allorche Framm tento un braccio diretto che tagliava in diagonale l’ansa del fiume, una scorciatoia incerta che pero avrebbe permesso loro di guadagnare un po’ di tempo. Manovali, scaricatori e pompieri si riversarono fuori bordo sotto la direzione di Mike il Peloso, e disincagliarono il battello, ma ci vollero piu di tre ore, dopodiche proseguirono molto lentamente, con Albright che li precedeva nella iole a far scandagli. Alla fine uscirono dal braccio insidioso e tornarono a navigare in acque sicure, ma purtroppo i guai non erano ancora finiti. Tre giorni dopo li sorprese una tempesta, e piu volte il Fevre Dream dovette allungare il percorso prendendo alla larga una curva del fiume a causa di qualche tronco o del livello dell’acqua troppo basso sulle rapide o nei bracci diagonali; sovente dovettero procedere ad un’irritante lentezza, con le pale che a stento giravano, mentre la iole li precedeva per scandagliare il fondo, ed allora si aspettava che il pilota non di turno, un ufficiale e un membro dell’equipaggio calassero il piombo, e riferissero ad ogni calata: «Un quarto e due,» oppure «Un quarto meno tre,» o ancora «Marca tre.» Se non erano nebbiose, le notti erano buie e coperte; cosi, quando il battello navigava, se navigava, procedeva con estrema prudenza, ad un quarto della sua potenziale velocita, col divieto di fumare nella cabina di pilotaggio e tutte le finestre accuratamente chiuse e schermate dalle tende affinche il battello non proiettasse luci nell’oscurita ed il timoniere potesse vedere il fiume con fatica almeno un po’ alleviata. In quelle notti le rive erano tenebrose e desolate, e sembravano agitarsi come cadaveri irrequieti, spostandosi da una parte all’altra e rendendo cosi piu difficile distinguere il flusso mediano del fiume dove l’acqua correva profonda, e talora impedivano finanche di scorgere dove l’acqua terminava e la terraferma iniziava. Il fiume era un cupo abisso, dove ne luna ne stelle spandevano il pur minimo barlume. In certe notti diventava difficoltoso scorgere persino la spia luminosa posta a meta del pennone e grazie alla quale i piloti calcolavano i loro segnali di riferimento. Ma Framm e Albright erano piloti consumati e, sempre che fosse possibile navigare, seppur lentamente, il Fevre Dream andava avanti nonostante tutto. Quelle volte che il battello rimaneva immoto erano volte in cui niente si muoveva sul fiume, a parte zattere e tronchi e una manciata di chiatte e di battellucci da due soldi che a stento avanzavano.
Joshua York non negava la sua collaborazione; ogni sera saliva alla cabina di pilotaggio per fare il proprio turno come un apprendista diligente. «Gli avevo detto che in un notte cosi non era possibile farlo stare al timone,» disse una volta Framm rivolgendosi al Capitano Marsh mentre pranzavano. «Come facevo ad insegnargli delle marche che neppure io riuscivo a vedere? Ebbene, non ho mai conosciuto in vita mia un uomo che abbia occhi come i suoi. E diabolico come vedono al buio. Delle volte giurerei che quello riesce a vedere dentro l’acqua, non importa quanto sia nera. Lo faccio venire vicino a me e gli dico dove sono i segnali, e quello nove volte su dieci li vede prima di me. Stanotte, a meta del turno lungo, se non fosse stato per Joshua avrei fermato il battello.»
Ma York riusciva altrettanto bene a rallentare la navigazione. Sei soste fuori programma furono effettuate su suo comando; a Greenville e in due citta piu piccole, ad un molo privato nel Tennessee e due volte ai depositi di legname. In due di quelle occasioni, York fu assente per tutta la notte. A Memphis non fu impegnato da alcuna incombenza, ma altrove fece protrarre le soste in maniera intollerabile. Quando giunsero a Helena passo la notte a terra, e a Napoleon li tenne bloccati per tre giorni, lui e Simon, per fare Dio sa che cosa. A Vicksburg fu anche peggio; vi restarono quattro notti prima che Joshua York si decidesse a far ritorno al Fevre Dream.
Il giorno in cui partirono da Memphis il tramonto ebbe un incanto del tutto speciale. I pochi fiocchi di nebbia che ancora indugiavano nel cielo assunsero un dorato lucore arancione, e le nuvole ad occidente si tinsero via via d’un vivido rosso di ferina intensita, finche il cielo stesso fu tutto un divampare di fiamme. Ma Abner Marsh, da solo in piedi sul ponte del texas, dove si trovava la sua cabina, aveva occhi solo per il fiume. Non c’erano altri battelli in vista. L’acqua davanti a loro era calma; piccole onde s’increspavano la dove il vento la carezzava, e la corrente sciabordava lievemente intorno ai rami neri e sinistri di qualche albero che caduto sporgeva dalla riva, ma per lo piu il vecchio diavolo scorreva placido. E mentre il sole calava, l’acqua melmosa prendeva una tinta rossiccia, una tinta che s’intensificava, si espandeva e si oscurava fino a dar l’impressione che il Fevre Dream si stesse muovendo sopra un fiume di sangue. Poi il sole scomparve dietro gli alberi e le nuvole, e lentamente il flusso di sangue s’incupi, e divenne rugginoso come quando il sangue si secca, per farsi infine nero, nero come la morte, nero come una tomba. Marsh contemplo gli ultimi gorghi cremisi svanire. Le stelle non si accesero quella notte. Scese nel salone per la cena, e l’immagine del sangue gli riempiva la mente.
