di Rhodry, la daga denunciava in lui anche una stranezza ancora maggiore, ed era questo il motivo per cui i due si trovavano a Dun Manannan.
— Pensi che ormai il gioielliere sia rientrato nella bottega? — chiese Rhodry.
— Non ne dubito. E una cosa rara che Otho se ne assenti, anche per breve tempo.
Insieme, i due uscirono nelle vie della citta priva di mura, formata da uno sparso agglomerato di botteghe e di case rotonde dal tetto di paglia che si allargavano lungo un fiume, sulla cui riva erano attraccate parecchie barche da pesca dall’aspetto cosi logoro e malandato da far dubitare della loro capacita di stare ancora a galla.
— Non vedo come questa gente possa ricavare di che vivere dal mare — commento Rhodry.
— Zitto! — Jill si guardo intorno per accertarsi che nelle vicinanze non ci fosse nessuno, e quando riprese a parlare lo fece comunque in un sussurro. — Hanno una ragione per dare l’impressione che quelle barche siano vecchie e malandate. Sotto i pesci, spesso arrivano anche carichi meno raccomandabili.
— Per gli dei! Vuoi dire che ci troviamo in un covo di contrabbandieri?
— Proprio cosi, ma parla piano!
La bottega di Otho era al limite estremo della citta, in fondo ad un sentiero sterrato di fronte ad un campo di cavoli. Rhodry fu lieto di vedere che la porta non era piu sprangata; quando Jill apri il battente, in alto si udi il tintinnio di un campanello d’argento.
— Chi e? — tuono una voce profonda.
— Sono Jill, la figlia di Cullyn di Cerrmor, ed ho con me un’altra daga d’argento.
Rhodry la segui in una stanza vuota, costituita da una piccola fetta triangolare della casa rotonda, separata dal resto mediante sporchi pannelli di vimini, in uno dei quali era inserita una logora coperta verde che svolgeva le mansioni di una porta; spingendo di lato la coperta, Otho sbuco nella stanza esterna. Anche se era alto appena un metro e quaranta, il gioielliere era perfettamente proporzionato e aveva braccia cosi muscolose da poter essere scambiato per un minuscolo fabbro; il suo volto, circondato da una folta e ordinata barba grigia, era illuminato da astuti occhi neri.
— Bene, Jill, sei proprio tu — commento il gioielliere. — Mi fa piacere rivederti. Dov’e tuo padre, e chi e questo ragazzo?
— Pa e in Eldidd, dove si e conquistato un posto come capitano della banda di guerra della tieryn.
— Davvero? — sorrise Otho, sinceramente contento. — Ho sempre pensato che fosse un uomo troppo in gamba per portare una daga d’argento… ma tu cos’hai combinato? Sei forse scappata con questo bel tomo?
— Un momento! — ringhio Rhodry. — E stato Cullyn a darle il permesso di venire con me!
Otho espresse con uno sbuffo la sua profonda incredulita.
— E vero — intervenne Jill. — Pa si e perfino reso garante per lui accogliendolo fra le daghe d’argento.
— Davvero? — Pur mostrandosi ancora sospettoso, il gioielliere decise di lasciar cadere l’argomento. — E cosa ti porta da me, ragazzo? Hai un po’ di bottino da vendere?
— No. Sono qui a causa della mia daga d’argento.
— Non l’avrai per caso intaccata o qualcosa del genere, vero? Non vedo in che modo potresti essere riuscito a danneggiarne il metallo.
— Vuole che la sua daga venga liberata dal dweomer — spiego Jill. — Puoi farlo, Otho? Puoi rimuovere l’incantesimo posto sulla lama?
Il gioielliere si giro verso di lei, a bocca aperta per la sorpresa.
— So benissimo che quella lama e sottoposta ad un incantesimo — prosegui la ragazza. — Rhoddo, tirala fuori e mostragliela.
Con riluttanza, Rhodry estrasse la daga dal fodero: era un’arma splendida con la lama lucida come l’argento ma al tempo stesso piu dura dell’acciaio, formata con una lega particolare che pochissimi sapevano forgiare. Su di essa era intagliato il simbolo di un falco in picchiata (quello un tempo usato da Cullyn, a cui la daga era appartenuta), ma adesso lo stemma era quasi invisibile perche in mano a Rhodry un intenso bagliore di luce creata dal dweomer scorreva come acqua lungo tutta la lama.
— Hai del sangue elfico nelle vene, vero? — scatto Otho. — E parecchio, per di piu.
