tenebre avrebbero compiuto la loro rivoluzione non attorno alla Terra, ma attorno a lui stesso.

E ora lui si trovava li.

Il suo corpo emise un improvviso lampo livido di terrore.

Il Professore sbatte rumorosamente i piedi contro il pavimento, alzandosi. Qualcuno busso alla porta; il Professore, in silenzio, con il respiro affannoso, riusciva solo a fissare il Mago. Il colpo alla porta risuono di nuovo.

— Sara lo scotch — disse debolmente il Mago. Visto che nessun altro sembrava capace di muoversi, si giro notando nello stesso tempo che la stanza sembrava sollevarsi gentilmente e sedimentarsi attorno a lui come se entrasse aria da una porta aperta. Il bagaglio non si vedeva da nessuna parte.

Sulla soglia c’era un uomo. Aveva i capelli neri spettinati, le maniche rimboccate. Era di statura normale, leggermente grasso, e avrebbe potuto essere chiunque — un uomo dell’equipaggio, l’addetto alla manutenzione — se non fosse stato per gli occhi. Quegli occhi sembrarono assimilare il passato del Mago insieme al suo taglio di capelli e alle vecchie macchie sulla tuta di volo.

— Sono Jason Klyos, direttore di Averno. — Gli occhi si mossero sui visi immobili alle spalle del Mago. Trovarono quello che cercavano, e l’uomo parlo ancora, diretto, impassibile. — Michelle Viridian?

La mente del Mago si svuoto; cerco di ricordare quali fossero i loro nomi, abbandonati in un passato confuso. Poi si senti soffocare. Si fece da parte, guardando senza volerlo la Regina di Cuori che si alzava lentamente dal divano come in sogno. Il viso della donna era immutabile come sempre. “Non e niente”, penso rassicurato, “un problema secondario, una confusione nelle schede…” Poi la sua mente collego insieme due particolari totalmente estranei fra loro.

Terra Viridian. La frequenza d’atterraggio.

Il suo corpo, per il momento, sembrava aver esaurito l’impulso di malinconia. Si senti di nuovo la fronte imperlata di sudore. Cerco di deglutire, ma era come se avesse la gola piena di polvere. La Regina di Cuori gli si fermo vicino, con il suo viso d’oro che celava una donna scomparsa dal mondo.

Gli occhi del direttore cambiarono leggermente quando la esaminarono. Il Mago poteva avvertire il tremito della donna.

— Signora Viridian. Non vi abbiamo informata prima perche nessuno e riuscito a rintracciarvi, ma qui da noi c’e un certo dottor Fiori di Nuovorizzonte che lavora con vostra sorella Terra in via sperimentale…

Le mani le scivolarono lungo le braccia, si chiusero. — Sperimentale?

— Un’esperienza innocua, non dolorosa; vi ho assistito. Si tratta solo di una macchina che registra le sue… ah… visioni. L’UIGLM ha dato il permesso. Ho detto al dottore che voi eravate qui, stasera. Mi ha chiesto di condurvi a vedere Terra. Volete vederla?

— Voglio…

— Vedere vostra sorella.

Le sue dita si aprirono, si serrarono ancora. — Si — mormoro. — Come… come sta?

— Nessun cambiamento, direi. — Rimase in silenzio, continuando a esaminarla; di colpo la sua voce perse il tono di fredda gentilezza. — Come avete fatto? — chiese con curiosita. — Come siete riuscita a scomparire cosi?

— La gente fa certe cose… perche deve farle. — Si interruppe per deglutire. — Terra… Eravamo molto simili, sette anni fa. Avevo bisogno di intimita. Da lei.

Lui annui senza sorpresa. — Lo immagino. Credo che persino gli indigeni del Settore Foresta Tropicale avrebbero riconosciuto Terra Viridian, sette anni fa. — Si giro verso il Mago. — Siete il capo del complesso, signor Restak?

Il Mago ci mise qualche secondo a riconoscere il proprio nome. — Quando ci serve un capo.

— Sapevate il suo nome?

— Non lo sapeva nessuno — disse con fervore la Regina di Cuori. — Nessuno.

Klyos apri di nuovo la bocca, esito scorgendo qualcosa. — Allora — disse molto piano — non avete mai saputo perche l’ha fatto.

— Se l’avessi saputo, non avrei dovuto nascondermi. — Si sottrasse al suo sguardo, fisso il tappeto con occhi spalancati, ciechi. Il Mago la guardo, incapace di muoversi. Ma lei non pianse; la maschera resse. Alle loro spalle Quasar si accese una sigaretta; persino lei era senza parole.

