corridoio, arrestandosi davanti alle due guardie poste all’esterno della porta di Gweniver.

— Non puoi passare. Il re e dentro — avverti una di esse.

Ricyn afferro l’uomo per la spalla e lo spinse contro il muro.

— Non m’importa chi ci sia li dentro, fosse anche il Signore dell’Inferno. Devo vedere la mia signora.

Nel momento in cui l’altra guardia cercava di afferrarlo la porta venne spalancata e sulla soglia apparve Gweniver, pallida e scossa ma illesa.

— Mi era parso di sentire la tua voce — disse. — Entra.

Nell’oltrepassare la soglia, Ricyn vide il re che si stava alzando da una sedia: mai prima di allora si era venuto a trovare cosi vicino all’uomo che piu adorava dopo la sua signora, e si lascio cadere in ginocchio in preda ad un reverenziale timore.

— Cosa significa? — domando Glyn. — Come hai saputo dell’accaduto?

— Me lo ha detto il Consigliere Saddar, mio signore. Se vuoi puoi farmi frustare per aver disturbato, ma dovevo vedere con i miei occhi che la mia signora era sana e salva.

— Non ne dubito — replico il re, poi lancio un’occhiata a Gweniver e aggiunse: — Il Consigliere Saddar, eh?

— E Lord Oldac — aggiunse Ricyn.

Gweniver riflette su quelle informazioni, e nel guardarla Ricyn comprese che la Dea era in lei per il modo in cui si teneva rigidamente eretta e per il gelido potere che le splendeva nello sguardo.

— Dimmi una cosa, capitano — chiese ancora il re. — In che modo gli uomini prenderanno questa notizia?

— Ecco, mio signore, non posso parlare per gli uomini di Lord Dannyn, ma io e i miei ragazzi combatteremmo contro lo stesso Signore dell’Inferno per difendere l’onore della nostra signora, e non possiamo accettare l’accaduto con calma.

— Soprattutto quando il consigliere continua ad aizzare gli animi, mio signore — intervenne Gweniver. — Sai, comincio a vederci chiaro nel comportamento del Consigliere Saddar… anche se non riusciremo mai a provare nulla.

— Davvero? — Glyn lancio un’occhiata a Ricyn e aggiunse: — Lasciaci soli.

Ricyn si alzo, s’inchino e lascio la stanza indietreggiando. Per il resto della notte rimase disteso sulla sua cuccetta, sveglio e in preda all’ansia, chiedendosi a quali decisioni stessero intanto giungendo la sua signora e il suo re.

Il mattino successivo Gweniver venne a prenderlo agli alloggiamenti, perche per sua personale richiesta gli sarebbe stato permesso di assistere alla sentenza nella camera delle udienze.

Nella camera, Glyn sedeva sul trono in abbigliamento da cerimonia, con la spada d’oro fra le mani; alle sue spalle c’erano quattro consiglieri, fra cui Saddar, alla sua destra c’erano due sacerdoti di Bel, e i testimoni erano invece raccolti ai piedi della piattaforma, Gweniver in mezzo ad essi.

Allo squillo di un corno d’argento quattro guardie scortarono Dannyn nella camera: dai cerchi scuri che gli segnavano gli occhi Ricyn suppose che il nobile non avesse dormito per tutta la notte.

Bene, penso. Che quel bastardo beva il suo calice fino all’ultima goccia.

— Abbiamo davanti a noi un’accusa di sacrilegio — esordi Glyn. — Lord Dannyn e accusato di aver tentato di profanare la persona di Gweniver, dama e sacerdotessa. Che vengano fornite le testimonianze.

— Mio signore — intervenne Dannyn, — lascia che ti risparmi questo. Mi dichiaro colpevole, quindi fammi portare fuori e uccidere. Se ti ho mai reso qualche servigio, ti prego di farlo subito e in modo rapido.

Glyn lo fisso con occhi tanto freddi da far pensare che stesse guardando uno sconosciuto, e alle sue spalle Saddar sorrise fra se.

— Lady Gweniver — chiamo quindi il re. — Vieni avanti.

Gweniver avanzo fino a portarsi ai piedi del trono.

— Ti offro di scegliere, secondo i consigli e i desideri della Dea, fra la condanna a morte e l’esilio. L’esilio sara dalla nostra corte e dalle nostre terre: priveremo Lord Dannyn di ogni diritto, rango e privilegio, ma terremo presso di noi suo figlio, da essere allevato come nostro, perche proviamo compassione per qualcuno troppo giovane per condividere la vergogna del padre. Questa sentenza gli risparmiera la vita soltanto perche il crimine non e stato portato a completamento. Se invece la Dea vorra altrimenti gli saranno inflitte cinquanta frustate e sara poi impiccato fino a che morte non sopraggiunga nella piazza del mercato della nostra citta di Cerrmor. Nel nome della tua Dea ti chiedo di pronunciare la condanna di quest’uomo.

