avesse gia infranto il proprio voto, per di piu con un guerriero di umile nascita. Sulla scia di quei pensieri, la gelosia cominciava ormai a divorarlo a tal punto che stava iniziando ad odiare Ricyn, un uomo che fino ad allora aveva sempre apprezzato e perfino ammirato per la sua risolutezza, il suo tranquillo coraggio, il modo disinvolto con cui comandava i suoi uomini. Adesso, invece, gli capitava di sognare a lungo, ad occhi aperti, di mandare il capitano della banda di Gweniver incontro ad una morte certa in una carica senza speranza.

Una volta che furono rientrati a Dun Cerrmor, senza neppure le battaglie a causare una certa distrazione, Dannyn trovo sempre piu difficile ignorare i sentimenti che nutriva per Gweniver e fece del suo meglio per evitarla… ma c’erano sempre le lezioni di spada. Pur deridendo cio che provava per la ragazza, dicendosi che non erano altro che reazioni da stallone in amore, Dannyn l’amava infatti in maniera abbastanza sincera da essere terrorizzato al pensiero della sua possibile morte ed era quindi deciso a insegnarle ogni trucco a lui noto per compensare la sua mancanza di statura e di peso.

Ogni mattina i due si esercitavano per parecchie ore e anche se si servivano di spade smussate e di leggeri scudi da addestramento a volte i loro finti duelli si trasformavano in una lotta effettiva: qualcosa scattava in Gweniver e invece di toccare l’avversario con leggerezza lei cedeva alla sua furia berserker, menando con la spada colpi violenti che scatenavano una pari reazione in Dannyn. Per alcuni minuti entrambi combattevano con violenza poi, quasi per reciproco e inconscio consenso si separavano e riprendevano la lezione in maniera piu civile. Pur uscendo sempre vincitore da quei confronti, Dannyn non aveva mai la sensazione di essere riuscito a dominarla: poteva anche coprirla di lividi per un’intera mattinata, ma il giorno successivo Gweniver era di nuovo pronta a fargli perdere il controllo con un colpo piu duro del dovuto, con una tale perseveranza da indurlo a dubitare che fosse decisa ad essere lei ad acquistare il predominio.

Il fatto di essere di nuovo alla fortezza rendeva anche difficile a Dannyn ignorare Ricyn. Spesso gli capitava di vederli insieme che ridevano per qualche scherzo, oppure che passeggiavano insieme per il cortile o addirittura intenti a giocare a dadi come un paio di semplici soldati, e ogni tanto Ricyn veniva ad assistere ai loro allenamenti, tenendosi al limitare del terreno di addestramento come un accompagnatore e restando in silenzio fino a quando veniva il momento di scortare via la sua signora. Dal momento che non aveva una giustificazione ragionevole per ordinare al capitano di un altro nobile di andarsene, Dannyn era costretto a tollerare la cosa.

Un pomeriggio pero la sua rabbia sfuggi al controllo quanto bastava per indurlo ad andare a raggiungere i due, che erano fermi davanti alle stalle: semplicemente, non gli piaceva il modo in cui Ricyn stava sorridendo a Gweniver, e si avvicino appena in tempo per sentire una strana battuta sui conigli.

— Buon giorno — saluto i due. — Cos’e questa faccenda dei conigli, mia signora?

— Oh, e solo che Ricco e molto abile a intrappolarli con quei lacci che porta sempre con se, e gli stavo chiedendo se magari poteva intrappolare invece per me un paio di Cinghiali.

Il fatto che lei usasse il soprannome di Ricyn nel parlare di lui piacque ancora meno a Dannyn.

— E una cosa che hai imparato nella fattoria di tuo padre? — chiese, secco.

— Infatti, mio signore — replico Ricyn. — Ad essere il figlio di un contadino si imparano un sacco di cose, come per esempio a distinguere un cavallo purosangue da un ronzino.

— E questo cosa vorrebbe dire? — domando Dannyn, posando la mano sull’elsa della spada.

— Esattamente cio che ho detto… mio signore — ritorse Ricyn, imitando il suo gesto.

Con un’esclamazione Dannyn estrasse l’arma, ma nel momento stesso in cui lo faceva intravide un bagliore metallico e subito dopo senti un bruciore al polso che gli fece volare l’arma di mano. Imprecando, si ritrasse di un passo proprio mentre Gweniver colpiva di piatto il braccio di Ricyn con la spada, in modo da costringerlo ad abbassarlo: la ragazza era stata piu rapida di entrambi nell’estrarre l’arma.

— Basta cosi, tutti e due — ringhio Gweniver. — Cosa credete che sia, una cagna in calore?

Ricyn ripose la spada e indietreggio.

— Per tutti gli dei — continuo intanto Gweniver, — giuro che uccidero il primo di voi due che ricomincera questa storia, anche a costo di finire impiccata. Mi avete capita?

