lui.»

«Questo non me lo ricordo, ma erano anni che Cantor non poteva soffrire il vecchio.»

«Come mai?»

«Hodges aveva rilevato i servizi radiologia e patologia in modo che li gestisse direttamente l’ospedale, per accrescere le entrate.»

«E lei? Anche lei non stravedeva per il dottor Hodges.»

«Gliel’ho gia detto, era un rompiscatole. Era gia difficile gestire l’ospedale senza le sue continue interferenze.»

«Ho sentito che c’era anche qualcosa di personale», insistette Calhoun. «Qualcosa che riguarda sua sorella.»

«Accidenti, le sue fonti sono buone.»

«Solo pettegolezzi cittadini.»

«Ha ragione», ammise Traynor. «Non e un segreto. Mia sorella Sunny si e suicidata dopo che Hodges ritiro a suo marito la convenzione con l’ospedale.»

«E ne da la colpa a Hodges?»

«Piu allora che adesso. Il marito di Sunny era un ubriacone. Hodges avrebbe dovuto mandarlo via prima che avesse la possibilita di fare danni.»

«Un’ultima domanda. Sa chi ha ucciso il dottor Hodges?»

Traynor rise, poi scosse la testa. «Non ne ho la piu pallida idea e non me ne importa. L’unica cosa che m’interessa e l’effetto che la sua morte potrebbe avere sull’ospedale.»

Calhoun si alzo e spense il sigaro nel portacenere che si trovava sulla scrivania.

«Mi faccia un favore», gli disse Traynor. «Io le ho reso le cose facili. Tutto cio che le chiedo e di non creare un pandemonio intorno al caso Hodges. Se scopre chi e stato e decide di rivelarlo, me lo faccia sapere, in maniera che l’ospedale possa prendere qualche precauzione per quel che riguarda la pubblicita che ne puo derivare, soprattutto se l’assassino ha qualcosa a che fare con l’ospedale. Dobbiamo gia risolvere un altro problema che potrebbe danneggiarci e non abbiamo bisogno di essere presi alla sprovvista da qualche altra cosa.»

«Mi sembra ragionevole», concordo Calhoun.

Traynor lo accompagno alla porta, poi torno alla scrivania e telefono a Clara Hodges. Dopo i convenevoli di rito arrivo alla questione che lo interessava.

«Volevo chiederti se conosci un certo Phil Calhoun.»

«No, direi di no. Perche me lo domandi?»

«E un investigatore privato che e venuto a farmi qualche domanda su Dennis. Mi ha fatto capire che e stato ingaggiato dalla famiglia.»

«Io di certo non ho assunto nessun investigatore privato e non credo neppure che lo abbia fatto qualcun altro della famiglia, senza che io lo venissi a sapere.»

«Cio che temevo. Se vieni a sapere qualcosa su di lui, fammelo sapere, per favore.»

«Ci puoi contare.»

Traynor riattacco e sospiro. Aveva la sgradevole sensazione che i suoi guai non fossero finiti. Persino dalla tomba, Hodges era una maledizione.

«Ha un’altra paziente», annuncio Susan, mentre porgeva la cartella clinica a David. «Le ho detto che poteva passare. E un’infermiera del secondo piano.»

David prese la cartella ed entro nella saletta delle visite. L’infermiera era Beverly Hopkins e la conosceva solo di vista, essendo del turno di notte.

«Qual e il problema?» le domando.

Beverly era una donna alta e snella con i capelli castano chiari. Era seduta sul lettino e reggeva una vaschetta di acciaio che Susan le aveva dato nel caso le venisse da vomitare. Era molto pallida.

«Mi spiace disturbarla, dottor Wilson, penso sia influenza. Me ne sarei rimasta semplicemente a letto, ma sa che dobbiamo venire a farci visitare, se rimaniamo a casa per malattia.»

«Ma si figuri, nessun disturbo, sono qui per questo. Quali sono i suoi sintomi?»

I sintomi erano simili a quelli delle altre quattro infermiere: malessere generale, lievi disturbi gastrointestinali, febbricola. David concordo sul fatto che probabilmente si trattava di influenza e la mando a casa perche si mettesse a letto, raccomandandole di bere molto e di prendere l’aspirina, se era necessario.

