avvicinarsi.»
Billy lo guardo e gli sembro terribilmente pallido.
«Aspettate,» disse, ed usci dalla stanza. Attraverso la sala da ballo buia e deserta e sali la sontuosa scalinata. Quando fu di sopra, entro in un’ampia camera da letto con le grandi portefinestre sprangate, il letto istoriato ammantato da un baldacchino di velluto nero. «Mister Julian,» chiamo dolcemente dalla porta. La stanza era indicibilmente buia e soffocante.
Qualcosa si mosse dietro il baldacchino. I drappi vellutati si scostarono e Damon Julian ne emerse; pallido, silenzioso, freddo. Gli occhi neri parvero trapassare quella picea tenebra e giungere fino a Billy, toccarlo. «Si, Billy?» rispose la voce sommessa.
Billy la Serpe gli riferi ogni cosa.
Damon Julian sorrise. «Conducili nella sala da pranzo. Vi raggiungero tra qualche minuto.»
Nella sala da pranzo vi era un enorme lampadario, molto vecchio, ma nei ricordi di Billy, esso non era mai stato acceso. Dopo che ebbe accompagnato i cacciatori di schiavi nella sala, trovo dei fiammiferi e ne accosto uno allo stoppino di una lampada ad olio che poggio al centro di un lungo tavolo, sicche da essa s’irradio un anello di luce che cinse la bianca tovaglia di lino, lasciando in ombra il resto della stretta stanza dal soffitto alto. Johnston padre e Johnston figlio presero posto, il giovane sbirciandosi intorno con palese disagio con la mano incollata alla pistola. I due negri si stringevano miserabilmente l’uno all’altra ad un capo del tavolo.
«Dov’e questo Julian?» grugni Tom Johnston.
«Arriva subito, Tom,» disse Billy. «Aspettate.»
Per quasi dieci minuti nessuno parlo. Poi Jim Johnston mando un sonoro singulto. «Papa,» disse, «guarda. C’e qualcuno laggiu, in piedi vicino a quella porta!»
La porta dava in cucina. Ed era buio pesto la dietro. Era ormai notte piena e la sola illuminazione in quell’ala della casa proveniva dal lume ad olio poggiato nel mezzo al tavolo. Oltre la porta della cucina non si vedeva nulla, se non delle vaghe ombre minacciose — e qualcosa i cui contorni ricordavano una forma umana, una sagoma ritta e immobile.
Lily ricomincio a piagnucolare ed il negro Sam le si strinse ancora piu vicino. Tom Johnston si levo in piedi e la sedia sgraffio rumorosamente il pavimento. Con il volto atteggiato in un’espressione arcigna, estrasse la pistola e ne sollevo la canna. «Chi e la?» domando. «Vieni fuori!»
«Non c’e bisogno che vi allarmiate,» disse Damon Julian.
Tutti si volsero, e Johnston trasali come se qualcuno gli avesse fatto prendere uno spavento. Julian stava in piedi nel vano della porta che dava accesso al foyer. La sua figura si stagliava nell’oscurita, ed egli, vestito di un abito nero dalla lunga marsina con una cravatta di seta rossa che gli scintillava al collo, esibiva il suo sorriso pregno di un fascino accattivante. Il lucore della lampada si specchiava nei suoi occhi ed il riverbero li mostrava oscuri e divertiti. «E solo Valerie,» disse Julian.
Accompagnata dal fruscio delle sottane, ella emerse dal buio e sosto sulla soglia della porta della cucina, pallida e silente, eppure ancor dotata di stupefacente bellezza. Johnston la guardo e rise. «Ah,» disse, «solo una donna. Scusatemi, Mister Julian. Le ciarle di quei negri mi hanno messo in tensione.»
«Comprendo perfettamente,» disse Damon Julian.
«Ci sono degli altri dietro di lui,» bisbiglio Jim Johnston. Ora li videro tutti; oscure sagome indistinte, confuse nell’oscurita alle spalle di Julian.
«Sono solo i miei amici,» disse Damon Julian, sorridendo. Una donna con una veste azzurra emerse alla sua destra. «Cynthia,» la presento. Un’altra donna, in verde, gli stava a sinistra. «Adrienne,» soggiunse Julian. Sollevo il braccio in un gesto languido e svogliato. «E questi sono Raymond, Jean e Kurt.» I tre si fecero avanti simultaneamente con la silente agilita dei gatti, emergendo da altre porte che si succedeveno nella lunga sala. «Ed ecco Alain, Jorge e Vincent dietro di voi.»
Johnston si volto di soprassalto, ed essi erano li, che avanzavano dalle ombre. Altri ancora apparvero alla vista dietro Julian. A parte il sussurrare della stoffa che strusciava contro altra stoffa, nessun suono giungeva da loro mentre si muovevano. E tutti fissavano davanti a se, e sorridevano in maniera invitante.
Billy non sorrideva, benche lo divertisse immensamente il modo in cui Tom Johnston stringeva la pistola e scoccava intorno a se sguardi febbrili al pari di un animale spaventato. «Mister Julian,» disse, «ho il dovere di dirvi che Mister Johnston qui presente non intende essere ingannato. Ha una pistola, Mister Julian, ed anche suo figlio ce l’ha, e tutti e due sanno usare bene il coltello.»
