«Sento delle resistenze da parte sua che…» inizia.

«Resistenze? Non capisco a cosa si riferisce.»

«Be’, invece a me sembra…»

«Be’, forse le sembra sbagliato.»

«Le dispiace non interrompermi? Le ricordo che e stato lei a chiamarmi.» Indica i tavoli ingombri, i libri sparsi qua e la e si chiede se Marcus e altrettanto disordinato in casa propria. «Che cosa e successo qui dentro?» gli domanda.

Lui non risponde subito. Forse riflette su quello che Kay sta cercando di dirgli veramente. Poi si giustifica: «Gli studenti non sono piu quelli di una volta. Non hanno rispetto per le cose degli altri».

«Davvero? Nel giro di cinque anni sono cambiati cosi tanto?» gli chiede sarcastica.

«Io credo che lei mi abbia frainteso» ribatte Marcus con lo stesso tono cordiale che ha usato ieri al telefono. «Sono un po’ stressato, ma le assicuro che sono molto contento che lei sia qui.»

«Be’, non lo sembra affatto.» Lo guarda negli occhi e Marcus li abbassa. «Tanto per cominciare, non sono stata io a chiamare lei, ma il contrario. Perche mi ha fatto venire fin qui?» Rimpiange di non averglielo chiesto ieri al telefono.

«Credevo di averglielo detto, Kay. Lei e una consulente molto stimata…» E evidente che non la puo soffrire.

«Dottor Marcus, noi non ci conosciamo, non ci siamo mai visti prima. Non credo che lei mi abbia chiamato perche sono una consulente stimata.» Incrocia le braccia e si rallegra fra se di essersi messa un tailleur scuro e molto professionale. «Non meniamo il can per l’aia.»

«Non ne avrei il tempo, anche se volessi.» Se prima si sforzava di apparire cordiale, adesso Marcus ha smesso di esserlo del tutto.

«Chi le ha fatto il mio nome? Chi le ha detto di rivolgersi a me?» gli chiede, certa che ci sia sotto qualche manovra politica.

Marcus guarda la porta, per ricordarle che e un uomo molto impegnato, importante, atteso in una riunione. O forse ha paura che qualcuno stia origliando? «Stiamo perdendo tempo» dice. «E inutile parlare a questo modo.»

«Sono d’accordo con lei» replica Kay prendendo la sua valigetta. «Non mi va di farmi usare come pedina. Ne di aspettare per ore, chiusa in una biblioteca con una tazza di caffe. Se vuole una consulenza, deve darmi tutte le informazioni che mi servono, altrimenti non se ne parla neanche.»

«Va bene. Vuole informazioni? Le avra.» Il tono e imperioso, ma Kay Scarpetta si accorge che sotto sotto Marcus e spaventato: non puo permettersi di lasciarla andare via. «Saro franco: contattarla non e stata una mia idea. Il commissario alla Sanita voleva l’opinione di un esterno, ed e saltato fuori il suo nome» spiega. Come se il suo nome fosse stato estratto a sorte o tirato fuori da un cilindro.

«Avrebbe dovuto chiamarmi personalmente» ribatte lei. «Sarebbe stato piu corretto.»

«Mi sono offerto io di contattarla. Saro franco: non volevo interferenze.» Kay pensa che, piu Marcus sostiene di parlarle con franchezza, meno lei gli crede. «E andata cosi: siccome il dottor Fielding non e riuscito ad accertare la causa della morte della ragazza — Gilly Paulsson, intendo -, il padre ha chiamato il commissario alla Sanita.»

Kay Scarpetta rimane male nel sentire parlare di Fielding. Non sapeva che lavorasse ancora all’istituto. Non aveva mai chiesto sue notizie.

«Come le dicevo, a quel punto il commissario mi ha chiamato e mi ha chiesto di far intervenire un esterno.»

Il signor Paulsson deve essere potente, riflette Kay. E normale che i familiari delle vittime insistano per avere il parere di un altro medico, ma e raro che vengano accontentati.

«Capisco che per lei venire qui sia difficile, Kay» continua Marcus. «Mi creda, nella sua posizione sarei in difficolta anch’io.»

«E quale sarebbe la mia posizione?»

«Ha presente Il canto di Natale di Dickens, Kay, e lo Spirito del Natale passato?» Accenna un sorriso. «Tornare indietro non e mai facile. Lei ha avuto un gran coraggio, glielo riconosco. Non so se io sarei stato altrettanto generoso, specie se fossi convinto di aver subito un’ingiustizia. Quindi, come vede, la capisco benissimo.»

