se che un diffondersi della sindacalizzazione aumenterebbe in modo significativo i nostri problemi finanziari».

«Una crisi dopo l’altra», osservo Sherwood.

«Rimangono per ora sottoutilizzati l’unita di terapia intensiva neonatale e l’acceleratore lineare», prosegui la donna. «Ne ho discusso con il CMV, dato che i nostri costi fissi per mantenere entrambe le unita sono altissimi. Ho sottolineato che sono stati loro a richiedere espressamente questi servizi e mi hanno promesso che faranno in modo di trasferire a i Bartlet pazienti di zone che non forniscono questi servizi, rimborsandoci adeguatamente.»

«A proposito», intervenne Traynor che, come presidente, si sentiva in diritto di fare interruzioni. «Ci sono problemi con la vecchia macchina della cobaltoterapia che e stata sostituita dall’acceleratore lineare? E stata condotta qualche indagine da parte dell’ufficio concessione licenze dello Stato o della commissione di controllo nucleare?»

«Nemmeno una parola», rispose Helen Beaton. «Li abbiamo informati che stiamo per venderla a un ospedale governativo del Paraguay.»

«Non voglio ritrovarmi invischiato in qualche casino burocratico, per quella macchina», avverti Traynor.

Helen Beaton annui e arrivo all’ultima pagina dei suoi appunti. «E infine, mi spiace dovervi dare ancora un’altra cattiva notizia. La notte scorsa, poco prima di mezzanotte, c’e stato un altro tentativo di aggressione nel parcheggio.»

«Che cosa?» grido Traynor. «Perche non ne sono stato informato?»

«Non l’ho saputo fino a stamattina e ho subito cercato di telefonarle, ma non l’ho trovata. Le ho lasciato un messaggio, dicendole di richiamarmi, ma lei non lo ha fatto.»

«Sono stato a Montpelier tutto il giorno», spiego Traynor, che poi scosse la testa, sconsolato. «Accidenti, questa storia deve finire. Sta diventando un incubo. Non oso immaginare che cosa ne pensa il CMV.»

«Abbiamo bisogno di quel garage», disse Helen Beaton.

«Dovra aspettare finche non potremo emettere altre obbligazioni», replico lui. «Voglio che l’illuminazione sia installata rapidamente, capito?»

«Ne ho gia parlato con Werner Van Slyke», ripose la donna, «e lui mi ha gia avvisato che ha preso contatti con un’impresa di impianti elettrici. Gli staro alle calcagna perche il lavoro sia eseguito il piu presto possibile.»

Traynor si lascio cadere pesantemente sulla sua poltroncina ed emise un sibilo. «C’e da diventare pazzi a gestire un ospedale, di questi tempi. Chi me lo ha fatto fare?»

Diede un’occhiata all’ordine del giorno e invito Richard Arnsworth, il tesoriere, a tenere la sua relazione.

Arnsworth si alzo. Era un uomo ordinarissimo, con gli occhiali e il tipico aspetto del contabile, e la sua voce era talmente bassa che gli altri dovevano tendere le orecchie per udirlo. Inizio riferendosi al bilancio mensile di cui aveva distribuito una copia a ognuno.

«Quello che salta immediatamente agli occhi», comincio, «e che le spese mensili continuano a essere abbondantemente superiori alle quote che ci versa il CMV. Il disavanzo e ulteriormente cresciuto con l’aumento dei ricoveri e della loro durata. Ci causano perdite anche i pazienti che usufruiscono dell’assistenza sanitaria statale e quelli indigenti, che non sono iscritti a nessun ente. La percentuale dei pazienti paganti oppure coperti da un’adeguata assicurazione e talmente esigua che non riusciamo a coprire le nostre perdite.

«A risultato e che la disponibilita di liquidi e notevolmente diminuita; di conseguenza, suggerisco di passare da investimenti a centottanta giorni a investimenti a trenta giorni.»

«Abbiamo gia provveduto in questo senso», annuncio Barton Sherwood.

Dopo che fu approvato il bilancio mensile, la parola passo al dottor Cantor, che si alzo lentamente e appoggio le mani sul tavolo. Era un uomo massiccio, dal colorito pallido e, a differenza degli altri, non si era preparato appunti.

«Soltanto un paio di cosette, per questo mese», esordi in tono colloquiale. Traynor lancio a Helen Beaton un’occhiata di complicita e scosse la testa disgustato. Detestava il modo in cui Cantor si comportava alle riunioni.

