preoccupo? E non c’e niente.”

Convoco Aaron Fisher e si sedette ad aspettarlo.

“Non c’e niente. C’e una donna in un complesso, c’e una vecchia spaziomobile che non e mai stata modificata adeguatamente, c’e un bravo e onesto poliziotto che ha girato la schiena al proprio computer nel momento sbagliato.”

Non c’era niente.

Oppure qualcosa c’era. E qualsiasi cosa fosse, girava attorno a Terra Viridian, il detenuto piu pericoloso di tutto Averno.

Congedo le due guardie che avevano accompagnato Aaron Fisher e per qualche istante esamino l’uomo, in silenzio. Era piu alto di quanto Jase si aspettava. Indossava una uniforme impeccabile. Il viso, magro e segnato, era rasato di fresco. Affronto lo sguardo di Jase senza dimostrare timore ne sfida, ma sembrava perplesso. Non aveva, decise Jase, la minima idea del perche era stato condotto sotto scorta alla presenza del direttore di Averno. Oppure era capace di motivi e azioni segrete che superavano completamente qualsiasi limite professionale.

— Sedetevi.

Aaron si sedette. Jase si appoggio allo schienale della poltrona e attacco senza preamboli. — Siete qui perche abbiamo fatto una ricerca di routine a proposito di una richiesta avanzata tramite la banca dati della biblioteca del vostro distretto, sul vostro computer, volta a ottenere un’informazione top secret riguardante Averno. Perche avete chiesto un’informazione del genere?

Aaron batte le palpebre. Per un momento il suo viso resto immobile, probabilmente per forza d’abitudine. Poi si rilasso e assunse semplicemente un’aria sorpresa. — Non l’ho fatto.

— Chi altri ha accesso al vostro computer?

— Nessuno, signore.

— Nessuno? Dove si trova, in una cella?

— No, si trova… — La voce gli manco, a quel punto. Aaron guardo in silenzio Jase per qualche istante; e Jase penso stancamente: “C’e qualcosa.” Quando rialzo la testa le linee attorno alla bocca si erano accentuate.

— Si trova in un vecchio rifugio antiatomico — disse. — Sulla costa.

— E li che abitate?

— No, voglio dire, a casa possiedo un sistema piu piccolo collegato pero al computer principale. — Si interruppe ancora, Jase lo guardo.

— Volete costringermi a scoprirlo da solo?

Aaron trasse un respiro. Sul suo viso c’era una sfumatura di colore. Gli occhi erano cambiati; guardavano un vuoto interiore. Poi i suoi muscoli si rilassarono leggermente; i suoi occhi passarono in rassegna la minuscola stanza silenziosa. — No — sospiro. — Penso che sarebbe molto stupido.

— Lo credo anch’io.

— Solo… non ne ho mai parlato. A nessuno.

— Vi suggerisco di cominciare.

Il tono di voce di Jase strappo Aaron ai suoi ricordi. Il poliziotto fisso il direttore negli occhi. — Sono un agente. Un buon agente. L’ultima cosa al mondo che mi interessa sono informazioni segrete su Averno.

— Cosa vi interessa allora, signor Fisher? — brontolo Jase.

— Mi… — Strinse le mani a pugno, le riapri. Parlo rapidamente, con voce priva di espressione. — Sette anni fa mia moglie fu assassinata. Era di leva nel Settore Deserto. Fu uccisa da Terra Viridian. Era… era incinta. Ho continuato a usare il computer nel rifugio per compiere una ricerca. Ammetto che si tratta di una cosa non del tutto legale. Ho tentato di trovare la sorella di Terra Viridian. Volevo… volevo sapere… — La voce gli tremo e lui degluti, lasciando che Jase continuasse a fissare il suo viso rigido.

Dopo un istante Jase ritrovo la voce. — E per questo che stasera volevate assistere al concerto?

— Come? — Aveva un’espressione stupita, come se Jase avesse usato una lingua antica. Il suo viso era pallido; le emozioni represse gli affollavano gli occhi. Jase si raddrizzo, muovendosi appena, come se non volesse disturbare l’aria.

