Questo mi lascio sorpreso, finche non ricordai che il discorso del Presidente durava appena quattro minuti. Era finita la nostra trasmissione in diretta, ed ora il discorso veniva ritrasmesso in differita dalle reti private che, forse colte di sorpresa, s’erano limitate a registrarlo.
Gettai un’occhiata al mio orologio. Mezzanotte, ora locale. Nelle grandi citta della costa est erano le due del mattino, ma dubitavo che molti stessero dormendo. E in California la gente che guardava l’ultimo telegiornale della notte stava certo sbarrando gli occhi su una trasmissione che nessuno di loro s’era mai atteso.
Peggio per loro. Cosa li autorizzava ad essere felici e spensierati mentre noi fronteggiavamo il piu terribile pericolo mai corso dal mondo libero?
Anche un comandante delle truppe d’assalto qualche volta deve dormire. Potei permettermi cinque ore di sonno. Quando mi svegliai sentii il profumo della pancetta e del caffe. Ero nell’ufficio del capo scienziato, steso sul lungo divano di cuoio del capo scienziato, e il caporale Harris stava deponendo un vassoio sul tavolinetto al mio fianco. — Coi complimenti della sergente Sambok, signore — sorrise. — Ieri notte abbiamo occupato anche il club degli ufficiali.
Le uova s’erano quasi raffreddate nel tragitto fin li, ma il caffe era caldo e denso. Proprio quel che ci voleva per rimettermi in marcia.
Per prima cosa ripassai dallo studio televisivo. I tecnici militari erano stati raggiunti da tre civili senza contrassegni: una ragazza, una donna anziana e un uomo barbuto d’eta imprecisabile. Fermai il capitano del Corpo Segnalatori e inarcai un sopracciglio, agitando un pollice in direzione dei tre. — Loro? — mi rispose. — Sono scienziati, maggiore. O almeno e quel che dicono d’essere. Comunque i loro ordini sono OK.
— Quali ordini?
— Analizzare le reazioni al messaggio del Presidente, dicono. Una specie di indagine politica o scientifica, sa com’e. — Io non sapevo, invece. Si strinse nelle spalle. — Sia come sia, per loro c’e dannatamente poco da studiare. Finora non e arrivata neanche una parola che sia una dal Presidente che hanno qui.
Questo non era il tipo di notizie che speravo di sentire. Dopo un ripensamento aggiunse: — Potrebbe informarsi da Tac-Cinque. — Ma stavo gia uscendo diretto alla Casa dei Gatti. Nella piacevole aria del mattino la Base e il deserto apparivano tranquilli. Io non lo ero. Indossavo ancora la tenuta da combattimento, bagnata di sudore (forse non avrei dovuto esser stato cosi generoso con i miei vestiti di ricambio) e cominciavo a sentirmi preoccupato.
Il Generale Magruder, Facciaditopo, era dove vi sareste aspettati che fosse un generale alle sette di mattina, ancora con la testa sotto il guanciale, ma trovai il colonnello Harlech. Non si trattava di un tipo molto alla mano. Quando gli chiesi di quei tre civili mi gratifico di un grugnito simile a una passata di carta vetrata. — Sono autorizzati, e non e faccenda che la riguardi, maggiore — esclamo. — Qual e la situazione attuale della sua Base?
— Tutto sotto controllo, signore. — O cosi speravo, visto che non avevo ancora chiamato a rapporto nessuno dei miei. — Dall’esterno non c’e ancora nessun segno di reazione.
— Visitatori non graditi?
— Nessun rapporto in merito, signore. — Almeno, nessuno fatto a me. — Signore? Posso chiederle notizie del Dr. Douglas?
Anche la sua risatina era pura carta vetrata. — E sotto sorveglianza nella sua tenda, e ben poco allegro. Cos’avete incercettato sulla reazione del nemico?
Si riferiva all’ascolto della radio e della TV. — Non ne emerge un disegno chiaro, signore. Si limitano a ritrasmettere il discorso del Presidente. Lo riceviamo forte e chiaro.
Il colonnello emise un suono disgustato che avrebbe potuto essere «quella parola». Harlech era uno dei giannizzeri di Magruder, e come gli altri non faceva mistero di cio che pensava del Presidente. Brown s’era opposto vigorosamente all’idea di un raid «preventivo»… finche il capo del suo staff non gli aveva sussurrato all’orecchio che le prigioni erano piene di politici che s’erano opposti ai militari circa questioni essenziali alla difesa degli Stati Uniti.
