Angela servi la cena in sala da pranzo, evitando intenzionalmente di usare il tavolo della cucina, e rallegro l’ambiente con un bel fuoco e delle candele. Finito di mangiare, mentre Nikki guardava la televisione per la mezz’ora che le era consentita, i suoi genitori rimasero seduti pigramente a tavola.
«Non ti interessa sapere come ho passato il pomeriggio?» domando Angela a David.
«Certo. Com’e andata?»
«E stato interessante.» Angela riferi le sue conversazioni con Sherwood e Darnell e ammise che David poteva avere ragione, nell’affermare che forse qualcuno in citta sapeva chi aveva ucciso Hodges.
«Grazie per avere riconosciuto i miei meriti», le disse lui, «ma non mi piace che tu te ne vada in giro a fare domande su Hodges.»
«Perche?»
«Per una serie di motivi. Intanto, tutti e due abbiamo ben altro di cui preoccuparci e poi hai mai pensato che potresti metterti a fare domande all’assassino in persona?»
Angela ammise che a questo non aveva pensato. Vedendo che il marito teneva lo sguardo fisso sul fuoco, gli chiese se ci fosse qualcosa che non andava.
«Un’altra mia paziente e fra la vita e la morte.»
«Mi spiace.»
«Un altro disastro.» David aveva la voce incrinata. «Temo che muoia, proprio come Marjorie e John Tarlow. Non so che cosa fare, forse non avrei dovuto fare il medico.»
Angela giro intorno al tavolo e lo abbraccio, sussurrandogli: «Sei un medico meraviglioso. Ci sai fare e i pazienti ti adorano».
«Non mi adorano, quando muoiono. Quando me ne sto li seduto nell’ambulatorio, nello stesso posto dove si e ucciso Portland, comincio a pensare che adesso capisco perche lo ha fatto.»
Angela lo scosse per le spalle. «Non voglio sentirti parlare cosi. Hai parlato di nuovo con Kevin Yansen?»
«Non di Portland. Sembra che quest’argomento non gli interessi piu.»
«Sei depresso?»
«Un po’, ma tengo la cosa sotto controllo.»
«Promettimi che me lo dirai, se non ci riuscirai piu.»
«Promesso.»
«Qual e il problema, con questa paziente?» domando Angela, risedendosi al suo posto.
«E questo che mi sconvolge», le rispose David. «In realta non lo so. Aveva una sinusite, che stava guarendo con gli antibiotici, poi, per qualche motivo sconosciuto, le e venuta la polmonite. Anzi, no, prima ancora e caduta in uno stato di sonnolenza, poi e diventata apatica, infine le e venuto un attacco di epilessia. L’ho fatta visitare da un oncologo, da un neurologo, da uno specialista in malattie infettive e nessuno di loro ci ha capito niente.»
«Allora non dovresti essere cosi severo con te stesso.»
«Ma io ne sono responsabile, sono il suo medico.»
«Vorrei poterti aiutare.»
«Grazie.» David allungo una mano attraverso la tavola e strinse quella di Angela. «So che mi sei davvero vicina, ma purtroppo non c’e niente che tu possa fare direttamente, tranne capire perche non mi sento particolarmente coinvolto nel caso Hodges.»
«Ma io non posso lasciarlo perdere.»
«Potrebbe anche essere pericoloso, non sai contro chi ti stai mettendo. Chiunque ha ucciso Hodges non sara certo entusiasta nel vedere che tu ficchi il naso nella faccenda. Chi lo sa come potrebbe reagire una persona simile? Guarda che cosa ha fatto a Hodges.»
Angela fisso lo sguardo sulle braci incandescenti del caminetto, come ipnotizzata. Era stato il pericolo potenziale che correva la sua famiglia a spingerla ad agire e non aveva pensato che le sue indagini avrebbero potuto aumentare quel pericolo. Eppure, le bastava ripensare alla luminescenza delle tracce di sangue nella sua cucina o alla frattura del cranio di Hodges per sapere che David aveva ragione: era meglio non provocare una persona capace di quel tipo di violenza.
