non trovammo superstiti. A Trieste venimmo a sapere di una famiglia che non usciva mai di giorno. Si diceva che i suoi componenti fossero stranamente pallidi. E di fatto lo erano. Erano albini. A Budapest trovammo una donna, ricca e spaventosamente malata, che frustava le sue cameriere e le salassava con coltelli e sanguisughe, per poi strofinarsi sulla pelle il loro sangue credendo di preservare la sua bellezza. Comunque apparteneva alla vostra razza. Lo confesso, la uccisi con le mie mani, fu tale il disgusto che provai. Non era la morsa della sete che la costringeva a compiere atti cosi turpi; soltanto la sua natura maligna la induceva ad agire in quel modo — la furia mi ottenebro la mente e mi guido la mano. Infine, non avendo trovato nulla, ritornammo alla mia casa in Scozia.

«Passarono alcuni anni. La donna del nostro gruppo, compagna di Simon e governante negli anni della mia infanzia, mori nel 1840, per cause che non fui mai capace di individuare. Aveva meno di cinquecento anni. Sezionai il corpo e scoprii quanto fossimo diversi da voi, quanto poco di umano ci fosse in noi. La donna aveva almeno tre organi che non avevo mai veduto in cadaveri umani. Ho solamente una vaga idea di quale sia la loro funzione. Il cuore era una volta e mezza piu grande di un cuore umano, ma l’intestino era molto ridotto, e c’era un secondo stomaco — credo destinato esclusivamente alla digestione del sangue. Ed ancora altre differenze scorsi, ma non ha importanza parlarne.

«Lessi molto, imparai altre lingue, scrissi poesie, mi occupai di politica. Frequentammo i salotti mondani piu in vista, io e Simon almeno. Smith e Brown, come tu li chiami, non mostrarono mai grande interesse per l’inglese e si tennero in disparte. Due volte io e Simon ritornammo sul continente per nuove ricerche. Una volta lo mandai in India dove rimase tre anni.

«E finalmente, appena due anni fa, trovammo Katherine. Viveva a Londra, praticamente sotto il nostro naso. Era una dei nostri, ma piu importante ancora di cio fu la storia che ci racconto.

«Ci disse che intorno al 1750, un cospicuo gruppo di appartenenti alla nostra razza s’insedio nell’Europa occidentale, dividendosi tra la Francia, la Bavaria, l’Austria ed anche l’Italia. Menziono alcuni nomi; Simon li riconobbe. Avevamo cercato queste persone per anni senza alcun risultato. Katherine ci disse che uno di essi era stato rintracciato e ucciso dai gendarmi a Monaco nel 1753 o giu di li, e questo episodio aveva gettato gli altri nel terrore. Il loro Signore del Sangue decise allora che l’Europa fosse divenuta troppo popolata, troppo organizzata perche potessero vivervi senza pericolo. Per noi che vivevamo occultati tra le ombre, nel buio dei recessi piu remoti, sembrava non esserci piu molto spazio. E cosi aveva noleggiato una nave e tutti insieme erano partiti da Lisbona, salpati da quel porto alla volta del Nuovo Mondo, dove la vita selvaggia e primitiva delle foreste sconfinate e la ferocia del colonialismo promettevano facili prede e sicura protezione. Katherine non seppe spiegarci come mai mio padre ed il suo gruppo non avessero preso parte all’esodo. Anche lei sarebbe dovuta partire con gli altri, ma piogge e temporali e la ruota squassata di una carrozza ostacolarono il suo viaggio a Lisbona, e quando infine vi giunse, i compagni eran gia partiti.

«Naturalmente non persi tempo. Mi recai subito a Lisbona e scartabellai tra tutte le vecchie carte e gli antichi documenti di viaggi ancora reperibili. Ci volle tempo, ma alla fine trovai quel che cercavo. La nave, come avevo immediatamente sospettato, non aveva mai fatto ritorno dalla traversata. Con una navigazione cosi lunga non poteva esserci altra scelta: l’equipaggio costituiva l’unica fonte di sostentamento, ed i suoi componenti, uno dopo l’altro, furono cibo per i viaggiatori. Il problema si poneva in questi termini: la nave era giunta al Nuovo Mondo? Non trovai nessun documento che rispondesse affermativamente a tale quesito. La destinazione fissata, questa pero, la individuai — il porto di New Orleans. Da li, risalendo il Mississippi, avrebbero trovato una porta aperta sull’intero continente.

«A questo punto, il resto del racconto e piu che ovvio. Siamo venuti. Sentivo in me la certezza che li avrei trovati. Possedere un battello mi sembro una soluzione tale da garantirmi il lusso e la comodita cui sono abituato, nonche la liberta e la mobilita necessarie alla mia ricerca. Il fiume pullula di individui eccentrici. Qualcuno in piu sarebbe passato tranquillamente inosservato. E se a monte e a valle del fiume si fosse diffusa la voce di un battello favoloso e di uno strano capitano che usciva solo di notte, beh, tanto meglio. La notizia avrebbe potuto raggiungere le orecchie giuste e loro sarebbero venuti da me come Simon aveva fatto tanti anni prima. Cosicche feci le opportune indagini e quella notte, io e te, Abner, ci incontrammo a St. Louis.

