«Non so. Intuito, forse. La polizia locale non mi ha ispirato molta fiducia, a dirti la verita, e non ho avuto l’impressione che dimostrassero poi tanto interesse per quel caso.»

«E per questo che ci vado. Voglio assicurarmi che sappiano che a noi interessa. Su, accontentami.»

«Se insisti», si arrese David con riluttanza.

Presero alcuni panini al tonno e li andarono a mangiare sui gradini del gazebo, godendosi il sole che aveva fatto salire la temperatura, poi si diressero alla stazione di polizia, un edificio ordinario a due piani, in mattoni, che si trovava vicino ai giardini, proprio di fronte alla biblioteca.

Un agente li accompagno nell’ufficio di Robertson, che libero per loro due sedie di metallo ingombre di giornali e di scatole di cibo vuote e sorridendo li invito a sedersi, mentre intanto adagiava il suo poderoso didietro sulla scrivania. Anche se nella stanza non c’era il sole, portava i soliti occhiali a specchio.

«Sono contento che siate passati», affermo con un accento che faceva vagamente pensare alla strascicata del Sud. «Mi dispiace che l’altro giorno abbiamo dovuto invadere la vostra casa. Vi abbiamo rovinato la serata.»

«Ma no, abbiamo molto apprezzato la vostra tempestivita», obietto David.

«Che cosa posso fare per voi?»

«Siamo venuti per offrirle la nostra collaborazione», entro subito in argomento Angela.

«Oh, lo apprezzo molto.» Robertson sorrise, mettendo in mostra i denti larghi e squadrati. «Dipendiamo dalla comunita. Senza il suo sostegno, non potremmo svolgere il nostro lavoro.»

«Vorremmo vedere risolto il caso Hodges», continuo Angela, «con l’assassino dietro le sbarre.»

«Be’, non siete gli unici. Lo desideriamo anche noi.»

«Vivere in una casa dove e avvenuto un omicidio e molto snervante, soprattutto se l’assassino gira ancora libero. Sono sicuro che lei ci capisce.»

«Assolutamente.»

«Quindi vorremmo sapere che cosa possiamo fare per aiutarvi», concluse Angela.

Il suo interlocutore comincio a mostrare segni di disagio e il sorriso, che gli era rimasto stampato sul viso fino ad allora, svani. «Be’… in realta, non ci sono molte cose che possiate fare.»

«Che cosa sta facendo esattamente la polizia?»

«Ci stiamo lavorando», rispose Robertson senza sbottonarsi troppo, mentre il sorriso scompariva dal suo volto.

«E cioe?» insistette Angela, mentre David fece per alzarsi, preoccupato per la piega che stava prendendo la conversazione.

«Be’, le solite cose.»

«Che cosa sono le solite cose?»

Robertson era sempre piu a disagio. «In realta, in questo momento non stiamo facendo molto, ma quando Hodges e scomparso abbiamo lavorato giorno e notte.»

«Sono un po’ sorpresa che non si sia ridestato l’interesse sul caso, ora che e stato ritrovato il cadavere», prosegui lei, ostinata, «e il medico legale ha classificato il caso come omicidio. C’e un assassino che gira libero per le strade della citta e vogliamo che si faccia qualcosa.»

«Non voglio certo deludervi.» Si poteva cogliere chiaramente il sarcasmo nel tono del capo della polizia. «Che cosa vorrebbe esattamente che facessimo, in modo che sappiamo in anticipo come farvi contenti?»

David fece per dire qualcosa, ma Angela lo zitti. «Desideriamo che facciate cio che fate di solito con un omicidio. Avete l’arma del delitto: cercate le impronte, scoprite dov’e stata comprata, quel genere di cose. Non dovremmo essere noi a dirvi come svolgere un’indagine.»

«La pista e un po’ vecchia, dopo otto mesi, e francamente non mi piace molto che veniate qua a suggerirmi come fare il mio lavoro, dato che io non vengo in ospedale a dirvi come fare il vostro. Inoltre, Hodges non era la persona piu importante della citta e dobbiamo porci delle priorita con il personale limitato di cui disponiamo. Tanto per informarla, proprio ora abbiamo qualche problema piu urgente, come per esempio una serie di stupri.»

«Secondo me, su questo caso andrebbero svolte ulteriori indagini.»

«Le abbiamo fatte, otto mesi fa.»

«E che cosa avete scoperto?»

