«No.»

«E la flebo?»

«Mi e stata tolta ieri, dopo i suoi ordini.»

David fu preso dal panico. A parte la salivazione, i sintomi di Jonathan gli ricordavano quelli di Marjorie, John e Mary Ann. Sintomi che avevano preceduto un rapido peggioramento e la morte.

«Che cosa c’e che non va?» domando Jonathan, intuendo l’ansia del suo medico. «Non e qualcosa di serio, eh?»

«Speravo di mandarla a casa», tergiverso David, «ma se si sente cosi male e meglio che rimanga qui altri due o tre giorni.»

«Come vuole, ma mi rimetta in sesto presto; ho un anniversario di matrimonio da festeggiare, il prossimo weekend.»

David corse nella stanza delle infermiere con la mente in subbuglio. Continuava a dirsi che non poteva accadere ancora, era impossibile, le probabilita erano piu che minime.

Rilesse accuratamente la cartella clinica e noto che la temperatura era salita a trentasette gradi. Doveva considerarla febbre? Torno di corsa da John e lo ausculto: i polmoni erano perfettamente puliti.

Ritornato nella stanza delle infermiere, David si sedette alla scrivania, il viso fra le mani. Non sapeva che cosa fare, ma doveva agire.

D’impulso allungo la mano verso il telefono. Pur sapendo la reazione che avrebbero avuto Kelley e il CMV, chiamo l’oncologo e lo specialista in malattie infettive, pregandoli di raggiungerlo immediatamente, perche gli si era presentato un caso molto simile a quelli mortali che si erano verificati nei tre giorni precedenti, ma ancora in una fase iniziale.

Mentre li aspettava, ordino tutta una serie di analisi. Magari il suo paziente si sarebbe risvegliato benissimo, il giorno dopo, ma lui non voleva correre il rischio che facesse la fine degli altri tre. Il suo sesto senso, in ogni caso, gli diceva che Jonathan era gia prigioniero di una lotta mortale.

Arrivarono il dottor Hasselbaum, che visito subito il paziente, e il dottor Mieslich, che mostro a David tutti i referti relativi a Jonathan, da quando lo aveva preso in cura per il cancro alla prostata. Quindi tutti e tre si sedettero nella stanza delle infermiere e iniziarono a confrontare le loro opinioni, ma a un certo punto David si accorse che i suoi due colleghi stavano guardando oltre le sue spalle. Si giro e vide la massiccia figura del dottor Kelley dietro di lui.

«Dottor Wilson, posso scambiare due parole con lei nella sala di ritrovo dei pazienti?» gli chiese, ma sembrava piu un ordine.

«Adesso ho troppo da fare», rispose David e si volto verso i colleghi.

«Temo di dover insistere», ribatte Kelley, toccandolo su una spalla. David gli tiro via la mano.

«Io ne approfittero per visitare il paziente», dichiaro il dottor Mieslich e si allontano.

«E io per scrivere il mio referto», disse Hasselbaum.

«Va bene, allora andiamo.» David si alzo e segui Kelley fino alla saletta dei pazienti dove, sul divano, erano sedute due persone.

«Suppongo che lei conosca Helen Beaton, presidente dell’ospedale», disse Kelley, «e Michael Caldwell, direttore medico.»

«Si, certo.» David strinse la mano a entrambi. Loro non si preoccuparono di alzarsi.

Kelley si sedette e David lo imito, mentre intanto si guardava intorno. Si aspettava guai da parte di Kelley e pensava che fosse stata l’autopsia a Mary Ann a scatenarli. Sperava solo che Angela non ne rimanesse coinvolta.

«Voglio parlarle con franchezza», comincio Kelley. «Lei si domandera come mai siamo gia al corrente del modo in cui si sta occupando di Jonathan Eakins.»

David rimase sbalordito: come facevano quei tre a sapere di Jonathan, quando lui aveva appena iniziato le indagini per i suoi sintomi?

«Ci ha telefonato la coordinatrice della sezione ottimizzazione risorse», spiego Kelley. «Era stata avvertita dalle infermiere del piano, in base a istruzioni ricevute in precedenza. Il controllo di come si utilizzano le risorse e vitale e sentiamo la necessita d’intervenire. Come le ho gia detto, lei usa troppi consulti, specialmente al di fuori del CMV.»

«E troppe analisi di laboratorio», aggiunse Helen Beaton.

