esempio che lui non puo essere il vero re, dopo tutto. La regina comincia a temere che sia prossimo a impazzire.

Entrambi fissarono Nevyn pieni di aspettativa e di fiducia, certi che lui avrebbe risolto ogni cosa, mentre il vecchio si sentiva invece tanto impotente che per poco non scoppio a piangere di fronte alla loro espressione fiduciosa.

— Cosa ti succede — domando Gweniver.

— Ah, ecco, e soltanto che ultimamente sono cosi stanco di vedere la nazione in subbuglio senza che io possa fare nulla per arrestarne le sofferenze.

— Per gli dei, non spetta a te fermarle, quindi non ti tormentare troppo. Non ricordi piu cio che hai detto al re quando era tanto affranto per la morte di Dannyn? Allora gli hai detto che e soltanto la vanita a indurre qualcuno a pensare di poter modificare il Wyrd di un altro uomo.

— La vanita? Si, certo, e cosi.

Senza volere, Gweniver gli aveva fornito proprio la parola che aveva bisogno di sentire.

La mia e una vanita molto simile a quella di Glyn, penso. Nel mio cuore io sono ancora il principe che pensa che tutto il regno ruoti intorno a lui e alle sue azioni.

Nel ricordare a se stesso che adesso era soltanto un servo in attesa di ordini, avverti di colpo la certezza che quegli ordini sarebbero giunti e che un giorno avrebbe visto splendere di nuovo la Luce.

Quando arrivarono la fortezza i servi vennero loro incontro di corsa e si raccolsero intorno al vecchio come se fosse stato realmente un principe. Orivaen insistette per assegnargli una camera elegante nella torre principale e lo accompagno di persona al suo alloggio, soffermandosi poi mentre il vecchio disfava i bagagli per metterlo al corrente di svariati pettegolezzi. Adesso Lord Gwetmar e Lady Macla avevano due figli, il Principe Mael era ancora rinchiuso nella torre, la sua antica apprendista, Gavra, era diventata un’erborista, giu in citta.

— E cosa mi dici del nostro signore? — chiese infine Nevyn.

A quella domanda lo sguardo di Orivaen si oscuro.

— Ti organizzero un’udienza privata per questa sera — replico. — Dopo che lo avrai visto ne potremo parlare.

— Capisco. E che ne e di Saddar? E ancora a corte oppure ha finalmente imparato qualcosa dalla sua umiliazione e se ne e andato?

— E morto, e in modo strano. E successo d’estate, subito dopo la tua partenza, a causa di una strana congestione di stomaco.

Quando Nevyn impreco, Orivaen assunse un’espressione cosi assolutamente neutra da indurre il vecchio a chiedersi se fosse stato il re stesso a ordinare l’avvelenamento del consigliere o se qualche fedele cortigiano si fosse personalmente addossato quel piccolo incarico, una volta che il solo erborista che avrebbe forse potuto salvare Saddar era partito.

Nel pomeriggio Nevyn scese in citta e ando a cercare Gavra, che viveva insieme alla famiglia di suo fratello, nella locanda gestita da quest’ultimo. La ragazza lo abbraccio ridendo, gli verso un po’ di birra e lo accompagno nella propria camera per fare due chiacchiere. Adesso Gavra era diventata un’imponente giovane donna, ancora snella e graziosa ma con una notevole astuzia e profondita di sentimenti negli occhi scuri. La camera era ingombra di mucchi di erbe, di vasi di balsami e degli altri strumenti del suo mestiere, il tutto disposto con ordine sul mobilio composto da un letto, da una cassapanca di legno e da una culla posta vicino al camino, nella quale dormiva una graziosa bambinetta di circa dieci mesi.

— La figlia piu piccola di tuo fratello? — chiese Nevyn.

— No, e mia. Mi disprezzi per questo?

— Eh? Cosa mai puo averti indotta a pensarlo?

— Ecco, mio fratello e tutt’altro che contento di avere una bastarda nella famiglia, e sono fortunata di riuscire a guadagnare il denaro necessario a nutrirci entrambe.

Quasi sapesse che si stava discutendo di lei, la bambina sbadiglio e spalanco per un momento gli occhi azzurri come fiordalisi, tornando poi ad addormentarsi.

— Perche suo padre non ti ha sposata?

— Perche e sposato con un’altra. So di non essere una stupida, ma non posso fare a meno di amarlo.

