«Joshua vuole che proseguiate,» gli riferi Simon. «Lui viaggera via terra e vi ricongiungerete a New Madrid. Aspettatelo.» La raffica di accalorate domande non valse a cavargli altre informazioni; Simon si limito a fissare Marsh con i suoi occhi piccoli e freddi e ripete il messaggio: il Fevre Dream doveva aspettare York a New Madrid.
Una volta partiti, il viaggio fu breve e piacevole. New Madrid distava solo poche miglia dal deposito di legname dove erano rimasti bloccati tutto il giorno. Marsh fu piu che felice di dire addio a quel posto desolato mentre scivolavano sulle acque oscure, via nella notte. «Dannato Joshua,» borbotto.
A New Madrid persero quasi due intere giornate.
«E morto,» opino Jonathan Jeffers dopo che aspettavano da un giorno e mezzo. New Madrid straripava di alberghi, sale da biliardo, chiese e diverse altre possibilita di svago che un deposito di legname non offriva, sicche il tempo trascorso all’attracco non fu altrettanto noioso, cio nondimeno erano tutti ansiosi di ripartire. Una mezza dozzina di passeggeri, impazienti per il ritardo, considerarono che il tempo era buono, il battello sembrava in perfette condizioni ed il livello del fiume era alto, e, non giustificando il ritardo, si rivolsero a Marsh per ottenere il rimborso della somma pagata per il viaggio. Rimborso che fu rifiutato con indignazione, malgrado lo stesso Marsh ribollisse dalla rabbia e si domandasse ad alta voce dove diavolo fosse andato a ficcarsi Joshua York.
«York non e morto,» disse Marsh. «Non dico che non desiderera di morire quando lo avro tra le mani, ma non e morto ancora.»
Dietro gli occhiali d’oro le sopracciglia di Jeffers si arcuarono. «No? Come fate ad esserne sicuro, Capitano? Era solo, a piedi, e si e inoltrato nei boschi di notte. Si possono fare brutti incontri in quei boschi, furfanti, animali… Negli ultimi anni ci sono state numerose morti nei dintorni di New Madrid.»
Marsh lo fisso. «Che state dicendo?» domando. «Come fate a saperlo?»
«Leggo i giornali,» replico Jeffers.
Marsh si acciglio. «Beh, questo non cambia proprio niente. York non e morto. Lo so, Mister Jeffers. Lo so per certo.»
«Si e perso, allora?» suggeri il commissario di bordo, con un sorriso freddo. «Non sara il caso di radunare una squadra per cercarlo, Capitano?»
«Ci pensero,» rispose Abner Marsh.
Ma non ce ne fu bisogno. Quella sera, un’ora dopo il tramonto, Joshua York arrivo al pontile camminando di buon passo. Non aveva l’aspetto di un uomo che avesse trascorso due giorni da solo nel folto di una bosco. Aveva si i calzoni e gli stivali impolverati, ma oltre a cio il suo abbigliamento conservava l’ordine e l’eleganza che possedeva quando si era allontanato dal battello. La sua andatura era si frettolosa, ma non per questo goffa o priva della consueta grazia. Sali sulla passerella d’imbarco e sorrise quando vide Jack Ely, il secondo macchinista. «Trovate Whitey e fate accendere i motori,» disse York a Ely. «Si parte.» Poi, prima che qualcuno potesse fargli delle domande, era gia a meta della scalinata.
Marsh, seppur roso dall’ira e dall’impazienza, si senti decisamente risollevato al ritorno di Joshua. «Fate suonare quella maledetta campana cosi quelli che sono scesi a terra sapranno che stiamo partendo,» disse a Mike il Peloso. «Voglio che riprendiamo la navigazione il piu presto possibile.»
York era nella sua cabina, si stava lavando le mani nel catino d’acqua poggiato sul cassettone. «Abner,» disse in tono cortese quando Marsh entro impetuosamente dopo un colpo sulla porta, breve quanto rimbombante. «Credete che possa importunare Toby perche mi prepari una cena tardiva?»
«Io importunero voi chiedendovi perche abbiamo sprecato tutto questo tempo,» attacco Marsh. «Dannazione, Joshua, lo so, me lo avevate detto che vi sareste comportato in modo strano, ma due giorni ! Lasciatevelo dire, non si puo comandare un battello in questa maniera!»
York si asciugo accuratamente le mani lunghe e bianche, poi si volto. «Era importante. Vi avverto, potra accadere ancora. Dovrete abituarvi al mio modo di fare, Abner, e far si che non mi vengano rivolte domande.»