«Anche troppi test diagnostici», infieri Caldwell.

David fisso incredulo gli amministratori e tutti e tre ricambiarono impunemente il suo sguardo. Erano un tribunale che lo stava giudicando, come l’Inquisizione. Lo stavano giudicando per eresia medica economica e nessuno dei suoi inquisitori era un medico.

«Vorremmo ricordarle che il paziente e stato curato per un cancro metastasico alla prostata», si premuro di ricordargli Kelley.

«Temiamo che lei sia stato troppo prodigo nell’ordinare analisi e consulti», lo accuso Helen Beaton.

«E anche con i tre pazienti precedenti, che erano chiaramente terminali, ha fatto un uso eccessivo delle risorse», le diede man forte Caldwell.

David stava lottando con le proprie emozioni. Poiche si stava gia interrogando sulle proprie capacita di medico, in seguito alla morte di tre suoi pazienti, era estremamente vulnerabile alle critiche degli amministratori. «La mia fedelta va ai pazienti», riusci a dire con voce flebile, «non a un’istituzione.»

«Possiamo apprezzare la sua filosofia», ribatte Helen, «ma e stata proprio questa filosofia a portare alla crisi economica della sanita. Deve allargare i suoi orizzonti. La nostra fedelta deve andare a un’intera comunita di pazienti, non si puo fare tutto per tutti. Ci vuole discernimento per un uso razionale delle risorse.»

«David, la questione e che l’uso che lei fa dei servizi collaterali eccede di gran lunga la media dei suoi colleghi», gli ricordo Kelley.

David non era sicuro di quello che doveva dire. «La mia preoccupazione in questi casi particolari e che temo lo svilupparsi di una malattia infettiva per adesso a noi sconosciuta. Se fosse davvero cosi, sarebbe disastroso non diagnosticarla in tempo.»

I tre amministratori si guardarono senza parlare, poi Helen Beaton alzo le spalle e ruppe il silenzio. «Questo e fuori dalle mie competenze. Sono la prima ad ammetterlo.»

«Stessa cosa per me», aggiunse Caldwell.

«Ma in questo momento abbiamo a disposizione uno specialista delle malattie infettive. Visto che il CMV lo deve pagare comunque, chiediamogli un’opinione», suggeri Kelley e ando subito a cercarlo.

Ritorno non solo con il dottor Hasselbaum, ma anche con il dottor Mieslich. Al primo chiese subito se pensava che i tre pazienti deceduti in quei giorni potessero soffrire di una malattia infettiva sconosciuta.

«Sinceramente ne dubito», rispose lui. «Non ci sono prove evidenti in questo senso. Tutti e tre avevano la polmonite, che secondo me e stata causata da una debilitazione generale, e in tutti e tre i casi l’agente patogeno era conosciuto.»

Kelley domando a entrambi gli specialisti che tipo di cura pensavano adatta a Jonathan Eakins.

«Puramente sintomatica», rispose l’oncologo e il dottor Hasselbaum si dichiaro d’accordo.

«Tutti e due avete visto la lunga lista di analisi diagnostiche richieste dal dottor Wilson», li interpello ancora Kelley. «Pensate che qualcuna di quelle analisi sia fondamentale, a questo punto?»

I due specialisti si scambiarono uno sguardo. Hasselbaum fu il primo a parlare: «Io aspetterei e vedrei che cosa succede. Magari domani il paziente potrebbe stare bene».

«Sono d’accordo», si associo il dottor Mieslich.

«Bene, penso proprio che siamo d’accordo anche noi», affermo Kelley. «Lei, dottor Wilson, che cosa ne dice?»

La riunione termino fra strette di mano, sorrisi e apparente cordialita, ma David si sentiva confuso, umiliato e anche depresso. Torno nella stanza delle infermiere e cancello quasi tutte le prescrizioni che aveva ordinato per Jonathan, poi passo a dargli un’occhiata.

«Grazie per avere fatto venire cosi tanta gente a visitarmi», lo accolse lui.

«Come si sente?»

«Non so, forse un pochino meglio.»

David ritorno nella stanza dell’ autopsia proprio mentre sua moglie stava pulendo il tavolo. L’aiuto a riportare il corpo di Mary Ann nell’obitorio e capi che Angela non era desiderosa di parlare delle sue scoperte. Le dovette

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