«Il resto lo conosci, immagino, o comunque puoi intuirlo facilmente. Lascia, pero, che ti dica un’altra cosa ancora. A New Albany, quando mi mostrasti il nostro battello per la prima volta, non finsi la mia soddisfazione. Il Fevre Dream e bello, Abner, ed era cosi che volevo che fosse. Per la prima volta, grazie a noi, il mondo ha conosciuto un oggetto che e pura espressione di bellezza. Cio rappresenta un nuovo inizio. Il nome che proponesti di dargli mi spavento un poco — per la mia gente la parola febbre e stata spesso sinonimo di sete. Ma Simon mi fece notare che probabilmente un nome simile sarebbe risultato particolarmente accattivante per uno della nostra razza qualora fosse giunto al suo orecchio.

«Ecco, questa e la mia storia. Ti ho detto quasi tutto. La verita che insistevi tanto per conoscere. Sei stato un uomo onesto con me, a modo tuo, e ti credo quando mi dici che non sei superstizioso. Se i miei sogni sono destinati ad avverarsi, allora ci sara un tempo in cui notte e giorno stringeranno le loro mani sul crepuscolo della paura che risiede dentro di noi. Dovra giungere, pero, il momento di rischiare. Che sia ora questo difficile momento, e ora che rischio, ed e con te. I miei sogni ed i tuoi, il nostro battello, il futuro del mio e del tuo popolo, il futuro dei vampiri e del bestiame — affido tutto quanto al tuo giudizio, Abner. Quale sara la tua sentenza? Fiducia o paura? Sangue o buon vino? Amici o nemici?»

CAPITOLO QUINDICESIMO

A bordo del Fevre Dream Agosto 1857

Nel pesante silenzio che segui il racconto di Joshua, Abner Marsh sentiva distintamente il ritmo regolare del suo respiro ed il laborioso pulsare del suo cuore. Joshua aveva parlato per ore, o almeno cosi sembrava, ma, nell’oscura immobilita della cabina, non c’era modo di accertarsene. Fuori, forse, era gia spuntato il giorno. Toby avrebbe preparato la colazione, i passeggeri si sarebbero dedicati alle loro passeggiate mattutine lungo il ponte di coperta, l’argine avrebbe brulicato di fervida attivita. Ma all’interno della cabina di Joshua York, la notte non aveva fine, essa continuava, sarebbe continuata per sempre. Le parole di quella maledetta poesia gli ritornarono in mente e Abner Marsh si senti declamare, «Il mattino giungeva e se n’andava — e ritornava, senza recar mai giorno.»

«Tenebre,» sussurro Joshua.

«E voi avete vissuto in esse tutta la vostra maledetta vita», intervenne Marsh. «Nessuna luce. Mai. Dio, Joshua, come avete potuto sopportarlo?». York non rispose. «Assurdo,» continuo Marsh, «e la piu stramaledetta storia che mi sia mai capitato di udire. Ma che io sia dannato se non vi credo.»

«Avevo sperato che lo faceste», disse York. «E ora, Abner?»

Quella era la parte piu difficile, penso Abner. «Non lo so,» rispose sinceramente. «Dite di aver ucciso tutta quella gente, eppure quasi mi dispiace per voi. E non so se dovrei. Forse, dovrei cercare di uccidervi, forse questa sarebbe la sola dannata cosa cristiana da fare. O forse dovrei provare ad aiutarvi.» Sbuffo, turbato dal dilemma. «Quello che ho capito e che devo ascoltare la vostra storia fino in fondo, e aspettare prima di prendere una decisione. Perche avete omesso qualcosa nel vostro racconto, Joshua. E vero?»

«E cioe?», proruppe York.

«New Madrid,» disse Abner Marsh con voce ferma.

«Avevo le mani sporche di sangue. Cosa volete che vi dica, Abner? Ho rubato una vita a New Madrid. Ma non e andata come voi sospettate.»

«Ditemi, allora, come e andata in realta. Suvvia, andate avanti.»

«Simon mi ha raccontato molte cose sulla storia del nostro popolo: segreti, usi, consuetudini. Ma una delle cose che mi ha detto mi ha molto inquietato, Abner. Questo mondo che la vostra gente ha costruito e un mondo diurno e nel quale per noi non e facile vivere. Qualche volta, per facilitare le cose, uno di noi si trasforma in uno di voi. Possiamo utilizzare il potere custodito nei nostri occhi e nella nostra voce. Possiamo far uso della nostra forza, della nostra vitalita, della promessa di una vita eterna. Possiamo servirci, per i nostri scopi, delle molte leggende che voi avete costruito intorno a noi. Con la menzogna, la paura e le promesse, possiamo forgiare a nostro

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