per un po’ di tempo, finche non fu assassinato. Conosco personalmente suo nipote. Come forse sai e l’ambasciatore russo presso di noi. Spesso giochiamo a bridge insieme. E un buon amico di… e mio amico — mi corressi. Non volevo menzionare Nyla Bowquist. Gettai un’occhiata alla guardia: con piu cautela adesso, tuttavia ci stava ascoltando. — Suo nonno Joe, come lo chiama scherzosamente lui, fu ucciso da non so quale organizzazione di separatisti georgiani. Fu all’epoca in cui quello sciopero generale condusse l’Inghilterra alla rivoluzione. Loro divennero socialisti, come sono ancor oggi, mentre in Russia Litvinov prendeva il potere grazie alle sue connessioni con l’Inghilterra. Aveva una moglie inglese, come saprete. In seguito, nel 1960, in Germania ci fu la controrivoluzione e la Kaiserina torno a Berlino. E oggi loro e i giapponesi sono i nostri maggiori competitori. — Tacqui. Non volevo sbalordire la guardia. Volevo solo confonderla un po’. Anche se quella mia digressione aveva confuso ancor piu Edna e il colonnello.
Martineau scosse il capo. — Niente di tutto cio e accaduto nel loro universo — stabili, secco. — Negli ultimi trenta o quarant’anni loro hanno avuto due vere e proprie superpotenze, la Russia e l’America. E quel che vogliono e distruggere il loro avversario.
La guardia non ci stava piu ascoltando. All’esterno del Club c’erano delle voci e l’uomo s’era voltato a guardare quel che stava succedendo. Poiche fino ad allora avevamo parlato piu che altro per dedurre qualcosa dalle sue reazioni, quando smise di reagire la conversazione langui.
— Oh, all’inferno! — borbotto uno degli scienziati piu giovani, e scosse le spalle come a dire che reputava inutile fare piani di qualche genere. Anche gli altri parvero trovare sufficiente quel commento.
— All’inferno e maledizione — sospiro anche Edna Valeska. — Mio marito si stara preoccupando a morte. Non sopporta neppure che io passi la notte fuori di casa. Vorrei almeno fargli sapere che sto bene.
— Non credo che ve lo permetteranno — dissi.
Il colonnello annui. — Col lavoro che faccio, mia moglie e abituata a queste cose… cioe, non
— Cosa? Oh, certo — mormorai, ma non aggiunsi
Prima di mezzogiorno ci portarono il pranzo. Si tratto solo di spaghetti e polpette precotti, tirati fuori dal frigo della Mensa Ufficiali, ma la frutta era fresca e il caffe appena fatto. — Ci ingrassano prima di metterci in pentola — fu la facezia di uno degli scienziati, ma i nostri sorrisi si spensero al risuonare di passi militareschi nel corridoio. A entrare furono un soldato col mitra spianato e Nyla. O meglio la sergente Nyla Sambok, alle spalle della quale vennero dentro altri due uomini armati.
La ragazza apprezzo l’attenzione che le prestavamo. — Se volete finire i vostri caffe, prego — disse, — siamo pronti per condurvi in alloggi piu confortevoli.
— E dove? — chiese il colonnello Martineau.
— Non lontano da qui, signore. Volete seguirmi, per favore? — La sua voce era quella della mia Nyla. E anche quel «per favore»; un tocco di gentilezza piacevole, pensai, date le circostanze. Lo stesso non si poteva dire del modo in cui i suoi uomini ci stavano puntando addosso le armi. Che avessimo finito il caffe o no, ci alzammo tutti.
Non dovemmo camminare per molto. All’esterno, dopo l’aria condizionata del Club, la calura del deserto ci colpi come l’alito di un drago. Ma il luogo dove venimmo condotti fu di nuovo la Casa dei Gatti, appena di fronte. Scendemmo nel seminterrato dell’edificio, in un locale piuttosto vasto che una volta era stato adibito al tiro a segno. Adesso era pieno di gente con la fascia verde al braccio, e da un lato vidi dei macchinari dall’aspetto di generatori con su stampigliate le lettere OD. Lunghi cavi risalivano all’esterno, in strada, dove si sentiva pulsare sordamente un motore diesel. E mi trovai a guardare una specie di grande schermo rettangolare nero come una notte senza stelle.
