nelle minuscole stanzette, nel pulsare dei generatori, nei visi familiari, nell’immensa faccia del pianeta sovrastante, che fu la prima cosa che sognai… Vivevamo spensieratamente, senza capire o credere davvero che eravamo due persone, non una. Per anni. Fino alla separazione. La prima.

— Quale?

— Perdemmo la testa tutt’e due insieme, quella volta. Lei si innamoro di Todd MacNeal. Io mi innamorai della musica. — Sorseggio ancora lo scotch, in silenzio, sfiorandosi il viso, segnato da una ruga di stanchezza fra le sopracciglia. — Fu la prima volta. Che i pensieri di una non rispecchiavano quelli dell’altra. Fu la prima volta che ascoltai i nastri di musica di mia madre, e da allora udii il suono dei generatori, il suono del mio mondo, in ogni canzone che ascoltavo. Volevo produrre quel suono. Sognavo la musica, suonavo i cubi nel sonno. Picchiavo su qualsiasi cosa potesse emettere suoni. Udivo i cubi in qualsiasi cosa facessi risuonare. Era… era…

— Una visione — disse piano il Mago, e lei annui.

— Una specie di follia… Sembra che quell’eta sia fatta apposta per le follie. Terra si limito a innamorarsi. — Esito. Il Mago beveva lo scotch direttamente dalla bottiglia, e attendeva.

— Terra.

— Lei… e sempre stata sensitiva, intuitiva. Non me n’ero mai accorta finche non cominciammo a vivere come due persone diverse. Prima non badavo mai a chi di noi facesse una data cosa. Ma ora era lei che scriveva poesie. Era lei che percorreva un corridoio come se danzasse lungo la Via Lattea. I suoi capelli sembravano sempre scompigliati dal vento, sempre infuocati dalla luce del sole, anche dentro uno stabilimento lunare. Lei vedeva tutti noi dall’altro capo dell’universo, dall’altro capo del tempo. Non scorgevo piu il mio viso nel suo. Non vi scorgevo il desiderio, l’impazienza, l’amore disperato. I suoi occhi non erano piu per me. Erano per Todd.

“Una notte udii i nostri genitori parlare di noi. Mia madre disse: «Cosa dobbiamo fare, con loro? Michelle, e i suoi coperchi di casseruola; Terra, che cerca di avere la sua prima relazione sentimentale in uno stabilimento farmaceutico su un pezzo di roccia cosi piccolo che non ci si puo nemmeno pisciare in privato». Mi ricordo di aver pensato: ecco allora cos’e accaduto a Terra. Quando il mio pensiero si staccava dai cubi, lei non c’era piu; era quasi un’estranea. Mi mancava. Ma i cubi… — La voce le tremo di nuovo. — I cubi. La musica. La visione era tutto. Mia madre disse a mio padre che era meglio rimandarci sulla Terra. Mio padre rispose che li eravamo felici, che saremmo rimaste. Mia madre disse: «Terra, forse. Ma questa luna non e abbastanza grande per Michelle». Allora non sapevo cosa volesse dire. Tutto quello che volevo era una batteria di cubi. E che restassimo tutti insieme per sempre sulla nostra luna privata…”

— E Terra? Cosa voleva, Terra?

— Terra… — Si interruppe, non vedendo altro che Terra, distorcendo il tempo per tornare al passato. Le parole giunsero piu in fretta, tutte le parole che la Regina di Cuori aveva ammassato dietro la maschera per sette anni. — Terra aveva quel che voleva, tutta la magia del primo amore. Non poteva fare niente di sbagliato; per lei tutte le regole naturali venivano sospese. Se faceva tardi a cena a causa di Todd, la cena stessa cambiava orario. Se sottraeva tempo alle lezioni di laboratorio, quel giorno il suo terminale decideva di guastarsi. Per lei le porte non erano mai sprangate. Se tornava a casa tardi, i nostri genitori erano ancor piu in ritardo. Era presa nella trama magica che avvolge il mondo. Era… era dentro la propria visione. Ma una visione che tutti capivano. Tutti l’avevano avuta, o pensavano di averla avuta, o la desideravano, o la sognavano, o la rimpiangevano. Lei muto quello stabilimento in una favola, e poi anche lei entro a farne parte. Divenne bellissima. Todd si fece piu alto; smise di arrossire; cambio il tono di voce. Ridevano a ogni occasione. Si aiutavano fra loro a crescere, trasformarsi. Forse… Quando ci ripenso, a volte credo che fosse quello di cui aveva bisogno per rimanere sana di mente. Per rimanere felice. Se solo fosse riuscita a concludere la sua favola, se le cose avessero raggiunto la loro fine naturale, se avesse sposato Todd, o fosse maturata, lontano da lui; se, in un modo o nell’altro, la favola fosse giunta alla fine.

— Cosa accadde?

— Sogno il fuoco… — Michelle rimase immobile, impassibile. Il Mago l’aveva vista in quello stato molte volte, senza farci caso: era il suo modo di proteggersi. Adesso capiva. La tocco con gentilezza.

— Una premonizione?

