— Ah, si? — Mi frugai nel cervello e continuai a trovarlo vuoto. — Buon Dio, uomo, se non so neppure cosa vuole da me!

Strinse le palpebre. — La principale cosa che sai e che c’e qualcosa da sapere. Ed e la cosa piu grossa. Come hai fatto a trovarti in due posti nello stesso momento?

— Come ho fatto cosa? — esclamai.

— Ma sai che e successo questo — insiste. — Percio sai che e possibile. E sai che qualcuno… diciamo un criminale, puo fare qualcosa, diciamo commettere un delitto, e tuttavia avere un centinaio di testimoni insospettabili pronti a giurare che lui era qualcun altro. Gesu, ragazzo! Sai cosa significherebbe per uno come me? Voglio dire uno che avesse bisogno di questo genere di alibi? — si corresse.

— Ma non so come sia potuto succedere — gemetti.

— L’unico a crederti sono io — sbotto acidamente. — Svegliati un po’. Credi davvero che Nyla ti rimandera a casa, perche tu possa dire ad altri come hai fatto?

Sedetti, scosso da quelle parole.

Riuscivo a vedere la logica di quel ragionamento. E correva voce che i campi di lavoro dell’FBI fossero pieni di gente in possesso di informazioni che non era permesso rendere pubbliche. Se quello era il mio caso…

Se io ero uno di loro la mia prossima destinaziome non sarebbe stata Chicago. Sarebbe stata una pista fangosa nelle Everglades, a scavare canali di drenaggio ed a lottare coi coccodrilli… o una foresta nevosa dell’Alaska, a buttare giu alberi per aprire strade fra le miniere e le raffinerie. O qualunque altro posto. Dovunque. E quello, c’era da starne certi, sarebbe stato il mio indirizzo permanente, almeno fino al giorno in cui i miei segreti non sarebbero piu stati segreti di qualche importanza.

O fino al giorno della mia morte, se fosse venuto prima quello. Ed ero abbastanza sicuro che dopo un paio d’anni di campo di lavoro non mi sarebbe importato molto quale delle due cose accadesse per prima.

Quando l’ombra dell’asta della bandiera sull’aiuola si fu accorciata fino a sparire, col sole praticamente a picco, ci portarono dei sandwich di prosciutto e formaggio, avvolti in carta oleata, e un orripilante caffe, il tutto partorito dalle viscere di un distributore a moneta della stazione di servizio. Stavo morendo di fame, ma quei sandwich mi diedero la nausea. Li misi da parte. Quando la porta si riapri preparai la tazza e gli involucri per restituirli a Moe.

Ma lui e l’altra guardia non erano entrati per quel motivo. Si fecero da parte e dietro di loro venne Nyla Christophe. Sul suo volto c’era un sorrisetto annacquato. In una mano priva di pollice aveva una bottiglia di champagne, e la reggeva contro il petto per non rischiare di perderla. — Congratulazioni, ragazzi — annuncio. — Avete superato il test. Siete sempre gli stessi.

Ne Douglas ne io dicemmo una parola. Lei fece il broncio. — Oh, tesoruccio — disse a Douglas con una risatina (non fu esattamente una risatina rassicurante). — Non capisci che questo e il mio modo per dirti che mi dispiace? Bicchieri — ordino, senza alzare la voce, e uno degli scagnozzi s’affretto ad arrivare con un vassoio del motel. Lei mosse appena il capo; le guardie uscirono. Poi diede la bottiglia a Douglas.

— Cosi vanno le cose, carino — gli disse, mentre l’uomo, guardando piu lei di quel che stava facendo, svolgeva il tappo con automatica destrezza. — Lieta di vedere che non hai perduto il tuo tocco.

C’era qualcosa nell’aria di lui (fra bellicosa e preoccupata) e nella dolcezza di lei (meno ironica di quel che voleva far credere) che mi confuse alquanto. Di qualunque genere fosse, la loro relazione non era certo quella che avrei supposto fra un agente federale e il suo informatore.

Ci fu il pop del tappo che veniva via del tutto.

Douglas verso. Nyla Christophe accetto il primo bicchiere, cingendolo abilmente con le sue quattro dita. — Sai di cosa sto parlando? — Dopo un lieve singulto (quella non doveva essere la sua prima bottiglia di champagne della giornata, pensai) guardo me. Io scossi la testa. Lei disse: — No, lo supponevo. Gli esami sono andati bene: stesso sangue, stesse ossa, stesse impronte. Voi siete gli stessi di prima… e il mio rapporto e gia in strada per il Quartier Generale, dove fra non molto andro a risiedere anch’io. Cosi brindiamo a Nyla Christophe, forse futuro direttore capo dell’intero dannato Bureau!