Finito il lavoro in ambulatorio, sali al secondo piano per vedere i suoi pazienti e rimugino sul fatto che le uniche persone con l’influenza che aveva visto finora erano delle infermiere e che tutte provenivano da quel piano.

Si fermo di botto, domandandosi se fosse solo una coincidenza il fatto che le infermiere ammalate provenissero tutte dallo stesso piano, quello dove si erano concentrati i pazienti la cui malattia aveva avuto esito mortale. Certo, il novanta per cento dei pazienti veniva ricoverato al secondo piano, ma gli sembro strano che nessuna infermiera delle sale operatorie o del pronto soccorso avesse contratto l’influenza.

Riprese a camminare, ma non riusciva a scacciare di mente l’idea che i suoi pazienti fossero morti di una malattia infettiva contratta proprio in ospedale. I sintomi influenzali che avevano le infermiere potevano avere una relazione con quelle morti. Provo a collegare le due cose: le infermiere, sane e robuste, se venivano in contatto con l’agente patogeno misterioso reagivano con sintomi lievi, mentre pazienti che erano stati sottoposti alla chemioterapia, e quindi con un sistema immunitario leggermente compromesso, si ammalavano in modo fatale. Poteva reggere quell’ipotesi?

David concluse che il suo ragionamento era valido, ma non gli veniva in mente nessuna malattia che rispondesse ai requisiti. Avrebbe dovuto colpire l’apparato gastrointestinale, il sistema nervoso centrale e il sangue ed essere molto difficile da diagnosticare, anche per un medico esperto come il dottor Hasselbaum.

Penso anche a un’intossicazione ambientale. L’eccessiva salivazione di Jonathan gli aveva fatto venire in mente il mercurio. Ma come poteva essersi diffuso? Se fosse stato presente nell’aria, allora sarebbero state moltissime le persone con quei sintomi. Comunque, non scarto la possibilita di un veleno e decise di aspettare fino ai risultati dei test tossicologici su Mary Ann.

Arrivato al secondo piano, visito tutti i pazienti e li trovo piuttosto bene. Persino Donald non aveva bisogno di attenzioni particolari, ma David gli vario ancora il dosaggio dell’insulina.

Finito il giro in corsia, scese al laboratorio, da Angela.

«Come sta Eakins?» gli domando lei appena lo vide.

«Te lo diro piu tardi.»

Angela lo scruto da vicino. «Va tutto bene?»

«No, ma non ho voglia di parlarne adesso.»

Lei si scuso con il tecnico con cui stava lavorando e prese il marito in disparte per raccontargli della scenata di Wadley a causa dell’autopsia.

«Mi spiace», mormoro lui.

«Non e colpa tua, Wadley e un somaro. Il suo ego e stato bistrattato. Ma il problema e che ha impedito che i campioni fossero analizzati.»

«Accidenti. Ci tenevo davvero all’esame tossicologico.»

«Non preoccuparti. Ho mandato tutto a Boston, anche le colture. I vetrini, invece, li faro io. Mi fermero stasera, se ci pensi tu a preparare la cena per te e per Nikki.»

David le assicuro che lo avrebbe fatto volentieri e usci dall’ospedale, contento di affrontare la solita pedalata ristoratrice.

Arrivato a casa, rimase a fare dei lavoretti in cortile insieme a Nikki finche ci fu abbastanza luce, poi preparo la cena, mentre lei faceva i compiti. Dopo mangiato, le comunico la notizia del ricovero di Caroline.

«Sta proprio male?» chiese Nikki, preoccupata.

«Quando l’ho vista soffriva parecchio.»

«Domani voglio andare a farle visita.»

«Immagino che tu abbia voglia di vederla, pero ricordati che anche tu eri un po’ congestionata ieri sera. Credo che sia meglio se aspetti fino a quando sappiamo con sicurezza che cos’ha. Va bene?»

Nikki annui, ma non era contenta. David la convinse, tanto per essere ancora piu sicuri della sua salute, a ripetere gli esercizi di drenaggio che abitualmente faceva solo al mattino. Poi la mise a letto e, tornato al

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