tirare fuori le risposte con le tenaglie.

«Non ho scoperto un granche.»

«Niente al cervello?»

«Pulito. Pero dobbiamo aspettare che cosa dice il microscopio.»

«Tumori?»

«Mi pare che ce ne fosse uno piccolo all’addome, ma anche per quello occorre aspettare la risposta del microscopio.»

«Cosi, non c’e nulla che ti e balzato agli occhi come possibile causa di morte?» insistette David.

«Aveva la polmonite.»

Lui annui. Quello lo sapeva gia.

«Mi spiace di non avere trovato altro», mormoro Angela.

«Ti sono grato per avere provato.»

Mentre tornavano a casa, Angela si accorse che il marito era depresso e cerco di capire se c’erano altri motivi, oltre gli scarsi risultati dell’autopsia. Quando lui le riferi dell’incontro con gli amministratori dell’ospedale, divenne livida. «Gli amministratori non dovrebbero immischiarsi nel trattamento dei malati!» esclamo.

«Non so», mormoro David con un sospiro. «Per un verso hanno ragione. Il costo dell’assistenza sanitaria e davvero un problema, ma quando ti trovi davanti un paziente in carne e ossa, ti senti confuso. Gli specialisti che avevo chiamato si sono schierati con loro.»

A cena, David non tocco cibo e, a peggiorare le cose, Nikki si lamento di non stare bene. Si sentiva congestionata e Angela le fece fare gli esercizi respiratori e la mise a letto.

Quando ritorno al piano di sotto, vide che David era davanti al televisore, ma non lo guardava, fissava il fuoco.

«Sara meglio tenere Nikki a casa, domani», gli disse e lui non rispose. Angela lo fisso a lungo. Al momento, non sapeva se doveva preoccuparsi di piu per Nikki o per lui.

18

Lunedi 25 ottobre

Angela apri gli occhi al suono della sveglia e si accorse che David non era accanto a lei. Lo trovo seduto nel salottino.

«E tanto che sei alzato?» gli domando, cercando di avere un tono allegro.

«Dalle quattro, ma non allarmarti. Penso di sentirmi un po’ meglio oggi.» David le rivolse un mezzo sorriso.

Per fortuna non c’era da preoccuparsi per Nikki: aveva dormito bene, senza congestione e senza incubi. Angela dovette ammettere con se stessa che lo scherzo delle maschere ideato da David era servito.

Era stata lei, pero, ad avere avuto un incubo. Aveva sognato di rientrare in casa con i sacchetti della spesa e di trovare la cucina inondata di sangue. Non era sangue secco, ma fresco e colava giu dalle pareti, formando delle pozze sul pavimento.

Dopo gli esercizi respiratori, Angela ausculto il petto di Nikki. Era tutto a posto, allora le disse che poteva andare a scuola. Anche se il cielo coperto prometteva pioggia, David insistette per recarsi al lavoro in bicicletta e Angela non cerco di dissuaderlo, contenta che lui mostrasse entusiasmo almeno per quell’attivita fisica.

Quando arrivo al laboratorio, trovo la solita pila di lavoro che si era accumulato durante il weekend e si tolse rapida il cappotto per iniziare a lavorare, ma vide che Wadley se ne stava immobile sulla soglia della propria stanza, come se la stesse aspettando.

«Buongiorno», lo saluto, facendo di tutto per apparire disinvolta, ma capi subito che si preparava un temporale.

«Mi e stato segnalato che lei ha eseguito un’autopsia qui nel laboratorio», disse infatti il suo capo.

«E vero, ma l’ho fatta nel mio tempo libero.»

«Puo anche averla fatta nel suo tempo libero, ma nel mio laboratorio.»

«E vero, ho utilizzato le attrezzature dell’ospedale», puntualizzo Angela, a cui non piaceva che Wadley considerasse il laboratorio come proprio. Era un dipendente dell’ospedale, come lei.

«Le era stato detto esplicitamente di non fare autopsie.»

«Mi era stato detto che non vengono pagate dal CMV.»

I freddi occhi di Wadley fissarono Angela senza battere ciglio. «Allora mi permetta di chiarire un malinteso. In questo reparto non devono essere fatte autopsie, a meno che non le autorizzi io stesso. Sono io a dirigere il reparto, non lei. Inoltre, ho ordinato ai tecnici di non procedere all’esame dei vetrini, delle colture e dei campioni.»

Detto questo, Wadley ritorno nel suo ufficio chiudendo la porta con un colpo secco.

Angela si sentiva a pezzi, come le capitava ogni volta che aveva un confronto con Wadley, ma si sforzo di restare calma e raccolse tutti i campioni che aveva prelevato dal corpo di Mary Ann. Impacchetto con cura le colture e il materiale tossicologico e li spedi a Boston, al reparto dove aveva svolto il tirocinio. Aveva ancora molti amici laggiu a cui chiedere un piacere. I campioni di tessuto, invece, li tenne per esaminarli lei stessa.

David compi il giro dei pazienti lasciando Jonathan per ultimo e, quando entro in camera sua, trovo il letto vuoto.

Chiese subito il motivo alla caposala e lei gli rispose che quella notte i medici del pronto soccorso avevano trasferito il signor Eakins all’unita di terapia intensiva, perche aveva avuto un’insufficienza respiratoria ed era entrato in coma.

David era sbalordito. «Perche non sono stato avvertito?»

«Avevamo l’ordine specifico di non chiamarla», gli rispose Janet.

«Emesso da chi?»

«Da Michael Caldwell, il direttore medico dell’ospedale.»

«E assurdo…» comincio a sbraitare David.

«Ci e stato detto di riferirle che, se ha qualche questione da chiarire, si deve rivolgere alla signora Beaton», lo interruppe Janet. «Non se la prenda con noi.»

David era fuori di se dalla rabbia. Il direttore medico non aveva nessun diritto di emettere un ordine del genere. Era gia abbastanza intollerabile che quegli amministratori spiassero il suo comportamento per prevenire le sue mosse, ma interferire direttamente nella cura dei pazienti gli pareva una grave violazione.

Mantenne pero abbastanza sangue freddo da capire che non era giusto prendersela con l’infermiera e poi in quel momento, piu che discutere, gli interessava controllare le condizioni di Jonathan.

Lo trovo in coma e sotto respiratore, proprio com’era accaduto a Mary Ann. Lo ausculto e scopri che anche a lui era venuta la polmonite. Leggendo l’etichetta del flacone che gli veniva somministrato per via endovenosa, vide che si trattava di antibiotici.

Come aveva fatto per gli altri pazienti, riesamino con cura maniacale la cartella clinica di Jonathan e gli balzo subito agli occhi che il decorso era stato identico: problemi gastrointestinali, al sistema nervoso centrale e a quello sanguigno.

Stava per telefonare a Helen Beaton, quando un’infermiera gli porse un altro telefono: era in linea Charles Kelley.

«Avevo dato istruzioni alle infermiere dell’unita di terapia intensiva di avvisarmi appena lei fosse arrivato», gli annuncio senza preamboli. «Volevo avvisarla che il caso Eakins e stato affidato a un altro medico del CMV.»

«Non puo farlo», ribatte David, fuori di se dalla collera.

«Si calmi, dottor Wilson. Il CMV ha tutto il diritto di trasferire un paziente a un altro medico. Lo abbiamo notificato alla famiglia e loro sono d’accordo.»

«Perche lo ha fatto?» Sapere che la famiglia era d’accordo fece perdere a David parte della propria

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