«Un sacco di cose», sbotto Robertson. «Che non ci sono stati rapina ne scasso, cosa che adesso e stata confermata. Che c’e stata un po’ di lotta…»

«Un po’ di lotta?» gli fece eco Angela. «Ieri notte quelli della scientifica hanno provato che l’assassino ha inseguito la vittima in giro per la casa, colpendola con una spranga di metallo e spargendo sangue sulle pareti. Il dottor Hodges ha fratture multiple del cranio, una clavicola e un braccio fratturati.» Angela si rivolse a David, agitando le mani per aria. «Non ci posso credere!»

«Va bene, va bene», cerco di calmarla lui. Si era verificato proprio cio che temeva e, d’altronde, sapeva che sua moglie non sopportava l’incompetenza.

«Il caso ha bisogno di essere analizzato con occhi nuovi», continuo lei, ignorandolo. «Stamattina ho ricevuto una telefonata dal medico legale che mi confermava che sotto le unghie della vittima si sono trovati brandelli di pelle del suo assalitore. Ecco il tipo di lotta che c’e stata. Ora tutto quello di cui abbiamo bisogno e una persona sospetta. La medicina legale puo fare il resto.»

«Grazie di questo prezioso consiglio», disse Robertson alzandosi e avvicinandosi alla porta. «E grazie anche per la sollecitudine che dimostra come cittadina di Bartlet. Adesso, se mi vuole scusare, ho del lavoro da svolgere.»

Intanto aveva aperto la porta e David dovette praticamente strappare Angela da quell’ufficio.

«Hai sentito qualcosa di quello che abbiamo detto?» chiese Robertson a uno dei suoi assistenti che si trovava nelle vicinanze.

«Qualcosa, si.»

«Detesto questi pezzi grossi della citta. Solo perche sono stati ad Harvard o chissa dove si credono di saper fare tutto.»

Rientro in ufficio e chiuse la porta. Sollevo il ricevitore e premette uno dei tasti della selezione automatica.

«Mi spiace disturbarla», disse con deferenza, «ma credo che potremmo avere un problema.»

«E non osare dipingermi come una femmina isterica!» si lamento Angela, mentre saliva in macchina.

«Attaccare in quella maniera il capo della polizia locale non e il massimo della razionalita», controbatte David. «Ricordati, questa e una citta piccola, non dovremmo farci dei nemici.»

«Una persona e stata assassinata brutalmente, il suo corpo e stato gettato nella nostra cantina e la polizia sembra non avere interesse a scoprire chi e stato. Vorresti lasciare le cose come stanno?»

«Per quanto la morte di Hodges sia un fatto deplorevole, non ci riguarda. E un problema che dev’essere lasciato alle autorita.»

«Che cosa?» grido Angela. «Quell’uomo e stato picchiato a morte in casa nostra, nella nostra cucina. Ci riguarda eccome, che tu lo ammetta o no, e io voglio scoprire chi e stato. Non mi piace l’idea di un assassino che se ne va in giro per la citta. La prima cosa da fare e saperne di piu su Dennis Hodges.»

«Io credo che tu drammatizzi eccessivamente le cose; sei irragionevole.»

«Questo me lo hai gia fatto capire chiaramente, solo che io non sono d’accordo con te»

La rabbia di Angela non era diretta solo contro Robertson, ma anche un po’ contro il marito. Avrebbe voluto dirgli che anche lui non era poi cosi razionale come pensava di essere, ma si trattenne.

Ritornati all’ospedale, dovettero parcheggiare lontano dall’ingresso e farsi una camminata.

«Abbiamo gia abbastanza guai a cui pensare», le fece osservare David.

«Allora forse dovremmo assumere qualcuno che svolga le indagini per noi», propose lei.

«Non puoi parlare sul serio. Non abbiamo soldi da buttare via per queste sciocchezze.»

«Nel caso tu non mi abbia capito bene, io non penso che siano sciocchezze. Ripeto: c’e un assassino che gira libero per la citta, qualcuno che e stato in casa nostra. Magari lo abbiamo gia incontrato. Mi viene la pelle d’oca solo a pensarci.»

«Ti prego, Angela, non abbiamo a che fare con un serial killer. Non mi stupisco affatto che non abbiano ancora trovato l’assassino. Non hai mai letto di storie di omicidi in citta piccole come questa, dove non si fa avanti nessuno, anche se tutti sanno chi e stato? E una specie di giustizia fatta in casa, dove la gente pensa che la vittima

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