— Vendetta?

— No.

— Perche, allora?

— Lei… non aveva senso. Perche e stata uccisa. Volevo solo sapere il perche. Cercare di capire. Io… io l’amavo.

“Lascialo andare”, si disse Jase, colpito da un improvviso, pressante lampo di preveggenza. “Lascialo andar via senza che sappia. Non ce n’e bisogno. L’ha detto lui stesso.”

Pero c’era ancora la faccenda delle procedure d’atterraggio. Disse con circospezione: — E un comportamento insolito per un agente, no? Dovete averci dedicato un mucchio di tempo.

— All’inizio ne avevo ricevuto l’incarico. La teoria della congiura, il paravento del GLM per il processo che l’ha mandata quassu.

Jase annui. — Ricordo l’incarico.

— Ho detto alla gente… alla gente cui chiedevo di aiutarmi, che avevo ancora l’incarico.

— Capisco.

— Nessun altro…

— Ho capito. Non sto indagando sul vostro rimestare informazioni in teoria riservate, ma vi raccomando fortemente di strisciar fuori dal vostro rifugio antiatomico e cercarvi un’occupazione piu salutare prima che qualcuno si metta davvero a fare indagini. Forse siete un agente di prima classe, signor Fisher. Lo dice il vostro stato di servizio, lo dicono i vostri superiori. Ma mi piacerebbe che rispondeste a questa domanda. Se non siete stato voi a chiedere informazioni sul sistema d’atterraggio, allora chi ha usato il vostro computer?

— Nessuno… — Si interruppe. Fisso lo spazio che li separava, e ancora una volta il colore sembro svanirgli dal viso, e persino dagli occhi. Jase stese la mano sulla scrivania.

— Chi, signor Fisher?

— Solo un’altra… che io sappia, l’ha usato solo un’altra persona. — Aveva la voce roca. Degluti, ma il dolore rimase. Aveva il viso segnato da una sofferenza nuova, e Jase si mosse sulla sedia, sospirando in silenzio.

— Chi, signor Fisher?

— Una donna. L’ho condotta nel rifugio. Aveva bisogno di dati per riparare una ricevente di spaziomobile che non funzionava a dovere…

Jase si sfioro gli occhi. “Maledizione”, penso, avvertendo che il tempo sembrava restarsene bizzarramente sospeso, come se avessero raggiunto il luogo in cui il suo ciclo terminava e ricominciava. — Maledizione! — mormoro, e si alzo. Aaron continuava a fissarlo. Sul suo viso ogni espressione era morta. Aveva l’aspetto, penso Jase, di chi e appena divenuto l’uomo che temeva di diventare.

— Il concerto. — Adesso le parole gli venivano facilmente, spontaneamente. — Mi avete chiesto del concerto. Lei e nel complesso.

Jase si sedette di nuovo, sentendo la stanchezza nelle ossa. Tutto avvenne in un giorno d’estate…

Terra era li davanti a lui.

6

Rimase ferma sulla soglia abbastanza a lungo da mutare con gli occhi Jase in pietra. Reggeva un fucile laser. Aaron si giro, accorgendosi dell’immobilita dell’altro. Gli occhi alieni, drogati dalla visione, si spostarono su di lui e lo costrinsero a immobilizzarsi, a trattenere il respiro. Terra lo lascio libero, fondendosi con le ombre, silenziosamente com’era venuta.

Jase resto impietrito per un’altra frazione di secondo, e finalmente si mosse. Aziono l’allarme del Mozzo. — Fisher! — grido rivolgendosi ad Aaron, che si dirigeva alla porta.

Aaron, rendendosi conto di avere il cinturone vuoto, abbasso lo sguardo, stupito. Jason gli lancio uno storditore preso dalla scrivania. — State attento! — Il suo monitor mostrava una serie di sezioni diverse del

Вы читаете Voci dal nulla
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату