prima volta Gweniver si rese conto che nel suo modo aspro Dannyn nutriva per lei un vero affetto e non semplice desiderio.

— Danno, senti — aggiunse, addolcendo il tono di voce, — se mai dovessi infrangere il voto che ho pronunciato davanti alla Dea morirei il giorno successivo, ne sono certa, perche lei troverebbe il modo di abbattermi.

— Davvero? E allora cosa sei, uno spettro tornato dall’Aldila?

— Non ho infranto il mio voto. Se tu pero sei tanto sicuro che io lo abbia fatto, perche non denunci pubblicamente il mio supposto sacrilegio?

— Sarebbe una cosa dannatamente ovvia.

Il modo in cui lui sorrise nel parlare la indusse a indietreggiare di un passo, ma Dannyn non accenno nessun movimento verso di lei.

— Dover confessare una cosa del genere mi lacera l’anima — aggiunse invece, — ma io ti amo.

— Allora il mio cuore duole per te, perche questo e un fardello che dovrai portare da solo.

— Lascia che ti dica una cosa: non ho mai rifiutato una sfida che mi fosse stata lanciata.

— Questa non e una sfida, ma la pura e semplice verita.

— Davvero? Lo vedremo.

Nei giorni che seguirono Gweniver ebbe l’impressione di essere impegnata in una sorta di danza letale per tenersi alla larga da Dannyn. Ogni volta che scendeva nella grande sala lui veniva a sederle accanto come se ne avesse avuto il pieno diritto, quando usciva per andare alle stalle la seguiva, quando si recava nella propria camera lo incontrava nel corridoio. Era evidente che Dannyn stava cercando di essere gentile ed era doloroso vedere un uomo tanto orgoglioso che si sforzava di essere cortese e affascinante. Durante la giornata Gweniver prese l’abitudine di passare quanto piu tempo possibile con Ricyn e di sera ando a trovare Nevyn nella sua camera o si rinchiuse nella propria con la sola compagnia della sua cameriera.

Una sera in cui il vento gemeva lungo i corridoi di pietra, Gweniver sali nella camera di Nevyn soltanto per scoprire che lui si era procurato un paio di sedie in piu e che aveva disposto sul tavolo coperto da una tovaglia una caraffa di sidro e tre boccali.

— Buona sera, mia signora — la saluto il vecchio. — Ti inviterei a fermarti ma sto aspettando un paio di ospiti perche mi sono deciso a badare alle convenienze e sto cercando di fare amicizia con Saddar e con Yvyr.

— E senza dubbio una cosa saggia, perche di certo se non lo facessi essi comincerebbero a risentirsi dell’influenza che tu hai presso il re.

— E quanto ho pensato anch’io.

Lasciato il vecchio, Gweniver mosse appena cinque passi nel corridoio che vide piu avanti Dannyn che l’aspettava appoggiato al muro; con un sospiro, si costrinse ad avvicinarsi.

— Vuoi lasciarmi in pace? — disse. — E dannatamente noioso essere seguita da te dovunque.

— Ah, Gwen, per favore. L’amore che ho per te mi fa stare male.

— Allora va’ da Nevyn e fatti dare un medicinale.

Con quelle parole Gweniver cerco di proseguire, ma lui l’afferro per una spalla.

— Toglimi le mani di dosso! Lasciami in pace!

La voce di lei era cosi alta che risuono echeggiante in tutto il corridoio vuoto. Scarlatto in volto per l’ira Dannyn accenno a parlare ma esito nel vedere qualcuno che stava venendo verso di loro e Gweniver ne approfitto per liberarsi dalla sua stretta e fuggire via, urtando contro Saddar nel passargli accanto. Con qualche rapida parola di scusa continuo in fretta la fuga lungo le scale e fece irruzione nella grande sala, dove avrebbe potuto sedere con la sua banda di guerra ed essere al sicuro. Quella sera prese in considerazione l’idea di presentare una formale accusa contro Dannyn, ma lui era semplicemente troppo importante per il benessere del regno perche le sue parole venissero credute.

Per tutto il giorno successivo Dannyn parve fare di tutto per evitarla, cosa che lascio Gweniver al tempo stesso perplessa e sollevata fino a quando Nevyn non le spiego che aveva scambiato qualche parola con il capitano e lo aveva avvertito di lasciarla in pace. Ben presto l’avvertimento parve pero cadere nel dimenticatoio: una mattina piovosa, Gweniver stava tornando dalle stalle quando Dannyn la sorprese alle spalle della fortezza, dove non c’era nessuno che potesse vederli.