— Una visione — mormoro lei. — Era un’altra separazione. Lei stava diventando sensitiva. A me non e successo. Lei sogno il fuoco, e seppe che i nostri genitori stavano per morire…

“Erano andati sul pianeta in una navetta merci, a passare due o tre giorni in una localita di villeggiatura. Mi svegliai e trovai Terra seduta sul pavimento in cucina. Non voleva andare a lezione, non voleva parlare con nessuno. Nemmeno con Todd, quando venne a cercarla. Allora dopo le lezioni mi sedetti accanto a lei sul pavimento e attesi…

“La navetta merci aveva avuto un guasto in fase d’atterraggio. Terra aveva sognato l’esplosione.

“Cosi, fummo mandate via dalla colonia. Lontano da casa nostra, dal nostro mondo, da tutti quelli che ci conoscevano. Un giorno Terra era amata e innamorata. Il giorno dopo, volava nel silenzio e nelle tenebre lontano da tutto quello che aveva amato. Eravamo nate nello spazio. Io sapevo guidare una navetta mineraria come ogni altro. Terra sapeva coltivare qualsiasi cosa. Ma avevamo 15 anni. Secondo le regole del GLM, eravamo troppo giovani per lavorare nello spazio.

“Quindi fummo mandate sulla Terra.”

— Mangia — disse il Mago. Aveva portato dal refettorio tramezzini e minestra calda. Michelle mordicchio una crosta, il Mago rimesto la minestra una volta. Nessuno dei due mangio.

— Volevano che incidessi dei nastri — disse Michelle — dopo l’accaduto. Volevano che scrivessi un libro. Fuoco nel deserto, della sorella di Terra Viridian. Volevano che partecipassi a spettacoli televisivi. Con i miei cubi e videoregistrazioni di mamma e papa e i piccoli Viridian. Questo avvenne ancora prima del processo.

“Ero stata in giro a suonare. Arrivai a casa tardi. Avevo un nuovo paio di scarpe color argento. Tornai a casa da sola… Ricordo le scarpe perche me le tolsi e mi preparai un panino, e fu li che le lasciai, vuote scarpe d’argento sul bancone della cucina, quando finalmente lasciai l’appartamento e me ne andai 500 chilometri a nord del Settore Costadoro. Per quanto ne so, sono ancora li. Scappai perche avevo acceso la tele per guardare il notiziario mentre mangiavo, e d’un tratto c’era il suo viso. Solo, i capelli erano molto piu corti, perche era di leva, e portava la divisa color kaki e la targhetta d’identificazione. Mi aveva spedito una fotografia identica qualche mese prima, scherzandoci sopra.

“Dissero che aveva ucciso piu di mille persone ed era fuggita. Non erano ancora sicuri, allora, di quante fossero le…

“«Questo non e nella visione» fu tutto quello che disse quando la trovarono. «Questo non e nella visione…». — Tocco un tramezzino, poi se ne dimentico, fissando invece il vivido intrico di polvere e di stelle sulla parete opposta. — La visione… ho continuato a pensare che dopo aver vissuto 21 anni insieme a lei avrei dovuto sapere di cosa parlava. Quale visione? Il sole le aveva dato di volta al cervello? Si trattava di droghe? O c’era sempre stata una visione, qualcosa che solo lei poteva scorgere con la coda dell’occhio, un’ombra che seguiva solo lei, giorno, dopo giorno, mentre crescevamo? Chiunque penserebbe che dovevano esserci stati dei precedenti, che magari scuoiava gatti nel Settore Costadoro e ne bolliva le ossa, o che andava in giro nuda per le strade a predicare le sue visioni. Chiunque penserebbe che doveva esserci stato qualche indizio, una traccia. Non e cosi?”

— C’era?

— Niente — mormoro. — Mai.

Il Mago lascio uscire il fiato in silenzio, convinto di non far rumore. Ma lei lo udi, lo fraintese, allungo la mano, scostandolo.

— Non c’e stato davvero nessun preavviso, Magico Capo. Vivevamo insieme, terminate le scuole. Lei era impiegata presso un’agenzia di collocamento che dava consigli alla gente in procinto di lasciare la Terra per andare a lavorare nello spazio. Io suonavo i cubi con qualsiasi complesso mi offrisse un ingaggio. Lei cucinava, teneva in ordine la casa. Io recuperavo la forchetta che bloccava il riciclatore, sistemavo gli scaffali, riparavo le tubature che perdevano. L’unica cosa strana nel suo modo di vivere era che non guardava mai al futuro. Non pensava mai a cosa avrebbe fatto nei 50 anni a venire. Non portava mai a casa lo stesso uomo piu di due volte. Lasciava che i suoi amici si allontanassero. La gente la trovava simpatica, cercava di far amicizia. Ma lei era cosi distante. Come se fosse fatta di vetro. Niente le restava attaccato, niente poteva infastidirla. Io le ero piu vicina di chiunque altro. Ma non parlava mai del passato, nemmeno con me. Mai. Ne di Todd, ne dei nostri genitori, ne della vita nello spazio… niente. Fin da quando eravamo molto piccole mi aveva sempre raccontato i suoi sogni.

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