un tono stupito. — In nome di Dio, cosa ci fai quassu?

— E una lunga storia.

— Sei con il direttore Klyos?

— Siamo al vostro inseguimento, si. Siamo usciti con la lancia del Mozzo. Magico Capo, cosa diavolo combinate tutti quanti? Ti sei fatto saltare i circuiti sniffando sabbia d’argento, o che cosa?

— Aaron…

— Sai che c’e una flotta che ti da la caccia. Non voglio vederti morire la fuori. Per favore. Torna indietro.

— Non e cosi semplice. Sta’ a sentire…

— Lo so. Forse pensi che e meglio morire che passare qualche anno su Averno; pero, Magico Capo, dev’esserci un motivo per cui ti sei cacciato in questo pasticcio, tanto per cominciare, e se la flotta ti raggiunge non sapro mai perche hai fatto una sciocchezza cosi maledettamente idiota, inutile, insensata, come portar via di nascosto Terra Viridian… — Il Mago aveva detto qualcosa. Jase strinse il polso di Aaron.

— Signor Restak, cosa avete detto?

— Non e con noi.

— Oddio — mormoro Aaron. Sorprendentemente, pareva sul punto di mettersi a piangere. — Magico Capo, cos’hai combinato?

— Aaron, stammi a sentire…

— La flotta d’inseguimento arrivera in fretta, ed e armata. Non puoi fuggire; non esiste un posto che puoi raggiungere senza rifornirti di carburante, e tutte le stazioni di rifornimento dello spazio ti stanno aspettando. La flotta ti offrira un’unica scelta: morire o vivere, tutto qui, Magico Capo, e io non voglio vederti morire…

— Aaron — disse il Mago, ancora paziente, anche se per la prima volta Jase avverti nella sua voce una traccia di tensione. — Lo so. Ma non e questo il punto…

— Certo che lo e! — grido Aaron. — Finirai ucciso! — Si tocco con le dita gli occhi; la sua voce si abbasso, rauca, smorta. — Per favore. Torna indietro. Rifletti.

— Non ho fatto altro che riflettere — disse con fermezza il Mago. — Aaron, penso che forse avrai un problema. Perche Terra non e qui con me, e il Mozzo, l’ultimo luogo dove l’ho vista, non riesce a trovarla, e tu hai detto che siete usciti dal Mozzo, quindi e possibile che…

La sua voce sembro svanire. Jase udi solo un silenzio che era l’arresto improvviso di tutti i suoi pensieri. Poi udi di nuove le scariche di statica: il Mago in attesa di risposta. Si senti soffocare, gelare. Credette che anche il cervello gli si contraesse. Mosse cautamente la testa, incontro lo sguardo di Aaron.

Nella minuscola stiva buia alle loro spalle, dove non avrebbe dovuto esserci movimento, qualcosa si muoveva.

3

Aaron si giro, molto lentamente: ancora una volta aveva la sensazione che il tempo si allungasse, si stirasse tanto da affilare le sue percezioni fino a un’intensa accuratezza onirica. La morte provoca quest’effetto, penso, rendendosi conto che completare il movimento, l’atto di girarsi dal pannello pieno di luci per guardare dietro di se, poteva significare la fine della sua visione personale: un raggio luminoso che gli penetrava negli occhi.

Lei era li. Era rannicchiata nella stiva, immagine sfocata di un viso pallido nel debole riflesso luminoso della cabina. La luce imperlava la canna del fucile puntato contro di loro.

— Signor Restak — disse Jase nell’intercom a voce bassissima. — Signor Restak. — Non ci fu risposta. — Signor Restak.

Lei non aveva ancora aperto bocca; si era a malapena mossa.

Aaron continuava a fissarla, e aveva il viso di pietra, il corpo di pietra, tanto che lei avrebbe potuto estrarne la vita servendosi solo dei suoi occhi vacui e sognanti.

