sanitaria.»
«Gia, ma forse non e piu di moda», commento amaramente David. «La realta attuale e governata da persone come Charles Kelley. Fa parte del nuovo esercito di burocrati creati dall’intervento del governo. All’improvviso, l’economia e la politica hanno invaso il campo della medicina. Temo che la preoccupazione maggiore sia il bilancio, non l’assistenza ai pazienti.»
Angela scosse la testa.
«Il problema e Washington», continuo David. «Ogni volta che il governo cerca di fare seriamente qualcosa per l’assistenza sanitaria, sembra che faccia solo confusione. Prendi per esempio l’assistenza sanitaria statale per gli anziani e quella per gli indigenti: sono tutte e due un gran casino e hanno effetti disastrosi sulla medicina in generale.»
«Che cosa hai intenzione di fare?» domando Angela.
«Non lo so. Cerchero di arrivare a qualche compromesso, andro avanti di giorno in giorno e staro a vedere che cosa succede. E tu?»
«Anch’io non lo so. Spero di essermi sbagliata.»
«Forse e cosi. Dopotutto, e la prima volta che ti sei sentita infastidita e lui e sempre stato un tipo espansivo. Dato che tu non hai mai detto niente fino a questo momento, forse lui pensa che non ti dia fastidio essere toccata.»
«Che cosa vorresti insinuare?» sbotto Angela, inviperita.
«Niente, davvero», si affretto a calmarla David, «stavo solo rispondendo a quello che tu hai detto.»
«Vorresti dire che sono stata io a cercarmela?»
David allungo la mano sulla tavola e le strinse il braccio. «Ehi, calma! Io sono dalla tua parte. Non pensare nemmeno per un secondo che sto dando la colpa a te.»
La collera di Angela svani all’improvviso. Si accorse di avere reagito in modo sproporzionato, evidenziando tutte le sue incertezze. Forse, inconsapevolmente, aveva davvero incoraggiato Wadley. Dopotutto, era stata desiderosa di piacergli, come ogni studente che si sente in debito verso chi dedica tempo ed energie a insegnare.
«Scusa», mormoro. «Sono solo stressata.»
«Anch’io», ammise David. «Andiamocene a letto.»
12
Con grande disappunto di David e Angela, la mattina dopo pioveva ancora, ma per fortuna Nikki stava molto meglio. Non aveva piu febbre e il mal di gola era sparito con la somministrazione di antibiotici.
«Voglio andare a casa», ripete appena rivide i genitori.
«Non abbiamo ancora parlato con il dottor Pilsner», le ricordo David, «ma lo faremo al piu presto, abbi pazienza.»
Poi Angela si reco al laboratorio, mentre David passo dalla stanza delle infermiere per controllare la cartella clinica di Marjorie. Pensava di dimetterla quel giorno stesso, ma cambio idea appena entro in camera sua.
«Marjorie, che cosa succede?» le domando, nel vederla in uno stato letargico. Le tocco la fronte e le braccia con il dorso della mano: scottava.
Alle sue domande insistenti, lei rispose con un borbottio appena intellegibile. Aveva l’aspetto di una persona drogata, anche se apparentemente non provava alcun dolore.
Notando che respirava a fatica, David la ausculto attentamente e rilevo i sintomi di una congestione. Poi controllo la gamba afflitta da flebite e osservo che il problema era risolto. Dopo una visita generale, che non rivelo niente di particolare, corse dalle infermiere e prescrisse tutta una serie di analisi.
Il primo risultato ad arrivare dal laboratorio fu quello del conteggio dei globuli nel sangue, che servi solo ad aumentare le sue perplessita. Il livello dei globuli bianchi, sceso regolarmente con la guarigione dalla flebite, anche dopo aveva continuato a scendere e si trovava ora al di sotto della normalita.
David si gratto la testa. Una quantita cosi bassa di globuli bianchi contrastava con il quadro clinico della paziente, che faceva pensare a una polmonite. David torno ad auscultare Marjorie, per assicurarsi che la congestione polmonare ci fosse veramente, poi torno nella stanza delle infermiere, dove intanto erano arrivati i risultati delle altre analisi: tutti normali.
