giustizia sommaria.»

«Normalmente sarei il primo a essere d’accordo con lei. Badi, non sto cercando di giustificare questa faccenda su basi morali o legali, ma Hodges era diverso. Cio che penso che lei debba fare e andare a parlare con il dottor Cantor, lui sara in grado di darle un’idea del genere di animosita che Hodges era capace di suscitare. Forse allora lei capira e sara meno propensa a giudicare.»

Nel ritornare verso l’ospedale, Angela si sentiva confusa. Non era assolutamente d’accordo con Sherwood e piu cose veniva a sapere sull’affare Hodges, piu ne voleva scoprire. Pero non voleva parlare con Cantor, non dopo la conversazione avuta con lui il giorno prima.

Appena mise piede nella sua stanza, Wadley apparve sulla porta. Come il giorno precedente, era visibilmente agitato. «L’ho appena fatta chiamare», le disse con irritazione. «Dove diavolo era?»

«Ho dovuto fare una scappata in banca», rispose lei, sentendosi all’improvviso venire meno le gambe. Temeva che Wadley fosse sul punto di perdere il controllo, come il giorno prima.

«Le visite in banca le faccia nelle ore di pausa», la rimprovero lui, poi esito un momento, quindi rientro nel proprio studio e sbatte la porta.

Angela tiro un sospiro di sollievo.

Sherwood non si era mosso dalla sua scrivania, dopo che Angela se n’era andata. Cercava di decidere il da farsi. Non riusciva a credere che quella donna la stesse facendo tanto lunga a proposito di Dennis Hodges e sperava di non avere detto qualcosa di cui avrebbe potuto pentirsi.

Dopo averci pensato un po’, prese il telefono. Era arrivato alla conclusione che era meglio non fare niente e limitarsi a riferire l’informazione.

«E accaduto qualcosa che penso lei debba sapere», disse nel ricevitore. «Ho appena ricevuto una vista di qualcuno che si preoccupa un po’ troppo per il caso Hodges…»

Terminato il suo turno di lavoro in ambulatorio, David si affretto verso l’ospedale dove, temendo il peggio, lascio per ultima la visita a Mary Ann Schiller.

Nel pomeriggio la febbre era aumentata gradatamente e adesso si era stabilizzata sui trentanove gradi, cosa preoccupante, dato che la paziente era sotto trattamento antibiotico. Ma ancora piu preoccupante era il suo stato mentale: era assonnata e apatica e, anche quando David riusciva a svegliarla, non mostrava interesse alle sue domande; inoltre aveva perso la nozione del tempo e di dove si trovava, anche se ricordava il proprio nome.

David la ausculto e fu preso dal panico, sentendo un autentico coro di rantoli e ronchi. Si stava ripetendo la storia di John Tarlow.

Come nel caso di John e di Marjorie, le analisi del sangue che ordino immediatamente rivelarono una reazione cellulare minima alla polmonite bilaterale in corso, confermata da una schermografia.

Dati i problemi avuti con Kelley, questa volta David non richiese un consulto ufficiale, ma telefono al dottor Mieslich che non fu di grande aiuto, non potendo vedere la paziente. Gli disse soltanto che l’ultima volta che aveva visitato Mary Ann non aveva trovato tracce evidenti di cancro alle ovaie, ma che si aspettava una recidiva poiche prima del trattamento chemioterapico la malattia si era gia estesa.

In quel momento un’infermiera gli grido che Mary Ann aveva le convulsioni e David corse subito da lei. La trovo in preda a un attacco epilettico, che riusci a controllare somministrandole immediatamente dei farmaci per via endovenosa, utilizzando l’ago che per fortuna era rimasto in sede. Finito l’attacco, pero, Mary Ann rimase in coma.

David chiamo al telefono il neurologo del CMV, il dottor Alan Prichard, il quale gli consiglio di ordinare una TAC o una risonanza magnetica nucleare, a seconda di quale macchina fosse subito disponibile, e promise di passare a vedere la paziente appena possibile.

Mandata Mary Ann in radiologia, David telefono nuovamente all’oncologo, spiegandogli che cosa era accaduto e richiese un consulto formale, poi chiamo anche lo specialista delle malattie infettive, il dottor Hasselbaum, come aveva fatto per Marjorie e John. Era preoccupato per la reazione che avrebbe avuto Kelley, ma sentiva di non avere scelta.