Quella fu la prima volta che vidi un portale. Non ci fu bisogno che mi dicessero di cosa si trattava. Era semplicemente una parete di tenebra pura che aleggiava nell’aria, cosi larga che riempiva l’estremita del locale quasi da un lato all’altro. Mi diede un brivido. Il colonnello Martineau sbotto: — Sergente! Esigo di sapere che intenzioni avete!
— Si, signore — fu d’accordo lei. — Un ufficiale vi informera. Questo e per vostra maggiore comodita e sicurezza, signore.
— Merda secca, sergente!
Ma lei si limito a ripetere: — Si, signore — e si allontano. Dopodiche lei non fu piu li a rispondere alle domande, e le guardie armate, ovviamente, non ci avrebbero dato altra informazione che le loro armi puntate.
La guardai attraversare il locale e raggiungere il mio vecchio e buon doppione maggiore Dominic, che stava discutendo presso uno dei macchinari con un individuo la cui vista mi lascio un attimo stranito. Piu che stranito. Sembrava un civile a disagio in una tuta da fatica militaresca, come me, e il suo profilo mi era familiare. Come me non aveva gradi; e come me non portava la fascia al braccio. Tuttavia non era un prigioniero, poiche era occupato alla regolazione di vari strumenti su un largo pannello. Il maggiore Dominic lo osservava da vicino, e sull’altro lato aveva un soldato con la carabina imbracciata. La sua guardia? E se aveva bisogno di una guardia, ma non era uno di noi, chi era?
Il maggiore me-stesso diede qualche ordine alla sergente Nyla. La ragazza annui e torno da noi. — Vi faranno attraversare fra un minuto — ci informo.
— Ehi, un momento, sergente! — ringhio il colonnello. — Chiedo di sapere dove ci state portando!
— Si, signore — disse lei. — L’ufficiale le spieghera tutto.
Martineau sbuffo come un toro. Gli misi una mano su un braccio. — Lei e Nyla Christophe, non e vero? — dissi in tono discorsivo.
Sorpresa sbatte le palpebre. Per la prima volta parve vedermi come un essere umano, non come un pezzo di carne semovente da far spostare qua e la. La carabina che imbracciava anch’ella resto ferma; non era puntata esattamente verso di me, ma le sarebbe bastato girarsi un po’ di piu per cacciarmela nell’ombelico. — Questo e il mio nome da ragazza — ammise, con cautela. — Mi conosce?
— Conosco la sua controparte del mio universo — dissi, e sorrisi. — Lei e la mia… uh, amica. E anche una delle piu grandi violiniste del pianeta.
I suoi occhi avevano avuto un lampo di curiosita alla parola «amica», ma la sua attenzione s’accese di colpo quando dissi «violinista». Per qualche secondo mi studio con interesse. Getto una rapida occhiata al maggiore e torno a fissarmi. — Di cosa sta parlando? — domando.
Io dissi: — Zuckerman, Ricci e Christophe. Questi sono i tre violinisti al vertice del mondo della musica, oggi. In questo mondo, intendo. Ieri sera Nyla ha suonato con la National Simphony Orchestra davanti, fra gli altri, al Presidente degli Stati Uniti.
— La National
Scossi la testa. — Nel mio universo lei e sposata a un proprietario di beni immobiliari di Chicago. Ieri sera ha suonato il
Lo sguardo con cui mi considero era in parte stupito e in parte scettico. — Gershwin non ha mai composto un concerto per violino — affermo. — E cosa sarebbe
— E una rivista, Nyla. Lei e famosa.
— Proprio cosi, sergente — brontolo il colonnello, che ci stava ascoltando con interesse. — Io stesso l’ho sentita suonare.
— Si? — Era ancora scettica, ma l’idea la stava affascinando.
Accennai gravemente di si. — E di lei che mi dice, Nyla? — chiesi. — Anche lei suona il violino?
— Lo insegno — disse. — O almeno, lo insegnavo prima d’essere richiamata in servizio.
— Ma sul serio? — esclamai, divertito. — E cosa…
E quello fu tutto cio che potei dire. — Sergente Sambok! — chiamo un capitano, di fronte allo schermo nero. — Li porti fuori!
La pausa delle chiacchiere era finita. E di colpo torno ad essere efficiente e professionale, la mia Nyla. Se torno a posare gli occhi su di me fu con lo stesso interesse che l’uomo con la pistola a chiodi, in un mattatoio, puo mostrare per il vitello in arrivo su per la rampa.