Penso a qualche esame piu specifico, ma dopo la lavata di capo di Kelley era riluttante a farlo, perche avrebbe dovuto richiederli esternamente al CMV.
Si mise allora a sfogliare il prontuario dei farmaci, alla ricerca di un antibiotico specifico contro un’infezione da batteri gram-negativi, che era la cosa che temeva di piu in quel momento. Quando lo trovo, senti rinascere in se la fiducia. Scrisse le prescrizioni necessarie, oltre a un ordine esplicito di essere chiamato immediatamente nel caso di un mutamento delle condizioni di Marjorie, quindi si diresse verso il suo ambulatorio.
Quel giorno spettava ad Angela svolgere gli esami istologici urgenti durante gli interventi chirurgici. Aveva sempre trovato quel compito particolarmente esasperante, visto che sapeva che, mentre lei lavorava, il paziente rimaneva sotto anestesia in attesa di conoscere il verdetto della biopsia.
Il lavoro veniva svolto in un piccolo laboratorio accanto alla sala operatoria, un po’ isolato e frequentato molto di rado dal personale del reparto di chirurgia. Angela lavoro intensamente e con molta concentrazione e, quando la porta si apri alle sue spalle, non si accorse che qualcuno era entrato nel locale, fino a quando non senti una voce dire: «Ebbene, tesoro, come va?»
Angela sobbalzo e sollevo di colpo la testa, mentre una scarica di adrenalina le correva per tutto il corpo, e si ritrovo davanti il viso sorridente del dottor Wadley. Detestava sentirsi chiamare «tesoro» da chiunque, tranne forse da David, e non le piaceva essere spiata.
«Qualche problema?» le domando Wadley.
«No», rispose lei seccamente.
«Mi faccia dare un’occhiata», le disse lui, avvicinandosi al microscopio. «Di quale caso si tratta?»
Angela gli cedette la sedia e gli diede succinte spiegazioni. Lui guardo il vetrino, poi si alzo.
Rimasero per un momento a parlare del vetrino e concordarono su una diagnosi benigna.
«Piu tardi la voglio vedere nel mio studio», disse Wadley, facendole l’occhiolino.
Angela annui, ignorando quel gesto, poi si volto e, mentre stava per sedersi, senti la mano di Wadley toccarle il sedere e lui aggiungere, prima di uscire dal laboratorio: «E non lavori troppo, tesoro!»
Tutto era accaduto talmente in fretta che Angela non fu in grado di reagire. Ma questa volta non c’erano dubbi, non si era trattato di un gesto involontario, ed ebbe cosi la conferma che non lo era stato nemmeno quello del giorno prima.
Per qualche minuto rimase seduta a tremare per l’indignazione e la confusione. Si chiedeva che cosa avesse incoraggiato quell’improvvisa sfacciataggine; di certo lei non aveva cambiato il proprio comportamento in quegli ultimi giorni. Che cosa doveva fare? Non poteva rimanere li seduta e permettere che la cosa continuasse, sarebbe stato un invito esplicito.
Decise di avere due possibilita. Poteva affrontare direttamente il dottor Wadley oppure rivolgersi al direttore medico, Michael Caldwell. Ma poi penso al capo del personale, il dottor Cantor. Magari avrebbe potuto andare da lui.
Sospiro. Ne Caldwell ne Cantor le sembravano in un caso simile le autorita adatte a cui rivolgersi. Erano entrambi maschilisti e lei si ricordava la loro reazione la prima volta che si erano visti. Caldwell era sembrato scioccato che le donne potessero fare i patologi e Cantor si era lasciato andare a quell’osservazione idiota sulle sue compagne «racchie» alla facolta di Medicina.
Penso di nuovo di affrontare direttamente Wadley, ma anche questa alternativa non l’attirava.
Il ronzio rauco del citofono la fece sussultare, riportandola alla realta. «Dottoressa Wilson», disse la voce della caposala, «stanno aspettando i risultati della biopsia alla sala operatoria numero tre.»