Invece ora, quando glielo chiedevo, mi diceva che sulla Terra non sognava mai…

— Hai detto che era sensitiva.

Michelle annui. Spalanco nuovamente gli occhi, gonfi di lacrime represse. — Le volevo bene, Magico Capo. Pensavo davvero che non fosse cambiata molto, da quando eravamo arrivate sulla Terra. Era sempre stata brava, buona di carattere… Ma adesso capisco cosa faceva. Si nascondeva. Non solo dal passato, ma anche dal futuro che vedeva arrivare. Diceva che non sognava mai, ma penso che si limitasse a seppellire quello che sognava, perche erano cose insopportabili da guardare. Il suo futuro. La strage nel Settore Deserto, Averno, la solitudine e la follia… Se intravedeva queste cose nel suo futuro, non c’e da stupirsi che dicesse… non c’e da stupirsi…

Il Mago le mise la mano sulla spalla, strinse forte sentendo il lungo sospiro convulso. — Era sensitiva in altri modi? Oltre che in sogno?

Lei si raddrizzo, allungo la mano verso il bicchiere. — Sapeva sempre cosa avrei indossato al mattino, prima ancora che decidessi. Poteva dire chi aveva chiamato solo guardando la spia luminosa dei messaggi. Dava un’occhiata alla spia e diceva: «Era per te… ha chiamato Will». Fece cosi, il giorno in cui la arruolarono. Guardo la spia luminosa quando entrammo. Solo che quel messaggio provoco in lei una reazione bizzarra. Perche disse: «Credo che sia per me». Come se sapesse che era il punto d’inizio della sua metamorfosi…

“Cosi il mattino dopo ando al Centro di Reclutamento. E sei settimane dopo era nel Settore Corrente del Golfo, per l’addestramento. E poi due mesi piu tardi era all’aeroporto, e io le dicevo addio proprio prima che salisse sulla navetta trasporto truppe.

“Ecco quando l’ho vista.” Rimase seduta in silenzio per qualche momento, il viso di nuovo immobile, la spalla abbandonata sotto la mano del Mago.

— Voglio dire, quando ho visto cos’era diventata. Non sembrava piu… quello che era sempre stata. Paziente, allegra, distante. Era bellissima, come la pubblicita per l’arruolamento, come il tipo di donna che ha una vita interessante. Allora compresi cosa si era lasciata alle spalle nella colonia lunare. Seppi che tutto cio che aveva sempre desiderato le era stato gia dato, e strappato via. In lei non era rimasta una sola scintilla per riaccendere l’interesse nella vita.

“Disse… disse: «Si tratta solo di una faccenda tecnica del GLM. Lavorero in un ufficio per un anno, poi tornero a casa. Abbi cura di te. Scrivimi. Mi mancherai». Mi saluto con un bacio e si giro. Dalla spalla le pendeva un fucile laser.

“Ho guardato il processo. — La voce era quasi scomparsa, roca, priva di forza. — Ero tornata a sud, per cercare di vederla dopo che la catturarono, ma dissero che era troppo pericolosa. I giornalisti, gli avvocati, si precipitarono tutti su di me quando tornai. Volevano che raccontassi loro il segreto di Terra, la sua bizzarra seconda vita, che dicessi loro che odiava nostra madre, che odiava nostro padre, che era stata lei a sabotare la navetta merci in cui erano morti, che odiava gli uomini, che maltrattava i bambini, che… Volevano un motivo. Volevano che dicessi loro qualsiasi cosa, tranne che un normale essere umano come lei poteva improvvisamente impazzire senza preavviso e trovarsi impegolato in un processo per strage.

“Non potevo dir loro queste cose. Volevano che assistessi al processo, ma io scappai di nuovo al nord. Ormai non la conoscevo piu. Guardai il processo, da sola, nella stanza che avevo affittato… Non processavano Terra. Ma una donna magra e pallida che parlava di visioni, che diceva che, si, aveva ucciso, ma non era importante. «La visione e tutto». Non era Terra.

“Pero aveva il mio viso.”

