canto divenne reale e intenso a tal punto che Gweniver sussulto nel sentire Dannyn che impartiva l’ordine di fermarsi.

Stordita, si guardo intorno e vide che la banda di guerra si trovava nelle vicinanze di un bosco che un tempo doveva aver fatto parte della riserva di caccia di qualche nobile, in quanto era formato prevalentemente da aceri e larici, con pochissimo sottobosco che potesse essere d’intralcio. Impartendo alcuni ordini Dannyn fece infrangere lo schieramento e mando gli uomini a sparpagliarsi fra le piante, al coperto; nello stesso momento Gweniver vide dalla parte opposta della strada, lontano verso nord, una nube di polvere che si dirigeva verso di loro.

Mentre i guerrieri di Eldidd si avvicinavano lenti e tranquilli al luogo dell’imboscata, gli uomini di Dannyn si assestarono lo scudo sul braccio e impugnarono i giavellotti.

La distanza fra i due gruppi si era ormai ridotta ad appena quattrocento metri quando un cavaliere dallo sguardo particolarmente acuto noto qualcosa che non andava nel tratto di bosco che si allargava davanti ai razziatori e il suo grido d’allarme si diffuse fra i compagni come un fuoco fra l’erba secca, mentre essi si arrestavano in preda alla confusione. In fondo alla colonna, Gweniver pote scorgere la mandria rubata da cui si levavano lamentosi muggiti.

— Adesso! — urlo Dannyn, dimentico del corno da battaglia. — Prendiamoli!

Come un fascio di frecce i guerrieri sbucarono all’aperto e si gettarono alla carica contro lo schieramento nemico. Le punte dei giavellotti brillarono al sole nel riversarsi sullo schieramento di Eldidd… con la sola eccezione della parte anteriore della linea, dove un colpo troppo fortunato avrebbe potuto raggiungere il principe e uccidere la preda piu ambita. Mentre i razziatori si giravano per affrontare il nemico, il primo contingente si abbatte su di essi con la spada in pugno, piombando immediatamente alle spalle dell’avanguardia. In un vorticante caos di uomini e di cavalli la battaglia dilago subito lungo entrambi i lati della strada.

— Addosso al principe! — urlo Dannyn.

Con un grido di guerra, si lancio quindi verso la testa della colonna nemica, seguito a ruota dagli uomini da lui scelti. Alle sue spalle, Gweniver tento a sua volta di gridare, ma dalle labbra le scaturi invece una risata, questa volta cosi fredda e sinistra da farle comprendere che era la Dea a servirsi della sua voce e del suo corpo, parlando e combattendo tramite la sua sacerdotessa. Piu avanti, in mezzo alle sempre piu alte nubi di polvere, dieci uomini di Eldidd stavano venendo loro contro al galoppo: non appena vide uno scudo azzurro bordato d’argento decorato con gemme e con lo stemma del drago, Gweniver comprese che il coraggio del principe stava giocando a loro favore.

— Ricco! — urlo. — Eccolo la!

La risata le tronco le parole in gola nel momento in cui i due gruppi si scontravano, allargandosi in un vorticare di cavalli. Gweniver calo un fendente in direzione della cavalcatura di un guerriero di Eldidd, lo raggiunse di striscio e non appena vide il sangue tingere di un vivido rosso la punta della sua lama le parve che l’intero mondo venisse di colpo avviluppato da una caligine dello stesso colore. Ridendo e ululando calo un altro colpo, spinse avanti il cavallo e attacco di nuovo, parando subito dopo un goffo contrattacco. Attraverso il velo rosso che le offuscava la vista scorse il volto terrorizzato del suo avversario mentre questi parava e tentava di colpire, e la risata che le scaturiva dalle labbra si trasformo nel canto che aveva udito in precedenza nella niente: il timore stesso del guerriero la induceva ad odiarlo e con una finta lo costrinse ad esporsi troppo, azzardando poi un pericoloso affondo che lo raggiunse di traverso sul volto. Il sangue scaturi copioso, impedendole di vedere oltre la paura dipinta sui lineamenti dell’uomo, e subito Gweniver si disinteresso di lui, lasciandolo crollare al suolo e menando colpi per portarsi accanto a Ricyn.

Inferiori com’erano dal punto di vista numerico, gli uomini di Eldidd si serrarono intorno al loro principe e tentarono disperatamente di tenere lontano da lui i guerrieri di Cerrmor. Gweniver vide Dannyn esercitare pressione alle spalle del gruppo, affrontando un uomo che gli stava sbarrando il passo per impedirgli di arrivare al principe. Con due rapidi colpi successivi Dannyn uccise tanto il cavallo quanto il cavaliere e riprese ad avanzare, combattendo in assoluto silenzio e con le labbra rilassate, quasi tutta quella strage avesse il solo effetto di annoiarlo. Poi il gruppo che attorniava il principe fu costretto a modificare il proprio schieramento e nel vedere l’occasione propizia Gweniver spinse il cavallo contro un avversario, attaccandolo di lato e trapassandolo con la spada attraverso una giuntura della cotta di maglia, all’altezza dell’ascella. La sua risata raggiunse l’intensita dell’urlo stridulo di un banshee mentre lei si scagliava contro il cavaliere successivo.