«Ah,» fece Damon Julian.
I negri incominciarono a pregare. Il giovane Jim Johnston guardo Damon Julian ed estrasse anche lui la pistola. «Vi abbiamo portato i vostri negri,» disse. «Non vogliamo neppure disturbarvi per avere una ricompensa. Ce ne andiamo e basta.»
«Andare?» disse Julian. «Possibile che io vi lasci andare senza una ricompensa? Dopo che avete fatto tutta questa strada fin dall’Arkansas solo per riportarmi un paio di negri? Non sia mai.» Attraverso la stanza. Jim Johnston, rapito dalla tenebra di quegli occhi, sollevo la pistola e non si mosse. Julian gliela tolse di mano e la depose sul tavolo. Tocco la guancia del giovane. «Sotto questa sporcizia sei un bel ragazzo,» disse.
«Cosa state facendo a mio figlio?» sbotto Tom Johnston. «State lontano da lui!» La canna della pistola si agito minacciosamente.
Damon Julian si guardo attorno. «Tuo figlio possiede una rozza bellezza,» disse. «Tu, invece, hai un porro.»
«Lui e un porro,» suggeri Billy Tipton.
Tom Johnston mando dagli occhi lampi infuocati e Damon Julian sorrise. «Davvero,» approvo. «Divertente, Billy.» Julian rivolse un cenno a Valerie e Adrienne. Entrambe avanzarono silenziosamente verso il giovane e ciascuna lo prese per un braccio.
«Vi occorre aiuto?» si offri Billy.
«No,» rispose Julian, «grazie.» Con un gesto aggraziato, quasi casuale, sollevo la mano e la poso delicatamente sul lungo collo del ragazzo. Jim Johnston emise un suono liquido, soffocante. Una sottile riga rossa gl’imporporo improvvisamente la gola, una collanina scarlatta le cui perle dal fulgore vermiglio si dilatavano sotto gli occhi dei presenti, per poi esplodere una per una disegnando rivoletti lungo il suo collo. Jim Johnston tento di divincolarsi, ma l’abbraccio ferreo delle due pallide dame lo costringeva all’immobilita. Damon Julian si sporse in avanti e premette la bocca aperta sul flusso scarlatto per accogliere il sangue vivido e caldo.
Un suono animalesco, incoerente, scaturi dalle profondita toraciche di Tom Johnston, che reagi a quella visione con una lentezza inverosimile. Finalmente sollevo la canna della pistola e miro. Alain si pose nella sua traiettoria, e d’improvviso Vincent e Jean gli furono accanto, e Raymond e Cynthia lo toccarono da tergo con mani bianche e fredde. Johnston sputo imprecazioni contro di loro e fece fuoco. Un lampo ed un alito di fumo dall’odore pungente, ed Alain, sottile come un filo d’erba, barcollo all’indietro e cadde, abbattuto dalla forza del proiettile. Un fiotto di sangue bruno trapelo dalla camicia bianca merlettata che aveva indosso. Semisdraiato sul pavimento, Alain si tocco il petto e la mano si tinse di sangue.
Ora Raymond e Cynthia avevano imprigionato Johnston nella loro morsa possente e Jean gli tolse la pistola dalla mano con una mossa agile e disinvolta. L’omaccione dalla faccia rossa non oppose resistenza. I suoi occhi erano fissi su Alain. Il flusso emorragico era cessato. Alain sorrise, snudando denti lunghi e candidi, terribili e affilati. Si alzo e gli si avvicino. «No,» grido Johnston, «no, io ti ho sparato, devi essere morto, ti ho sparato.»
«A volte i negri dicono la verita, Mister Johnston,» disse Billy Tipton la Serpe. «La pura verita. Dovevi dargli ascolto.»
Raymond allungo una mano fin sotto il cappello floscio di Johnston e guadagno una salda presa dei suoi capelli. Un violento strattone e Johnston fu costretto a reclinare il capo all’indietro esponendo in bella vista il collo grosso e rosso. Alain rise e affondo i denti nella gola di Johnston lacerandone la carne. Poi gli altri si strinsero intorno a lui. Billy Tipton allungo una mano dietro la schiena ed estrasse il coltello, si affretto quindi verso i due negri. «Forza,» disse, «stasera Mister Julian non ha bisogno di voi, ma state certi che non fuggirete piu. Giu. in cantina. Forza, spicciatevi, se non volete che vi lasci con loro.» Cio li sprono a muoversi all’istante, come Billy aveva previsto.
La cantina era piccola e fetida di rancido. Per accedervi bisognava infilarsi in una botola nascosta sotto un tappeto. La terra intorno era troppo umida perche potessere funzionare effettivamente da cantina. Ma questa non era una cantina vera e propria. Cinque centimetri di acqua stagnante ricoprivano il pavimento, il soffitto era cosi basso che un uomo non poteva starci ritto, e le pareti erano verdi di muffa. Billy incanteno i negri per bene,