mostrava interesse, ma noto che il sorrisetto non era scomparso.

«Da quando va avanti?» le domando.

«Probabilmente da quando sono arrivata», rispose lei, che avrebbe voluto aggiungere qualcosa per spiegarsi meglio, ma Cantor la interruppe.

«Come sarebbe a dire, probabilmente?» ripete, sollevando le sopracciglia. «Vuol dire che non ne e sicura?»

«In principio non era una cosa evidente, pensavo che si comportasse come un insegnante particolarmente entusiasta, quasi paterno.» Angela prosegui, descrivendo cio che era accaduto fin dall’inizio. «Approfittava di ogni occasione per starmi vicino e toccarmi. Mi confidava anche questioni personali relative alla sua famiglia, cosa che mi sembrava sconveniente.»

«Questo comportamento potrebbe rientrare nei limiti di un’amicizia o nel ruolo di guida che lui si e assunto», osservo Cantor.

«Sono d’accordo ed e per questo che gli ho permesso di continuare, ma adesso le cose sono cambiate.»

«In che modo?»

Angela gli descrisse l’episodio della mano sulla coscia, sentendosi particolarmente imbarazzata, poi quello in cui Wadley le aveva toccato il sedere e riferi anche di come avesse cominciato a chiamarla «tesoro».

«Personalmente non vedo niente di disdicevole nella parola ‘tesoro’», osservo Cantor. «Io la uso sempre con le ragazze qui all’Imaging Center.»

Angela lo fisso, chiedendosi come si sentissero quelle ragazze nei suoi confronti. Chiaramente si trovava nel posto sbagliato e non poteva aspettarsi comprensione da un uomo che considerava le donne in un modo ancora piu arcaico del dottor Wadley. Comunque, fini di raccontare, arrivando all’episodio che era avvenuto quella stessa mattina.

«Non so che cosa dire di tutto questo», fu il parere di Cantor. «Il dottor Wadley le ha mai fatto capire che il suo lavoro dipende dai favori sessuali che e disposta a concedergli?»

Angela gemette fra se, temendo che il concetto di molestie sessuali che aveva Cantor si limitasse a fatti fin troppo concreti. «No», rispose, «ma questa familiarita indesiderata travalica il limite dell’amicizia e dei normali rapporti di lavoro. Mi turba e mi rende difficile lavorare.»

«Forse lei sta esagerando. Il dottor Wadley e una persona molto espansiva…» Nel notare lo sguardo di Angela, Cantor si interruppe e aggiunse: «Be’, questa puo essere una possibilita».

Lei si alzo e si sforzo di ringraziarlo.

«Di niente», rispose lui, alzandosi a sua volta. «Mi tenga informato. Intanto, le prometto che parlero al dottor Wadley appena si presentera l’occasione.»

Angela annui e ritorno in laboratorio con la sensazione che la sua mossa non solo non sarebbe servita a niente, ma che anzi avrebbe peggiorato le cose.

Per tutto il pomeriggio David aveva fatto avanti e indietro dall’ambulatorio alla camera di John Tarlow, per poterlo tenere sotto controllo, ma sfortunatamente non c’erano stati miglioramenti. Quando passo da lui per l’ultima visita prima di andare a casa, noto che le condizioni mentali erano leggermente peggiorate: nello stato confusionale in cui si trovava, John riusciva a malapena a dire come si chiamava, ma non aveva la minima idea del mese e dell’anno.

La maggior parte delle analisi andavano bene, anche quella che doveva rivelare la presenza di batteri patologici. C’era soltanto una leggera diminuzione di globuli bianchi, che pero David non sapeva come interpretare, dato che John soffriva di leucemia.

«Chiamatemi se subentra la febbre o se peggiorano i sintomi gastrointestinali», ordino alle infermiere, prima di andarsene.

Mentre guidava verso casa in quella serata piovosa, molto piu fredda delle precedenti, Angela mise al corrente il marito dell’ultima impresa di Wadley e dell’incontro con Cantor.

