Per tutto il giorno il Popolo continuo ad affluire all’alardan. A piccoli gruppi, sospingendo davanti a loro le mandrie di cavalli e i greggi di pecore, gli Elcyion Lacar conversero su un prato erboso cosi ad ovest di Eldidd che nessun essere umano lo aveva mai visto, e dopo aver avviato gli animali al pascolo alzarono le loro tende di cuoio, dipinte a colori vivaci con disegni di animali e di fiori. Bambini e cani presero a correre per il campo, i fuochi per la cena fiorirono un po’ dappertutto, il profumo del cibo si fece intenso nell’aria. Al tramonto, le tende erano almeno un centinaio, e quando anche l’ultimo fuoco si accese una donna intono il canto della lunga e dolente storia di Donabel e del suo perduto amore, Adario. Un arpista comincio ad accompagnarla, poi un suonatore di tamburo, e infine qualcuno tiro fuori un conaber… uno strumento formato da tre canne congiunte.
Devaberiel Mano d’Argento, che tutti giudicavano il migliore bardo che si potesse trovare in quella parte delle terre elfiche, prese in considerazione l’eventualita di estrarre dai bagagli la sua arpa e di unirsi agli altri, ma semplicemente aveva troppa fame. Munitosi di una ciotola di legno e di un cucchiaio, lascio quindi la sua tenda e prese ad aggirarsi per il campo in festa. Ogni singolo gruppo… o alar, per usare il termine elfico… aveva approntato enormi quantita di un particolafe piatto, e adesso tutti stavano gironzolando da un fuoco all’altro, mangiando un po’ qui e un po’ li cio che piu preferivano fra il protrarsi della musica, delle chiacchiere e delle risa. Devaberiel, in particolare, stava cercando Manaverr, il cui alar arrostiva per tradizione un agnello intero in una fossa scavata nel terreno.
Finalmente, il bardo trovo l’alar in questione al limitare del campo. Un paio di giovani stavano proprio in quel momento tirando fuori l’agnello dalla fossa, mentre gli altri stavano approntando il letto di foglie pulite su cui esso sarebbe stato deposto. Manaverr in persona si affretto a venire ad accogliere il bardo; il capo dell’alar aveva i capelli cosi chiari da apparire quasi bianchi e le sue pupille simili a quelle di un gatto erano di un profondo color porpora. Ciascuno dei due poso la mano sinistra sulla spalla destra dell’altro in segno di saluto.
— E un grande raduno — osservo poi Manaverr.
— Tutti sapevano che tu saresti stato presente per arrostire l’agnello.
Manaverr scoppio a ridere, scrollando il capo. In quel momento un piccolo spiritello verde apparve improvvisamente, appollaiato sulla sua spalla; quando l’elfo allungo una mano per accarezzarlo, lo spiritello sorrise, esibendo una bocca piena di denti aguzzi.
— Non hai ancora visto Calonderiel? — domando quindi al bardo.
— Il capo guerriero? No, perche?
— Sta continuando a chiedere ad ogni bardo, che riesce a trovare informazioni su un punto oscuro della genealogia di qualcuno, e probabilmente presto o tardi finira per interpellare anche te.
Improvvisamente lo spiritello gli tiro i capelli e svani prima che Manaverr avesse il tempo di assestargli una pacca. Adesso l’alardan era pieno di esseri del Popolo Fatato, che correvano di qua e di la con la stessa eccitazione dei bambini: spiritelli,gnomi, silfidi e salamandre, quelli erano gli spiriti degli elementi, che a volte assumevano un aspetto solido anche se la loro vera dimora era altrove nei molti strati che componevano l’universo… Devaberiel non era del tutto certo di dove si trovasse tale dimora, perche quelle erano cose note soltanto a chi possedeva il dweomer.
Con un ultimo sforzo gli uomini riuscirono a tirare fuori l’agnello, avvolto in un rozzo panno bruciacchiato, e lo lasciarono cadere sulle foghe: il profumo della carne arrostita, fortemente speziata e farcita di frutta era cosi invitante che Devaberiel si avvicino maggiormente senza neppure accorgersene… ma era destino che dovesse attendere per avere la sua porzione, perche in quel momento il capo guerriero Calonderiel, che somigliava molto a suo cugino Manaverr, sopraggiunse a grandi passi e lo chiamo.
— Qual e questa tua misteriosa domanda? — gli chiese subito il bardo.
— E soltanto una mia curiosita — replico Calonderiel. — Sai che sono andato con Aderyn quando lui e partito per dare la caccia a Loddlaen, vero?
— Ho sentito raccontare qualcosa in proposito.
— Benissimo. In viaggio, ho incontrato un condottiero umano che si chiamava Rhodry Maelwaedd, un ragazzo di vent’anni che stranamente ha nelle vene una buona dose del nostro sangue. Mi stavo chiedendo se per caso tu sapevi in che modo esso potesse essere entrato nel suo clan.