Pur sapendo gia cio che Gweniver avrebbe detto, Ricyn ammiro il modo in cui lei finse di riflettere sul problema con aria solenne e profonda; alle sue spalle, Saddar dava l’impressione di aver appena bevuto un sorso d’aceto, perche ormai aveva capito quale piega le cose avrebbero preso. Alla fine, Gweniver si rivolse al re con una riverenza.

— Che sia bandito, mio signore. Anche se si e trattato di un gesto grave e sacrilego, la Dea puo essere pietosa davanti ad un crimine apertamente confessato e quando il colpevole e stato spinto alla follia da azioni che esulavano dal suo controllo.

A quel punto Gweniver fece una pausa e incontro di proposito lo sguardo di Saddar, che impallidi violentemente.

— Allora la sentenza e pronunciata — scandi Glyn, sollevando la sua spada dorata. — Noi qui pronunciamo la summenzionata sentenza di bando contro Dannyn, non piu lord. Guardie, accompagnatelo a prepararsi per il viaggio fuori della mia citta. Che prenda con se soltanto i vestiti che indossa, due coperte, una daga e le due monete d’argento dovute ad un uomo messo al bando.

Mentre le guardie scortavano via il prigioniero dai presenti raccolti nell’affollata sala delle udienze si levo un coro di sussurri simile al mormorio dell’acqua corrente. Dal momento che aveva un incarico da assolvere, Ricyn sguscio invece fuori della sala e si affretto a raggiungere le camere di Dannyn, trovandolo inginocchiato per terra, intento ad arrotolare un mantello all’interno delle coperte da legare dietro la sella. Dannyn sollevo lo sguardo per un momento poi torno a concentrarsi sul suo lavoro.

— Sei venuto ad uccidermi? — chiese.

— No. Ti porto qualcosa da parte della mia signora.

— E un vero peccato che non mi abbia lasciato impiccare. Le frustate sarebbero state meglio di questo.

— Non parlare da idiota — ribatte Ricyn, tirando fuori dalla camicia il messaggio gia approntato. — Recati a Blaeddbyr e consegna questo a Lord Gwetmar. Con tutti quei dannati Cinghiali lungo il confine ha proprio bisogno di un buon capitano.

Dannyn guardo per un momento il messaggio, poi lo prese e lo ripose all’interno della camicia.

— La tua signora e dannatamente generosa con coloro che conquista, ma accettare il suo favore e la cosa peggiore di tutte. Sii sincero con me, Ricco, in ricordo di tutte le battaglie che abbiamo affrontato insieme… hai diviso il suo letto o no?

La mano di Ricyn parve scivolare di propria iniziativa verso l’elsa della spada.

— No, e non lo faro mai.

— Huh. Allora ti accontenti di essere il suo cagnolino al guinzaglio, vero? Ti credevo piu uomo di cosi.

— Stai dimenticando la Dea.

— Huh. — Il verso fu piu uno sbuffo che una parola.

Ricyn si trovo la spada in mano senza neppure essersi accorto di averla estratta: davanti a lui, Dannyn si era appoggiato all’indietro sui talloni e lo stava fissando con un piccolo sogghigno sul viso. Con uno sforzo di volonta, Ricyn si costrinse a riporre l’arma nel fodero.

— Sei un astuto bastardo, vero? Ma non ho intenzione di ucciderti per risparmiarti la tua vergogna.

Mentre Dannyn si accasciava come un sacco di farina vuoto, Ricyn giro sui tacchi ed usci sbattendosi la porta alle spalle.

Il cortile era ingombro di gente da un muro di cinta all’altro: ogni nobile, ogni cavaliere, ogni servo vi era affluito e stava aspettando fra un mormorio di commenti sussurrati. Ricyn trovo Gweniver e Nevyn vicino alle porte, accanto ad un paio di guardie che trattenevano per le briglie il castrato nero di Dannyn, sellato e pronto. Quando Dannyn usci dalla rocca la folla si separo per lasciarlo passare e lui si avvio a testa alta, dondolando da una mano il rotolo delle coperte con lo stesso atteggiamento allegro che avrebbe potuto avere se fosse stato in procinto di

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