«Abbiamo merci da consegnare, e passeggeri che hanno pagato per viaggiare, non per ciondolare intorno ai depositi di legname. Cosa dico io a questa gente, Joshua?»
«Quel che volete. L’ingegno non vi fa difetto, Abner. In questa nostra societa io ho provveduto ai soldi, e mi aspetto che voi provvediate a trovare buone scuse.» Il suo tono era cordiale ma risoluto. «Se puo esservi di conforto, sappiate che il primo viaggio sara il peggiore. Per i viaggi futuri prevedo poche escursioni misteriose, seppur vi saranno. Otterrete il vostro tempo da primato senza ch’io vi causi altri problemi.» Sorrise. «Spero che cio possa bastarvi. Tenete a freno la vostra impazienza, amico mio. Alla fine giungeremo a New Orleans, ed allora le cose saranno piu facili. Accettate questa mia promessa, Abner? Abner? C’e qualcosa che non va?»
Abner Marsh aveva a stento ascoltato le parole di York, impegnato com’era ad aguzzare la vista. Doveva aver fatto una strana faccia, se ne rese conto e si affretto a dire, «No. I due giorni perduti, solo questo. Ma non ha importanza. Nessuna importanza. Faremo come dite voi, Joshua.»
York annui, apparentemente soddisfatto. «Ora devo cambiarmi, poi infastidiro Toby perche mi prepari un pasto, dopodiche andro su alla timoniera ad imparare altri segreti del vostro fiume. A chi tocca il turno di notte?»
«Mister Framm,» rispose Marsh.
«Bene,» disse York. «Karl sa essere molto divertente.»
«Infatti,» convenne Marsh. «Scusatemi, Joshua. Devo andare di sotto a controllare alcune cose, se stanotte vogliamo riprendere la navigazione.» Si volto bruscamente ed usci dalla cabina. Ma quando fu fuori di li, nel caldo della notte, Abner Marsh si appoggio pesantemente al suo bastone da passeggio e lancio lontano il suo sguardo, all’oscurita punteggiata di stelle, sforzandosi di richiamare alla mente le cose che gli era parso di vedere nella cabina.
Se solo i suoi occhi fossero stati piu potenti. Se solo York avesse acceso tutte e due le lampade ad olio invece che una. Se solo avesse osato avvicinarsi di piu. Non era stato facile distinguere con chiarezza da quella distanza fino al cassettone. Ma Marsh non riusciva a togliersi quell’immagine dalla mente. Il telo con cui York si era asciugato le mani aveva delle macchie. Macchie scure. Rossastre.
Ed erano maledettamente simili a macchie di sangue.
CAPITOLO NONO
I giorni s’inseguivano con tediosa monotonia mentre il Fevre Dream discendeva il Mississippi.
Un battello veloce poteva coprire la distanza tra St. Louis e New Orleans e viceversa in ventotto giorni o giu di li, calcolando anche una settimana o poco piu per le possibili soste e gli scali effettuati per caricare o scaricare merci alle calate, e considerando una dose ragionevole di cattivo tempo. Ma procedendo all’andatura che il Fevre Dream stava tenendo, sarebbe occorso un mese intero solo per giungere a New Orleans. Ad Abner Marsh sembrava che il tempo, il fiume e Joshua York avessero ordito una congiura mirata a rallentare la navigazione del suo battello. La nebbia stagno sul fiume per due giorni, grigia e fitta come un sipario di cotone bisunto; Dan Albright vi s’inoltro per sei ore, spingendo cautamente il battello in quei muri di nebbia solidi ed erratici, muri che si dissolvevano aprendo varchi davanti al Fevre Dream e facevano del Capitano Marsh una massa di nervi tesi allo stremo. Fosse stato per lui, si sarebbero fermati al primo apparire della nebbia piuttosto che mettere a repentaglio il Fevre Dream, ma sul fiume era il pilota che prendeva simili decisioni, non il comandante, e Albright volle andare avanti. Alla fine, pero, la nebbia si fece troppo fitta anche per lui, e persero un giorno e mezzo presso un approdo dalle parti di Memphis, e trascorsero il tempo ad osservare le acque brune che scorrevano tumultuose, strattonandoli, e ad ascoltare lontani sciabordii nella nebbia. Ad un certo momento, capito che una zattera passo di la, un incendio vi era divampato, e udirono gli zatterieri che li chiamavano, vaghe, fievoli grida echeggianti sullo specchio del fiume prima che l’opaco grigiore inghiottisse la zattera e le grida insieme.
Quando finalmente la nebbia si fu dissipata quel tanto da consentire a Karl Framm di riprendere la navigazione, procedettero per meno di un’ora per poi subire un nuovo arresto. Stavolta si arenarono in una secca,