occhi: da quando Lucy ha portato Henri ad Aspen e gliel’ha affidata, si sente avvolto da una nube oscura.
“Tu non le farai del male” gli ha detto Lucy. Come a dire che sarebbe stato facilissimo fare del male a Henri, approfittare di lei e della situazione per scoprire un sacco di cose a proposito di loro due.
“Non sono uno psichiatra” le ha risposto Benton.
“Henri ha bisogno di qualcuno che la aiuti a superare il trauma. Tu sei uno psicologo, e il tuo mestiere. Cerca di capire che cosa le e successo. Dobbiamo scoprire come sono andate le cose” gli ha detto Lucy. Era fuori di se, in preda al panico. Lei, che non si lascia mai prendere dal panico. E convinta che Benton possa fare miracoli, ma non e vero. Sara anche bravo a capire le persone, ma questo non vuol dire che sia in grado di aiutarle a superare i loro problemi. Henri non e un ostaggio, puo andarsene quando vuole. E lo turba vedere che, nonostante cio, non se ne va. Come se stesse bene li con lui, si divertisse.
Ha scoperto molte cose nei quattro giorni che ha trascorso con lei. Henri Walden ha una personalita disturbata, ce l’aveva anche prima di essere aggredita. Se non ci fossero le fotografie, Benton penserebbe che Henri abbia inscenato tutto quanto. Teme che in questo momento sia solo lievemente piu disturbata di come e normalmente e questo pensiero lo turba. Non riesce a capire che cosa avesse in testa Lucy, quando ha cominciato a frequentarla. Probabilmente e stata impulsiva, o forse era obnubilata.
«Lucy ti lasciava guidare la Ferrari?» chiede a Henri.
«Quella nera no.»
«E quella grigia metallizzata?»
«Non e grigia, e azzurra. Su quella ci andavo quando volevo.» Lo guarda, sempre con la mano sulla ringhiera delle scale, i lunghi capelli scompigliati, gli occhi assonnati, come se posasse per una foto sexy.
«La guidavi, Henri?» chiede Benton, perche vuole essere sicuro. E importante capire come ha fatto il suo aggressore a puntarla. Benton non crede che Henri fosse una vittima casuale, scelta a caso, solo perche e una donna giovane e bella e si e trovata al momento sbagliato nella casa sbagliata o sulla Ferrari sbagliata.
«Te l’ho gia detto» ribatte lei seccata, con la faccia inespressiva. Solo lo sguardo e vivo, attraversato da ombre inquietanti… «Quella nera non la lascia prendere a nessuno.»
«E quando e stata l’ultima volta che hai guidato la Ferrari azzurra metallizzata?» le chiede Benton con il tono pacato di sempre, cercando di raccogliere piu informazioni che puo. Non importa se Henri e seduta, in piedi o in giro per casa, se e in vena di parlare, e importante cogliere l’attimo e cercare di farsi dire piu cose possibili. Indipendentemente dagli effetti che questo puo avere su di lei, Benton vuole scoprire come e stata aggredita e perche. Per certi versi, di Henri poco gli importa. A lui interessa Lucy.
«Faccio la mia figura, su quella macchina» risponde lei con lo sguardo acceso e il volto inespressivo.
«La guidavi spesso, Henri?»
«Tutte le volte che volevo.» Lo fissa.
«Tutti i giorni, per andare al campo?»
«Quando mi pareva.» Lo fissa imperturbabile, ma con una luce rabbiosa negli occhi.
«Ti ricordi quando l’hai presa l’ultima volta?»
«Non lo so. Prima di stare male.»
«Prima che ti venisse l’influenza, intendi dire? E cioe? Due settimane fa?»
«Non lo so.» Sta opponendo resistenza. Benton sa che non gli dira piu niente a proposito della Ferrari ed evita di insistere, perche anche le resistenze e le difese hanno un loro significato.
Benton e bravo a capire cio che non viene detto e Henri gli ha ribadito che poteva prendere la Ferrari tutte le volte che voleva, che faceva una bella figura quando la guidava e che questo le piaceva perche ama attirare l’attenzione. Henri adora essere al centro dell’universo, creatrice di caos, protagonista di drammi folli. Anche solo per questo, viene spontaneo pensare che si sia inventata tutto e nessuno abbia mai tentato di ucciderla. Ma non e vero: l’aggressione e avvenuta sul serio. E questa la cosa strana: quel dramma, assurdo e pericoloso, e reale e Benton ha paura per Lucy. E sempre stato preoccupato per lei, ma adesso lo e in maniera particolare.
«Con chi parlavi prima al telefono?» Henri ritorna sull’argomento. «Rudy sente la mia mancanza? Mi sarei dovuta mettere con lui. Ho perso troppo tempo.»
