Non sarei riuscito a esprimere in parole lo sbigottimento provato nel vedere la donna che amavo infagottata in un’uniforme da assalto, con strisce nere di trucco mimetico sulla faccia, una pistola appesa al cinturone, e uno sguardo in cui avevo potuto leggere chiaramente che per lei io ero uno sconosciuto.
Ora che avevo il modo di riflettere mi rendevo conto che secondo ogni probabilita doveva esserci un’altra Nyla nella loro linea temporale, cosi come c’era un altro Dominic DeSota… e senza dubbio un’altra Marilyn (ma chi aveva sposato la?) e un altro Ferdie Bowquist, e un intero esercito di doppioni. L’altro Dom DeSota non era del tutto uguale a me. Dunque non c’era ragione che anche Nyla non fosse diversa. Questa non era una famosa suonatrice di violino. Portava i capelli piu corti e non si metteva l’ombretto sugli occhi. E il suo vestito… be’, era un’uniforme, dopotutto. La mia Nyla si vestiva con eleganza, questa invece non sembrava avere molta scelta.
Ma era cosi identica da farmi tremare il cuore! E non mi aveva riconosciuto per niente! Oppure aveva visto in me solo una copia di quell’altro Dominic, quello che lei conosceva (conosceva, supposi, ma non in senso biblico). Mi chiesi se l’avrei rivista ancora…
E quel che mi chiesi subito dopo fu se avrei mai rivisto di nuovo la mia Nyla! Eccomi li, immerso in avvenimenti incredibili, fantastici e pericolosi, e tutto cio che avevo in mente era la donna con cui avevo una relazione…
— Voi! Prigioniero DeSota! — latro il caporale, e mi resi conto che stava facendo cenno a me. — Avanti, voialtri, dobbiamo trasferirvi. Voi verrete com me intanto, DeSota.
Girai lo sguardo sugli altri prigionieri. Le loro espressioni erano quelle neutre di chi intende esprimere «Se volete lui OK, io non c’entro». Strinsi i denti. — Cosa significa? — protestai. Ma la sola risposta che ebbi fu un minaccioso cenno del mitra.
Non andammo lontano. Mi fu fatta ripercorrere la strada che avevo appena fatto, fino al Club Ufficiali di fronte alla Casa dei Gatti.
C’ero gia stato in precedenza. Parecchie volte. Era una specie di locale di soggiorno dove gli ufficiali sedevano a far quattro chiacchiere davanti a una tazza di caffe, tanto per togliersi dalle loro scrivanie, anche se poi finivano per levarsi di tasca qualche documento e rileggerselo in pace. L’atmosfera all’interno era ne piu ne meno che la solita, benche le nove persone che ci trovai avrebbero evidentemente preferito non essere li. Due degli scienziati non militari andavano avanti e indietro, sbirciando fuori dalle finestre. Il colonnello Martineau era seduto a parlare con una delle donne, un’esperta in matematica dell’ITT che faceva parte del mio stesso comitato. — Edna. Colonnello — li salutai, con un cenno. Proprio come se fossi capitato li per prendermi una Coca Cola e nient’altro di strano stesse accadendo.
— Ci chiedevamo dove fossi finito — disse il colonnello.
— Sono stato convocato dall’altro Dominic DeSota. Ben poco simpatico. E mi ha fatto perdere la colazione.
— Se hai qualche quarto di dollaro — disse lui, — c’e un distributore in corridoio e la guardia te lo lascera usare. — Non avevo moneta, ma la dottoressa Edna Valeska s’era procurata dei quarti di dollaro da qualcuno degli invasori. Erano identici ai nostri, salvo che la faccia era quella di Herbert Hoover. Un analcolico e un paio di sandwich non erano un pasto, ma almeno informarono il mio stomaco che avevo fatto per lui quel che potevo. Mentre mangiavo vidi il colonnello Martineau fare il giro del locale e sbirciare da ogni finestra (scosse il capo: guardie armate dappertutto), controllare poi le altre porte (chiuse) e sollevare il ricevitore del telefono (staccato). Mi sedette di fronte e osservo il lavorio della mia mandibola. — Anche noi siamo stati interrogati — disse. — Sembra che quel che li interessa maggiormente sia tu, Dom… mi correggo, il tuo primo doppio. Quello che scomparve.
— Mi hanno chiesto la stessa cosa — bofonchiai, con la bocca piena di pane e formaggio. — Non ho visto niente di male nel dir loro cio che sapevo… e non era molto, naturalmente. O avrei dovuto dir loro nome, grado e un numero di matricola che non ho?
Mi fisso sorpreso. Anch’io ero sorpreso, accorgendomi di quant’era stato tagliente il mio tono. — Penso che dovremo suonare a orecchio, senatore — cerco di placarmi lui. Gli chiesi scusa con un sorrisetto, intanto che Edna Valeska si sedeva sulla poltrona alla mia sinistra per unirsi alla conversazione.
