mettere il Mozzo in stato di difesa quando arrivera qui, in caso di…

— Il Mago del complesso?

— Signor Fisher, il vostro cervello funziona sempre cosi rapidamente?

Aaron sposto lo sguardo dal cavo. Aveva di nuovo l’aria intontita, lo sguardo sofferente, stupito. Jase disse, teso: — Cosa c’e adesso?

— Siamo amici da anni. Non avrebbe mai… Non… E assurdo. A meno che non lo faccia per Michelle. Ma anche cosi…

— Signor Fisher — disse Jase, girando attorno alla scrivania. — Potete stare qui a fare congetture fino al giorno del giudizio, se volete, oppure potete venire con me e ottenere qualche risposta. Se hanno lasciato il Mozzo, si dirigono al Pianto volante, e dobbiamo intercettarli prima che decollino.

— C’e meta della flotta di Averno a Scalo Uno — disse Aaron, stupito. — Il Pianto volante e veloce, ma non potra battere tutte le spaziomobili.

Jase si senti montare il sangue agli occhi. — Ora come ora la flotta di Averno non riuscirebbe a raggiungere una bagnarola. Lui l’ha messa in trappola. Al completo. Ha bloccato tutti, tranne noi. Andiamo!

Il Mago attraverso in fretta la zona dello scalo, senza dar nell’occhio, evitando di posare lo sguardo sulle spaziomobili che lo circondavano, sulle squadre d’atterraggio, sugli uomini e donne che occupavano la sala di controllo piu in alto e sembravano, a una rapida occhiata, svolgere con indifferenza il proprio compito. Il Pianto volante era aperto, a prua e a poppa. La Regina di Cuori trasportava custodie di cubi dentro il portello principale. Nebraska e il Professore spingevano il pianoforte su per la rampa di prua.

Per un istante il Mago provo un gelido, tormentoso spasimo di terrore. Avrebbero suscitato sospetti se avessero tentato di decollare abbandonando le attrezzature; ma non potevano imbarcare tutto in due minuti; se avessero completato il carico, se fossero riusciti a decollare, avrebbe portato con se quasi tutti i Nova, e come avrebbe fatto a spiegare… Non lo avrebbero mai perdonato per averli coinvolti; Quasar non lo avrebbe mai perdonato per averla piantata li…

«Non bisogna guardarsi indietro», aveva detto il Professore. Si lascio alle spalle le paure come qualcosa di palpabile, il suo stesso corpo o un’ombra, e raccolse una custodia di cubi mentre raggiungeva il Pianto volante.

Michelle lo incontro sulla rampa, tornando indietro. Senza il trucco di scena, il suo viso pareva bizzarro: piu piccolo, piu giovane. Lo fermo, gli poso una mano sulla spalla, aggrottando le sopracciglia nel vedere il taglio che aveva in faccia. Lui scosse in fretta la testa.

— Non farci caso. Porta dentro i cubi. Decolliamo.

— Subito? — Improvvisamente spalanco gli occhi, gli occhi di Terra, leggendogli nel pensiero. — Magico Capo — mormoro. — Cos’hai combinato?

Lui le lascio cadere fra le braccia la custodia. — Sbrigati — disse, e lei si giro. Sulla rampa di prua il piano aveva una buffa inclinazione, meta dentro meta fuori il portello. Nebraska spinse; il piano scivolo dentro. Il Mago li segui a bordo, ritrasse la rampa e chiuse il portello.

“Terra”, penso. Quel nome era una pulsazione nel suo cervello. “Dove? Dove? Da qualsiasi parte. Da tutte le parti.” Lui aveva legato Klyos, e lei era scomparsa. Scomparsa, e basta. Ma era collegata alla sua mente come la coda di una cometa; avrebbe dovuto sapere dove lui si dirigeva. “E sul molo. E dentro il Pianto volante. Deve esserci.”

Mai guardarsi indietro.

Ando sul ponte. Vide Quasar intenta a darsi lo smalto e sorrise di sollievo. Lei gli lancio un’occhiata, considero per un momento lo stato del suo viso, e disse in tono caustico: — Non e il colore che avrei scelto io.

Entro Michelle, portando una custodia. — E l’ultimo — disse. Il Mago sigillo la spaziomobile, con mani fredde, tremanti, e giro attorno alle custodie per raggiungere i comandi. Michelle lo osservo, immobile, senza deporre l’ultima custodia. Il Mago disse: — Siediti. Se ne occupera Nebraska.

