calcoli e fu soddisfatto del tempo impiegato. Non era certo un tempo da primato, ma lo si poteva considerare un buon tempo.
Entro un’ora il Fevre Dream era di nuovo in navigazione, diretto a valle. Il sole di luglio si accaniva con ferocia sopra di loro, l’aria afosa era densa d’umidita e d’insetti, ma sul ponte che ospitava gli alloggi degli ufficiali l’aria era fresca e gradevole. Vi furono soste frequenti. Con diciotto caldaie da sfamare continuamente, il battello divorava legna con voracita insaziabile, ma il carburante non costituiva mai un problema; i depositi di legname punteggiavano le sponde del fiume, succedendosi ad intervalli regolari. Ogniqualvolta la scorta si esauriva, il secondo lo segnalava al pilota e il battello si accostava ad una baracca sgangherata circondata da enormi cataste di ceppi di faggio, di quercia o di castagno, e allora Marsh o Jonathan Jeffers scendevano sulla riva a contrattare con l’uomo del legname. Quando davano il segnale, i manovali sciamavano a terra, pronti a caricare il legname affastellato, e in un batter d’occhio i ceppi non c’erano piu, stivati a bordo del battello. Ai passeggeri delle cabine piaceva sempre osservare le operazioni di rifornimento del legno; ai passeggeri del ponte di coperta piaceva sempre intralciarle, comparendo tra i piedi dei lavoranti.
Sostarono presso ogni genere di citta, suscitando una continua eccitazione. Si fermarono ad uno scalo non contrassegnato da alcuna indicazione per far sbarcare un passeggero, ne presero a bordo un altro da un pontile privato. Verso mezzogiorno si fermarono per imbarcare una donna con un bambino che avevano fatto loro cenno di fermarsi agitando le braccia dalla riva, e mancava poco alle quattro quando dovettero rallentare e invertire la direzione delle ruote per consentire a tre uomini su una barca a remi di raggiungerli e salire bordo. Quel giorno, insomma, il Fevre Dream non ando lontano, ne ando veloce. Nell’ora in cui il sole di ponente stava imporporando le vaste acque del Mississippi, giunsero in vista di Cairo, e Dan Albright decise di sostarvi per la notte.
A sud di Cairo l’Ohio confluiva nel Mississippi, e il congiungersi dei due fiumi offriva alla vista uno strano scenario. Essi non si fondevano immediatamente in una sola acqua, ma ciascuno serbava il suo flusso, quello limpido e azzurro dell’Ohio si dipanava come un nastro brillante lungo la sponda orientale, e si distingueva nettamente dalle acque brune e tenebrose del Mississippi. E da questo punto in poi il basso fiume assumeva il suo carattere cosi peculiare; da Cairo a New Orleans e fino a Gulfport, per una distanza di circa 1.100 miglia, il Mississippi si arrotolava, si arrorcigliava, si ripiegava su se stesso come un sinuoso serpente mutando il suo corso capricciosamente, insinuandosi nel soffice suolo imprevedibilmente, lasciando talvolta bacini alti e asciutti, o sommergendo intere citta. I piloti affermavano che il fiume non era mai uguale due volte di seguito. L’alto Mississippi, dove Abner Marsh era nato e aveva imparato il suo mestiere, era completamente diverso, imprigionato com’era da alti spuntoni rocciosi in mezzo ai quali fluiva quasi sempre in linea retta. Marsh stette a lungo in piedi sul ponte di passeggiata ad osservare lo scenario che gli sfilava davanti agli occhi e cercando di percepire la differenza di esso, e la differenza che avrebbe segnato per il suo futuro. Dall’alto fiume egli era passato al basso fiume, considero, e cosi facendo era entrato in una nuova fase della sua vita.
Poco dopo, Marsh stava chiacchierando con Jeffers nell’ufficio di bordo quando senti la campana squillare tre volte, il segnale di attracco. Aggrotto le sopracciglia e guardo fuori dalla finestra di Jeffers. Oltre alle rive fittamente tappezzate di vegetazione, non vi scorse alcunche. «Mi chiedo come mai ci stiamo fermando,» disse Marsh. «Il prossimo scalo e a New Madrid. Non conoscero questa parte del fiume, ma questa di sicuro non e New Madrid.»
Jeffers si strinse nelle spalle. «Forse qualcuno ci ha fatto cenno di fermarci.»
Marsh si allontano scusandosi e raggiunse la cabina di pilotaggio. Al timone c’era Dan Albright. «Qualcuno ci ha fermati?» gli chiese Marsh.
«No, signore,» rispose il pilota. Era un tipo laconico, rispondeva a cio che gli veniva chiesto senza aggiungere altro.
«Dove ci stiamo fermando?»
«A un deposito di legna, Capitano.»
Marsh vide che effettivamente c’era un deposito di legna poco avanti, sulla sponda occidentale. «Mister Albright, so di non sbagliarmi dicendo che abbiamo fatto rifornimento meno di un’ora fa. Non possiamo aver gia consumato tutto quel legno. E stato Mike il Peloso a chiedervi di fermarvi?» Era compito del capitano in seconda controllare il fabbisogno di combustibile.
