Dannyn oltrepasso la soglia e si richiuse il battente alle spalle.

— Cosa ci fai tu qui?

— Sono soltanto venuto a trovarti. Gwen, per favore, il tuo cuore non puo essere freddo come vuoi far credere.

— Il mio cuore non ha nulla a che vedere con cio che tu hai in mente. Ascolta, vattene di qui! Aspetto due…

— Non provare a darmi ordini.

— Non e un ordine, e un avvertimento. Sto aspettando ospiti…

Prima che potesse finire la frase lui l’afferro per le spalle e la bacio. Liberandosi con una contorsione dalla sua stretta, Gweniver gli assesto uno schiaffo in pieno volto, e quella sua reazione fece disintegrare la facciata di finta cortesia.

— Dannazione a te, Gwen! Non ne posso piu di tutto questo duellare.

Muovendosi troppo in fretta perche lei potesse evitarlo, torno a prenderla per le spalle e la blocco contro una parete; per quanto lei scalciasse, lottasse e colpisse, il suo peso era eccessivo perche potesse respingerlo. Imprecando, Dannyn continuo a trattenerla a viva forza, ammaccandole le spalle, e cerco di baciarla ancora.

— Lasciami! Lasciami andare, bastardo!

Dannyn la sbatte contro la parete con tale violenza da troncarle quasi il respiro, e all’improvviso un urlo lacero l’aria della camera. Abbandonando la presa, Dannyn si giro di scatto nel momento stesso in cui Nevyn e Ysgerryn entravano di corsa, mentre sulla soglia Ocladda continuava a urlare con voce stridula e sempre piu acuta.

— Sacrilegio! — sussurro Ysgerryn, in tono inorridito. — Oh, possa la Dea perdonarci tutti.

— Sei uno stupido, Danno — impreco invece Nevyn. — Un vero idiota.

Scossa, senza fiato, Gweniver senti la schiena e le spalle che le dolevano come fuoco, ma quel dolore era nulla se paragonato al senso nauseante di gelo che le serrava lo stomaco al pensiero che per poco non era stata profanata a viva forza.

— Smettila di urlare, ragazza — ingiunse intanto Ysgerryn, rivolto a Ocladda. — Corri invece a cercare un paggio e manda a chiamare le guardie. Presto!

Senza cessare di singhiozzare la ragazza lascio la camera a precipizio e Dannyn si giro di scatto verso la porta. Nevyn pero gli si paro davanti con calma.

— Hai intenzione di abbattere due vecchi per uscire da questa stanza? — domando in tono quieto. — Io ritengo che tu abbia troppo onore per una cosa del genere.

In silenzio, Dannyn comincio a tremare come un pioppo scosso dal vento. Dietro di lui, Gweniver rimase a guardarlo con le mani premute contro la bocca per soffocare un urlo che minacciava di sfuggirle: tutta la sua gloria, il potere acquisito sul campo di battaglia, l’orgoglio nella propria abilita con la spada le erano stati di colpo sottratti, perche la forza bruta di Dannyn l’aveva trasformata in una comune donna spaventata… ed era soprattutto per questo che lo odiava.

— Come stai, mia signora? — chiese Ysgerryn, posandole una mano sul braccio con fare paterno. — Ti ha fatto del male?

— Non molto — riusci a rispondere lei, con voce soffocata.

Nel corridoio si udirono alcune voci maschili che gridavano, poi quattro guardie del re fecero irruzione nella camera con la spada in pugno e si arrestarono di colpo, fissando il loro capitano come se credessero di essere piombate in un incubo. Dannyn cerco di parlare, ma non riusci ad emettere suono e continuo invece a tremare; dopo un’eternita di dolorosi minuti lo stesso Glyn sopraggiunse in tutta fretta, seguito a ruota da Saddar, e alla vista del fratello Dannyn crollo, gettandosi ai suoi piedi e cominciando a piangere come un bambino, mentre Saddar si ritraeva con un drammatico sussulto.

— Sacrilegio! — strillo il consigliere. — Proprio cio che da tanto tempo temevo. Lady Gweniver… oh, che abominio!

— Aspetta un momento — intervenne Glyn. — Danno, che significa tutto questo?

Con il volto rigato di lacrime, Dannyn estrasse la spada e la porse al re con l’elsa in avanti, senza pero ancora riuscire a parlare.

— Mio signore, Nevyn ed io abbiamo visto tutto — rispose in sua vece Ysgerryn. — Stava cercando di usare violenza alla dama.

