Trasmetteranno le nostre foto al notiziario delle sei, e ci sara gente pronta a offrirci una fortuna per la vera storia di come i Nova hanno ceduto una tournee spaziale in cambio di un tavolaccio e una gavetta nell’Anello Scuro e… — Sollevo la testa, alzando la voce. — E io non potrei nemmeno raccontarla, perche non la conosco!

— L’Anello Scuro — mormoro Quasar. — Magico Capo, cos’hai fatto? — Disse qualcosa nella lingua di una volta, poi concluse: — …un complesso di rinnegati, per cui dobbiamo combattere contro di loro, merde alors, non abbiamo armi.

— Aspettate un momento — disse gravemente il Professore, alzando le mani. — Aspettate. Stiamo calmi. Forse non siamo ancora nei guai. Forse non comprendiamo del tutto la situazione. Giusto, Magico Capo? Tutti noi siamo con te da anni. Non hai mai manifestato segni di pazzia delirante. Allora, dici di aver intrappolato su Averno tutte le spaziomobili della polizia, perche potessimo andarcene con qualche ora di anticipo? E cosi? Siamo in ritardo per l’appuntamento a Helios? Non avevi voglia di aspettare fin dopo colazione?

— Abbiamo a bordo un ospite non autorizzato — disse il Mago a sorpresa. — Pensavo che l’aveste vista.

— Vista — ripete il Professore in tono assente. Poi sposto lo sguardo dal Mago alla Regina di Cuori e lo riporto indietro, socchiudendo gli occhi, incredulo. — Lei. — Adesso respirava in fretta e aveva il viso lucido, come se fosse stato colto dal mal di spazio. — Cosa hai… — All’improvviso si mise a gridare, facendo sobbalzare il Mago, che non l’aveva mai udito alzare la voce. — Hai fatto evadere quella pazza dall’Anello Scuro?

— Scusatemi — sospiro il Mago. Il taglio sopra l’occhio cominciava a pulsare. — Ma eravate gia tutti a bordo. Dovevo andarmene in fretta.

— Magico Capo — disse furibondo il Professore — farai meglio a continuare ad accelerare fino alla fine, perche appena posso stare in piedi ti trasformo in un detrito spaziale!

— Mi lasci spiegare?

— Prova. Cerca solo di riuscirci.

— Terra — disse Quasar, senza pregiudizi. — La sorella pazza della Regina di Cuori, quella che ha una visione.

— Perche dici che non e pazza? — chiese stupita la Regina di Cuori.

— O siamo pazzi tutt’e due, o nessuno. Sono pazzo, io?

— Si — brontolo Nebraska.

— Abbiamo liberato Terra? — chiese Quasar.

— Si.

— Oh, Dio mio! — gemette il Professore.

— L’abbiamo liberata da quei cochons di Averno che facevano esperimenti con il suo cervello?

— Si.

— Quel beau geste! - Gli mando un bacio sulla punta delle unghie smaltate di verde. La Regina di Cuori chiuse per un attimo gli occhi e li riapri.

— Magico Capo — disse con voce rotta — accantonando per un attimo la questione della tua pazzia, sulla quale non vorrei prendere decisioni affrettate proprio ora, potresti anche dirmi dov’e mia sorella.

Il Mago apri bocca, senza parole. Guardo il Professore. — Non l’hai vista nella stiva?

Il Professore scosse la testa. — Non c’era. A meno che non si sia nascosta dentro il piano.

— Be’, era proprio dietro di me — disse il Mago, perplesso. La Regina di Cuori lo fisso con occhi pieni d’orrore. — O davanti a me, non ne sono sicuro…

Quasar scoppio in un’improvvisa risata cattiva. — Te la sei dimenticata? — Dietro di lei, Nebraska produsse dei suoni soffocati dalla camicia.

— Da qualche parte deve pur essere. Ha quasi distrutto il Mozzo, per uscire. Sapeva quel che faceva.

La voce del Professore si affievoli di nuovo. — Ha distrutto…

— L’ho vista per l’ultima volta quando ho legato il direttore Klyos con un pezzo di neurocavo. Il tono azzurro. Aveva un fucile. — Guardo accigliato il puntino luminoso. — Dev’essere nella stiva da qualche parte. Regina di Cuori, i reattori d’inseguimento fra poco si spegneranno. Appena riesci a muoverti, sistema la ricevente. Voglio sapere chi e sulle nostre…

— Ecco! Ecco! — La furia del Professore infranse la concentrazione del Mago come un rombo di tuono, facendolo sobbalzare. — Hai buttato via il nostro futuro come la spazzatura del giorno prima, hai stuzzicato Averno come un nido di vespe per liberare la pazza del secolo e poi, novello Lochinvar, dimentichi a terra la ragazza e ti porti dietro invece il nido di vespe! Hai passato il segno. Hai gia sentito parlare dell’ammutinamento del Bounty? Bene, eccolo qui, Capitan Mago. Appena spegni i reattori, prendo io il comando.