«Tutto questo e irrilevante» replica Kay Scarpetta. «Il nostro problema e una ragazzina di quattordici anni. E l’Istituto di medicina legale della Virginia, che lei dirige. Quindi, il fatto che io…»

«E tutto molto razionale, ma…» la interrompe Marcus.

«Voglio dirle una cosa, dottor Marcus» taglia corto lei. «La legge federale impone che in caso di morte di un minore ne venga accertata la causa e che vengano svolte indagini accurate per escludere qualsiasi responsabilita penale. Se dovesse venire fuori che Gilly Paulsson e stata uccisa, l’istituto che lei dirige passerebbe dei guai seri. E poi la prego di non chiamarmi Kay. Specie davanti ai suoi colleghi e sottoposti.»

«Immagino che il commissario volesse per l’appunto evitare questo» risponde Marcus, come se non l’avesse neanche sentita.

«Non voglio essere coinvolta in manovre politiche volte a proteggere questo istituto» mette in chiaro Kay. «Quando ieri mi ha chiamato, ho accettato di studiare il caso Paulsson. Ma non potro fare luce sulla vicenda piu di tanto, se lei mi taglia fuori e mi impedisce di avvalermi dell’esperienza dei miei collaboratori. Nel caso specifico, di Pete Marino.»

«Francamente, non credevo che lei tenesse tanto a partecipare alla riunione con lo staff.» Guarda l’ora su un vecchio orologio da polso con il cinturino di pelle. «Se preferisce esserci, comunque, non ho problemi. Non abbiamo niente da nascondere. Dopo la riunione, le parlero del caso Paulsson. Se desidera, puo effettuare una seconda autopsia.»

Apre la porta della biblioteca e le fa segno di passare per prima. Kay Scarpetta lo guarda incredula.

«Non mi ha detto che Gilly Paulsson e morta due settimane fa? Non avete ancora restituito il corpo alla famiglia?» domanda.

«Sono talmente disperati che non hanno ancora fatto la richiesta» replica. «O forse vogliono che paghiamo noi le spese del funerale.»

4

Kay Scarpetta entra nella sala riunioni e si siede in fondo al tavolo, dove non ha mai preso posto nei tanti anni in cui ha lavorato li, nemmeno per scambiare due chiacchiere con un collega durante la pausa pranzo.

Pensa che forse c’e qualcosa di sbagliato nello scegliere quella posizione, visto che ci sono altri due posti liberi al centro. Marino prende una sedia vicino al muro e le si va a sedere accanto, in maniera da non essere ne contro la parete ne in fondo al tavolo, ma in una posizione piu centrale. E immusonito e non si toglie il berretto della polizia.

Le dice in un orecchio: «Il personale lo vede come il fumo negli occhi».

Kay non risponde e decide che probabilmente Marino lo ha saputo da Julie. Vede che scrive qualcosa su un blocco e lo gira perche lei lo legga. L’appunto dice: “Coinvolta FBI”.

Marino deve aver fatto qualche telefonata, mentre lei era con Marcus in biblioteca. E stupefatta. Perche l’FBI e coinvolta nella vicenda di Gilly Paulsson? Non e nemmeno ancora stata accertata la causa della morte… Ripassa il blocco a Marino e si accorge che Marcus li sta osservando. Per un attimo le pare di essere tornata ai tempi della scuola, quando le suore la sgridavano se chiacchierava con la compagna di banco. Marino tira fuori dal pacchetto una sigaretta e, sfacciatamente, comincia a batterla sul blocco.

«In questo edificio e vietato fumare» dice Marcus in tono autoritario.

«Giustamente» replica Marino. «Il fumo uccide.» Continua a tamburellare con il filtro della Marlboro sul blocco su cui ha scritto il messaggio per Kay. «Vedo con piacere che l’uomo senza pelle e ancora qui» aggiunge poi, indicando il modello anatomico dietro al dottor Marcus, che e seduto a capotavola. «Mi ha sempre fatto impressione» continua riferendosi al modello, i cui organi in plastica estraibili sono tutti al loro posto. Kay si chiede se Marcus lo utilizzi per insegnare agli studenti o per dare spiegazioni a familiari e procuratori, e alla fine decide

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