«Gli anestesisti sono sul sentiero di guerra», annuncio il dottor Cantor. «C’era da aspettarselo, adesso che sono stati informati ufficialmente che l’ospedale rilevera il reparto e che riceveranno uno stipendio fisso. Capisco come si sentono, dato che ho provato la stessa cosa ai tempi di Hodges.»

«Pensa che intenteranno una causa?» domando Beaton.

«Certo.»

«Che lo facciano pure», commento Traynor. «E gia stato stabilito un precedente, con patologia e radiologia. Non posso credere che pensino di poter continuare a esigere onorari privati mentre siamo in regime di contributi individuali. Non ha senso.»

«E stato scelto un nuovo direttore dell’ufficio ottimizzazione risorse.» Il dottor Cantor era passato a un altro argomento. «E il dottor Peter Chou.»

«Ci creera qualche problema?» domando Traynor.

«Ne dubito», rispose il dottor Cantor. «Non voleva nemmeno quell’incarico.»

«Avro un incontro con lui», affermo Helen Beaton rivolta a Traynor, che annui.

«L’ultimo argomento riguardante il personale», continuo il dottor Cantor, «si riferisce al medico numero 91. Mi e stato riferito che non si e mai ubriacato in tutto il mese.»

«Lasciamolo comunque ancora in prova», propose Traynor. «Non possiamo correre rischi, ha gia avuto una ricaduta.»

Il dottor Cantor si sedette e Traynor, visto che non c’erano altri interventi, pose fine alla riunione. Lui e la signora Beaton rimasero a riordinare i loro appunti, mentre gli altri uscivano subito dalla sala per dirigersi all’Iron Horse Inn. Quando rimasero soli, incrociarono i loro sguardi. Un attimo dopo si abbracciarono appassionatamente.

Mano nella mano, raggiunsero in fretta l’ufficio di Traynor, dall’altra parte del corridoio. Li, nella semioscurita, fecero l’amore sul divano, con frenesia, come avevano fatto per quasi un anno dopo ogni riunione del comitato esecutivo. Non ci misero molto e non si diedero nemmeno la pena di spogliarsi.

«Penso che la riunione sia andata bene», disse lui quando ebbero finito, mentre si ricomponevano.

«Si, penso anch’io», convenne Helen. Accese una lampada e si guardo allo specchio, pronta a rifarsi il trucco. «Mi e piaciuto il modo in cui hai gestito la questione dell’illuminazione nel parcheggio. Hai evitato che si svolgesse un dibattito inutile.»

«Grazie», disse lui, evidentemente compiaciuto.

«Ma mi preoccupa la situazione finanziaria. L’ospedale potrebbe non farcela.»

«Hai ragione», ammise Traynor con un sospiro. «Anch’io sono preoccupato. Tirerei volentieri il collo a quelli del CMV. Questa faccenda della ‘competizione controllata’ potrebbe portarci alla bancarotta. Se non avessimo accettato il regime di contributi individuali, non avremmo ottenuto il contratto con loro e avremmo chiuso. Ma adesso rischiamo di dover chiudere baracca lo stesso.»

«Tutti gli ospedali hanno i loro guai. Dovremmo averlo bene in mente, anche se non e certo una consolazione.»

«Pensi che ci sia qualche possibilita di rinegoziare il contratto con il CMV?»

La donna rise con sarcasmo. «No di certo.»

«Non so che altro fare», si lamento Traynor. «Continuiamo a perdere soldi, nonostante il piano MDUR proposto da Cantor.»

Helen Beaton rise. «Quella sigla e quasi impronunciabile: ‘Misure drastiche di utilizzazione delle risorse’. Dovremmo trovarne un’altra. Che cosa ne dici di MICDUR? ‘Misure di controllo drastiche per l’utilizzazione delle risorse?’ Suona meglio.»

«Va bene, va bene, l’importante non e la sigla. Se soltanto non fossi stato tanto stupido a fissare una quota di contributi cosi bassa!»

«Io e Caldwell abbiamo avuto un’idea che potrebbe essere di grande aiuto», disse lei prendendo una poltroncina e sedendosi di fronte al suo amante.

«Non dovremmo raggiungere gli altri all’Iron Horse Inn?» propose lui. «Non vorrei che nascessero sospetti. La citta e piccola.»

«Ci vorra solo un attimo. Caldwell e io ci siamo scervellati per capire come mai queste quote sono troppo basse, poi abbiamo capito: le abbiamo stabilite in base alle statistiche di ospedalizzazione forniteci dal CMV, che si

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