— Signor Restak: — Ancora nessuna risposta. Jase impreco in silenzio, guardando Aaron con la coda dell’occhio. Gli vennero in mente due cobra che si fissassero negli occhi. Mormoro: — Signor Fisher, siate prudente…

Allora lei si mosse, si alzo in piedi molto lentamente. Jase udi la voce del Mago, greve, esausta. — Direttore Klyos?

— Lei e qui.

— Mi raccomando. Non fatele del male.

— Signor Restak — disse Jase con freddezza, resistendo all’impulso di gridare. — E lei che ha il fucile.

Terra usci dalla stiva, silenziosa e smorta come una falena, gli occhi fissi sulla luce che racchiudeva la voce del Mago. Era attenta, non piu sognante. L’odio di Aaron, che scaturiva come una scarica elettrica dal suo corpo immobile, le parlo, la mise in guardia. Terra sposto lo sguardo sul suo viso; e lui inghiotti a vuoto sotto quegli imprevisti occhi grigi penetranti. Vide gli occhi di Michelle.

Terra aggrotto lievemente le sopracciglia, confusa, e sposto il fucile, senza prendere di mira nessuno in particolare, ma restando abbastanza lontana da poterlo puntare rapidamente sull’uno o sull’altro. Aaron segui con un guizzo d’occhi il movimento, calcolo la distanza: se si fosse mosso abbastanza in fretta, se si fosse allungato abbastanza… La bocca del fucile, come l’occhio della morte, lo fissava direttamente e gli leggeva i pensieri.

— La visione — disse lei, spiegando loro perche non dovessero fermarla prima del tempo. — La visione dev’essere completata.

— Terra? — disse il Mago, e gli occhi della donna guizzarono in direzione della spia luminosa.

Aaron si lancio. Senti sotto le dita la canna dell’arma, ma subito lei la tiro indietro con mossa brusca. Perdette l’equilibrio, cadde; udi lo schiocco della voce di Jase, la voce del Mago che si alzava di tono. Urto il pavimento, con mani e ginocchia. Rimase in attesa, con la mente vuota a parte un breve ricordo.

“Mi ha dato il bacio d’addio e si e girata…”

Udi il proprio respiro. Qualche istante dopo alzo lentamente la testa. Terra si era ritirata nella stiva.

Non gli aveva sparato. Era ancora vivo. Si rimise insieme pezzo per pezzo, come uno stanco fantasma uscito dalla tomba, e si tiro di nuovo a sedere. La sua spina dorsale, la sua nuca, aspettavano ancora il raggio di fuoco.

— Aaron?

— Signor Fisher — disse Jase in tono aspro. — Non fatelo piu.

— Non mi ha sparato — mormoro lui. — Perche non ha sparato? Io l’avrei uccisa. E lei lo sapeva.

— Oddio — disse l’intercom. — Aaron…

— Mago — disse Terra. La sua voce, sottile, remota, arrivava chiaramente dalla stiva.

— Terra. — La voce del Mago tremo, si riprese. — Non fargli del male. Se li uccidi, se danneggi la lancia, andrai alla deriva nello spazio e morirai.

— Non e… — Raccolse stancamente il fiato e lo lascio andare. — La visione. La visione sta terminando.

— Lo so. Lo vedo.

— Tu sai — sussurro lei, e Jase vide un’espressione quasi umana sfiorarle il viso. — Tu sai… — Poi, di nuovo indifferente, aggiunse: — Quello che voleva uccidermi ha Michelle nella mente. Mago, la visione e tutto. La visione. Diglielo.

Aaron chiuse gli occhi. Udi la voce del Mago come in sogno. — Ci provero. — Poi, per un lungo istante, udi solo le scariche delle stelle.

La scogliera a strapiombo nera come lo spazio profondo. Ondeggio, si strappo, si riverso come stoffa nera sopra la sabbia ametista. La luce confusa del sole nascente la sfioro.

Sagome delicate, sbiadite, come scheletri di minuscole creature marine… non c’era orizzonte che permettesse di giudicarne la grandezza. Potevano essere grosse come una mano, grosse come un pianeta. Ricaddero, assorbite da qualcosa che pulsava.

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