Ricyn le volse le spalle e fuggi di corsa verso le baracche mentre Dannyn si massaggiava il polso indolenzito e lo seguiva con lo sguardo, accigliato il volto, spostando poi la sua attenzione su Gweniver quando lei gli batte un colpetto contro il petto con la punta della spada.

— Se dovessi pressarlo troppo in battaglia fino a provocare la sua morte, io ti uccidero — scandi la ragazza.

Non c’era dubbio che stesse parlando sul serio. Rifiutandosi di rispondere, Dannyn raccolse da terra la spada, e soltanto allora si accorse della piccola ressa di spettatori che stavano osservando la scena con un sogghigno, pensando senza dubbio che si era meritato la figura fatta, da quel bastardo che era. In preda ad una cieca rabbia, torno a grandi passi verso la fortezza e sali di corsa nella propria stanza, dove si getto sul letto tremando per la rabbia. A poco a poco, pero, la sua furia si placo fino ad essere sostituita da un gelido senso di disperazione: benissimo, allora, se quella cagna preferiva un puzzolente contadino che se lo tenesse. Se davvero dividevano lo stesso letto, ben presto la Dea avrebbe punito entrambi. Con un sospiro, Dannyn si sollevo a sedere, consapevole che probabilmente i due non stavano facendo nulla di simile, e decise che da quel momento avrebbe dovuto tenere sotto stretto controllo la propria gelosia, per evitare di cedere ad un’ira ancora piu intensa del suo desiderio.

Per il resto della giornata Ricyn evito Gweniver, ma durante il pasto serale nella grande sala si trovo ad osservarla mentre lei sedeva sulla piattaforma insieme al resto dei nobili e fu per lui un vero tormento ricordare come si era coperto di vergogna al suo cospetto. Si era dimenticato della Dea… questa era la pura e semplice verita. Per un momento aveva pensato a lei soltanto come a una donna e non alla sacra sacerdotessa che in effetti era, e il fatto che anche Dannyn avesse commesso lo stesso errore non costituiva una scusante: la Dea aveva accettato e segnato Gweniver come propria e non c’era altro da aggiungere. Quando ebbe finito di mangiare Ricyn si verso un secondo boccale di birra e la bevve lentamente, riflettendo sul modo in cui doveva fare ammenda, non nei confronti di Gweniver ma della Dea, in quanto non aveva il desiderio di morire nella prossima battaglia soltanto perche la Dea voleva vendetta.

— Torni con noi agli alloggiamenti? — gli chiese Dagwyn. — Potremmo fare una partita a dadi.

— Ti seguiro fra un momento. Avevo in mente di scambiare due parole con quel vecchio erborista.

— Perche?

— Nulla che ti riguardi.

Con una scrollata di spalle Dagwyn si alzo e si allontano. Ricyn non avrebbe saputo dire con certezza perche pensasse che Nevyn possedesse delle cognizioni in merito alla Dea Oscura, ma quel vecchio sembrava cosi saggio che valeva la pena di tentare. Dall’altro lato della sala Nevyn era prossimo a finire la propria cena ed era immerso in una conversazione con il mastro dell’armeria, quindi Ricyn decise di attendere che avesse finito di parlare e di seguirlo poi all’esterno. A gruppetti, gli altri cavalieri del Lupo lasciarono il tavolo fino a quando lui rimase solo in una piccola isola di silenzio all’interno della sala rumorosa. Procuratosi un terzo boccale di birra, si appoggio allo schienale della sedia e impreco fra se contro il mastro dell’armeria per la sua lingua troppo lunga.

— Capitano? — chiamo qualcuno alle sue spalle.

Era Lord Oldac, con i pollici infilati nella cintura della spada. Anche se non gli aveva mai perdonato il fatto di aver definito Gweniver una smorfiosetta, Ricyn si alzo e s’inchino, come il rango di Oldac lo costringeva a fare.

— Mi piacerebbe scambiare qualche parola con te — disse Oldac. — Usciamo di qui.

Ricyn lo segui fuori della porta posteriore e nel fresco del cortile, dove si arrestarono nel fascio di luce che scaturiva da una finestra, mentre Oldac attendeva che un paio di cameriere si allontanassero abbastanza da non poter sentire la loro conversazione.

— Cos’e stato quel piccolo diverbio che hai avuto oggi con Lord Dannyn? — domando quindi il nobile.

— Chiedo scusa a vostra signoria, ma non vedo in che modo questo ti possa riguardare.

— Oh, senza dubbio non mi riguarda, ma sono soltanto dannatamente curioso. Uno dei paggi ha detto che Lord Dannyn ha insultato Sua Santita e che tu hai preso le sue difese.

Per Ricyn fu una tentazione mentire e lasciare che quella storia per lui meno vergognosa continuasse a circolare.

— Ecco, mio signore, non e vero — rispose invece. — Ho detto qualcosa che Lord Dannyn ha interpretato in senso offensivo e la mia signora e intervenuta.

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