— Che cosa vuoi? — domando lei, secca.

— Soltanto scambiare qualche onesta parola con te.

— E presto detto: non dividerai mai il mio letto.

— Allora con un semplice ragazzo di fattoria di umile nascita e diverso, vero?

— Ti ho gia detto la verita al riguardo, e comunque non spetta a quelli come te mettere in dubbio i voti di una sacerdotessa.

Dannyn cerco di afferrarla per un polso ma lei lo schivo e torno alla fortezza correndo piu veloce che poteva.

La cameriera di Gweniver era una ragazza pallida e scialba di nome Ocladda, che amava sinceramente lavorare a corte soprattutto perche il lavoro era molto piu semplice e leggero di quello che avrebbe dovuto fare nella fattoria di suo padre; la ragazza era orgogliosa della sua eccentrica padrona e provvedeva a tenere le sue camere dall’arredo spartano scrupolosamente pulite. Dal momento che Gweniver non aveva capelli lunghi che lei potesse pettinare e acconciare o abiti eleganti da curare, Ocladda cercava di rendersi utile lucidando senza posa le armi della padrona e i finimenti del suo cavallo. Mentre lavorava, chiacchierava dei pettegolezzi raccolti negli alloggi della servitu e nelle camere della regina, senza badare al fatto che la sua signora l’ascoltava ben poco. Un freddo pomeriggio d’inverno Gweniver interpreto quindi come un sinistro presagio il fatto che Ocladda stesse lavorando in silenzio, disponendo la legna per il fuoco senza pronunciare una sola parola.

— Avanti — la pungolo infine. — Cosa c’e che non va?

— Oh, mia signora — comincio la ragazza, voltando le spalle al focolare, — prego soltanto che tu mi creda, perche quando un servo afferma una cosa e un nobile ne dice un’altra nessuno da del bugiardo al nobile, e so che lui neghera ogni parola.

Il primo pensiero di Gweniver fu che la ragazza aspettasse un figlio da qualcuno.

— Suvvia — la incoraggio, in tono suadente, — dimmi di chi si tratta.

— Di Lord Dannyn, mia signora. Questa mattina mi ha incontrata nel corridoio e mi ha offerto dei soldi: ha detto che mi avrebbe dato una moneta d’argento se questa notte ti avessi lasciata sola nelle tue camere. Quando ho risposto che non avrei mai fatto una cosa del genere mi ha dato uno schiaffo.

— Oh, per gli inferni! Non ho nessuna difficolta a crederti — esclamo Gweniver, prendendo a passeggiare per la stanza in preda all’ira. — Continua il tuo lavoro mentre io rifletto sul da farsi.

Durante tutto il pasto serale Gweniver fu costantemente consapevole che Dannyn la stava fissando con un sorriso compiaciuto e si sforzo di proposito di mangiare in fretta in modo da lasciare il tavolo prima che lui potesse fare altrettanto e seguirla. Ebbe pero paura di tornare nelle sue camere, perche se Dannyn l’avesse seguita e avesse scatenato qualche scena davanti ad Ocladda presto tutta la servitu della fortezza ne sarebbe stata al corrente… era ovvio che Dannyn considerava la ragazza come un essere troppo inferiore per prendere in esame quella cupa eventualita. Alla fine, Gweniver si decise a scendere dalla piattaforma e ad attraversare la grande sala per accostarsi a Nevyn, che era intento a bere un bicchiere di birra chiacchierando con Ysgerryn.

— Ti vorrei invitare nella mia camera, buon Nevyn — gli disse. — E ora che ricambi la tua ospitalita. Forse anche Ysgerryn si potrebbe unire a noi per bere un bicchiere di sidro insieme.

Nevyn sollevo di scatto le sopracciglia cespugliose come se avesse intuito che stava succedendo qualcosa. Quanto ad Ysgerryn, il pensiero di essere invitato a bere in compagnia di un nobile non gli aveva mai neppure sfiorato la mente.

— Ne saro estremamente onorato, Vostra Santita — rispose quindi il mastro dell’armeria. — Devo soltanto scambiare qualche parola con il ciambellano e poi saro libero di raggiungerti.

— Lo stesso vale per me — aggiunse Nevyn. — Ti ringrazio.

Lasciando che i due la seguissero una volta liberi dai loro impegni, Gweniver si affretto a salire nella sua camera e mando Ocladda in cucina a prendere il sidro e qualche bicchiere. Mentre aspettava il suo ritorno accese due candele con un pezzetto di legno preso dal camino e stava per riporle all’interno della loro protezione quando senti bussare alla porta.

— Entrate, signori — rispose.

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