— Ecco, ne ho un poco — ammise con riluttanza Rhodry. — Vengo dall’ovest, vedi, e quel vecchio proverbio secondo cui ci sarebbe sangue elfico in Eldidd e in effetti pieno di verita.
Quando Otho afferro l’arma, la luce si ridusse ad un tenue bagliore.
— Non ho intenzione di permetterti di entrare nel mio laboratorio — annuncio quindi il gioielliere. — Quelli del tuo popolo sono tutti ladri, non possono evitarlo immagino, e suppongo che anche tu sia stato allevato in questo modo.
— Per tutti gli dei, io non sono un ladro! Sono un Maelwaedd per nascita e per educazione, e non e certo colpa mia se da qualche parte nel mio clan c’e del dannato sangue elfico!
— Hah! Comunque non intendo permetterti di entrare nel laboratorio — dichiaro Otho, poi si giro e si rivolse ostentatamente a Jill. — Quello che mi chiedi e molto difficile, ragazza, perche io non possiedo il vero dweomer. Questo incantesimo e il solo che sono in grado di fare e non capisco neppure in che modo ci riesco: e soltanto una cosa che ci tramandiamo di padre in figlio… almeno quelli di noi che sono in grado di realizzarla.
— E cio che temevo — replico Jill, con un sospiro, — ma dobbiamo fare qualcosa per questo problema. Rhodry non puo usare quella daga a tavola finche la lama continua a manifestare il dweomer ogni volta che lui la impugna.
Otho riflette per un momento, mordendosi distrattamente il labbro inferiore.
— Ecco, se fosse una daga qualsiasi mi limiterei a darvene in cambio una nuova priva d’incantesimo, ma dal momento che e quella di Cullyn cerchero di liberarla dal dweomer. Forse ripetere la procedura a rovescio sara sufficiente ad attenuare l’incantesimo… ma vi costera parecchio, perche e rischioso mettere le mani in cose del genere.
Dopo un paio di minuti di accese contrattazioni Jill sborso cinque monete d’argento, all’incirca la meta del prezzo inizialmente richiesto da Otho.
— Tornate al tramonto — disse infine il gioielliere. — Per allora sapremo se ho avuto successo o meno.
Rhodry trascorse il pomeriggio alla ricerca di un lavoro. Anche se l’inverno ormai troppo vicino aveva portato ad una cessazione di qualsiasi attivita bellica, il giovane trovo un mercante che doveva trasportare fino a Cerrmor un carico di merci; sebbene fossero uomini disonorati, le daghe d’argento erano molto richieste come scorte per le carovane, perche appartenevano ad una banda la cui reputazione imponeva ai suoi membri un comportamento onesto. Non tutti potevano infatti diventare una daga d’argento: un guerriero che fosse abbastanza disperato da essere disposto ad accettare la daga, doveva trovare un’altra daga d’argento e restare in sua compagnia per qualche tempo per dare prova di se, prima che gli fosse permesso di incontrare uno di quei rari fabbri che servivano la banda. Soltanto allora poteva «imboccare la lunga strada», come dicevano le daghe d’argento riferendosi alla loro esistenza.
Se Otho fosse riuscito ad attenuare l’incantesimo, Rhodry non sarebbe piu stato costretto a tenere la daga nel fodero per timore di rivelare la propria particolare ascendenza. Impaziente, il giovane costrinse praticamente Jill a trangugiare la cena e ad avviarsi verso la bottega del gioielliere un po’ prima del tramonto. Al loro arrivo scoprirono che adesso la barba di Otho era molto piu corta e che le sue sopracciglia erano praticamente scomparse.
— Avrei dovuto sapere che non era il caso di fare un favore ad un dannato elfo — annuncio il gioielliere.
— Accetta tutte le nostre umili scuse, Otho — replico Jill, afferrandogli la mano e stringendola con calore. — Sono davvero felice che non ti sia ustionato in modo grave.
—
Quando Rhodry prese in mano la daga, la lama mantenne il suo aspetto ordinario, senza traccia di bagliore, e nel riporla nel fodero lui sorrise con sollievo.
— Ti ringrazio di cuore, buon gioielliere — disse. — Davvero vorrei poterti meglio ricompensare per il rischio che hai corso.
— Lo vorrei anch’io, ma voi elfi siete tutti cosi: una quantita di belle parole ma niente monete.
— Otho, per favore — intervenne Jill. — La componente elfica di Rhodry e davvero minima.
— Hah! Questo e quello che pensi tu, giovane Jill! Hah!