Quando riattaccai il telefono collegato all’altra linea temporale mi chiesi se non fosse il caso di tornare agli studi TV per uno scambio di vedute coi tre scienziati-politici. Sarebbe stato interessante sapere perche, secondo loro, un’America militarmente attiva come la nostra aveva un Presidente di pastafrolla come Jerry Brown, mentre quest’altra, grassa e pacifica, aveva eletto quella sputafuoco della Reagan. Ma io ero un soldato, non uno studioso, e c’erano altre cose che m’incuriosivano maggiormente. Gridai che mi mandassero un’ordinanza, e quando il caporale Harris mise dentro la testa dalla porta gli ordinai di scendere al recinto e di portarmi uno dei prigionieri, il senatore Dominic DeSota.
Seduto li, nella mia tuta da fatica, era cosi uguale a me da mettermi in imbarazzo. Non gli avevo ancora tolto gli occhi di dosso, e in quanto a lui mi stava studiando con una certa durezza. Non sembrava preoccupato, o almeno non lo mostrava. Il suo sguardo era fra risentito e interessato, con un velo di freddezza che avevo sempre notato anche in me.
— Tu fai parte delle alte sfere, Dominic — dissi. — Sentiamo. Secondo te come la stanno prendendo?
Prima di rispondere si massaggio le reni. Anche lui aveva dormito, ma senza dubbio su qualcosa meno confortevole del divano dello scienziato capo. — Parli di quella che puo essere la risposta del Presidente Reagan a un’invasione armata?
— Questo e un modo un po’ drastico di considerare la cosa.
— Drastico e il modo in cui l’avete condotta. Cosa sperate di guadagnarci?
— La pace. — Sogghignai. — La vittoria. Il trionfo della democrazia sulla tirannide. Non intendo la
Scosse il capo, paziente. — Dom, io non ho nessun nemico russo. I russi non hanno rilevanza nel mondo… il mio mondo. Sarebbero gia morti di fame tutti quanti se non li avessimo aiutati, dopo la loro guerra con la Cina.
— Avreste dovuto lasciarli crepare!
Sospiro e mi guardo storto. — E cosi avete avuto la bella pensata di invaderci. Senza preavviso. — Poi scosse le spalle. — Chiedi a me come vanno le cose? Siete voialtri che avete la palla.
— Dovranno andare a modo nostro, Dom — dissi, e sorrisi. — E piu presto voi lo capite, piu facile sara per voi. — A questo non rispose. Neppure io l’avrei fatto, del resto. Cercai d’avere un tono persuasivo. — E la nostra patria, anche se non siamo dalla stessa parte della barricata. Avete il dovere di collaborare perche abbiamo lo stesso interesse di fondo, il bene degli Stati Uniti d’America. Giusto?
— Di questo dubito, Dom. Sicuro come l’inferno — disse.
— Ah, Dom, avanti! Sai bene che la penseresti come me, se fossi al mio posto… a proposito — aggiunsi, — come va la prostata?
Mi fisso sorpreso. — Di che stai parlando? Sono troppo giovane per avere dei guai con la prostata.
— Gia — borbottai. — Questo e quel che dissi anch’io, quando il dottore mi tolse le mani di dosso. Ti consiglio di farti dare un’occhiata.
Scosse il capo. — DeSota — dichiaro, secco e determinato come penso che anch’io mi sarei mostrato al suo posto. — Lasciamo perdere i ghirigori. Ci avete aggrediti senza esser stati provocati, di sorpresa, e questa e stata un’azione sporca. Perche lo avete fatto?
Sorrisi. — Perche era a portata di mano. Non sai come vanno queste cose? Avevamo un problema, e potevamo vederne la soluzione tecnica. Quando hai la tecnologia la usi, e noi eravamo in possesso di questa tecnologia. — Non parlai di come l’avevamo ottenuta, cosa che d’altronde era irrilevante. — Vedi, vecchio mio, voi avete di fronte cio che noi chiamiamo un’offerta che non si puo rifiutare. Il nostro Presidente dice al vostro quello che deve esser fatto. Voi ce lo lasciate fare. Dopodiche noi ce ne andiamo e tutto finisce li.
Mi diede un’occhiata tagliente. — Non lo credi neppure tu?
Scossi le spalle. Ci conoscevamo l’un l’altro troppo bene per ignorare che ne lui ne io lo credevamo. I miei pensieri non dovevano andare al di la dei compiti che m’erano stati assegnati — ufficialmente — ma sapevo fin troppo bene che, una volta cominciata a usare la loro linea temporale per prenderci cura del nostro principale nemico, non era molto probabile che ce ne andassimo. Ci sarebbero stati sempre altri piccoli lavoretti per cui avremmo potuto sfruttarla.
Questo era pero troppo lontano nel futuro perche stessi a preoccuparmene… anche se vedevo chiaramente