«Infatti sono di Miami.»
«Oh, e continua a vivere li? Non sono mai stata a Miami. Mi piacerebbe andarci. Specie quando qui c’e questo tempaccio.» Si alza a prendere la caffettiera. Si muove con difficolta, con le gambe rigide. Kay Scarpetta prova a immaginarla seduta sulla schiena di Gilly: non esclude che sia successo, ma le pare assai improbabile. La signora Paulsson pesa poco piu della figlia che, cercando di divincolarsi, si sarebbe procurata piu lesioni di quelle che presenta il suo cadavere. Ma l’ipotesi che sia stata la madre a ucciderla, per quanto remota e raccapricciante, non va scartata completamente.
«Mi sarebbe piaciuto andarci con Gilly. A Miami e anche a Los Angeles. Mi sarebbe piaciuto viaggiare con lei» dice la signora Paulsson. «Ma io ho paura di volare e soffro la macchina, percio non siamo mai andate da nessuna parte. Sa quanto rimpiango di non essermi fatta piu forza, adesso?»
La caffettiera le trema nelle mani. Kay Scarpetta gliele osserva, alla ricerca di eventuali lividi o graffi o abrasioni. Non ne nota, ma sono passate due settimane. Si ripromette di chiedere ai poliziotti che l’hanno interrogata subito dopo la morte della figlia in che condizioni avesse mani e braccia allora.
«Sono cosi pentita! A Gilly sarebbe tanto piaciuto andare a Miami, vedere le palme, i fenicotteri…» insiste.
Versa il caffe nelle tazze e ripone la caffettiera. «Quest’estate sarebbe dovuta andare via con suo padre.» Si siede sulla sedia di rovere. «O forse sarebbero restati a Charleston, non lo so. Comunque, non era mai stata neanche a Charleston.» Poggia i gomiti sul tavolo. «Gilly non e mai stata al mare. Non l’ha mai visto, se non in fotografia o alla TV. Pero io non le lasciavo guardare tanta televisione, sa? Facevo male?»
«Il padre di Gilly abita a Charleston?» domanda Kay Scarpetta, pur conoscendo gia la risposta.
«Si e trasferito l’estate scorsa. Fa il medico. E andato a stare in una grande casa, sul fiume, che e citata persino sulle guide turistiche. Si figuri che la gente paga per visitare il suo giardino. E naturalmente lui non lo cura, non si mette certo a tagliare l’erba… Paghera qualcuno che lo faccia per lui. Frank non fa niente, se non gli interessa. Come il funerale di Gilly, per esempio. Ha messo tutto in mano agli avvocati e cosi e venuto fuori un gran pasticcio. E una manovra contro di me, capisce? Perche io voglio che Gilly resti qui a Richmond. E allora lui, per ripicca, vuole che vada a Charleston.»
«Che tipo di medico e?»
«Generico. E abilitato a rilasciare l’idoneita al volo ai piloti e, siccome a Charleston c’e una base dell’aeronautica, ha la coda di pazienti davanti allo studio. Si da un sacco di arie: settanta dollari a certificato, e ha la coda davanti allo studio… Chissa quanto guadagna.» La signora Paulsson continua a parlare a raffica, quasi senza prendere fiato tra una frase e l’altra, dondolandosi leggermente sulla sedia.
«Signora Paulsson, mi racconti che cosa e successo giovedi quattro dicembre. Cominci da quando si e svegliata la mattina.» Kay Scarpetta capisce che, se non prende in mano la situazione, non concludera niente: la signora Paulsson continuera a parlare d’altro, a essere evasiva e a perdersi in dettagli privi di importanza, dando sfogo all’astio che prova per l’ex marito. «A che ora si e alzata?»
«Alle sei, come sempre. Non ho neppure bisogno di mettere la sveglia, ne ho una qui dentro.» Si tocca la testa. «Forse perche sono nata alle sei di mattina, mi sveglio sempre alle sei. Quindi anche quella mattina, certamente…»
«Che cosa ha fatto quando si e svegliata?» Kay non ama interrompere la gente, ma si rende conto che, se non fa cosi, la signora Paulsson continuera con le sue digressioni. «Si e alzata?»
«Be’, certo. Mi alzo sempre, vengo in cucina a fare il caffe, poi torno in camera mia e leggo la Bibbia per un po’. Se Gilly deve andare a scuola, devo farla uscire di casa per le sette e un quarto, con il pranzo pronto e tutto. Di solito le da un passaggio la mamma di una sua compagna. E una bella fortuna, cosi va in macchina.»
«E giovedi quattro dicembre?» insiste Kay Scarpetta. «Si e alzata alle sei come al solito, ha fatto il caffe, e tornata in camera a leggere la Bibbia, e poi?» La signora Paulsson annuisce. «Si e messa a letto a leggere la Bibbia? Per quanto tempo?»