— Volete accompagnarla, signor Restak? — Per un istante la domanda non ebbe alcun senso. Far visita a Terra Viridian non compariva in nessuno dei futuri che aveva intravisto. Il direttore parlava ancora, agitando la mano. — Il dottor Fiori non sa come Terra potrebbe reagire alla presenza di sua sorella. Pero, e non chiedetemi come, lei sembra sapere che sua sorella e qui. — Lascio cadere la mano e ripete al Mago la domanda. — Verrete anche voi? Preferirei che con lei ci fosse qualcuno.

Il Mago annui brevemente. — Si. — Si rivolse al Professore sforzandosi di assumere un’aria di efficienza. — Appena puoi, comincia a preparare. Non so quanto ci mettero.

Il Professore annui, sempre in silenzio. Il Mago chiuse la porta e segui la sua cubista nell’Anello Scuro di Averno.

Dopo i primi cinque minuti rinuncio a tenere a mente il percorso per tornare indietro nel caso che la strategia d’attacco di Michelle Viridian includesse una rapida evasione. C’erano ascensori, montacarichi, nastri trasportatori, schermi monitor dappertutto, guardie dappertutto, comprese le due che il direttore aveva raccolto per strada; e dove non c’erano guardie umane c’erano robot. Dopo dieci minuti il Mago non aveva piu idea se stavano salendo, scendendo o si muovevano lateralmente dentro gli anelli. La Regina di Cuori gli camminava davanti, a fianco del direttore. Una volta si giro per vedere se il Mago continuava a seguirla. Lui riusci bene o male a rivolgerle un sorriso, anche se la rivedeva con la tuta macchiata addosso, sotto il quadro comandi, spietatamente indaffarata a mettere a repentaglio il Pianto volante. Percorsero un altro breve tratto su nastro trasportatore lungo la parete ricurva dell’Anello. Poi ci fu un altro ascensore, un altro corridoio, un’altra coppia di guardie, un’altra entrata.

Infermeria, padiglione D411.

Il padiglione era poco illuminato, pieno di sagome bizzarre e di movimento. Un dottore comincio a parlottare con Michelle, mentre la donna che faceva parte del gruppetto dei tre assistenti lanciava al Mago una rapida occhiata e tornava a dedicarsi alla consolle e agli schermi che aveva davanti. Tutti gli schermi mostravano in continuazione differenti inquadrature a colori di Terra, tranne uno, che mostrava solo una conchiglia. Il Mago vide che quest’ultima immagine ondeggiava. Si giro, con la pelle d’oca, e solo allora distinse fra le ombre alle sue spalle la presenza della donna ripresa sugli schermi. Fisso affascinato la bolla gigantesca sospesa in un angolo della stanza. La Regina di Cuori avanzo di un passo. Di un altro.

C’era una sagoma rosa dentro il globo: un essere nudo, smagrito, appiattito contro la parete trasparente quasi fino a perdere forma, fuso attorno alle mani che si sforzavano di uscirne fuori. La voce era sottile come quella di un bambino, esausta.

— Michelle?

Il Mago si senti gelare il viso e le mani. La Regina di Cuori gli passo davanti, con la vernice del viso macchiata da lacrime improvvise, e afferro le mani dentro la bolla. — Terra — disse. — Terra. — La voce era scossa dalla commozione. Il Mago chiuse gli occhi. Ma continuava a vederle, due donne con l’identico viso, tutt’e due intrappolate dal passato, impossibilitate ad aiutarsi. Udi una voce lontanissima esclamare: — Guardate la Macchina dei Sogni!

E allora, dietro ai suoi occhi chiusi, ricordi che non gli appartenevano, vividi, precisi e casuali, gli turbinarono nella mente come un mazzo di carte lanciate in aria.

Il viso di Michelle o di Terra, molto piu giovane; un minuscolo sgorbio di luna rimpicciolito dal confronto con la rossa faccia rigonfia del pianeta; il pannello di guida di una navetta da minatore; l’aria umida e soffocante di una serra; una fruttiera d’arance; una poesia su uno schermo; forcine nere a forma di cuore; una stella rossa; il deserto sotto un’ardente stella gialla; una parete nera stagliata contro un nero piu intenso; le ombre di una fila di soldati in marcia sulla sabbia; una costellazione sconosciuta; uno schermo di luce abbagliante, pericolosa; una bambina dai corti capelli chiari che si disegnava stelle azzurre sul viso; un coltello piegato; un ovale piegato su sabbia ametista lambita da un mare rossastro…

Le immagini rotearono come una pellicola cinematografica fatta scorrere troppo velocemente, poi si bloccarono, si strapparono. La mente del Mago si svuoto.

Finalmente riusci a vedere di nuovo. Accanto a lui, dietro di lui, tutti fissavano lo schermo. Ma lui non

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