«Su Wadley ormai non avevo piu speranze, e una bestia», commento David, scuotendo la testa, «ma da Cantor mi sarei aspettato di piu. Come capo del personale, deve tenere conto della legge, oltre che del prestigio dell’ospedale, e ormai c’e una sfilza di sentenze lunga cosi sulle molestie sessuali.»

«Non ci voglio pensare, stasera», disse Angela. «Tu, piuttosto, come stai? Hai pensato ancora a Marjorie?»

«Non ne ho avuto il tempo», le disse David, spiegandole dettagliatamente il caso di John Tarlow. «Il mio sesto senso mi fa suonare i campanelli di allarme, ma il guaio e che non so che cosa fare», concluse, «e mi limito a curare i sintomi.»

«Questo genere di cose mi conferma che ho fatto bene a scegliere patologia», commento Angela.

David le racconto anche l’incontro con Werner Van Slyke e della sua rudezza. «Questo ti da l’idea della posizione dei medici all’interno di un ospedale», concluse. «Ormai il medico e solo un impiegato come gli altri.»

Nikki accolse con gioia i genitori. Si era annoiata quasi tutto il tempo, fin quando non era arrivato Arni a raccontarle del nuovo maestro, un uomo.

«E molto severo», rivelo Arni a David.

«Spero che sia un bravo insegnante», commento lui, provando un dolore al pensiero di Marjorie.

Mentre Angela preparava la cena, David accompagno a casa Arni e al ritorno dovette sorbirsi le lamentele di Nikki: secondo lei, nella stanza accanto alla sala da pranzo, dove avevano messo il televisore e ohe usavano come salottino di famiglia, faceva freddo.

David tasto il calorifero, che era bollente, e domando alla figlia quale fosse il punto esatto della stanza in cui sentiva freddo.

«Sul divano.»

In effetti, stando seduti sul divano si sentiva uno spiffero gelido sulla nuca e David ammise che era venuto il momento di mettere i doppi vetri.

«Che cosa sono?» gli domando Nikki.

Lui si lancio in una dettagliata spiegazione sulla dispersione del calore, il risparmio energetico, i materiali isolanti, ma Angela dalla cucina grido: «Cosi la confondi. Ha chiesto solo che cosa sono i doppi vetri, non puoi farglielo vedere?»

«Buona idea!» esclamo David. «Vieni, cosi intanto prendiamo un po’ di legna per il camino.»

«Non mi piace scendere li sotto», protesto Nikki quando furono sulle scale che portavano in cantina.

«Perche?»

«Fa paura.»

«Su, non fare come la mamma. Ne basta una, in famiglia, di femmina isterica», scherzo David.

Appoggiate al sottoscala c’erano parecchi vetri incastrati nei loro telai e David ne prese uno per mostrarlo alla figlia.

«E una finestra», osservo lei delusa.

«Si, ma non si apre. Intrappola l’aria fra questo vetro e quello della finestra vera e propria e quello strato d’aria fa da isolante.»

David, nel frattempo, si era accorto di una cosa che non aveva mai notato prima: la parete della rampa di scale, contro cui erano appoggiati i vetri, non era di granito come il resto della cantina, ma di blocchetti di cemento. Incuriosito, sposto tutti i vetri per metterla allo scoperto.

«Guarda», disse alla figlia, «questa parete non e come le altre, e stata fatta di recente, per chiudere il sottoscala.»

«E che cosa c’e nel sottoscala?» domando Nikki.

«Chissa? Forse potremmo dare un’occhiata, magari c’e un tesoro.»

«Davvero?»

David prese la mazza con cui conficcava i cunei nella legna per dividerla in pezzi adatti a essere bruciati e stava per alzarla, quando senti Angela che dall’alto chiedeva che cosa stessero combinando la sotto.

Dopo avere portato l’indice alle labbra perche Nikki non rivelasse la loro scoperta, rispose che sarebbero risaliti entro pochi minuti, con la legna per il camino.

«Io vado di sopra a farmi una doccia», disse Angela. «Poi ceniamo.»

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