Mozzo: uffici, sale computer, magazzini, alloggiamenti degli ufficiali; tutti tranquilli, tutti bui. — Dove diavolo sono tutti quanti? — L’allarme gli ronzava nelle orecchie. Uomini e donne cominciarono a uscire di corsa dal circolo ricreativo, dagli alloggiamenti. Lo schermo mostro una porta, saldata alla parete dal laser. Poi la telecamera sopra la porta esplose.
— Cristo… — mormoro Jase. In lontananza udi colpi, grida. Ancora non compariva nessuno. Aziono l’intercom. — Passami Fiori. — Lo schermo dell’intercom divento di colpo bizzarramente buio, ma la linea rimase aperta. — Dottor Fiori? Mi sentite?
— Direttore Klyos! Grazie al cielo! La…
— La detenuta e qui nel Mozzo. Siete ferito?
— No, ma ha saldato la porta. Non capisco cosa sia successo. Pensavamo che si stesse addormentando, l’abbiamo tolta dalla bolla e lei si e scatenata. Ha afferrato il fucile di una guardia e ha cominciato a sparare. Ha colpito due guardie e le telecamere del soffitto. Ha distrutto la Macchina dei Sogni. Poi ci ha chiusi dentro.
— Vi mandero qualcuno, resistete. — Il monitor gli mostro il corridoio di trasporto, e lui impreco, stupito. La squadra robot era ridotta a pezzi sparsi lungo la pista. — Non e umana — mormoro e si chiese d’un tratto se Aaron era ancora vivo. — Fisher!
— Direttore Klyos! — La voce di Nils, tesa, acuta, giunse dal canale di sicurezza. — Cosa succede?
— Nils, dove sei?
— Nel circolo del Livello D. Sto aiutando il complesso a sbaraccare. Che cosa…
— Terra Viridian gira per il Mozzo con un fucile in mano. Prendi Michelle e vieni qui.
— Jase — ansimo Nils. — Sparatele.
— L’idea mi e gia venuta. Penso che sia bloccata fuori del Quartier Generale. Manda una squadra ad aprire la porta dei trasporti, porta qui Michelle anche se vi tocca volare attorno allo scalo del Mozzo, e procurami qualche guardia di sicurezza!
— Siete solo?
— C’e Fisher.
— Fisher? Nessun altro?
— Piantala di gridare e vieni qui come puoi. Ah, manda anche una squadra a liberare Fiori. — Lancio un’occhiata all’esterno; nel corridoio le fumose pareti acriliche non mostravano alcun movimento. — Fisher!
Aaron spunto dalla sala computer del Mozzo e attraverso con cautela il corridoio. — Non l’ho vista — disse. Aveva ancora un’aria sgomenta, ma la voce e le mani erano ferme. — Siamo soli?
— Ci ha isolati.
— Come… Chi e quella donna?
Jase lo fisso. Poi disse: — Non potevate riconoscerla. L’avete vista sette anni fa. Quella e Terra Viridian.
Per un secondo Aaron fisso Jase come se gli avesse appena detto che il mondo era piatto e Averno un luogo pieno di demoni cornuti. Poi il viso gli si imporporo di colpo. Giro su se stesso cosi in fretta che Jase ebbe appena il tempo di gridare: — Fisher!
Aaron si fermo di colpo sulla soglia, come se la voce di Jase gli si fosse attorcigliata attorno ai piedi. Non si giro, ma non prosegui neppure. Alzo la mano, afferro lo stipite e vi si sostenne. Jase vide che tremava per lo sforzo di controllarsi.
Abbasso la voce. — Signor Fisher, se lei vi uccide, qui io restero da solo. Vi voglio vivo. — Aaron disse qualcosa di inintelligibile. — Voi non conoscete il Mozzo. Se Terra non ci attacca avra un motivo. Voglio che la situazione rimanga cosi. Ha distrutto 20 roboguardie armate nel tunnel di trasporto. Ha un dono particolare per rimanere in vita. Fareste la stessa fine dei robot.
— Non posso…
— Vi uccidera prima che possiate uccidere lei. Mi servite vivo. Lei non e piu umana. Vi uccidera, morirete, e lei non si sara nemmeno resa conto del motivo per cui avete cercato di ucciderla, non gliene frega niente di chi siete o di cosa vi ha fatto, e non importera niente nemmeno a voi, perche sarete morto e lei sara viva qui come lo saro io. Se adesso obbedite agli ordini, fra cinque minuti lei sara morta e noi due ancora vivi.
