quest’estate Tingyr avrebbe perso un figlio mediante un inganno da parte di qualcuno. Dal momento che le carte astrali dell’altro fratello indicavano che lui non correva pericolo, era quindi ovvio che il figlio destinato a morire fosse Rhodry.

— L’anno non e ancora finito, e sarebbe facile mandare un assassino a dargli la caccia.

— Facile e del tutto inutile. I presagi indicano con chiarezza che lui morira in battaglia. Hai forse dimenticato tutto quello che ti ho insegnato?

— Ti porgo le mie umili scuse.

— Inoltre, l’anno di Deverry termina con Samaen, quindi ormai ci resta meno di un mese. No, e come ho detto io: qui e all’opera qualche fattore nascosto. — Il Vecchio lascio indugiare lo sguardo sul tavolo carico di carte, poi riprese: — Tuttavia, mi sembrava di possedere tutte le informazioni necessarie, e questo potrebbe presagire male… per tutti noi. No, Alastyr, non manderemo nessun assassino e non useremo nessun mezzo drastico fino a quando non avro districato questo enigma.

— Faremo come desideri, naturalmente.

— Naturalmente. — Il Vecchio raccolse uno stilo d’osso e batte con esso qualche colpetto su un’altra pergamena. — Anche questa donna mi lascia perplesso… invero Jill mi sconcerta molto, perche nei presagi non c’era nulla che parlasse di una donna capace di combattere come un uomo. Vorrei raccogliere maggiori informazioni sul suo conto, se possibile perfino la sua data di nascita, in modo da poter analizzare le sue stelle.

— Faro ogni sforzo per portarti al mio ritorno cio che ti serve. Con un cenno di approvazione che fece tremare i suoi molteplici menti, il Vecchio sposto la propria mole sulla sedia.

— Manda il tuo apprendista a prendere il mio pranzo — ordino.

Alastyr rivolse un cenno a Sarcyn, che si alzo con pronta obbedienza e lascio la stanza; quando fu uscito, il Vecchio indugio per qualche momento a contemplare la porta chiusa.

— Quell’uomo ti odia — affermo infine.

— Davvero? Non me ne ero reso conto.

— Senza dubbio sta facendo di tutto per nasconderlo. Ora, e giusto e normale che un apprendista sia in lotta costante con il suo maestro, perche in quale modo puo l’uomo imparare al meglio se non lottando per acquisire il sapere? Ma l’odio e una cosa molto pericolosa.

Alastyr si chiese se il Vecchio avesse scorto un presagio indicante che Sarcyn costituiva una concreta minaccia, ma sapeva che il maestro non lo avrebbe mai detto, se non dietro pagamento di un prezzo considerevole: il Vecchio era il maggiore esperto vivente di quella particolare branca del dweomer oscuro che consisteva nello strappare accenni di eventi futuri ad un universo restio a rivelarli.

La sua personale versione distorta dell’astrologia rientrava in quell’arte, che richiedeva molta meditazione e una pericolosa forma di esplorazione astrale; dal momento che era prezioso e a suo modo scrupolosamente onesto, il Vecchio godeva di un rispetto e di una lealta che erano una cosa rara fra coloro che possedevano il dweomer oscuro ed era, in senso limitato, cio di piu simile ad un capo che la loro «confraternita» avesse mai avuto.

Poiche la sua eta e la sua mole lo costringevano a restare confinato in quella villa, Alastyr aveva stipulato con lui un accordo in base al quale si era accollato quella parte del lavoro del Vecchio che richiedeva viaggi e spostamenti in cambio di un aiuto nei propri progetti.

Alcuni minuti piu tardi Sarcyn torno con un vassoio su cui era posata una ciotola, e dopo aver deposto il tutto davanti al Vecchio torno a sedersi accanto ad Alastyr. La ciotola conteneva carne fresca di un animale appena ucciso, mescolata con il sangue ancora caldo… un cibo necessario per gli anziani maestri delle arti oscure. Il Vecchio immerse con delicatezza un dito nella ciotola e lo lecco.

— Ora, veniamo al tuo lavoro — disse. — I tempi sono ormai maturi per ottenere quello che cerchi, ma dovrai essere molto cauto. So che hai preso parecchie precauzioni, ma ricorda la cura con cui abbiamo lavorato per eliminare Rhodry… e tu sai bene quanto me come sono andate a finire le cose.

— Ti garantisco che saro costantemente sul chi vive.

— Bene. La prossima estate una certa configurazione di pianeti sara ostile nell’oroscopo del Sommo Re di Deverry, e questo raggruppamento sara a sua volta influenzato da sottili fattori che esulano dalla tua comprensione. Tutti questi presagi esaminati complessivamente indicano che il re potrebbe perdere un potente custode, se qualcuno decidesse di operare per sottrarglielo.