— La notizia buona — ci disse, — e che adesso abbiamo la prova che il progetto Casa dei Gatti funziona. Quella cattiva e che loro ci sono arrivati prima di noi e lo stanno usando; e quella ancora peggiore e che nella faccenda sembra essere coinvolta piu di una linea temporale. Non ci sono altre ipotesi che spieghino i fatti.
— Anch’io la penso cosi — fui d’accordo. — Ma chi sono questi altri? — Scossero la testa. — Cristo! Non mi sento adeguato a fronteggiare una cosa del genere.
Edna ebbe un sorriso storto. — Chi lo e?
— Ma e il vostro progetto! — protestai. — Se non capite voi cosa sta succedendo, chi altro potrebbe?
— Ho ammesso che non sono preparata, senatore. Non ho detto che non lo capisco… comunque, non del tutto, certo. — Vide che fissavo la sua sigaretta e mi porse il pacchetto. — Ad esempio — disse, facendo scattare l’accendino, — sappiamo molte cose sulla linea temporale dei nostri visitatori… gli invasori, voglio dire, quelli del vostro alter ego maggiore dell’esercito.
— Sappiamo molto?
— Abbastanza, si. Ci hanno invaso perche intendono annientare il loro nemico aggirandolo alle spalle, ovvero attraverso la nostra linea temporale. La stessa strategia che stavamo preparando noi.
— Dottoressa Valeska — dissi, — noi non stavamo
La sua scrollata di spalle m’informo che per lei quella distinzione era accademica. — C’e un’altra solida deduzione, e un altro fatto. La deduzione e che, per quanto abbiano ben sviluppato la loro tecnica di attraversamento fra le realta parallele, esiste almeno un’altra linea temporale piu progredita di loro. Quella che ha prodotto il nostro primo Dominic DeSota.
Notai che non soltanto gli altri presenti nel locale si stavano avvicinando per ascoltare, ma anche la guardia sulla porta tendeva gli orecchi verso di noi. Be’, perche no? Forse avrei potuto dedurre qualcosa dalla sua espressione. — Come lo sapete? — chiesi, controllando la guardia con la coda dell’occhio.
— Perche quest’altra gente… chiamiamoli, per intenderci, America Uno, perche costoro possono proiettare un individuo attraverso l’interfaccia dimensionale e ritirarlo indietro con la massima facilita. Non credo che America Due, gli invasori, riescano a fare altrettanto. — Il modo in cui vidi accigliarsi la guardia me lo fece ritenere plausibile. Anche Edna Valeska, mi parve, aveva notato l’espressione dell’uomo. — Cosi — concluse, — nella partita c’e un terzo giocatore.
— Dunque potremmo avere un alleato — dissi speranzoso. — America Uno potrebbe ritenersi, come noi, vulnerabile alle mire di America Due.
La guardia ci fissava a occhi stretti, e il suo sguardo preoccupato era confortante. Stavamo parlando di cose che a lui non faceva piacere neppure pensare. Mi volsi a fargli un sorrisetto. Errore. Mi rivolse una smorfia e guardo ostentatamente altrove, il mitra rigidamente inbracciato e la faccia inespressiva. Ma anche quella era una specie di conferma.
— D’altra parte — disse Edna Valeska, — se America Uno avesse avuto intenzione di aiutarci in qualche modo, certo non le sarebbe mancata l’occasione. Non lo hanno fatto.
Questo era abbastanza vero, e cominciai a sentirmi piu a disagio della guardia. — Ebbene, qual e quest’altro fatto che conosciamo su America Due, gli invasori? — domandai.
— L’Unione Sovietica e il loro principale nemico.
Dissi: — Si, cosi pare. Ma e difficile da credersi! Dopo la guerra atomica, quando i cinesi decapitarono la nazione bombardando Mosca e Leningrado e…
— Certo, Dom — intervenne il colonnello Martineau. — Ma vedi, nel loro universo questo non e successo. Sono notizie che abbiamo messo assieme dopo esser stati interrogati. Sembra che i loro nemici sovietici abbiano combattuto l’ultima guerra intorno al 1940, a quanto ho capito. Hanno assalito la Finlandia, e la Germania ha attaccato loro…
— La Germania!
Martineau annui. — Da loro i tedeschi non hanno fatto la rivoluzione. A quell’epoca prese il potere un uomo di nome Hitler, e la guerra fu maledettamente dura. I russi la vinsero, e subito dopo occuparono l’Europa dell’est. Il loro capo era un certo Josip Stalin.
Quella era ancora piu dura da mandar giu. — Aspetta un momento! Io so chi era Stalin. Governo la nazione