Un scudo d’argento si paro davanti ai suoi colpi e il principe sprono il cavallo bianco per rispondere al suo attacco con una carica senza speranza. Gweniver vide con chiarezza i suoi occhi azzurri come fiordalisi mentre lui l’assaliva con espressione fredda e decisa. Il colpo fu cosi duro e ben diretto che le increspo lo scudo in tutta la sua lunghezza, ma Gweniver schivo abbassandosi e calo di piatto la propria lama sul polso guantato. Il principe lascio cadere la spada con un urlo, e il suo improvviso pallore fece capire a Gweniver che doveva avere il polso rotto. Nello stesso momento, Dannyn raggiunse il giovane alla tempia con il proprio scudo, facendolo barcollare sulla sella, stordito e annaspante. Subito Gweniver ripose la spada nel fodero e afferro il bordo dello scudo per costringere il prigioniero a girarsi verso di lei, mentre Ricyn afferrava le redini del cavallo bianco, intrappolando definitivamente il principe.

— Ottimo lavoro! — grido Dannyn. — Ora portatelo via!

Nonostante gli occhi velati dallo shock e dalla sofferenza, il principe tento improvvisamente di afferrare con la sinistra la daga che portava alla cintura, ma Gweniver fu pronta a impadronirsene prima di lui.

— Niente suicidi — avverti. — Hai mai desiderato vedere Cerrmor, ragazzo?

Dannyn e il resto dei suoi uomini girarono quindi le cavalcature e tornarono a gettarsi nella mischia che imperversava ancora tutt’intorno, caotica e violenta; affiancati da Dagwyn, che intanto li aveva raggiunti, Gweniver e Ricyn s’incaricarono invece di avviarsi insieme al principe lungo la strada nella direzione opposta, arrestandosi di li a poco all’ombra degli alberi.

— Levagli il guanto dell’armatura, Ricco — ordino allora Gweniver. — Se il polso dovesse gonfiarsi mentre lo ha ancora indosso ci vorra un fabbro per poterlo liberare da quel dannato aggeggio.

Quando il principe si sfilo l’elmo con la sinistra, gettandolo con violenza a terra, e sollevo lo sguardo velato di lacrime su di lei, Gweniver si rese conto che non aveva piu di diciassette anni. Allorche Ricyn lo libero del guanto, il giovane emise un grugnito soffocato e si morse il labbro con tanta violenza da farlo sanguinare. D’un tratto, Gweniver avverti un brivido gelido lungo la schiena: erano in pericolo. Con un urlo si giro sulla sella e vide una squadra di una decina di uomini di Eldidd che galoppava verso di loro: parecchi guerrieri di Cerrmor li stavano inseguendo da presso, ma il loro vantaggio era di almeno un paio di lunghezze.

— Dannazione! — esclamo Dagwyn. — Devono aver visto il dannato cavallo del principe.

Girata di scatto la cavalcatura, Gweniver estrasse la spada e si lancio alla carica verso il nemico, emettendo la sua ululante risata e vedendo la nebbia rossastra che tornava a velarle lo sguardo. I due uomini in testa al gruppo deviarono pero sulla sua destra in modo da aggirarla e si diressero verso il principe: subito Gweniver accenno a voltare il cavallo per tornare indietro, ma ben presto un altro guerriero punto dritto verso di lei. La sua risata si trasformo in un lamento mentre lei abbandonava ogni precauzione ed eseguiva un affondo, sporgendosi pericolosamente sulla sella senza neppure pensare a proteggersi. Lo scudo gia incrinato si ruppe sotto il colpo dell’assalitore ma la Dea guido il colpo di Gweniver, cosi violento da trapassare la cotta di maglia. L’uomo scivolo di sella morto e lei volto immediatamente il cavallo, perche tutto cio a cui riusciva a pensare era Ricyn, in pericolo alle sue spalle.

Ormai gli uomini di Cerrmor avevano raggiunto gli avversari e si lanciarono verso il principe in una carica ululante, attraverso la quale Gweniver pote vedere il cavallo bianco che sgroppava e indietreggiava sotto il proprio impotente cavaliere. Le spade brillarono nell’aria e il grido di guerra di Ricyn giunse fino a lei mentre si scagliava nel fitto della mischia.

— Ricco! Dagwyn! — urlo. — Sono qui!

Forse era ridicolo, ma Dagwyn rispose al suo urlo con un grido di guerra e prese a difendersi come un demonio. Fianco a fianco, lui e Ricyn stavano soprattutto parando gli attacchi nel disperato sforzo di rimanere in sella in mezzo alla selva di spade nemiche. Altrettanto disperata, Gweniver calo la spada sulla schiena di un avversario, ruoto sulla sella e paro a stento un attacco laterale. Adesso poteva udire dietro e intorno a se voci di Cerrmor, ma continuo ad attaccare senza cessare di ridere, sentendo i colpi avversari che rimbalzavano sulla sua cotta di maglia e rispondendo senza posa ad essi fino a quando riusci ad aprirsi un varco e ad arrivare accanto a Ricyn: il cavallo del giovane si stava accasciando, morente, e il suo volto era rigato di sangue.

— Sali dietro di me! — grido Gweniver.

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