cotone.

«Prego, si accomodi» le dice. «Purtroppo stamattina abbiamo un sacco di autopsie in programma.»

Kay Scarpetta non ha ancora fatto in tempo a dirgli di Marino che questo sbuca dalla toilette degli uomini finendo di abbottonarsi i calzoni neri. Ha il berretto del LAPD calato sugli occhi. Kay fa le presentazioni in tono molto formale e aggiunge: «L’ispettore Marino e molto in gamba. Ha lavorato anche per il Dipartimento di Richmond».

Il dottor Marcus e indispettito. «Non mi aveva detto che sarebbe venuta accompagnata» ribatte sgarbato. Kay Scarpetta e irritata: e arrivata venti minuti fa, ha firmato il registro ed e stata li impalata nell’atrio di granito e cristallo ad aspettare che qualcuno venisse a prenderla. «Le avevo detto che si trattava di una questione delicata.»

«Non si preoccupi, sono abituato alle situazioni delicate» risponde Marino a voce alta.

Marcus si irrigidisce, e Kay Scarpetta si accorge che e furibondo.

«Anzi, le diro: sono piu che abituato. Abituatissimo. Non faccio altro, nella vita, che occuparmi di questioni delicate» aggiunge. Poi vede entrare una guardia e gli urla: «Ciao, Bruce! Tutto bene? Giochi sempre a bowling?».

«Mi dispiace» dice Kay Scarpetta a Marcus. «Mi sembrava di averle detto che l’ispettore Marino sarebbe venuto con me.» Sa benissimo di non averlo fatto e non e per nulla dispiaciuta. Il dottor Marcus le ha chiesto una consulenza e lei ha il diritto di portarsi dietro chi vuole. E poi e arrabbiata con lui perche la chiama Kay.

Bruce guarda Marino senza riconoscerlo, poi si avvicina sorridendo. «Marino! Per la miseria, non mi aspettavo di vederti qui! Da quanto tempo…»

«No, non me lo ha detto» insiste Marcus, momentaneamente in difficolta e confuso.

«Eh, lo so che non ti aspettavi di vedermi qui» replica Marino con una smorfia.

«Senta, non so se posso permettere all’ispettore di entrare. Dovrei chiedere l’autorizzazione…» Colto alla sprovvista, Marcus si e lasciato sfuggire che non e lui il capo: forse e stato qualcun altro a decidere di interpellarla, di farla tornare li.

«Quanto tempo ti trattieni?» chiede Bruce a Marino.

Ripensandoci, Kay Scarpetta ha intuito fin dal principio che qualcosa non andava, ma non si e data ascolto.

«Mi tratterro il tempo che ci vorra.»

Si rende conto di aver sbagliato. Sarebbe dovuta andare ad Aspen.

«Vienimi a trovare, se vuoi.»

«Certamente, Bruce.»

«Adesso basta, per favore» li interrompe Marcus. «Non siamo mica al bar.»

Porta la chiave del suo regno appesa al collo. Si china e passa il tesserino magnetico sullo scanner a raggi infrarossi accanto alla porta a vetri che conduce all’ala riservata al direttore. Kay Scarpetta ha la bocca secca e le ascelle sudate. Con un nodo allo stomaco entra negli uffici di quello che un tempo era il suo regno. E stata lei a trovare i fondi per costruirlo e ne ha seguito puntualmente la progettazione. Il divano e la poltrona blu, il tavolino di legno e il paesaggio campestre appeso alla parete sono rimasti identici. Neanche la reception e cambiata, a parte le piante, che non ci sono piu. Kay era entusiasta dei suoi due tronchetti e degli ibischi. Li innaffiava personalmente, toglieva le foglie secche e li spostava perche fossero sempre in piena luce.

«Mi dispiace, ma e meglio che il suo ospite non prosegua oltre» decide Marcus, fermandosi davanti a un’altra porta chiusa, che conduce agli uffici amministrativi e all’obitorio.

Il tesserino magnetico apre anche questa e Marcus la oltrepassa rapido. Gli occhiali con la montatura di metallo brillano sotto i neon. «Sono arrivato tardi perche ho trovato traffico. Purtroppo abbiamo moltissimo lavoro. Otto autopsie» continua parlando a Kay Scarpetta come se Marino non esistesse. «Adesso ho la riunione con lo staff. Probabilmente la cosa migliore e che lei si prenda un caffe, Kay. Potrei metterci un po’. Julie?» dice poi, rivolgendosi a un divisorio dietro cui un’impiegata sta scrivendo al computer. «Per favore, puo far vedere alla signora la macchinetta del caffe?» Poi, a Kay: «Si accomodi pure in biblioteca. La raggiungero appena possibile».