— Tu non sai guidare — disse cupo Nebraska.

— Non me ne frega niente!

Il Mago giro sul sediolo puntellandosi con le braccia contro la forza dell’accelerazione. — Proprio tu me l’hai detto — esclamo con improvvisa passione. — Non ci si deve mai guardare indietro. L’hai detto tu!

— Quella era una favola. Un mito!

— Il punto e proprio questo.

— Quale punto?

— Ricordi che durante il viaggio discutevamo di simboli?

— Simboli!

— Stammi a sentire — supplico. La voce era tesa, tanto da non avere quasi timbro. — Ascolta. Cerca di ricordare quello che dicevamo. L’anello nuziale, la croce, l’occhio nel triangolo… Li vedi, e sai cosa sono. Si spiegano da soli, senza parole. Sono un linguaggio. Parole senza suono. Hanno un significato. Sono simboli. Messaggi. Di che cosa? Di speranza, di paura, di fede, di amore e odio… soprattutto di cambiamento. Trasformazione. Tu sai cosa significa un anello, d’oro. Il significato e antico. Culturale. Un cerchio d’oro si riferiva a tutto, dalle fantasticherie al denaro, dal rituale alla politica. Adesso e una curiosita storica. Un oggetto che si porta addosso per figura. Ma il simbolismo e ancora presente. Lo riconosci. Indica senza parole quello che era un tempo. A noi: a noi che siamo umani. Ma cosa vedrebbe un alieno in un cerchietto d’oro? Se tu vedessi un ovale piegato sulla sabbia viola, che significato ne trarresti? Tutto? Niente. Ma ha un significato, per qualcuno, per qualcosa, da qualche parte. E Terra lo vede. Io lo vedo. E quello parla… Cosa significherebbe per te una pioggia di cristalli che cade nella luce? Niente. Niente per me. Ma quando i cristalli caddero dentro la mia mente, parlarono. In essi ho sentito il messaggio, la forza, l’ordine di trasformarsi. Non li comprendo, non so cosa sono. Ma so la risposta che pretendono…

“Una volta i simboli che ora usiamo per i marchi commerciali risplendevano di significato come fiamma. Una volta erano una cosa per cui si poteva anche morire. Noi li abbiamo inventati, vi abbiamo racchiuso le nostre esigenze, e una volta ci erano indispensabili quanto la vita. Talvolta anche piu della vita. Cio che Terra ha visto in tutti questi anni, cio che io vedo ora, appartiene a una visione. Visione aliena. Visione di metamorfosi. E nell’ambito della visione non c’e scelta. Le bizzarre immagini che lei vede, che noi vediamo, sono un linguaggio di assoluta necessita, e io lo desidero anche piu della musica… Penso che si tratti di una reazione fisica. Non ne sono sicuro. Non capisco i messaggi, non sono destinati a me, ma posso vedere le immagini e sentire il bisogno… — Aveva la voce scossa, sentiva il sudore gocciolargli dalla crosta sull’occhio. — Non so per quale motivo sia lei sia io siamo stati catturati da questo bisogno. La visione di cambiamento. Ma non c’e modo d’uscirne… Siamo costretti ad assistere alla visione, al cambiamento. Non c’e scelta. Devo assistere. Voglio assistere. Sono intrappolato nella forza aliena del bisogno, della necessita, e la voglio piu della musica…

“La trasformazione sta iniziando. Potrebbero bastare pochi minuti, secondo la nostra misurazione del tempo, o anni interi… Al momento e l’unico futuro che mi resta. Mi spiace di avervi coinvolti. Faro quello che posso per tirarvi fuori. Ma nella visione aliena non c’e l’Anello Scuro o quello Chiaro, non c’e vespaio, ne legge umana. Ci sono solo i suoi imperativi. Le immagini che esigono risposta. Se mi riportate a forza su Averno, finiro dentro una bolla a straparlare proprio come Terra, perche finche la visione non e completa…”

… Una superficie dura e chiara come vetro si arrotolo a formare un cilindro. Una linea nera comparve attorno al cilindro all’altezza del centro. Una linea rossa suddivise le meta. Una linea color lavanda separo i quarti. Una linea verde… Fili di colore si tesero nel senso della lunghezza per tutto il cilindro, vi penetrarono, ne furono assorbiti, vene di vetro dentro vetro. Lentamente i colori cominciarono a diffondersi nel cilindro come gocce d’inchiostro nell’acqua, e divennero opachi, nebulosi… La luce della stella morente si mescolo ai colori, rendendoli

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