Non appena dall’Imaging Center lo avvisarono che erano pronti i risultati della risonanza magnetica nucleare, corse a prenderne visione e per strada incontro il neurologo che si uni a lui. Insieme al dottor Cantor osservarono in silenzio le immagini che venivano loro fornite a mano a mano che erano pronte. Tutti si stupirono di non trovare segni di metastasi.

«A questo punto, non saprei come mai abbia avuto un attacco epilettico», ammise il dottor Prichard. «Potrebbe esserci stato un piccolissimo embolo, ma e solo una supposizione.»

Anche l’oncologo rimase sorpreso del risultato della risonanza magnetica e suggeri l’ipotesi che la lesione fosse troppo piccola per essere rilevata.

«Questa macchina ha una risoluzione eccezionale», osservo il dottor Cantor. «Se il tumore e troppo piccolo per essere rilevato, allora le probabilita che abbia causato un attacco epilettico sono ancora meno.»

Lo specialista in malattie infettive confermo la diagnosi di polmonite e dimostro che il batterio responsabile era di tipo gram-negativo, simile ma non identico a quello che aveva causato la polmonite di Marjorie e di John Tarlow. Secondo lui, Mary Ann era gia sotto choc settico.

David spedi la sua paziente all’unita di terapia intensiva, dove continuo la somministrazione di antibiotici, su consiglio dello specialista in malattie infettive, e dove un anestesista le applico il respiratore.

Assicuratosi che per Mary Ann si stava facendo tutto il possibile, David ritorno in corsia per controllare le condizioni di Jonathan. Lo trovo benissimo.

«C’e solo una cosa che non va», gli disse il suo paziente. «Questo letto fa come gli pare. Certe volte quando pigio il tasto non succede niente, non si alzano ne testa i piedi.»

«Ci penso io», lo rassicuro David, lieto di dover preoccuparsi per un problema di quel tipo, e riferi subito la lamentela alla capo infermiera del turno di notte, Dora Maxfield.

«Questi letti sono vecchi e si rompono un po’ troppo spesso», gli disse lei. «Grazie per avermelo detto. Avverto subito l’ufficio tecnico.»

La pedalata fino a casa immerse David nel freddo che era calato poco dopo il tramonto, ma lo sopporto bene, trovandolo persino terapeutico.

A casa trovo una gran baraonda. Nikki, Caroline e Arni s’inseguivano a vicenda per le stanze del pianterreno, mentre Rusty inseguiva equamente tutti quanti. Nell’udire le risate cristalline dei bambini, David dimentico per qualche minuto l’ospedale.

Quando venne il momento di riaccompagnare a casa i due compagni della figlia, porto con se anche lei, per avere l’opportunita di chiacchierare un po’ insieme durante il viaggio di ritorno.

Parlarono della scuola e del nuovo maestro, poi David le domando se pensava molto al cadavere trovato in cantina.

«Un po’», rispose Nikki.

«Che effetto ti fa?»

«Che non ho piu voglia di scendere la sotto.»

«Ci credo bene. Anch’io, sai, quando ieri sera sono sceso a prendere la legna, avevo paura.»

«Davvero?»

«Gia. Pero ho escogitato un piano che potrebbe essere divertente e ci sarebbe d’aiuto. T’interessa?»

«Si!» esclamo Nikki, entusiasta. «Quale?»

«Non lo devi dire a nessuno.»

«Va bene!»

David spiego il piano alla figlia, chiedendole che cosa ne pensasse.

«Direi che e buono.»

«Ricordati che e un segreto.»

Nikki poggio una mano sul cuore in segno di giuramento.

Appena arrivato a casa, David telefono all’unita di terapia intensiva per aggiornarsi sulle condizioni di Mary Ann, e l’infermiera che rispose lo informo che non erano cambiate, descrivendogli le sue condizioni generali, oltre a riferirgli i risultati di nuove analisi e il tracciato del respiratore. Colpito dalla professionalita dell’infermiera, David si tranquillizzo, dicendosi che Mary Ann era curata al meglio.

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