E molto scortese a chiamarla “signora” e a non invitarla alla riunione e nella sala autopsie, visto che l’ha chiamata lui. Si sente come se le avesse chiesto di portargli due camicie in lavanderia.

«L’ispettore e meglio che vada» ribadisce Marcus, guardandosi intorno impaziente. «Julie, puo accompagnare il signore nell’atrio?»

«L’ispettore resta con me» interviene Kay in tono pacato.

«Come ha detto, scusi?» Marcus si volta a guardarla negli occhi.

«L’ispettore resta con me» ripete.

«Forse lei non ha ben capito la situazione» insiste lui, stizzito.

«Forse. Vuole spiegarmela meglio?»

Marcus trattiene a stento la stizza. «E va bene» acconsente. «Andiamo un momento in biblioteca.»

«Ti spiace aspettarci qui?» dice Kay Scarpetta a Pete Marino, sorridendogli.

«Nessun problema» risponde lui. Si avvicina alla scrivania di Julie e prende in mano una serie di fotografie, come fossero carte da gioco. Ne stringe una fra l’indice e il pollice. «Sa perche gli spacciatori hanno meno massa grassa di me e di lei, signorina?» chiede poi all’impiegata, posandole la foto sulla tastiera.

Julie, che dimostra venticinque anni ed e carina ma cicciottella, osserva la foto del ragazzo nero, giovane e muscoloso, steso sul tavolo da autopsia. E nudo, con il torace aperto e svuotato di tutti gli organi tranne uno, molto ingrossato. «Mi sta prendendo in giro, vero?» dice Julie.

«No, no. Dico sul serio.» Si avvicina una sedia e si accomoda accanto alla ragazza. «Vede, la massa grassa e direttamente proporzionale al peso del cervello. Guardi me e lei, per esempio. Tendiamo a ingrassare, no?»

«Altroche. Davvero le persone intelligenti ingrassano di piu?»

«E accertato. Io e lei facciamo una fatica terribile a non mettere su chili.»

«Non mi dica che lei mangia tutto integrale e biologico.»

«Certamente. Io ormai di bianco cerco solo le donne. Eppure, guardi, se fossi uno spacciatore potrei mangiare tutto quello che voglio. Altro che farina integrale… Pane bianco, brioche, e chi piu ne ha piu ne metta. Perche non avrei cervello. Questa e gente stupida, che muore per stupidita, e puo mangiare tutte le porcherie che vuole senza mettere su nemmeno un etto.»

Voci e risate si attenuano quanto piu Kay si allontana lungo un corridoio che conosce benissimo. Ricorda perfettamente la sensazione della folta moquette grigia sotto le scarpe. Ricorda perfettamente il giorno in cui la scelse.

«L’ispettore non si sa comportare» dice Marcus. «Fare conversazione a quel volume nell’atrio… Un po’ di decoro, che diamine!»

Le pareti sono scrostate e le stampe di Norman Rockwell che aveva portato lei in ufficio sono storte. Inoltre, ne mancano due. Sbircia nelle stanze che hanno la porta aperta e nota che le scrivanie sono ingombre di carte e diapositive, cartelline e microscopi. E a disagio: vedere tutta quella confusione le fa male.

«Ho capito chi e, comunque. Peter Marano. Non ha una buona fama…» dice Marcus.

«Marino» lo corregge Kay Scarpetta.

Girano a destra e non si fermano davanti alla macchinetta del caffe. Il dottor Marcus apre la pesante porta di legno della biblioteca, e lei vede tomi di medicina sparsi sui tavoli e volumi inclinati e malmessi sugli scaffali. Il grande tavolo a ferro di cavallo e ingombro di riviste, fogli, tazzine sporche e persino involucri di merendine. Si guarda intorno nauseata. Ha progettato lei quella biblioteca, ha trovato lei i fondi per costruirla e riempirla di importanti testi medici e scientifici. E non e stato facile, visto che lo Stato tende a limitare gli investimenti per i morti. Osserva i volumi di neuropatologia e le riviste di legge che ha donato alla biblioteca. Sono in disordine. Uno dei volumi e addirittura messo al contrario. Sente montare la rabbia.

Guarda Marcus negli occhi e dichiara: «Conviene che mettiamo subito in chiaro una serie di cose».

«C’e qualcosa che non va, Kay?» chiede lui, con un’aria stupita.

Kay Scarpetta non riesce a capacitarsi della supponenza di Marcus. Le fa venire in mente quegli avvocati da strapazzo che cercano di minimizzare le sue competenze e la chiamano “signora” per sminuirla di fronte alla giuria.

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