Il Mago era silenzioso, e ricordava un bar grande come una scatola da scarpe nel nord del Settore Costadoro… una sera di sette anni prima, quando una ragazza con il viso d’oro e le forcine a cuore di Terra nei capelli, aveva attraversato la sua visione personale, strappando la sua attenzione dalla musica che creava…

— Quella sera ti incontrai…

Lei alzo lo sguardo stanco, istupidito dal dolore. — Magico Capo, avevo appena ventun anni. Di tutte le persone che amavo davvero, due erano morte e una era impazzita. Avevo… avevo deciso che non sarei vissuta a lungo. Ma volevo suonare un’ultima volta. Indossai il costume e andai in cerca dell’ultimo complesso. Sentii la tua musica. — Le sue labbra si mossero in silenzio; il viso era di nuovo impietrito, cereo. — Tu mi desti il nome, Magico Capo — disse piano. — E mi desti un motivo per restare e superare l’alba.

Il Mago le tolse lentamente la mano dalla spalla. Si alzo, rigido, attraverso la stanza finche la parete non lo blocco. Rimase a fissare la ragnatela di stelle, fino a quando gli sembro che si accendesse e scintillasse sotto i suoi occhi. Disse: — Sei venuta con noi per portare Terra fuori di qui.

— Si. Tu avevi la spaziolancia, io ho aperto la frequenza di Averno per imparare le procedure d’atterraggio.

— Dove intendevi portarla?

— Non lo so. Magico Capo, quando ho visto questo posto, ho capito subito che non potevo farne uscire Terra. Come non potevo fare un salto fino al Sole”. Il Professore ha ragione. Non si torna indietro da Averno. E poi… e poi ho visto Terra. Per anni ho pensato che mi avrebbe dato una risposta, se solo le avessi chiesto perche. Credevo che si fosse limitata a indossare un travestimento, come me; che da qualche parte dentro di lei continuasse a esistere la Terra che conoscevo. Fa sempre parte di me stessa, Magico Capo. Anche se adesso so che non esiste piu una parte di lei che io capisca ancora. E semplicemente impazzita. Questa e la separazione finale.

Il Mago apri la bocca e la richiuse. Allungo la mano, sfiorando una stella morente. — Michelle. — La sua voce suono bizzarra; e cosi il nome di lei. — Non ho visto affatto lo schermo del computer quand’eravamo con lei. Ha trasferito la sua visione nella mia mente.

Alle sue spalle il silenzio fu cosi profondo che si giro chiedendosi se lei non fosse scomparsa, come una particella inosservata. Era ancora li, e lo fissava. — Magico Capo — mormoro.

— Le cose che doveva dire, il sole rosso, la sabbia viola, l’ovale distorto… non erano cose esprimibili a voce. Non a parole, comunque. Me le ha date senza parole.

— E entrata… — Il Mago vide che rabbrividiva; il bicchiere che aveva in mano si rovescio. — E entrata nella tua mente.

— C’era qualcosa che aveva bisogno di dire. Per caso io ero in grado di ascoltare.

— Cosa? — Si era alzata in piedi, stupita, incredula. — Cosa poteva volerti dire? L’assassinio di tutte quelle persone…

— Il sole era scuro.

— In mezzo al deserto in un caldo giorno d’estate!

— La visione era luce.

— Magico Capo, solo una pazza poteva stare sotto il sole ardente e pensare che fosse scuro! — Allora gli si accosto; e il Mago avverti il terrore che le ispirava, il terrore della speranza. Michelle gli afferro i polsi con la forte stretta del cubista. — Magico Capo, cosa pensa? Riuscivi a capire? Per favore. Per favore. Riuscivi a capirla?

— Oh, Dio — mormoro lui. — Dio m’aiuti, la capivo. Hai visto anche tu quello che mi ha detto. Sullo schermo del computer. Ma il computer non poteva afferrarlo.

— Afferrare cosa?

— L’ardente desiderio. L’assoluto, ossessivo bisogno.

— Di cosa?

— Di cambiare. Di completare la visione.

— Quale visione? — Comincio a scuoterlo, piangendo di nuovo. — Quale visione?

— La sua visione. La visione di qualcun altro. A chiunque appartenga, deve essere completata. — Parlava ora con voce calmissima, spassionata; a giudicare dall’espressione del viso, degli occhi, avrebbe potuto essere li ad ascoltare musica antica. — Non esiste il tempo, nella visione. Il tempo non e ancora cominciato… C’e un unico imperativo, e rappresenta un bisogno assoluto come il respiro: completare il cambiamento. Tutto il resto non conta. Tutto il resto non esiste. Esiste solo quest’impulso verso il tempo. Verso la vita.

— Magico Capo. — Le lacrime le scorrevano di nuovo sul viso. Si teneva stretta a lui come se uno dei due stesse per annegare. — Parli come Terra.

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