16
Preoccupato com’era per Mary Ann Schiller, David si alzo all’alba e sgattaiolo fuori senza svegliare nessuno. Attraverso il ponte sul Roaring proprio mentre il sole faceva capolino a oriente e si godette la pedalata nell’aria frizzantina, abbracciando con lo sguardo i campi e i rami ricoperti di brina.
Le condizioni di Mary Ann erano stazionarie, ed era comparsa una forte diarrea, curata tempestivamente dal personale dell’unita di terapia intensiva. David riesamino fin dall’inizio quel caso e non gli vennero nuove idee, allora si decise a telefonare a un suo ex professore, sicuro di non disturbarlo perche sapeva che abitualmente si alzava di buon’ora. Incuriosito dal caso di Mary Ann, il professore si offri di partire immediatamente per Bartlet e David ne fu commosso.
Mentre lo aspettava, passo in rassegna i pazienti ricoverati e li trovo tutti bene, compreso Jonathan Eakins. Avrebbe potuto dimetterlo, ma volle essere prudente, considerata la sua cardiopatia, e decise di tenerlo un altro giorno in ospedale.
Quando il professore arrivo, ascolto attentamente le spiegazioni dettagliate di David, come se fosse ancora un suo allievo durante il tirocinio, poi visito Mary Ann, ma non scopri nulla di nuovo.
David lo accompagno all’auto e torno a casa. Quel sabato non avrebbe giocato a pallacanestro, non aveva voglia di confrontarsi con l’aggressivita e la competitivita di Kevin.
Trovo Angela e Nikki che stavano facendo colazione e decise di dedicarsi alla casa. Scese in cantina, tiro via i nastri di plastica messi dalla polizia e porto di sopra i doppi vetri, passando dalla scala che dava direttamente sul cortile posteriore.
Quando Nikki ebbe terminato i suoi esercizi respiratori, lo raggiunse e, con aria complice, gli domando: «Quand’e che facciamo…»
Lui si porto l’indice alle labbra, accennando con la testa verso la finestra della cucina, da cui Angela avrebbe potuto sentire e disse: «Appena abbiamo finito». Aveva terminato di applicare i doppi vetri a tutto il primo piano e disse a Nikki che doveva mettere via i telai vuoti.
Lei lo aiuto volentieri e, dopo pochi minuti, i telai erano tutti accatastati di fianco alle scale della cantina, nello stesso punto dove stavano prima i doppi vetri. Poi padre e figlia annunciarono ad Angela che sarebbero andati a fare compere in citta e balzarono ognuno sulla propria bicicletta.
Angela li guardo allontanarsi, contenta di vederli cosi allegri, ma gia dopo qualche minuto comincio a sentirsi a disagio, da sola in quella grande casa. Ogni scricchiolio la faceva sobbalzare e non riusciva a concentrarsi sul libro che stava leggendo. Si alzo, chiuse a chiave tutte le porte e, nell’entrare in cucina, non pote fare a meno di immaginare le pareti coperte di sangue.
«Non posso continuare a vivere cosi», disse ad alta voce. «Ma che cosa devo fare?»
Sfioro il piano del tavolo, chiedendosi se le gambe avrebbero ancora reagito al Luminol, adesso che le aveva strofinate vigorosamente con il disinfettante piu potente che aveva trovato dal signor Staley. No, non le piaceva l’idea di un assassino in liberta, pero sapeva anche che David aveva ragione nel dire che era pericoloso ficcare il naso in quell’omicidio. Si mise a sfogliare l’elenco telefonico alla voce «investigatori privati». Trovo parecchie ditte di vigilanza, ma anche qualche investigatore, fra cui un certo Phil Calhoun, a Rutland, cittadina che si trovava poco lontano da Bartlet.
Senza pensarci due volte, Angela compose il numero e le rispose una voce d’uomo rauca e decisa. Quasi balbettando, disse che voleva che si indagasse su un caso di omicidio.
«Interessante», commento Calhoun.
Angela cerco d’immaginarsi come fosse la persona che stava all’altra estremita del filo. A giudicare dalla voce, doveva essere un uomo robusto, dalla spalle larghe, con i capelli scuri e magari anche i baffi.
«Ci potremmo incontrare», gli propose.