La mano aggrappata allo stipite allento appena la stretta. Aaron lancio da sopra la spalla un’occhiata a Jase. Le ombre gli avevano tolto il colore dagli occhi, che adesso sembravano quasi neri. Emise un altro suono senza parole. Jase gli si avvicino e gli parlo a voce bassissima.
— Sapete pilotare una spaziomobile? — Fu costretto a ripetere la domanda, prima che Aaron gli rivolgesse in risposta un debole cenno d’assenso. Il suo viso era pallido per lo sforzo di mantenersi immobile, di ascoltare.
— Lo scalo del Mozzo si trova sopra la sala computer, proprio dall’altra parte del corridoio. C’e una scaletta sul soffitto. La faro scendere per voi, da qui. Salite e scaldate i motori.
— Ma…
— Sto per mettere il Mozzo in stato di difesa. Questo significa che il computer distruggera qualsiasi cosa si muova, a meno che non possa identificarla con il controllo vocale o il codice. Voi non siete registrato. Avreste maggiori possibilita contro Terra, che contro le difese del Mozzo. Entro 60 secondi Terra sara morta.
Aaron socchiuse le labbra. Inspiro e riusci a pronunciare una frase intera. — Resterete qui da solo.
— Devo cambiare le parole d’ordine di atterraggio poiche siamo in stato d’allarme, e voi non dovrete essere piu qui quando il Mozzo passera all’azione di difesa. Saro con voi entro due minuti. — Attese. — Signor Fisher. Siete fermo sulla soglia con la luce alle spalle. Volete che lei vi uccida?
La mano di Aaron scivolo lungo lo stipite. Finalmente si giro. Aveva l’aria, penso Jase, di chi e appena stato picchiato senza ragione. — No — disse con voce rotta. — Avrei dovuto chiederglielo.
— Cosa?
— Il nome. Michelle Viridian. Ma davanti a una rosa non si chiede mai.
— Signor Fisher. Andate.
Lui annui, e il suo viso torno a mascherare le emozioni. Jase premette un pulsante polveroso sulla scrivania, vide la scaletta scendere rapidamente e senza rumore nella sala in penombra oltre il corridoio. Aaron controllo il corridoio. Niente si muoveva. Jase si piazzo sulla soglia e lo copri con lo storditore finche non lo vide scomparire sul molo.
Il Mozzo era immerso nel silenzio. Jase tese l’orecchio in cerca di un rumore di passi, ma inutilmente. Niente si muoveva. Torno alla scrivania e aziono l’intercom.
— Passami Nilson — disse a bassa voce.
— Eccomi, signore — rispose Nils. — State bene?
— Si. Nils, l’ordine di portare qui Michelle e annullato. Stiamo per abbandonare il Mozzo.
— Bene. A ogni modo, non sono riuscito a trovarla.
— Seguo la procedura generale d’allarme e metto il Mozzo in stato di difesa. Poi esco. Ci vediamo a Scalo Uno.
— Signorsi.
Jase commuto l’intercom sul vocale. L’equivalente di un secolo di parole d’ordine era stato programmato nel sistema: nomi celebri, equazioni matematiche, citazioni prese da antiche opere letterarie, filmati, versi di canzoni, indovinelli e poesie, frasi di origine oscura e significato ancora piu oscuro. Sullo schermo apparvero 50 possibilita di scelta. Si identifico fornendo nome e codice d’identita, ma il particolare cruciale era il suo schema vocale, inimitabile come la firma di un terremoto. Poi pronuncio il segnale in codice che comunicava a tutte le spaziomobili ormeggiate di registrare le nuove parole d’ordine per uno stato d’allarme di quarantott’ore. Era sul punto di leggere la prima parola d’ordine della lista,
Era solo il Mago. Jase aveva gia emesso un sospiro di sollievo quando fu colpito dalla stranezza del fatto. — Signor Restak — disse piano. — Che diavolo ci fate, qui?
— Mi ha condotto Terra — disse il Mago, in tono cosi calmo che per un istante le parole ebbero un significato normalissimo. L’attimo successivo persero ogni significato. Jase allungo il piede per premere il pulsante che avrebbe azionato lo schermo della porta. Ma il Mago era fermo sulla soglia, e Jase, per quanto sorpreso, non se la sentiva di fulminarlo.
— Entrate, signor Restak.
Lui scosse la testa. Jase perdette la calma.