— Oh, dei, quale terribile maledizione la Dea scatenera su di noi? — gemette Saddar.

Con un brivido incontenibile le guardie si ritrassero di fronte all’uomo che era stato sul punto di profanare una sacerdotessa, e il disgusto presente nei loro occhi indico che la loro devozione era sincera, qualsiasi cosa Gweniver potesse pensare a proposito di quella del consigliere.

— Danno — insistette il re, — non puo essere vero.

— Lo e — replico Dannyn, costringendosi infine a parlare. — Uccidimi e facciamola finita, d’accordo?

Nel parlare, Dannyn piego indietro il capo per esporre la gola, ma Glyn si limito a gettare lontano la spada con un’imprecazione.

— Giudichero questa faccenda domattina. Guardie, accompagnatelo nella sua camera e tenetelo la… e toglietegli anche la daga — ordino; lanciando poi un’occhiata agli sgomenti testimoni, aggiunse: — Vorrei consultarmi con Sua Santita. Da solo.

Mentre le guardie portavano via il fratello, Glyn tenne lo sguardo fisso sul fuoco; uno alla volta gli altri si accodarono al gruppetto, Saddar per ultimo, e quando furono usciti tutti il re chiuse la porta sbattendola con violenza. Lasciatosi cadere su una sedia, indugio quindi per qualche momento ancora a contemplare le fiamme che danzavano nel camino.

— In questa faccenda — disse quindi, — Vostra Santita e il monarca ed io sono il suddito. Assoggettero Lord Dannyn alla punizione richiesta dalla Dea, ma come uomo ti imploro per la vita di mio fratello. — Fece una pausa, deglutendo a fatica, poi aggiunse: — La pena che la legge prevede per chi infastidisce una sacerdotessa e la pubblica fustigazione seguita dall’impiccagione.

Gweniver si sedette a sua volta e serro le mani per controllarne il tremito, pensando che avrebbe goduto di ogni frustata che il boia avrebbe assestato a Dannyn e che avrebbe anche goduto nel vederlo impiccare. All’improvviso senti pero la Dea materializzarsi dietro di lei, una presenza scura e fredda quanto il vento invernale che soffiava all’esterno, e si rese conto che se si fosse servita delle leggi sacre per ottenere una vendetta personale avrebbe commesso un atto empio cosi come se le avesse invece ignorate per dare ascolto alla supplica del re. Sollevando le mani, levo quindi una silenziosa preghiera alla Dea mentre accanto a lei Glyn teneva lo sguardo fisso sul fuoco e attendeva una risposta.

Ogni uomo presente nella grande sala comprese che c’era qualcosa che non andava quando un paggio spaventato si precipito sulla piattaforma e prese a tirare il re per una manica. Dopo che Glyn si fu allontanato, i nobili e i guerrieri cominciarono tutti ad avanzare supposizioni in un sussurrante flusso di pettegolezzi, chiedendosi cosa potesse essere successo di tanto grave da indurre il paggio ad accantonare in quel modo le buone maniere. Ritenendo che la cosa non lo riguardasse, Ricyn continuo a bere la sua birra, pensando che ben presto avrebbero appreso di cosa si trattava. La sala si stava ormai calmando quando Lord Oldac si fece largo fra i tavoli e gli batte un colpetto sulla spalla.

— Vieni con me, capitano. Il Consigliere Saddar desidera parlarti.

Saddar stava aspettando ai piedi della scala, sfregandosi in continuazione le mani in atteggiamento nervoso… o compiaciuto.

— E successa una cosa terribile, capitano — annuncio il consigliere. — Lord Dannyn ha tentato di usare violenza a Lady Gweniver.

Ricyn ebbe l’impressione che il mondo si fosse raggelato, intrappolandolo nell’immobilita come una foglia morta chiusa nel ghiaccio.

— Ho pensato che dovessi saperlo — prosegui il vecchio. — Francamente, sono terrorizzato all’idea che il nostro signore possa perdonarlo contrariamente a cio che la giustizia richiede. Se dovesse farlo, ti imploro di chiedere alla tua signora di risparmiare alla citta la maledizione della Dea.

— Per tutti gli inferni — ringhio Ricyn. — Se il nostro signore dovesse cercare una scappatoia in questa faccenda, uccidero io stesso quel bastardo.

Mentre Oldac e Saddar si scambiavano un fugace sorriso, Ricyn si precipito su per le scale e lungo il

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