui non c’era nulla che non avessimo gia visto nel nostro tempo. Il caos era composto di frammenti di ogni luogo e non tutto era stato riplasmato da creatori come il cantore di sogni.

In quel punto la costa era una lunga linea continua di scogli neri. Non vi erano spiagge ma solo piccole insenature dove si depositava la sabbia. Giungemmo a una cornice di roccia. In basso le fosche onde lambivano senza vita la parete butterata della scogliera. Il cantore di sogni poso l’arpa e si sedette, fissando tristemente l’acqua torbida e opaca. Mi disposi ad aspettare, facendo come sempre affidamento su John che di certo sapeva quel che faceva perche quello era il suo pellegrinaggio.

Lo spilungone non si dimostro altrettanto paziente. — Cosa stiamo aspettando?

— La marea — rispose il vecchio. Teneva il mento appoggiato sulla mano segnata da cicatrici, e la sua voce parve soffocata dall’intricata massa della barba.

— Nonostante il potere dell’arpa dobbiamo sottostare alla marea? — domando con disprezzo e con un pizzico di acredine l’ultimo uomo, ma alla fine accetto la situazione.

— Suona, mentre aspettiamo — disse John. Forse per questo seguiva ancora il vecchio. Pensava che il segreto potesse risiedere nei sogni che riecheggiavano dalla mente del cantore.

Il cantore di sogni sistemo l’arpa tra le ginocchia e allungo le dita sulle corde. Le sfioro delicatamente e quelle sussultarono emettendo la loro melodia. Le molteplici voci del vecchio si unirono alla musica e il rumore del mare svani completamente.

Ero appollaiato su un edificio di una citta di vetro e d’argento. Torri enormi, guglie e minareti si innalzavano, collegati da lunghi filamenti d’argento che avvampavano e pulsavano nel sole di mezzogiorno. Era il vecchio sole: il sole giallo e luminoso. Nella piazza sottostante, ornata di statue di cristallo, c’era un laghetto limpido. Il terreno era simile alla fluida trasparenza del vetro azzurrino. Le cime degli alti grattacieli splendevano e luccicavano come gemme dalle numerose sfaccettature. E ovunque c’era luce, non esisteva il buio, ne angoli d’ombra perche quella citta emanava una luce propria.

Questo era un sogno di John, era ovvio. Il suo vecchio sogno, il sogno che ancora covava da qualche parte nella mente, l’Eta dell’Oro, l’Epoca delle Conquiste dell’Uomo.

Su uno dei grattacieli vicini quattro persone affacciate al balcone guardavano il cielo blu e luminoso. Erano vestite in modo sfarzoso, con fluenti abiti bianchi e porpora, con braccialetti d’oro e colletti di trine. Calzavano sandali cristallini e portavano brache di seta iridescente. Avevano addosso numerosi ninnoli e gioielli. L’unica donna del gruppo portava enormi orecchini di brillanti e anelli con ametiste, rubini e zirconi. Sul capo portava una tiara scintillante tempestata di diamanti.

Anche gli uomini avevano anelli di lucide pietre preziose, ma portavano corone d’oro e d’argento intrecciati a spirale. Avevano al collo opalescenti catene luccicanti. Si sporgevano all’indietro per guardare in alto e con le loro mani, forti e sottili, stringevano la ringhiera del balcone. Avevano tutti lineamenti piacevoli, viso ben abbronzato, occhi splendenti come i loro gioielli, labbra carnose e rosse come rubini, sopracciglia scure e aggrottate, capelli neri come l’ebano… quelli degli uomini arrivavano fino alle spalle, quelli della donna ricadevano in trecce lucenti lungo la schiena. Ogni loro atteggiamento esprimeva freschezza e vitalita.

“Oh, John” pensai “perche il tuo sogno deve essere cosi impossibile? Non poteva esistere un’eta trionfale senza questi ornamenti e questa esagerata perfezione? E troppo vuota, John, troppo lontana.”