— Una donna del Popolo dell’Ovest ha sposato Pertyc Maelwaedd nel… oh, quando e stato… ecco, circa duecento anni fa.
— Una cosa tanto remota? Ma io ho visto Rhodry maneggiare un pezzo di argento lavorato dai nani, ed esso brillava nelle sue mani.
— Davvero? Allora non si puo trattare di una parentela cosi distante. Come si chiama suo padre?
— Tingyr Maelwaedd, e sua madre e Lovyan del clan Cwl Coc.
Per un momento, Devaberiel rimase perfettamente immobile. Quando era stato? Poteva ancora vedere nella mente il volto di lei: era una splendida ragazza nonostante gli orecchi tozzi e gli occhi rotondi, ed era cosi malinconica per qualche motivo. Ma quando era successo? Si era trattato di quell’estate insolitamente secca… si, certo, il che significava che erano passati esattamente ventuno anni.
— Oh, per il Sole Oscuro — esplose infine il bardo. — Non ho mai saputo che Lovva avesse avuto un figlio da me!
— Non trovi che sia davvero ironico? — scoppio a ridere Calonderiel. — Di certo ho scelto il bardo piu indicato a dare una risposta alla mia domanda. Hai davvero una strana passione per le donne con gli orecchi arrotondati, amico mio.
— Non sono poi state
Quando Calonderiel scoppio a ridere, il bardo accenno ad assestargli un pugno.
— Smettila di ululare come un orchetto! Voglio sapere tutto su questo mio figlio, ogni dettaglio che riesci a ricordare.
Non molti giorni piu tardi, Rhodry costitui l’argomento di un’altra discussione, che si svolse pero nel Bardek, al di la del Mare Meridionale. In una stanza al piano superiore di una villa isolata, nelle profondita di una zona collinosa dell’isola principale, due uomini seduti su un divano color porpora erano intenti ad osservarne un terzo che sedeva invece ad un tavolo coperto di libri e di rotoli di pergamena. Il terzo uomo era disgustosamente grasso, floscio e grinzoso come una vecchia e lacera palla di cuoio, e sul suo cranio dalla pelle scura rimanevano soltanto pochi ciuffi di capelli bianchi; ogni volta che sollevava lo sguardo, le palpebre gli si abbassavano in maniera incontrollabile, nascondendo parzialmente gli occhi castani. Quell’uomo si era immerso cosi totalmente e cosi a lungo nello studio del dweomer oscuro che non aveva piu neppure un nome: adesso era soltanto il Vecchio.
I due visitatori seduti sul divano erano entrambi originari di Deverry. Alastyr, che dimostrava cinquant’anni ma che era in effetti vicino alla settantina, era un individuo robusto con il volto squadrato e i capelli grigi; a prima vista, aveva il tipico aspetto dei mercanti di Cerrmor, con i calzoni a scacchi e la camicia ricamata, e in effetti badava sempre a recitare con cura quella parte. Il suo compagno, Sarcyn, aveva appena compiuto i trent’anni; con i capelli biondi, gli occhi di un azzurro intenso e i lineamenti regolari, sarebbe apparso attraente se non ci fosse stato qualcosa nel modo in cui sorrideva e nell’espressione rovente dei suoi occhi, che induceva la gente a trovarlo repellente.
Entrambi i visitatori rimasero in assoluto silenzio fino a quando il Vecchio non sollevo lo sguardo, piegando la testa all’indietro in modo da poterli vedere bene.
— Ho riesaminato tutti i calcoli principali — affermo, con voce che somigliava al rumore di due rami secchi sfregati uno contro l’altro. — Qui c’e all’opera qualcosa di nascosto che non riesco a capire… un segreto, o forse una forza messa in opera dal Destino, che ha interferito con i nostri piani.
— Non si potrebbe essere trattato semplicemente dell’intervento del Maestro dell’Aethyr? — domando Alastyr. — Loddlaen se la stava cavando in maniera splendida finche non e entrato in gioco lui.
Il Vecchio scosse il capo e raccolse un fascio di pergamene.
— Questo e l’oroscopo di Tingyr, il padre di Rhodry. La mia arte e molto complessa, piccolo Alastyr, e un singolo oroscopo rivela pochi segreti.
— Capisco. Non me ne ero reso conto.
— Non ne dubito, perche pochi conoscono le stelle bene quanto me. Ora, la maggior parte della gente pensa che quando un uomo muore il suo oroscopo non serva piu, ma l’astrologia e l’arte dello studio degli inizi, e qualsiasi sia il modo in cui un uomo inizia la sua vita… come figlio, per esempio… l’influenza delle sue stelle continua anche dopo la morte. Quando ho correlato questo oroscopo con certi transiti di stelle, e parso chiaro che