«No, signore. E un ordine del Capitano York. Mi e stato riferito di fermarmi a questo deposito di legname sia che avessimo bisogno di rifornirci sia che non ne avessimo.» Albright alzo gli occhi. Era un piccoletto sempre impeccabile nel presentarsi al prossimo, con i suoi sottili baffetti scuri, la cravatta rossa di seta e gli stivaletti di vernice. «Mi state dicendo di passar oltre?»
«No,» si affretto a rispondere Abner Marsh. York avrebbe potuto avvertirlo, penso, tuttavia il loro accordo consentiva a York di impartire ogni sorta di ordini, anche i piu bizzarri. «Sapete quanto tempo sosteremo qui?»
«Ho sentito che York ha una commissione da sbrigare a terra. Se non si alza fino al tramonto, allora ci resteremo tutto il giorno.»
«Maledizione. Il nostro orario di viaggio — i passeggeri ci assilleranno con un’infinita di domande.» Marsh si rabbuio. «Beh, credo che non vi siano alternative. Giacche ci siamo, ci conviene far rifornimento di legna. Vado giu ad occuparmene.»
Marsh si accordo per l’acquisto col ragazzo che gestiva il deposito, un negro snello con una sottile camicia di cotone. Il ragazzo non era abile nelle contrattazioni; Marsh ottenne da lui legno di faggio al prezzo del legno di pioppo nero, e vi si fece aggiungere anche qualche ramo di pino. Mentre gli scaricatori e i lavoranti si davano da fare a caricare la legna, Marsh guardo il ragazzo di colore dritto negli occhi, sorrise, e disse, «Sei nuovo del mestiere, eh?»
Il ragazzo annui. «Sissignore, Capitano.» Anche Marsh annui, e stava per girare sui tacchi per ritornare al battello, ma il ragazzo soggiunse, «Sto qui solo da una settimana. Il vecchio bianco che c’era prima e stato mangiato dai lupi.»
Marsh guardo il ragazzo intensamente. «Siamo solo un paio di miglia a nord di New Madrid, vero, ragazzo?»
«Esatto, Capitano.»
Quando Abner Marsh ritorno a bordo del Fevre Dream, era turbato da una profonda agitazione. Dannato Joshua York, pensava. Cosa diavolo aveva in mente, e perche dovevano sprecare un’intera giornata fermi vicino a quella stupida baracca? Marsh fu colto dall’impulso di precipitarsi nella cabina di York per dirgliene quattro. Considero l’idea ma subito desistette. Il motivo di quella sosta non era affar suo — Marsh se lo rammento coercitivamente. E si rassegno all’attesa.
Le ore scivolarono lentamente mentre il Fevre Dream giaceva senza vita al largo del deposito di legname. Una dozzina di altri battelli gli passarono accanto proseguendo verso sud e irritando non poco il Capitano Marsh. Altrettanti risalirono faticosamente controcorrente. Un breve scontro a colpi di coltello tra due passeggeri del ponte di coperta, senza che nessuno riportasse ferite, ravvivo il tedioso pomeriggio. La maggior parte dei passeggeri e dell’equipaggio del Fevre Dream trascorsero le ore oziando sui ponti, le sedie reclinate verso il sole, a fumare o a masticar tabacco, oppure a discutere di politica. Jeffers e Albright giocarono agli scacchi nella timoniera. Framm racconto storie impetuose nel salone. Alcune tra le signore presero a parlottare sull’eventualita di organizzare un ballo. E Abner Marsh divenne sempre piu impaziente.
All’imbrunire, Marsh era seduto sul ponte di comando a bere caffe e schiacciare zanzare, quando volse casualmente lo sguardo verso la riva giusto in tempo per scorgere Joshua York scendere dal battello. C’era Simon con lui. Si fermarono presso la baracca e scambiarono poche battute con il ragazzo di colore, poi scomparvero tra i solchi di una strada fangosa che s’inoltrava nei boschi. «Ma tu guarda che roba,» disse Marsh a se stesso, alzandosi, «Se ne va senza neppure un arrivederci.» Aggrotto le sopracciglia. «Non ha neppure cenato.» Quel pensiero gli rammento che neppure lui aveva mangiato, e penso bene di rimediare subito scendendo nel salone.
Le ore notturne scorsero tra l’irrequietezza crescente dei passeggeri e dell’equipaggio. I gomiti si alzarono piu del solito intorno al bar. Un piantatore diede inizio ad una partita di brag ed altri si misero a cantare; un giovanotto ostinato fini per buscarsi qualche bastonata per aver appoggiato il proibizionismo.
Poco prima di mezzanotte Simon ritorno da solo. Abner Marsh si trovava nel salone quando Mike il Peloso gli diede dei colpetti sulla spalla; Marsh aveva dato ordine che lo avvertissero non appena York fosse ritornato sul battello. «Chiamate a bordo gli scaricatori e dite a Whitey di accendere le caldaie,» comando senza indugio al suo secondo, «abbiamo del tempo da recuperare.» Poi si avvio da York. Solo che York non c’era.