— Splendido! Il gioiello che cerco e proprio un custode del genere.

Il Vecchio si concesse una pausa per raccogliere un altro po’ di carne sanguinante.

— Questo e tutto molto interessante, piccolo Alastyr. Finora hai mantenuto la tua parte dell’accordo, forse perfino meglio di quanto tu sappia. Sono accadute cose cosi strane — affermo, in tono quasi sognante. — Cose molto, molto interessanti. Quando tornerai da Deverry, vedremo se ti saranno accaduti altri fatti strani. Capisci cosa intendo? Dovrai stare continuamente in guardia!

Alastyr avverti una morsa gelida serrargli lo stomaco. Era stato avvertito, sia pure con la massima circospezione, che il Vecchio sentiva di non potersi piu fidare delle proprie predizioni.

In ginocchio nella sua tenda di cuoio rosso, Devaberiel Mano d’Argento stava rovistando metodicamente in una sacca appesa alla parete e ricamata con rose e viticci. Dal momento che la sacca era piuttosto grande, gli ci volle qualche tempo per trovare quello che stava cercando; con irritazione, frugo in mezzo ai vecchi trofei vinti nelle gare di canto, spinse da un lato il primo goffo ricamo realizzato da sua figlia, due fibbie d’argento spaiate, una bottiglia di profumo del Bardek, un cavallo intagliato nel legno regalatogli da una donna che aveva amato e di cui aveva dimenticato il nome. Proprio in fondo, s’imbatte infine in un sacchettino di cuoio tanto vecchio che cominciava a creparsi.

Apertolo, si fece cadere sul palmo della mano l’anello in esso contenuto: anche se era fatto di argento dei nani ed era quindi ancora lucido come il giorno in cui lo aveva conservato, l’anello non era permeato da nessuna forma di dweomer… almeno nessuna che i saggi e gli uomini del dweomer fossero in grado di individuare. Si trattava di una fascetta d’argento larga poco meno di un centimetro su cui era inciso all’esterno un motivo di rose, mentre all’interno c’erano alcune parole in caratteri elfici appartenenti pero ad una lingua ignota. Durante tutti i duecento anni in cui quell’anello era stato in suo possesso, Devaberiel non aveva ancora trovato un saggio capace di decifrare quella scritta.

Anche il modo in cui era entrato in possesso dell’anello era altrettanto misterioso. A quell’epoca, Devaberiel era un giovane che aveva appena finito il suo addestramento come bardo e stava viaggiando con l’alar di una donna che gli piaceva in maniera particolare; un pomeriggio, un viandante in sella ad uno splendido stallone dorato era giunto al campo, e quando si era avvicinato per accoglierlo insieme ad un paio di altri uomini, Devaberiel aveva ricevuto una notevole sorpresa. Anche se da lontano lo sconosciuto appariva come un comune uomo del Popolo, con i capelli scuri e gli occhi nerissimi degli originari del lontano ovest, da vicino era difficile stabilire con esattezza quale fosse il suo aspetto. Sembrava che i suoi lineamenti e la sua figura cambiassero in maniera continua anche se quasi impercettibile: la bocca era ora ampia ora sottile, e la sua statura appariva ora piu alta ora piu bassa. L’uomo era sceso di sella e aveva guardato il gruppetto venuto ad accoglierlo.

— Desidero parlare con Devaberiel il bardo — aveva annunciato.

— Sono io.

— Eccellente. Ho qui un dono per uno dei tuoi figli, giovane bardo, perche ne avrai piu di uno. Quando ciascuno di essi nascera, consultati con qualcuno che sia esperto nel dweomer, e cosi saprai a chi di essi dovra andare il dono.

Lo sconosciuto gli aveva quindi porto il sacchettino con l’anello, e per un istante i suoi occhi erano parsi piu azzurri che neri.

— Ti ringrazio, buon signore, ma chi sei?

Lo straniero si era limitato a sorridere mentre rimontava in sella, e si era allontanato senza aggiungere una sola parola.

Nel corso degli anni successivi, Devaberiel non aveva scoperto nulla di piu sull’anello o sul suo misterioso donatore… ne i saggi ne gli esperti del dweomer avevano potuto aiutarlo. Alla nascita di ciascuno dei suoi due figli aveva obbedientemente consultato qualcuno che possedesse il dweomer, ma ogni volta i presagi erano stati contrari alla trasmissione del dono. Adesso, pero, si era ritrovato di colpo con un terzo figlio. Tenendo in mano l’anello, il bardo si avvicino alla soglia della tenda e guardo fuori: una pioggerella fredda e grigia stava cadendo sul

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