E io brindai col suo dannato champagne. Brindai, un po’ perche non ero particolarmente ansioso di contrariarla, un po’ perche un sensale d’ipoteche non si vede passare sotto il naso tutti i giorni quella roba d’importazione, e un po’ perche non sapevo cos’altro fare. Forse Douglas aveva ragione! Forse la faccenda era davvero cosi grossa da procurare una promozione a Nyla Christophe… e in quel caso forse aveva anche ragione per tutte le altre sue spiacevoli dichiarazioni.

Mi chiesi cos’avrebbe fatto Greta se non l’avessi rivista mai piu. Mi avrebbero permesso di scriverle? O di dirle addio?

Quel che Nyla Christophe aveva detto non poteva essere una buona notizia per me. Tuttavia Douglas penso che lo fosse per lui. — Questa e grande, bambola! — si entusiasmo. — Ragazzi! Gliela farai vedere a quelli di Washington. E ascolta me: ho un mare di idee per te! Questa faccenda di due soggetti con la stessa identificazione… dico, hai mai riflettuto su quel che puo significare per il Bureau? Ad esempio, per infiltrare organizzazioni sovversive? Naturalmente non so ancora come funziona, ma…

La Christophe lo lascio andare a ruota libera, con un sorrisetto sognante dipinto sul viso. Gli si accosto, annui e gli poggio amichevolmente una mano su una spalla. — Caruccio — disse con affetto. — Sei davvero divertente. Comico.

Lui degluti. — Tu… non vuoi prendermi con te? — balbetto.

— Prenderti con me? Questa e l’ultima fottuta cosa che farei mai, Larry, dolcezza.

Lui arrossi. — E allora lasciami perdere, dannazione! Se le cose stanno cosi, non ci guadagni niente a venirmi a lisciare a questo modo!

Lei lascio svanire il sorriso. Bisogna dire che era veramente una gran bella femmina, quando voleva. Agli angoli della bocca le rimasero impercettibili increspature. — Larry — disse, morbida, — puo darsi che ci sia qualcuno con cui vado a letto, quanto intendo fare quella cosa sul serio. Ma tu non sei certo uno di questi.

Io non avevo idea di quel che voleva dire. Lui, ovviamente, si: divenne grigio in faccia. — Tu non sai un accidente — continuo la Christophe. — La cosa e molto piu grossa di quel che potresti mai immaginare. — Si volse a me. — Vuole sapere cosa c’e in ballo?

Oh Dio, se lo volevo! Non riuscii neppure a rispondere. Ma lei me lo lesse in faccia e prosegui: — Vediamo di cominciare dal principio. Supponiamo…

Esito. Poi scosse le spalle e con una smorfia ci mostro le mani, a dita tese, esibendo la mancanza dei pollici come una sorta di oscena nudita. — Supponiamo che quando avevo diciassette anni non mi fossi messa nei guai con la legge. Supponiamo che io avessi avuto un’adolescenza normale. La mia vita sarebbe stata molto differente, no? — Le accennai che potevo fare lo sforzo d’immaginarlo, ma la mia fantasia non arrivava a elucubrare ipotesi. Douglas, abbacchiato, guardava altrove. — Cosi potrebbe esserci una vita in cui sono cresciuta e diventata quella che sono oggi. Giusto? E potrebbe essercene un’altra in cui sono diventata… oh, non saprei. Una musicista. Magari una suonatrice di violino.

La sua faccia era impassibile, ma dalla luce che le colsi negli occhi mi parve che stesse aspettando di vedere se mi sarei messo a ridere a quell’idea. Non risi. — Capite, c’e stato un tempo in cui questo mi sarebbe piaciuto — disse. — E il fatto e che non potete dire che una di queste possibilita e reale e l’altra soltanto immaginaria. Non piu. Perche entrambe sono reali. Tutte le possibilita sono reali, forse. E solo che noi viviamo in una di queste possibilita, e non possiamo vedere le altre.

Indagai l’espressione di Douglas. Era confuso quanto me, e molto piu preoccupato… probabilmente, pensai con un filo d’ansia, perche aveva le idee piu chiare delle mie su quel che ci sarebbe capitato.

— Al diavolo tutto questo! — rinuncio lei all’improvviso. — Venite e vi faro vedere. Moe!

La porta si apri all’istante. Nyla sposto di lato il grosso individuo e ci accenno di seguirla. Fuori c’era un sole rovente. Tenendole dietro notai che non camminava in linea retta… un po’ per via dei tacchi alti sulla ghiaia, un po’ perche si boccheggiava per l’afa, e un po’ a causa dello champagne. Ma ebbi l’impressione che fosse gia come ubriaca del suo futuro. Ci fece strada fino a un’altra camera, davanti alla quale stazionava un agente dell’FBI. Un cenno di Nyla Christophe e l’uomo apri la porta. Lei guardo dentro poi si volse a me e a Douglas.

— Date un’occhiata — ci invito. — Qui ci sono due buone possibilita per voi.

Non avevo ancora la piu pallida idea di dove volesse andare a parare, comunque feci quel che mi veniva detto. Nella stanza c’erano due uomini. Uno era seduto in un angolo e si stava cautamente spalmando di crema il

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