Improvvisamente uno stormo di uccelli scuri attraverso velocemente il cielo e scomparve dietro gli edifici. Un minuscolo aeroplano di metallo scintillante entro nel mio campo visivo mentale. Una forma piccola e scura stava scendendo lentamente. I miei occhi misero a fuoco una creatura dalle grandi ali che lentamente planava sulla citta puntando verso il tetto del palazzo su cui eravamo noi. Al primo sguardo mi parve un grosso uccello, ma presto mi resi conto che aveva le sembianze di un uomo alato, come Raon il Reietto della citta della notte. Per un istante pensai che potesse essere Raon, che John inserisse nuovi incontri in vecchi sogni, ma non era Raon, era molto piu robusto.

Volava in posizione verticale, braccia conserte sul petto, e perdeva lentamente quota come una foglia d’autunno. Aveva scorto qualcosa nella citta e parve guardare dritto verso di me. Mi chiesi se fossi visibile ai suoi occhi quanto lui lo era ai miei.

Nel cielo abbagliante, molto piu in alto dell’uomo-uccello in planata, vidi un secondo puntino nero muoversi con decisione sopra le torri a pinnacolo.

In quello stesso momento i quattro spettatori si accorsero di me: evidentemente avevano seguito la direzione dello sguardo dell’uomo-uccello. Ero visibile: una piccola misera figura sul tetto di un palazzo di una citta perfetta. Di sicuro ero parso loro incredibilmente strano nei miei vestiti sporchi per il viaggio. Ma era questo cio che vedevano? Non ne potevo essere certo. Forse videro tutti noi quattro. Per un attimo parvero eccitati, poi tornarono a guardare il cielo e cominciarono a mostrare segni di agitazione.

Il puntino nero piu in alto si abbasso permettendoci di vedere che si trattava di un altro uomo alato. Questo si mise a girare in tondo e poi, per un istante, indugio nell’aria allineandosi alla mia posizione e a quella del primo uomo volante. Quest’ultimo si avvicino a me sbattendo le ali con indifferenza, come per verificare piu da vicino quella strana visione.

Vidi il suo corpo nudo, le gambe deboli e magre con tre dita per piede, le mani dalle dita sottili e affusolate e le braccia muscolose e potenti. Vidi le protuberanze delle scapole dove le grandi ali coperte di lucide penne si estendevano dal corpo, e i muscoli eccezionalmente sviluppati del torso e della zona lombare dell’uomo.

Il secondo uomo-uccello ripiego le ali in modo che le alule si toccassero e le primarie s’inclinassero orizzontalmente rispetto al corpo, e scese a perpendicolo come un sasso.

L’uomo rimasto sospeso in cielo mi guardo con espressione confusa. Aveva occhi piccoli e scuri che scintillavano di curiosita e la fronte increspata da minuscole pieghe. Le ali, aperte e piegate, battevano piano, ritmicamente, per sostenerlo meglio.

I quattro al balcone osservavano affascinati, e i loro occhi sembravano brillare per l’emozione.

Volevo urlare un avvertimento ma non avevo voce.

Il secondo uomo alato sopraggiunse. Allargo di scatto le ali per frenare la picchiata poi, avvicinandosi all’altro uomo-uccello, comincio a sbatterle freneticamente proprio sopra quest’ultimo. Con dita munite (lo notai all’improvviso) di artigli d’acciaio artificiali comincio a graffiargli la schiena.

L’uomo colpito protese indietro e in alto la testa e contrasse i potenti muscoli. Il cacciatore risali con movimenti circolari e vibro gli artigli affilati, squarciando la gola indifesa della preda. Dal collo sgorgo a fiotti sangue arterioso, di un rosso brillante. Le membra del ferito furono percorse da uno spasmo e il suo corpo comincio a precipitare. L’altro completo con una picchiata la manovra e afferro abilmente per le ascelle la vittima; poi, battendo le ali anche piu velocemente, inondato dal sangue che gli si riversava addosso, comincio a planare verso i quattro falconieri in attesa.

E la scena termino.

Segui un lungo silenzio, mentre le onde lambivano la roccia sempre piu in alto. Sporgendomi dallo spuntone di roccia riuscii a immergere le dita nell’acqua. Cercai di vedere cosa vi fosse sotto la superficie, ma la luce era scarsa e l’acqua densa e oleosa.

John si sedette accanto a me.

— All’inizio ho pensato che fosse un tuo sogno — dissi.

— Anch’io — rispose. Aveva le labbra raggrinzite, come per un gusto cattivo in bocca.

Вы читаете Il giogo del tempo
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату