«Una matita?»

«Si.» Angela apri bene la mano, a palmo in su, e mostro a Robertson una piccola macchia scura sotto la pelle. «Qualcosa del genere, me lo sono fatto alle elementari.»

Robertson annui, mentre un sorrisetto ironico gli appariva a fior di labbra. «Grazie per l’indizio che mi fornisce.»

«Ho pensato che valesse la pena farglielo sapere. Il medico legale mi ha detto anche che la pelle sotto le unghie di Hodges appartiene decisamente al suo assassino, dato che il DNA e risultato diverso da quello della vittima.»

«Il problema e che queste sofisticate ricerche sul DNA non servono a niente, se non si ha una persona sospetta.»

«In una piccola cittadina inglese hanno risolto un caso di stupro, grazie alla ricerca del DNA», obietto Angela. «Hanno sottoposto al test tutti gli abitanti.»

«Uau! Mi immagino che cosa direbbe la Lega per i diritti civili, qui in America, se facessimo lo stesso a Bartlet.»

«Non volevo suggerirle di farlo, ma solo informarla della scoperta fatta.»

«Grazie, e grazie anche per essere venuta.» Robertson si alzo per salutare Angela, poi rimase alla finestra a guardarla attraversare i giardini.

Quando la vide salire in macchina e allontanarsi, alzo il ricevitore e premette uno dei tasti per la selezione automatica. «Non ci credera, ma quella donna non demorde. E come un cane che ha fiutato l’osso.»

Angela si sentiva un po’ meglio per avere cercato di appianare le cose con il capo della polizia, ma non si faceva troppe illusioni: sapeva che non avrebbe sollevato un dito per risolvere il caso Hodges.

Arrivata all’ospedale, non le riusci di trovare un posto nel parcheggio del personale, vicino all’ingresso posteriore. Dovette compiere vari giri e poi si rassegno a lasciarla nel parcheggio superiore, nell’angolo piu lontano. Le occorsero cinque minuti per arrivare alla porta dell’ospedale.

«Non e la mia giornata», disse ad alta voce, mentre entrava nell’atrio.

«Ma il parcheggio dalla citta non si vedra nemmeno», affermo Traynor, cercando di convincere il suo interlocutore all’altra estremita del filo. Era Ned Banks, che dall’anno precedente faceva parte del consiglio comunale. «No, no, non sembrera un bunker della seconda guerra mondiale. Se trova il tempo di fare una scappata all’ospedale, le mostrero il modello.»

Collette, la sua segretaria, gli mise sulla scrivania un biglietto da visita: PHIL CALHOUN, INVESTIGATORE PRIVATO, SODDISFAZIONE GARANTITA.

Traynor copri il microfono e chiese: «Chi diavolo e?»

Collette alzo le spalle. «Non l’ho mai visto prima, ma lui dice che la conosce. Comunque, sta aspettando qui fuori. Io devo correre all’ufficio postale.»

Traynor presto di nuovo attenzione a Ned Banks, che si stava lamentando di come Bartlet stesse cambiando, con le nuove costruzioni moderne.

«Senta, ora devo andare», gli disse. «Spero che ci ripensera, per il garage. L’ospedale ne ha bisogno.»

Era disgustato dalla ristrettezza mentale dei consiglieri comunali: non capivano l’importanza economica dell’ospedale e questo rendeva il suo compito ancora piu difficile.

Prima di ricevere l’investigatore privato, sbircio attraverso lo spiraglio della porta per vedere che tipo fosse. Era corpulento e aveva una camicia a quadretti bianca e nera. Gli sembrava vagamente familiare, ma non riusci a ricordare dove potesse averlo gia incontrato.

Fu soltanto dopo che si furono stretti la mano, quando Calhoun disse di essere un ex poliziotto, che Traynor si ricordo ed esclamo: «Lei era un amico del fratello di Harley Strombell!»

Calhoun annui e si complimento per la sua memoria.

«Non dimentico mai una faccia», si vanto Traynor.

«Vorrei farle alcune domande sul dottor Hodges», entro subito in argomento l’investigatore.

Traynor giocherello nervosamente con il martelletto che usava per le riunioni. Non gli piaceva rispondere alle domande su Hodges, ma temeva che sarebbe stato peggio non farlo.

«Si tratta di un suo interesse personale o professionale?»

«Tutti e due.»

«E stato ingaggiato da qualcuno?»

«Diciamo che e cosi.»

«Da chi?»

«Questo non posso dirlo. Come avvocato, sono sicuro che capira.»

«Se si aspetta che io collabori, allora deve sbottonarsi un pochino anche lei.»

Calhoun tiro fuori la sua scatola di sigari e chiese se poteva fumare. Ottenuto il permesso di Traynor, estrasse un sigaro e ne offri uno anche a lui, che pero rifiuto. Accese senza fretta e tiro la prima boccata, facendo poi salire il fumo verso il soffitto, quindi parlo: «La famiglia vorrebbe scoprire chi e il responsabile del brutale omicidio del dottore».

«E comprensibile», commento Traynor. «Mi da la sua parola che, qualsiasi cosa dica, posso contare sulla sua discrezione?»

«Sicuramente.»

«Va bene. Che cosa mi vuole chiedere?»

«Sto facendo l’elenco delle persone che detestavano Dennis Hodges. Ce n’e qualcuna che mi consiglia di aggiungere?»

«Mezza citta», rispose Traynor, con una risata. «Ma non mi sento a mio agio a fare dei nomi.»

«Ho saputo che lei ha visto Hodges la notte del suo omicidio.»

«Hodges aveva fatto irruzione in una riunione che tenevamo all’ospedale. Era una sgradevole abitudine a cui indulgeva troppo spesso.»

«Sembra che fosse molto in collera.»

«Come l’ha saputo?»

«Ho parlato con parecchie persone in citta.»

«Hodges era sempre in collera. Era cronicamente insoddisfatto del modo in cui gestiamo l’ospedale. Aveva un modo di pensare antiquato, che non prendeva in considerazione i nuovi concetti di gestione manageriale dell’assistenza e di competizione controllata. Non capiva.»

«Credo anch’io di non capirne molto, di queste cose», ammise Calhoun.

«Farebbe bene a imparare», lo ammoni Traynor, «perche e la realta del giorno d’oggi. Da quale ente mutualistico e assistito lei?»

«Dal CMV.»

«Ecco, vede? Gestione manageriale dell’assistenza. Ne fa gia parte e non lo sa nemmeno.»

«Ho sentito che quando Hodges ha interrotto la vostra riunione, aveva con se alcune cartelle cliniche dell’ospedale.»

«Parti di cartelle cliniche», preciso Traynor. «Ma non le ho guardate. Avevamo stabilito di fare colazione insieme il giorno dopo per discutere di qualsiasi cosa avesse in mente. Riguardava qualcuno dei suoi ex pazienti. Si lamentava sempre che non ottenevano il trattamento da vip e, francamente, era un gran rompiscatole.»

«Il dottor Hodges non importunava mai il nuovo amministratore dell’ospedale, Helen Beaton?»

«Oh si! Non ci pensava due volte a piombarle in ufficio in qualsiasi momento. Anzi, Helen Beaton era probabilmente la persona che soffriva di piu delle intemperanze di Hodges. Dopotutto, occupava la posizione che un tempo era del vecchio e chi sapeva fare le cose meglio di lui?»

«Ho saputo anche che si e imbattuto in Hodges una seconda volta, quella sera», continuo Calhoun.

«Purtroppo! All’Iron Horse. Di solito andiamo li, dopo le nostre riunioni all’ospedale. Quella notte Hodges era li, beveva come al solito ed era bellicoso come al solito.»

«E ha scambiato parole pesanti con Robertson?»

«Si.»

«E con Sherwood?»

«Con chi ha parlato, lei?»

«Con un certo numero di persone. Ho saputo che anche il dottor Cantor ha detto cose spiacevoli su di

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