«Vogliamo riprendere il discorso dei limiti, Henri?» dice Benton e ripete le stesse cose che ha gia detto il giorno prima e quello prima ancora, quando ha scritto quegli appunti sul blocco.
«Va bene» replica Henri dal fondo delle scale. «Ha chiamato Rudy. Non me lo vuoi dire, ma era lui.»
6
L’acqua scorre nei lavandini e i medici osservano le radiografie mentre Kay Scarpetta si china a osservare la profonda ferita sul volto dell’uomo investito dal trattore. Ha il naso quasi staccato.
«Controlliamo i livelli di alcol e co» dice a Fielding, che e dall’altra parte del tavolo di acciaio inossidabile su cui e disteso il cadavere.
«A cosa pensi?»
«Non sento odore di alcol e il colorito non e rosso ciliegia, ma penso sia meglio andare sul sicuro. Questi sono casi rognosi, Jack.»
Ted Whitby ha ancora i pantaloni verde oliva indosso, sporchi di terra e squarciati all’altezza delle cosce. Ne escono carne e frammenti di osso. Il trattore lo ha investito poco dopo che Kay Scarpetta l’ha visto. Pochi minuti, forse cinque, dopo che lei ha svoltato. E sicura che Ted Whitby sia l’operaio che ha notato nel cantiere. Cerca di scacciare quel ricordo, che pero continua a perseguitarla: lo vede li, davanti all’enorme trattore, che traffica con il motore.
«Ehi, tu» dice Fielding a un ragazzo con la testa rasata che probabilmente e un militare di Fort Lee. «Come ti chiami?»
«Bailey.»
Kay Scarpetta si guarda in giro e vede altri ragazzi e ragazze in camice, cuffia e copriscarpe, probabilmente militari che stanno facendo uno stage. Si chiede se sono destinati a partire per l’Iraq. Pensa alle divise verdi dell’Esercito e poi a Ted Whitby, rimasto ucciso sotto il proprio trattore.
«Sia gentile con quelli delle pompe funebri, Bailey: gli ricucia la carotide» dice Fielding brusco. Kay Scarpetta non puo fare a meno di pensare che quando lavorava con lei non era cosi sgarbato. Non usava quei toni supponenti e non era ipercritico.
Bailey e mortificato. Resta con il braccio destro tatuato a mezz’aria. Ha fra le dita un lungo ago ricurvo con un filo di cotone del numero sette e sta aiutando un inserviente a suturare l’incisione a Y di un cadavere che e stato sottoposto ad autopsia prima della riunione di quella mattina. Toccherebbe all’inserviente, e non a lui, ricucirgli la carotide. Kay prova compassione per il povero Bailey e pensa che, se ci fosse ancora lei a dirigere l’istituto, riprenderebbe Fielding per i suoi modi sgarbati.
«Sissignore» risponde Bailey con la faccia preoccupata. «Stavo proprio per farlo, dottore.»
«Davvero?» lo prende in giro Fielding. Tutti sentono. «Sai perche si ricuce la carotide?»
«Veramente no.»
«Per gentilezza» spiega Fielding. «Si passa un filo intorno ai vasi sanguigni piu importanti in maniera che gli imbalsamatori non debbano fare troppa fatica a trovarli. E un gesto di cortesia.»
«Ho capito.»
«Per la miseria, guarda cosa mi tocca sopportare!» borbotta Fielding. «E tutto perche il capo lascia entrare qui dentro cani e porci… L’hai mai visto fare un’autopsia?» Prende una serie di appunti su una cartellina. «Io no. E qui da quattro mesi e non e mai entrato in sala autopsie. Figuriamoci se si degna. Ah, e poi, se hai notato, ama farsi aspettare. Ci prova gusto. Immagino che nessuno ti avesse descritto il personaggio. Se me lo avessi chiesto, ti avrei messo in guardia.»
«Si, avrei dovuto chiamarti» dice Kay Scarpetta, guardando cinque persone che cercano di spostare una donna obesa da una lettiga al tavolo di acciaio. Dal naso e dalla bocca le colano dei liquidi. «Mai visto un pannicolo adiposo tanto spesso» prosegue, indicando l’enorme pancia della donna. Lo fa per cambiare discorso, perche non vuole parlare del dottor Marcus in sala autopsie, in mezzo a gente che lo conosce.
«Cosi me ne sono dovuto occupare io» si lamenta Fielding, riferendosi a Gilly Paulsson. «Sua altezza non effettua autopsie e gli altri hanno capito subito che si trattava di un caso difficile e si sono volatilizzati. Un caso