Nevyn si sedette sulla cassapanca di legno: non si sarebbe mai aspettato che la sua astuta Gavra si lasciasse impegolare in un pasticcio del genere. Appoggiandosi al davanzale, Gavra lascio intanto vagare lo sguardo sul ristretto panorama costituito da un’altra casa, e da un piccolo cortile polveroso che ospitava una stia per i polli.

— Il Principe Mael — disse bruscamente. — Il mio povero amore prigioniero.

— Oh, dei!

— Ti prego di non dirlo a nessuno, perche potrebbero uccidere la bambina se venissero a sapere che Eldidd ha qui in citta una bastarda di sangue reale. Ho detto a tutti che suo padre era uno dei cavalieri del re… un certo Dagwyn che e rimasto ucciso in battaglia lo scorso anno. Vedi, Lady Gweniver mi sta aiutando in questa faccenda, e del resto pare che Dagwyn fosse piuttosto famoso fra le ragazze locali, per cui tutti mi hanno creduto senza pensarci due volte.

— Gweniver e la sola a saperlo?

— Soltanto lei… neppure Ricyn ne e informato. — Gavra s’interruppe e abbasso lo sguardo sulla culla con un asciutto sorriso. — Dovevo dirlo a qualcuno, e Gweniver e pur sempre una sacerdotessa, qualsiasi altra cosa possa essere. Comunque e una cosa triste: a volte Ricyn viene qui e mi regala qualche moneta per la figlia del suo amico… la piccola Ebrua sembra significare molto per lui.

— Allora e meglio che non sappia mai la verita. Ma spiegami come e potuto succedere… riesci forse a volare nell’aria come un uccello?

— Oh, ho salito le scale della torre, su questo non ci sono dubbi — replico Gavra, quasi ridendo. — Non molto tempo dopo la tua partenza il principe ha avuto la febbre e in quel momento tutti i medici erano lontani con le truppe, cosi Orivaen ha mandato a chiamare me perche tenessi in vita il loro ostaggio. Oh, dei, ho provato tanta compassione per Mael, e Orivaen mi ha permesso di continuare ad andare a trovarlo come eri solito fare anche tu. Mael si e offerto di insegnarmi a leggere e a scrivere, tanto per passare il tempo, e cosi sono cominciate le lezioni, siamo diventati amici e… — Gavra lascio la frase in sospeso con un’eloquente scrollata di spalle.

— Capisco. Sa della bambina?

— Come potrebbe non saperlo? Il mio povero amore prigioniero.

Quando fece ritorno alla fortezza Nevyn provvide come prima cosa a salire nella torre per far visita al principe. Anche se la sua confortevole camera non era cambiata, adesso Mael era un uomo: piu alto e robusto, passeggiava per la stanza con andatura grave invece di tormentarsi nell’agonia dell’impazienza, ed era anche pallidissimo, con la pelle color alabastro che per contrasto faceva apparire ancora piu scuri i capelli corvini. Con un sussulto, Nevyn si rese conto che erano trascorsi sette anni dall’ultima volta che il principe era stato esposto ai raggi del sole.

— Non puoi immaginare quanto mi faccia piacere vederti — lo saluto Mael. — Quando sei partito ho molto sentito la mancanza del mio tutore.

— Te ne chiedo perdono, ma il dweomer conduce gli uomini lungo molte strade strane. Mi pare pero di averti lasciato in buone mani… ho parlato con Gavra.

Il principe divenne scarlatto in volto e gli giro le spalle.

— Ah, bene — disse dopo un momento. — E davvero strano. C’e stato un tempo in cui avrei pensato che una donna di umile nascita fosse indegna di essere anche soltanto notata da me, ed ora invece mi chiedo cosa possa mai Gavra trovare in un disgraziato mio pari.

— Senza dubbio Vostra Altezza ha avuto un aspro Wyrd.

— Oh, meno aspro di quello di tanti altri. Vedi, mi sono stancato di autocompatirmi: alcuni uomini sono come falchi, che muoiono giovani in battaglia, mentre io sono un piccolo fringuello chiuso in una gabbia regale che sogna di volare fra gli alberi. La gabbia pero e confortevole e la mia ciotola e piena di semi.

— Questo e vero.

— I libri che mi hai lasciato hanno inoltre costituito un conforto sempre maggiore, e Gavra mi ha trovato un’opera interessante presso un rivenditore di libri nel tempio di Wmm. Si tratta di un compendio di un filosofo chiamato Ristolyn, che e vissuto nell’Alba dei Tempi. Era un Rhwman?

— No, apparteneva alla tribu chiamata dei Greggycion, un popolo saggio a giudicare dal poco che ci resta

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