«Una mezz’oretta.»
«E andata a vedere come stava Gilly?»
«Prima ho pregato per lei. L’ho lasciata dormire e ho pregato per lei. Verso le sette meno un quarto sono andata in camera sua e ho visto che dormiva, bella tranquilla sotto le coperte.» Scoppia in lacrime. «Le ho detto: “Gilly, bambina mia, svegliati che la mamma ti prepara la colazione”. E lei ha aperto gli occhi, quei suoi bellissimi occhi azzurri, e mi ha detto: “Mamma, ho tossito tutta la notte, mi fa male il petto”. Cosi mi sono accorta che avevamo finito lo sciroppo.» Si interrompe di colpo e fissa Kay con gli occhi lucidi. «Lo strano e che la cagnetta abbaiava, abbaiava come una matta. Mi viene in mente adesso. Strano.»
«La cagnetta? Avete un cane?» Kay Scarpetta prende un appunto sul notes, con la sua grafia illeggibile.
«Stavo per dirglielo» risponde la signora Paulsson con voce rotta e le labbra tremanti. «Sweetie e scappata… Oh, Signore.» Singhiozza e si dondola sulla sedia. «Era in giardino mentre parlavo con Gilly e quando sono scesa non c’era piu. Quelli della polizia o dell’ambulanza devono aver lasciato aperto il cancello. Come se non bastasse… Come se non me ne fossero gia capitate abbastanza…»
Kay Scarpetta chiude lentamente il notes e lo posa sul tavolo assieme alla penna. Poi guarda la signora Paulsson. «Di che razza e Sweetie?»
«Era di Frank, che se ne e sempre fregato. Se n’e andato di casa sei mesi fa. Il giorno del mio compleanno, pensi un po’. Le sembra una cosa carina da fare? E mi ha detto: “Tienitela tu, Sweetie, se non vuoi che finisca al canile”.»
«Di che razza e?»
«Se ne e sempre fregato di quel cane, e sa perche? Perche lui se ne frega di tutto e di tutti, pensa solo a se stesso. Gilly invece e affezionata a Sweetie. Oh, se sapesse che e scappata…» Piange e si lecca le labbra. «Quanto le dispiacerebbe, se lo sapesse…»
«Signora Paulsson, di che razza e il cane? Ha denunciato la sua scomparsa?»
«E a chi?» esclama lei, ridendo amareggiata. «Alla polizia che ha lasciato il cancello aperto? Non so che cosa intenda lei per denunciare, dottoressa, ma alla polizia comunque l’ho detto. Non mi ricordo piu a chi, ma l’ho detto.»
«Quando ha visto Sweetie l’ultima volta? Signora Paulsson, lo so che e sconvolta, mi dispiace, ma la prego di rispondere alle mie domande.»
«Cosa c’entra il cane, comunque? Cosa interessa a lei, se la mia cagnetta e scappata? A meno che non sia morta, naturalmente. Ma anche in quel caso, non credo che potrebbe fare molto.»
«A me interessa tutto, signora Paulsson. Tutto quello che mi sa dire puo essere importante.»
Marino appare sulla soglia. Kay Scarpetta non lo ha sentito arrivare e rimane sorpresa. «Marino, tu sapevi niente del cane?» gli chiede, guardandolo negli occhi. «Sweetie, la loro cagnetta, e scappata. E… di che razza e, signora Paulsson?» La guarda.
«Un bassotto. Cucciolo» singhiozza la donna.
«Puoi venire un momento di la?» le dice Marino.
16
Lucy osserva le costosissime macchine nella palestra della sua vicina e guarda dalla finestra. Kate puo tenersi in esercizio godendosi una splendida vista della Intracoastal Waterway, dell’oceano e della sua proprieta.
Dalla palestra al secondo piano della villa si vedono perfettamente il giardino e la piscina, la cucina e la sala. Lucy osserva la strada che separa le due ville, da cui ritiene che sia passata la bestia per raggiungere la porta di servizio, che Henri aveva lasciato aperta, ed entrare in casa sua. Potrebbe essere anche arrivata in barca. Lucy lo ritiene improbabile, ma non puo escluderlo. Se anche la scaletta che porta al mare fosse ripiegata, e possibile arrampicarsi sul muretto e scendere nel giardino. Certo, bisogna essere molto determinati per fare una cosa simile, ma un ladro, un maniaco o un assassino non si lascia scoraggiare dalla difficolta dell’impresa.
Sul tavolo vicino all’ellittica c’e un cordless in carica. Accanto alla presa del telefono c’e una normale presa elettrica. Lucy prende dal marsupio un trasmettitore che sembra un comunissimo adattatore e lo infila nella presa. E un aggeggio dall’aria assolutamente innocua, color avorio come la presa, che Kate probabilmente non notera