La ragazza si sedette sul sedile del navigatore. D’un tratto il pennello di Quasar si blocco. — Mago, ce ne andiamo? E i costumi, e tutto il resto…

— Se ci tieni — disse lui — vatteli a prendere.

Quasar resto in silenzio. I motori rombarono.

Dalla coda della spaziomobile venne un grido di sorpresa. Il Mago si chiese se avevano scoperto Terra. La ricevente gracchio subito dopo.

— Pianto volante, qui Scalo Uno. La vostra partenza e in programma alle 7.00 ora terrestre.

— Scalo Uno, qui Restak — disse il Mago prontamente. — Abbiamo calcolato male il programma degli spettacoli. Dobbiamo essere a Rimrock prima di quanto pensavamo. Non siamo abituati allo spazio. Chiediamo il permesso di decollare.

Il pannello di controllo resto muto. “Proprio nel bel mezzo di un allarme”, penso il Mago. “Con Terra in liberta e il Mozzo bloccato. Certo, Magico Capo, vattene pure. Congedati. E portati via anche la nostra detenuta.”

— Pianto volante, vi serve una scorta di decollo — disse gentilmente Scalo Uno. — Chiederemo il permesso al direttore Klyos. Restate in attesa.

— Grazie — disse il Mago, traducendo tra se: “muoviti di un millimetro, Magico Capo, e salti in aria.” Un liquido salato gli penetro nel taglio sull’occhio; fece una smorfia. Poi penso: l’intercom del Mozzo e fuori uso. Non riusciranno a mettersi in contatto. Chiameranno i soldati.

— D’accordo — disse con decisione. Fece scivolare via il pannello di protezione dalla tastiera. Nebraska, con il fiato grosso, arrivo sul ponte. — Cosa succede? — chiese stupito. — Magico Capo, non ci hanno ancora pagato. I bagagli…

— Zitto — disse il Mago con molta calma — o finiamo all’altro mondo. — Sul Pianto volante scese il silenzio. Tutti i suoi pensieri abbandonarono il mondo circostante, il passato, il futuro, il pericolo e la confusione, e si concentrarono sulla musica che aveva in mente. Batte sui tasti un codice di scalo, collego il Pianto volante al computer del Mozzo. — Qui Pianto volante. Chiediamo il permesso di lasciare Averno.

— Come? — chiese Aaron. — Come diavolo ha fatto? — Jase si sedette accanto a lui nella lancia del Mozzo. Finalmente aveva visto delle guardie nella sala computer, proprio mentre ritirava la scaletta. Ma non aveva tempo di dire loro cosa intendeva fare. L’intercom della lancia era muto; non poteva chiamare lo Scalo Comando dall’interno di Averno. La lancia del Mozzo era veloce, non sofisticata. Non aveva armamento, non aveva luci girevoli; bastava la voce di Jase per farla decollare.

— Non chiedetemelo — rispose Jase, disgustato. Aaron rimase in silenzio, fissando le luci rosse d’avvertimento. Jase gli rivolse un’occhiata, e trovo un istante di tempo per comprendere lo stupore di Aaron. Disse: — Mi spiace d’avervi cacciato in questi pasticci, signor Fisher. Le mie intenzioni erano ben altre. Ma ormai e fatta, e visto che avete gia rischiato la vita per me un paio di volte, faro in modo che questo risulti sul vostro stato di servizio.

Aaron lo guardo, poi torno a osservare le luci. — Grazie — disse in tono piatto. E poi: — Le luci sono passate al giallo.

— Klyos. Identificazione.

— Identificato — disse la lancia. — Camera stagna in fase d’apertura.

— Non riesco proprio a crederci — disse all’improvviso Aaron.

— Assurdo. Tutti quelli che conosco impazziscono da un giorno all’altro. Come puo… come puo accadere senza che me ne accorga? Il Mago… Paga le multe addirittura prima dei termini. E la… E Mi… — Chiuse la bocca, di nuovo senza parole. Jase termino la frase per lui.

— La Regina di Cuori. Fino a che punto eravate amici?

— Lei. — Il sangue gli sali al viso; i suoi occhi diventarono neri come il cielo oltre la paratia che si spalancava. — Via libera. — Lascio cadere senza rumore il pugno sul pannello e la lancia schizzo nell’ombra di Averno.

Jase premette nello stesso istante il pulsante dell’interponi.

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