Erano trascorsi alcuni giorni dallo strano episodio di New Madrid, e Abner Marsh non aveva fatto niente, non aveva detto niente. Aveva, tuttavia, meditato a lungo su cio che aveva visto, o non aveva visto, nella cabina di Joshua. Naturalmente non poteva essere sicuro di aver visto quel che pensava. Oltretutto, seppure non si fosse sbagliato, che significato poteva mai trarne? Forse Joshua si era tagliato nei boschi… anche se, per la verita, la notte seguente Marsh aveva scrutato attentamente le mani di York e non vi aveva scorto segni di tagli o croste. Forse aveva ucciso un animale o aveva dovuto difendersi dall’assalto di qualche ladro; una dozzina di buone ragioni ai affacciavano alla sua logica, ma tutte crollavano, invariabilmente confutate dal silenzio di Joshua. Se York non aveva nulla da nascondere, perche allora si ostinava in quella maledetta segretezza? E quanto piu Abner Marsh rifletteva su queste cose, tanto meno esse gli piacevano.
Marsh aveva gia visto il sangue prima d’allora, fiumi di sangue: combattimenti corpo a corpo, sfide a colpi di bastone, duelli e sparatorie. Il Mississippi scorreva nella terra degli schiavi, ed il sangue sgorgava facilmente per coloro la cui pelle era nera. Negli stati liberi non si poteva dire che la situazione fosse di gran lunga migliore. Marsh aveva vissuto per un po’ nel sanguinoso Kansas, aveva visto uomini bruciati, fucilati. Da giovane aveva prestato servizio nella milizia dell’Illinois e aveva combattuto nella guerra contro Falco Nero. A volte gli capitava ancora di sognare la battaglia dell’Ascia Nera, quando avevano massacrato il popolo di Falco Nero, compresi donne e bambini, mentre tentavano di attraversare il Mississippi per trovare la salvezza sulla sponda occidentale. Era stato un giorno cruento, ma era stato necessario; d’altra parte lo stesso Falco Nero non esitava a far ferro e fuoco nel territorio dell’Illinois.
Tuttavia, in un certo qual modo, il sangue che imbrattava, forse, le mani di Joshua York era qualcosa di diverso. Esso aveva lasciato in Marsh un turbamento, un’inquietudine.
Marsh continuava a ripetere a se stesso che esisteva un patto tra loro due. E per Abner Marsh un patto era un patto, un vincolo che legava un uomo indissolubilmente, nel bene e nel male, poco importava con chi il patto fosse stato stretto, fosse un prete, un imbroglione o il diavolo stesso, esso andava rispettato. Joshua York, ricordava Marsh, aveva fatto menzione di certi nemici, ed i rapporti di un uomo con i propri nemici erano una faccenda privata e personale. York era stato abbastanza onesto con Marsh.
Cosi il Capitano andava ragionando, e si sforzava di scacciare dalla sua mente l’intera faccenda.
Ma il Mississippi si tinse del colore del sangue, ed allo stesso modo, il sangue intrise anche i sogni del Capitano. A bordo del Fevre Dream noia e tetraggine appesantirono l’umore generale. Un fuochista commise un’imprudenza e si ustiono col vapore, e si fu costretti a farlo sbarcare a Napoleon. Uno scaricatore abbandono il battello a Vicksburg, il che fu una vera follia trovandosi in territorio schiavista ed essendo lui un uomo di colore libero. Risse scoppiarono tra i passeggeri del ponte di coperta. Era colpa della noia e dell’afa umida e soffocante di quell’agosto — cosi disse Jeffers al Capitano. «La marmaglia impazzisce,» gli aveva fatto eco Mike il Peloso. Ma Abner Marsh non ne era tanto sicuro. A lui pareva piuttosto che stessero subendo una sorta di punizione.
Missouri e Tennessee svanirono dietro di loro e l’inquietudine in Marsh si faceva via via piu corrosiva. Si lasciavano alle spalle cittadine, grandi centri, depositi di legname, i giorni si accumulavano tortuosamente dilatandosi in lente settimane, ed il battello perdeva carico e passeggeri a causa delle soste di York. Marsh scendeva a terra, s’inoltrava nei saloon e negli alberghi affollati di battellieri e tendeva l’orecchio, e le chiacchiere che si facevano a proposito del suo battello non gli andavano proprio a genio. Si diceva che per via delle troppe caldaie il Fevre Dream fosse stato costruito troppo grosso e pesante, e che percio non era affatto veloce. Un’altra voce insinuava che avesse problemi con i motori e che un guasto alle saldature aveva quasi provocato uno scoppio. Quelle calunnie danneggiavano enormemente il battello; le esplosioni di caldaie erano un pericolo per il quale la gente nutriva un gran timore. A Vicksburg un comandante in seconda in servizio su un battello di New Orleans disse a Marsh che il Fevre Dream sembrava un buon battello, ma che a comandarlo c’era un capitano dell’alto fiume che non valeva un bel niente e che non aveva il coraggio di sfruttarne a dovere il suo potenziale. Per poco Marsh non gli spacco la testa. Delle voci correvano anche sul conto di York, su di lui e sulla sua strana combriccola, sul loro curioso contegno. Il Fevre Dream stava cominciando a costruirsi una reputazione, effettivamente, ma non era esattamente il genere di reputazione cui Abner Marsh tributava la sua preferenza.
Fu quando giunsero a Natchez che il Capitano Marsh non ne pote piu.
Mancava un’ora al tramonto quando avvistarono Natchez per la prima volta, poche luci lontane che brillavano nel pomeriggio gia rosseggiante, ombre che si allungavano da ovest. A parte la calura, era stata una bella giornata; avevano fatto il tempo migliore da quando avevano lasciato Cairo. Il fiume possedeva una
